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Autore: Potters_soul    15/03/2013    1 recensioni
-Sai, non è semplice. Io non sono semplice. La mia vita non è mai stata semplice. Sono sempre stata abituata a lottare, fin da quando ero piccola. Lottare veramente. Quindi, sono sicura che non mi fermerò davanti al primo ostacolo. Sono disposta a tutto per te. Lotterò per te. Ed infine..- Si bloccò la rossa.
-Ed infine?-
-... Ed infine, ti amo.- Disse, sospirando.
Fu un attimo: le candide labbra del moro si poggiarono sulle sue, e lei sentì un turbinio di emozioni esplodere nel cuore.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un pugno.
Sei solo una mignotta, una lurida baldracca!
 
Un altro pugno.
Un urlo. Il rumore assordante di un qualcosa che sbatteva.
 
Un altro.
Le urla erano sempre più forti. Sia dell'uomo, che continuava a gridare all'aria offese, sia della donna, impotente, accasciata tra i singhiozzi vicino al bancone della cucina.
 
Sferrò un gancio destro, più forte che potesse.
'Meriti solo di morire, insulsa puttana!' Singhiozzi ed urla femminili non sembravano cessare.
Un rumore. Un rumore sordo, atroce, rimbombava nell'aria. Le urla della dono erano improvvisamente svanite.
Passi. Dei passi pesanti e trascinati si avviarono verso la porta.
'E' quello che meriti. Vaffanculo puttana.'
 
L'ultimo colpo.
Prese in pieno il sacco, rosso e malridotto.
Una luce fioca faceva capolino dalla finestra, impolverata e socchiusa, della soffitta.
La polvere aleggiava nell'aria, così come il rumore di una porta chiusa rieccheggiava nella mente della rossa.
'Ero così piccola, non avrei potuto fare nulla.' Era questo che continuava a ripetersi ogni qual volta quella scena riaffiorava nella sua testa.
'Se mi capitasse tra le mani ora, non mi rannicchierei vicino la porta della camera a guardare, tremando ed imponendomi di fare silenzio.', ripeteva sempre a se stessa, quasi a ricordare il suo obiettivo, diventato tale da quella sera.
 
Con un gesto secco dell'avambraccio si asciugò il sudore dalla fronte, un attimo prima di sfilasi dalle mani quei grossi guantoni neri.
Li buttò sul pavimento, staccò il sacco, ormai tutto deformato, e lo lanciò affianco ai guantoni.
D'un tratto, l'aria nella soffitta diventò troppo soffocante per lei, che decise di scendere sotto, in camera sua.
Quasi le saltò, quelle scale.
Arrivò nella sua stanza e fissò i piedi davanti allo grande specchio ad un angolo.


'Ti piace questo vestitino, Sasha?' chiedeva sua madre, coi riflessi dei raggi del sole che battevano sulla sua chioma bionda.
Era più sorridente che mai. E c'era anche nel suo viso, paffuto e roseo, un sorriso a trentadue denti.
'Oh mammina, lo amo!'. La piccola bimba stava guardando il suo riflesso nel grande specchio, al centro del muro opposto al letto, girandosi e rigirandosi dentro quel vestitino. Era davvero stupendo, lo amava con tutta se stessa. Era bianco, con riflessi azzurri, come gli occhi della madre. Era a bretelle e ricadeva a palloncino sino a sotto le ginocchia. 
Si girò con un rapido scatto, e fu in un attimo in braccio alla donna, che cadette all'indietro sul soffice lettone della figlia.
'Grazie mammina, grazie, grazie, grazie! Ti voglio un mondo di bene, anzi di più!' diceva quella voce da bambina. I loro occhi si incrociarono e la donna le schioccò un bacio sulla guancia.
 
 
Quello che adesso Sasha vedeva nello specchio non era una bimba, sui sette anni, che gioiva per il suo regalo. Bensì, era una ragazza, cresciuta forzatamente, divenuta donna precocemente. Aveva solo diciannove anni, ma sentiva sulle spalle anni ed anni di esperienze, purtroppo non tutte positive.
Indossava una canotta che sarebbe dovuta essere bianca splendente, ma che era di un biancastro opaco, una tuta grigia vecchia ed era scalza. 
Il sudore aveva reso la canotte più aderente di quanto già fosse, e i capelli erano raccolti distrattamente in una coda di cavallo, ormai rovinata, e delle ciocche rossastre e bagnate le incorniciavano il viso, così come le goccie di sudore che le scendevano lungo le guance.
Gli occhi erano accerchiati da occhiaie, chiaro segno che era da qualche notte che non dormiva. Erano esattamente 5 notti che passava quasi completamente in bianco. Se gliel'avessero chiesto, avrebbe risposto che non sapeva il perché. In effetti, non lo sapeva. Il suo sonno veniva ed andava a periodi, non poteva farci niente. Era così da ben undici anni, ormai ne aveva preso l'abitudine.
I grandi occhioni azzurri erano immancabilmente spenti, e le lunga ciglie ne facevano da contorno. La sua fronte si aggrottò a quella vista.
Le sue labbra sarebbero potute risultare anche attraenti, se non ci fosse stato quel live taglio al labbro inferiore, traccia del suo ultimo cambattimento. 
Ci passò la lingua sopra, lasciandosi scappare un sospiro, seguito da un sorriso, spuntato al solo ricordo della sua vittoria contro quel colosso tutto muscoli e cervello in disfunzione.
Le braccia snelle, forse fin troppo, cadevano lungo i fianchi, e si potevano notare ogni tanti delle macchie violacee stonare sulla sua pelle chiara. Lividi. Se c'era qualcosa di fastidioso, nei combattimenti, erano proprio i lividi. Anche dopo una vittoria, li dovevi portare sulla tua pelle, a ricordo di ciò che era avvenuto, quasi ad indurti a smettere di combattere. Ma non era quello che Sasha avrebbe fatto.
Dopo qualche minuto, accettò il fatto di aver bisogno di una doccia e, presi dei vestiti puliti, si avviò verso la porta, dando un'ultima occhiata allo specchio, che fu anche la più significativa.
I capelli alzati lasciavano in vista collo e nuca, e su quest'ultima si scorgeva, intrigante e con un lungo passato alle spalle, una cicatrice. Percorreva per un paio di centimetri la pelle da sotto i capelli a metà nuca, ed ogni volta che la vedeva, il volto di Sasha si contraeva in una smorfia.

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Appena uscita dal bagno, ancora fumante a causa dell'acqua calda, andò in cucina a prepararsi un sandwich e si rannicchiò sul divano, guardando distrattamente il programma che veniva trasmesso in quel momento in televisione. In realtà, l'attenzione della diciannovenne era rivolta all'orologio. Segnava le 10 meno un quarto. Lanciò uno sguardo fugace alla finestra, contrariata dal fatto che fosse troppo buio fuori per non poter notare in lontananza la figura alta di Josh che svoltava lungo il vialetto di casa Moore.
Si accorse del fratello solo quando sentì i suoi passi farsi sempre più vicini alla porta principale, e subito balzò in piedi per avvicinarsi.
La testa bionda del fratello fece capolino dopo qualche secondo, e i suoi occhi verdi la scrutarono dalla testa ai piedi, fino a quando le sua labbra si incresparono in un sorriso appena accennato.
'E' a casa', pensò in quel momento Josh. 'Non si è cacciata in nessun guaio, oggi ha fatto la brava.' 
La figura di Sasha, per quanto alta fosse la ragazza, risultava così piccola ed esile di fronte al ragazzo ventenne che aveva di fronte, e forse è questo uno dei motivi per cui, quando fu avvolta dalle sue braccia rassicuranti, si sentì al sicuro, protetta. Si sentì a casa. 




Buonasera a tutti!
E' la mia prima storia, quindi non penso mi conosciate. Mi chiamo Angela ed ho 14 anni.
Directioner e Sheerio.
Ho pensato di scrivere questa storia qualche pomeriggio fa, non sono del tutto sicura della mia scelta, ma spero che vi piaccia.


NON HO ASSOLUTAMENTE COPIATO IL TEMA DELLA STORIA, dato che non ne ho letta nessuna trattante argomenti come questo. Se ce ne sono, non è assolutamente mia intenzione prendere spunto o altro. Frutto della mia testa, e forse di qualche film.
Sono curiosa di sapere come trovate questo primo capitolo, quindi se magari vi passa l'idea di recensire, sappiate che siete i benvenuti! :D

Non dico nulla più, perciò vi saluto.

Hope you like it,
Your _Angel_x. 
  
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