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Autore: pandamito    15/03/2013    1 recensioni
« Non ti sei mai sentito come se il tuo destino appartenesse a qualcosa di più grande? Come se la tua presenza - seppur insignificante e sconosciuta a miliardi di persone - fosse fondamentale per qualcosa che deve ancora avvenire e che ti renderà... completo, soddisfatto, realizzato... insomma ti porterà finalmente al tuo posto, quello per cui sei stato creato per stare, mentre la tua vita ti sembra come una lunga e straziante prigione in attesa che arrivi quel giorno? »
Lily non è bella, non è comune e non possiede i soliti poteri, ma la vita di Rafe è cambiata dal giorno in cui l'ha salvata, perché lei era l'unica che lo capiva. Loro erano destinati a qualcosa di più grande ed avevano bisogno l'uno dell'altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rafe, Rafe
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Non era una bambina bella, non molto almeno. Aveva all'incirca fra gli undici-dodici anni, ma era diversa da tutti gli altri, o almeno così diceva Rafe, perché era stata l'unica che fino a quel momento era riuscita a leggere nella sua mente, a capirlo davvero. 
Gli occhi leggermente allungati, neri come la cenere che ogni mattina Rafe le passava sul viso e sulle mani, i capelli talmente corti e ricci che pareva un maschio.
« Non ti serve un cappello per coprirti i capelli » aveva commentato un giorno il ragazzo, mentre lei cercava di allargarne uno infilandoselo in testa, invano. Rafe notò il suo inutile tentativo e - impassibile, come sempre - le si avvicinò, scostando le mani di lei dal cappello e posandovi le sue, facendo una leggera pressione sulla testa... et voilà! Il cappello le entrava perfettamente, come per magia - e di fatti quello non era il termine sbagliato.
Lily - questo era il nome con il quale gli aveva detto di chiamarsi quando liberò il gruppo di ragazzine con cui era rinchiusa a casa di un senza-poteri - alzò gli occhi scuri in quelli verde smeraldo di Rafe - aveva solo un anno in più da lei, eppure era rispettato da tutti - il quale, però, distolse quasi immediatamente lo sguardo, con disinvoltura.
« Devo insegnarti a controllare la tua magia » la informò. « Cosa se ne faceva quel verme di una che non sa neppure fare delle magie così banali? Mi stupisco che non ti avesse ancora uccisa. » La disinvoltura e la calma con cui Rafe era solito dire cose del genere faceva gelare il sangue a chiunque, ma quando si concesse di guardarla per qualche istante con la coda dell'occhio, lei era ancora impassibile ed inespressiva, con le iridi scure sempre puntate su di lui. Stavolta era Rafe quello a cui si gelava il sangue.
« Io non lo so fare » confessò, prendendo posizione sulla difensiva. « Io faccio altro. »
Il ragazzo corvino non capiva, inclinò la testa e fu dura reprimere lo stupore che si ostinava a manifestarsi sul suo volto.
« Che vuoi dire? » domandò quello.
La bambina inspirò, guardandosi attorno ed aspettando qualche istante prima di rispondergli.
« A volte non ti chiedi... perché sia capitato proprio a tua madre e non a qualche altra persona? » gli chiese, inaspettatamente.
Rafe si irrigidì, spalancando gli occhi, come se avesse visto un fantasma. « Come fai a sapere di mia madre? » Il tono della frase era duro, Lily non aveva mai sentito tanta minaccia in una voce, nemmeno in quella dei senza-poteri che la maltrattavano.
Lei alzò le spalle, come se niente fosse. « Me l'ha detto Abigail. »
« E a lei chi gliel'ha detto? » ringhiò.
« Gli altri del Covo, suppongo » disse con sincerità. « La chiesa non è mica tanto grande, le voci girano. »
Il corvino digrignò i denti, mentre la rabbia prendeva il sopravvento. Non dovevano permettersi di parlare di sua madre, né tanto meno qualcuno doveva andare in giro a raccontare i fattacci suoi senza permesso. Lui non poteva dimenticare, una parte di lui nemmeno cercava di farlo, mentre l'altra combatteva per andare avanti e per non mettersi nei guai; la signorina B. gliel'aveva detto che non poteva ammazzare gli umani come se niente fosse, ma lui proprio non ne sopportava la vista e doveva raccogliere tutta la forza e la calma che aveva per reprimersi quando usciva. 
« Beh, mi dovranno sentire! » minacciò, coi pugni stretti lungo i fianchi, pronto a dirigersi dritto alla navata principale.
Lily l'afferrò per un polso, bloccandolo, ma lui la strattonò e, senza controllare la sua rabbia, fece volare la ragazzina a terra. Quando sentì l'urlo acuto ed il piccolo corpo che a fatica si rialzava, allora il ragazzo dagli occhi verdi si accorse di cos'aveva fatto e si spaventò come non mai, avanzando verso l'altra.
« Lily, io non... » cercò di terminare la frase, ma sia perché la ragazza lo bloccò, sia perché le parole gli morirono formando un groppo in gola, non ci riuscì.
« Stai lontano da me! » gli aveva gridato, spaventata, benché sapesse che lui non era cattivo e non le avrebbe mai fatto del male, ma quel momento precedente le aveva dimostrato il contrario. Sì, lui poteva farle del male.
Gli occhi di Rafe erano tristi e pieni di rimorso, con le sopracciglia che si corrugavano debolmente, gli angoli della bocca piegati verso il basso in una smorfia di sofferenza; lui restava lì immobile, a fissarla, in attesa che lo perdonasse da un momento all'altro. Ma nessuno parlava, anzi, lo trattava come la belva feroce di un circo.
« Vattene! » cercò di gridare, benché la sua voce tremasse, come tutto il suo corpo. Si voltò di scatto, aspettando, e quando i passi di Rafe si fecero più lontani - segno che se n'era andato - Lily poté finalmente correre dietro il mucchio di vestiti e nascondersi lì, mentre si stringeva nei suoi singhiozzi, cercando di alleviare il dolore che provava.
   
 
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