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Autore: _FollowYourDreams_    15/03/2013    1 recensioni
"Ho avuto paura di perderti." sussurrai serrando gli occhi, ancora cullata dal battito del suo cuore.
Lui si allontanò impercettibilmente da me. "Cosa?"
Mi staccai dal suo petto in modo da poterlo osservare in viso, per quanto il buio mi permetteva.
"Oggi, quando mi hai chiesto perchè piangevo," gli ricordai. "Era perchè ho avuto paura di perderti."
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una vacanza alle Bahamas.
Chiedevo solo una vacanza da sogno con la mia migliore amica.
'No Faith, scordatelo, i tuoi voti a scuola sono pessimi e mi avevi promesso che saresti migliorata, andremo dalla nonna in Minnesota.' aveva detto mio padre.
Perchè? Dico io, perchè tutto a me? Era un'ingiustizia. Non tutti sono fatti per stare dentro quell'edificio opprimente, e beh io sono una di quelli.
Quando chiamai Charlie per avvertirla ci rimase di merda, ma che potevo farci? Nemmeno io volevo andare in un posto dimenticato da Dio dove non c'è nemmeno una connessione internet, ma che dire, non posso andare contro la volontà del Capo.

Sbuffai, sbattendo violentemente la porta del furgone. Eravamo appena scesi dall'aereo ed eravamo diretti a casa della nonna.
“E' tanto che non vedi la nonna, Faith, ti dispiace cosi tanto?” mi chiese mio padre quasi rammaricato, caricando le valigie.
“Non mi dispiace vedere la nonna papà, mi dispiace non poter passare la vacanza che sognavo da anni con la mia migliore amica.” sbottai.
Mio padre arricciò le labbra e rilasciò uno sbuffo, segno che era stufo delle mie continue lamentele.
Ma insomma, io mi aspettavo spiagge piene di gente, ragazzi palestrati in costume, feste da urlo e acqua cristallina, il tutto migliorato dalla presenza della mia migliore amica storica, Charlie.
Ci conosciamo dalla prima elementare e lei è sempre stata con me, nessuno è mai riuscito a separarci in 12 anni di vita.
“Verrò a trovarti.” mi disse al telefono.
“Si certo, come se tu avessi voglia di passare la tua estate in un posto in cui a malapena si vedono delle macchine.” scoppiammo a ridere e, date le occhiatacce insistenti di mio padre, fui costretta a chiudere poco dopo.
“Ci sarà anche Justin, te lo ricordi?” il sangue mi si gelò nelle vene e serrai gli occhi, cercando di far sbollire la rabbia improvvisa che mi invase il corpo. Detestavo Justin, detestavo il fatto che si credeva il mio migliore amico e non appena ne ebbe l'occasione mi sputtanò con i suoi amichetti, che inconsciamente credevo anche miei.

'Dai Faith, perchè non dimagrisci un po'? Non fai che mangiare cioccolata e caramelle, ti è venuta la pancia, sei diventata grassa, non mi piaci più.'

Quelle parole rimbombavano ancora nella mia mente, urlavano, piangevano, ridevano. Avrei semplicemente voluto strapparmele dal cervello e scaraventarle contro un muro, frantumandole.
Il mio incubo cominciò da quel giorno, da quel fottuto giorno in cui il mio migliore amico mi insultò all'età di 10 anni. Non sono mai più andata da mia nonna fino ad oggi, per paura che lui potesse di nuovo rovinarmi l'esistenza.
Lui non lo sapeva, non sapeva che quelle parole furono solo le prime di molte, molte altre.
“Cosa posso fare per farti cambiare idea?” guardai supplichevole mio padre, che aveva lo sguardo fisso sulla strada.
Rise alle mie parole, e lo trovai alquanto frustrante. “Niente, mi spiace.”
Sbuffai per l'ennesima volta in due ore e concentrai la mia attenzione su quello che c'era al di fuori del finestrino: erba, alberi, cespugli, di nuovo alberi e ancora erba.
Il cemento è un optional?

Arrivammo a casa della nonna circa 20 minuti dopo, ormai il mio umore era sotto i piedi e avevo perso le speranze di convincere mio padre a riportarmi indietro.
Osservai la casa che ormai dopo 7 anni mi ero dimenticata: era rustica, la sua altezza torreggiava su di noi, ma era comunque più piccola di quando la vedevo a 10 anni.
Sospirai, scendendo dal furgone e buttando di nuovo un'occhiata sull'abitazione che mi avrebbe ospitato per un lungo, lunghissimo mese.

A: Charlie
Sono arrivata, la voglia di andare a sbattere la testa contro un muro (sempre se ne trovo uno) è davvero forte.
Vorrei che fossi qui.


Inviai e afferrai la mia borsa riposta ai piedi del sedile, chiudendo poi la portiera. Pochi secondi dopo il mio cellulare vibrò nella tasca dei jeans.

Da: Charlie
Tempo due giorni e sono li, non ha senso l'estate senza di te.

Sorrisi, rimettendo il cellulare nella tasca e avviandomi verso l'uscio di casa, dove mio padre mi stava già aspettando con il resto delle valigie.
Entrammo in casa e mia nonna mi accolse con un abbraccio. “Tesoro, che bello rivederti.”
La guardai: aveva cambiato colore di capelli, ora erano rossi e corti, un po' cotonati, mentre prima erano castani. Notai le rughe più insistenti sul suo viso, ma nonostante questo pensai che fosse rimasta sempre la bella donna che era un tempo.
“Ciao anche a te, mamma.” disse mio padre posando le valigie sul divano e fingendosi offeso di non aver ricevuto ancora alcuna attenzione.
Mia nonna rise e si avvicinò lui, afferrandogli la guancia e strizzandogliela, per poi avvolgerlo in una tenero abbraccio. Mio padre roteò gli occhi, risi della sua espressione e di quel gesto così intimo, poi afferrai il telefono per rispondere alla mia amica.
“Nonna, non c'è campo qui?” il mio viso lasciava trapelare l'emozione alquanto disperata che si stava espandendo in me.
“Solo uno o due giorni alla settimana, la ricezione non è ottima in questo posto.”
“Fantastico.” mormorai tra me e me, sarcastica.

Poco dopo mia nonna si avvicinò a me e mi accarezzò una guancia. “Come sei diventata bella amore.”
“Non è vero nonna.” risposi nascondendomi il viso nei miei mossi e biondi capelli.
Lei mi sorrise e poi si avviò in cucina, cosi ne approfittai per andare in camera 'mia'.
Entrai, un letto a due piazze era posizionato sotto la finestra, una scrivania era ai suoi piedi e un comodino lo affiancava. Una poltrona giaceva nell'angolo vicino a un armadio abbastanza spazioso, e la camera era ben illuminata.
Abbastanza accogliente, dai.
Mi sdraiai sul letto e sospirai. “Forse sospiro un po' troppo.” sussurrai a me stessa.
Sentii mio padre chiamarmi, così riluttante scesi le scale che mi dividevano dal piano inferiore. Mentre percorrevo gli ultimi gradini mi ricordai di Charlie, che mi aveva promesso che dopo domani sarebbe arrivata. La cosa mi cambiò totalmente umore e saltai gli ultimi gradini raggiante, ansiosa di chiedere il permesso alla mia famiglia.
“Nonna, dopo domani viene Charlie ti va --” mi bloccai alla vista di un ragazzo accanto a loro.
Aveva i capelli biondi scuri, tirati su in una cresta scomposta, una semplice maglietta bianca, un paio di jeans fin troppo bassi e delle supra bianche.
Niente male.
“Amore, ti ricordi di Justin?” mia nonna gli andò vicino e lo indicò, come una persona che ha appena vinto una gara indica il suo premio.
Quasi i miei occhi non uscirono fuori dalle orbite e la mia bocca non arrivò ai piedi. Non mi era passato minimamente per il cervello il pensiero che quel gran figo potessere essere il ragazzino basso e dalla scodella in testa, quindi non mi riservai a mostrare il mio stupore, insomma.
Alla mia reazione Justin sorrise, mostrando i denti perfetti e il sorriso alquanto meraviglioso.
Mi ripresi poco dopo, scrollando via quei pensieri poco casti che mi comparvero in testa.
“Ehm..ciao, Justin.”
Sorrise malizioso. Ciao, Faith.”

  
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