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Autore: TheBoss    01/10/2007    4 recensioni
Proiettili che ti sfiorano, granate che esplodono, urla, sangue morte. Una sola parola: HALO. La missione di Master Chief a bordo dello Starlight sta per trasformarsi in qualcosa di grosso...e di imprevisto. Questa è la mia prima FF, perciò siate clementi vi prego!!
Genere: Azione, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ok, questa è la prima storia nella quale mi cimento dopo due anni di completa assenza. Le mie doti (qualora ne abbia :P) sono un po’ arrugginite e quindi vi prego di perdonare lo stile superficiale e la mancanza di idee della trama. Inoltre è anche la mia prima FF, perciò se mi dovete crocifiggere…non usate chiodi troppo profondi ok? :D




Fredde gocce di pioggia gli colpivano il visore lasciando piccole impronte di umidità. Quell’acquazzone proprio non ci voleva, era il punto esclamativo a conclusione di una pessima storia. Dall’anfratto nel quale si era riparato non riusciva a vedere bene i suoi nemici, ma li sentiva avvicinarsi, furtivi come il vento. Silenziosi passi che cercano riparo, piccoli sguardi alla ricerca di un obiettivo. Se fosse rimasto li ancora a lungo, sarebbe stato sicuramente accerchiato. Master Chief si appoggiò nuovamente alla roccia pensieroso. Estrasse il caricatore del fucile mitragliatore Ma5B che aveva in dotazione e controllò i colpi rimasti: contò 36 pallottole, e non aveva caricatori di riserva. Maledizione!
Si era lasciato dietro una lunga scia di bossoli dalla spiaggia dove era sbarcato, fino alla stretta gola nella quale, in quel preciso istante, le forze Covenant tentavano di catturarlo.

Il trasporto Pellican li aveva scaricati nel punto prestabilito. Sembrava un luogo sicuro, o almeno lo sperava. I sette soldati scesi dal velivolo si erano disposti in formazione per inviare il segnale di posizione, ma visto quello che era successo dopo, le speranze di riuscita erano pari a zero. Erano bastati pochi minuti perché tutta la sua squadra venisse completamente spazzata via dal gruppetto di Elite di guardia all’ingresso del canyon. Erano bastati pochi minuti perché lui si trovasse completamente solo; solo e nei guai fino al collo.

Si sporse quel tanto che bastava per esaminare il paesaggio. La gola si allungava ancora per un paio di chilometri, con molti alberi e diverse rocce a far da contorno al continuo passo ondulato del terreno. A circa 150 metri da lui c’era il suo bersaglio: un ascensore gravitazionale in funzione, sorvegliato attentamente da una decina di sciacalli e da qualche Grunt di vedetta. Enorme, illuminato da mille luci multicolore, lo Starlight si estendeva nel cielo, proprio al di sopra dell’ascensore. Era l’incrociatore più grande della 5° divisione Covenant, davvero immenso pensò Master Chief, e ad un tratto si sentì infinitamente piccolo. La missione non sembrava più così semplice come gli era stata prospettata. Penetrare nello Starlight, piazzare le cariche di esplosivo nei punti strategici, uscire facendosi strada tra orde di alieni inferociti ed attivare il detonatore da una distanza di sicurezza. Una passeggiata. Forse….

<< Hai un piano? >> domandò puntuale la voce di Cortana.
Cortana era un’intelligenza artificiale di ultima generazione, classe A5T20000. La simbiosi tra l’AI dell’ormai distrutta Pillar OF Autumn ed il soldato di poche parole era andata via via aumentando nel corso del tempo. Erano giunti ad un punto tale che nessuno dei due poteva fare a meno dell’altro.
<< Non ancora >> rispose secco Master Chief, ultimo superstite della serie Spartan 117.
Gli Spartan erano un gruppo di combattenti addestrati e preparati agli scontri più difficili. Sfortunatamente per la Terra, con la distruzione del pianeta Reach, Master Chief era rimasto il solo del suo genere.
Era il fiore all’occhiello dell’UNSC, nonché il loro kamikaze prediletto.
<< Non ancora?? Pensi di riuscire a tirarci fuori da questa situazione prima di venire fatti a pezzi, o preferisci un tè con i biscotti?? >>
<< Sto pensando >>
Si sporse un po’ di più cercando di individuare qualche elemento che potesse tornargli utile. Non c’erano poi molte soluzioni. Rimanere lì significava finire con l’essere accerchiati, e con le poche munizioni a disposizione non avrebbe resistito più di 30 secondi. Doveva andarsene, e alla svelta.
Rimaneva il problema di trovare il modo per fuggire.
Si sporse ancora di più per guardare, rischiando di essere colpito anche dal cecchino più inesperto.
Un riparo…un riparo… un riparo…Bingo!
I suoi occhi, nascosti dall’elmetto dell’armatura MIJONIR, si fermarono su una roccia squadrata. Era un ottimo punto per ripararsi, e sicuramente da quella posizione avrebbe avuto le spalle più coperte. Doveva solo correre per una novantina di metri tra proiettili e granate con la sola copertura della vegetazione. Una passeggiata. Andava sempre peggio….
<< Hai pensato abbastanza?? Rilevo forme di vita in avvicinamento e non credo siano amichevoli! >>
<< Correre >>
Sapeva come far arrabbiare Cortana e provava un certo gusto nel farla adirare. Se continuava a dargli risposte come questa, il caratteraccio della compagna non avrebbe esitato a manifestarsi. Controllò che la fondina della pistola fosse ben fissata al fianco, imbracciò il fucile e partì, pronto tutto.
<< Correre??!!! >>

Il primo passo provocò una scarica di colpi che scheggiarono la parete che fino a poco prima lo proteggeva. Frammenti di pietra e schizzi di plasma gli colpirono la schiena invitandolo dolcemente (si fa per dire) ad affrettarsi verso la meta. Ogni passo era accompagnato dagli insulti degli Elite, dai proiettili dei Grunt, dagli spari degli sciacalli. Ogni passo era una nuova conquista, una speranza che si rinnovava ad ogni boccata d’aria umida di pioggia. Correva, si fermava e ripartiva. Uno schema semplice, non privo di imprevisti. Mezzo passo in anticipo o in ritardo, e la sua corsa si sarebbe fermata prima del tempo.
Svuotò l’intero caricatore del fucile su tutto quello che gli pareva si muovesse, finché non senti il grilletto scattare a vuoto e l’amichevole rombo dei proiettili esplosi cessare di colpo, lasciando spazio ad un sordo Click e rendendolo un bersaglio apparentemente inerme.
Click Click Click Click......Click
L’elite più vicino si lanciò all’assalto, scostando le fronde degli alberi con i potenti avambracci, puntandogli contro il fucile al plasma. Master Chief sentì il suo respiro avvicinarsi, percepì l’odio che trasudava dal suo corpo, la potenza che ogni singola parte di quell’essere sprigionava. Poi lo vide: spuntò da dietro l’albero alla sua destra; una macchina da guerra, il fisico robusto e possente al quale l’armatura Covenant si adattava perfettamente, scattante ed allenato all’unico scopo di uccidere.
Master Chief lasciò cadere il fucile repentinamente e si concesse un solo istante per ammirare i lucenti bagliori delle otturazioni in metallo prima di lanciare la granata. Il sonoro fragore coprì tutto il resto, i Grunt che gridavano, la pistola dell’Elite che volava lontano, gli schizzi di sangue blu che colpivano gli alberi come macabre ghirlande natalizie. Rifiatò, estrasse la pistola e ripartì. Un passo…due passi…tre…quattro….
Mancavano meno di 10 metri al suo obiettivo, poi si sarebbe girato e avrebbe sparato a tutto ciò che lo stava inseguendo in modo da guadagnare tempo. Magari avrebbe lanciato un’altra granata, tanto per dimostrare chi era a comandare.
<< Ci siamo quasi! >> gli gridò Cortana nelle orecchie, ed aveva ragione, mancava davvero poco...il piano stava funzionando…stava andando tutto bene. Era il piano più stupido della lunga storia dei piani stupidi eppure si stava rivelando migliore del previsto. Ormai c’era qua….
KA_BOOM

Perse la cognizione dello spazio, la cognizione del tempo. Era solo tutto buio, come se qualcuno avesse spento improvvisamente la luce. Atterrò su qualcosa di duro ed avvertì un dolore lancinante al fianco sinistro. Il fiato gli si strozzò in gola, ogni energia gli abbandonò le membra. Un lieve ticchettio d’acqua gli giunse alle orecchie ricordandogli che stava piovendo. Per un istante pregò che la sostanza calda che sentiva colargli dall’anca fosse fango e non sangue, il suo sangue, ardente e confortevole, così..sicuro, così familiare. Così bello. Si avvolse in quella soffice coperta di impressioni e si lasciò andare. Spiccò il salto nel buio; sentiva la voce di Cortana chiamarlo in lontananza, ma la ignorò. Un vortice di colori lo invase. Nero, rosso, blu….un tornado di energie e sensazioni diverse. La pistola gli sfuggi di mano (o forse gli venne portata via) e perse il suo unico appiglio alla realtà, l’unico baluardo di vita. Stava volando via. Era tutto buio….
  
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