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Autore: Je91    01/10/2007    3 recensioni
E' una stupida previsione. Ho paura a crederci. La mia vita spezzata per errore. E' solo un ipotesi.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta sapevo bene chi ero. Una volta avevo tutto quello che si poteva desiderare. Una volta avevo un nome. Ora sono Nessuno.

Una volta avevo degli amici. Una volta avevo un futuro. Una volta avevo un’identità. Ora chi sono? Sono Nessuno.

Sono nel mio mondo fatto di droga e albe che aspetto nella speranza che loro che mi vengano a prendere per mano. Mi tolgano quei vestiti da ciò che forse non sono, ma che adesso sono. Che mi lavino da quell’odore di una vita che non mi appartiene.

La mia famiglia erano i miei amici. Non avevo famiglia, troppo occupata a parlare dei miei problemi per accorgersi di me e della mia vita.

Il Folletto si è intromesso per togliermi gli amici dicendomi che non ne avevo di bisogno, che ne avrei trovati di meglio, che lui, o lei che sia, mi bastava.

Ora sono seduta per strada a scrivere la mia vita su un tovagliolo rubato al bar. Cerco i fazzoletti per scrivere altre parole che finiranno nella spazzatura con me.

Potevano salvarmi, potevano tendere una mano e dirmi «Scegli la luce, non seguire il buio», invece non l’hanno fatto. Hanno voltato le spalle dicendomi che ero paranoica. La mia paranoia è diventata droga, la mia droga è diventata solitudine, la mia solitudine è diventata alcol, l’alcol è diventata una convenzione, la convenzione è diventata la mia vita.

Ho speso troppe lacrime per piangere adesso, quando mi vedo davanti uno specchio. Ho speso troppe lacrime arrivando a dove sono arrivata. Ho speso troppe lacrime per delle spalle. Non riesco più a piangere. Mi dispiace.

Gli occhi bruciano perché io e il Folletto, diventati una sola persona, teniamo tutto dentro. Non vogliamo farli esplodere. Sono nostri, nessuno è degno di vederli, di accarezzali, di tenerli tra le mani. Sono i nostri sentimenti. Sono i miei sentimenti.

Ed ecco che per inghiottire i miei sentimenti prendo farmaci senza etichetta, farmaci che fanno dimenticare, farmaci che non fanno sentire, farmaci fatti per me.

Inghiotto l’aria fredda, ma non la sento. Il mio cuore è già troppo freddo per sentire anche l’aria. Mentre tutto quello che voglio è una mano tesa e una voce che mi dica «Ci sono io, non temere, non ti lascio qui». Cado addormentata e vedo finalmente quella mano. Quella mano però non appartiene a nessuno, E’ una mano che appare dal buio e mi dice con voce diabolica «Nessuno ti salverà, la luce non esiste più nella tua vita… Dimenticala!» ed io così disperata dal non riuscirmi a sostenere sulle mie gambe mi aggrappo a quella mano. Quella mano mi inghiottisce nel buio, un ultimo sguardo indietro e poi nulla.


Quando mi risveglio sono in un letto d’ospedale, il mio tovagliolo è sparito. Vedo mia madre che piange, mio padre che si dispera, mia sorella che non sa come guardarmi. Non voglio chiamarli, non voglio sentirli. Non voglio le loro luride mani addosso. Voglio urlare, ma non ho voce per farlo. Voglio piangere ma non ho lacrime a sufficienza per farlo.

Richiudo gli occhi sperando di morire, di tornare in quel buio dove nessuno mi cerca. Invece c’è solo luce. Tanta luce. Quasi mi acceco. Rivoglio le tenebre, non voglio la luce.

Voglio morire piuttosto che camminare alla luce senza loro. Rivoglio la mia vita. Ridatemela. Ridatemi la mia vita prima del buio. Rivoglio la mia vita. Rivoglio i miei amici. Rivoglio la mia luce.

E’ tardi, il buio mi ha travolta. Chiudo gli occhi, una lacrima mi bagna il viso, un respiro. Era l’ultimo.
  
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