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Autore: DeniseCecilia    16/03/2013    4 recensioni
La mia prima raccolta di flashfic sui protagonisti di una delle serie che amo di più.
Mi sono ispirata al titolo di una selezione di brani dei Motörhead, a sua volta noto proverbio; che sarà il filo conduttore di ogni capitolo.
E se anche voi preferite il brivido della caccia alla soddisfazione della conquista della preda... cliccate!
Commenti, anche critici, come sempre graditi.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Preferisco il momento della cattura di un criminale, assassino, spia militare o terrorista che sia, al divertimento della caccia”, ammetto senza esitazioni, rubando l'ultima barretta ai cereali e cioccolato a Kensi. Che rimane interdetta giusto un attimo prima di scoccarmi uno dei suoi sguardi fulminanti, di solito riservati a Deeks.
Sembra che il mio andare controcorrente abbia congelato le facce di tutti i miei colleghi. Mi guardano attenti, chi incredulo come G, chi con aria interrogativa, come il nostro ottimo acquisto dall'LAPD. Solo la sua partner sta approfittando dell'istante di stupore per valutare come cercare di recuperare il bottino calorico, con le sue doti da ninja killer, come direbbe lui. Ma non osa, per ora.
“Come, scusa?”. G.
“Sì, sei sicuro di non aver invertito i termini?”, incalza Eric. “Lo so che il lavoro sul campo è molto diverso dal nostro”, prosegue riferendosi a sé ed alla collega analista al suo fianco, “ma in fondo... capisco la passione che può scatenare l'avere una pista da seguire e tuffarcisi a pesce”.
“Hey, ma io l'ho detto, che anche stare alle calcagna di qualcuno è divertente. Però non è la parte migliore del lavoro”.
Ricevo un'altra serie di sguardi incerti.
Non sembrano afferrare il punto. Allora mi decido a spiegar loro pazientemente l'ovvio.
Mi volto verso il mio partner, che mi sta esattamente di fronte. Ho un lampo di commozione, ma non mi fermo. “Se io morissi in un'azione, G, capiresti il senso di quel che sto dicendo”. Okay, forse ci sono andato giù un po' pesante, considerato lo sguardo quasi scioccato di cui mi degna.
“Forse. Ma grazie a Dio non è capitato, e non sto ancora capendo...”.
Annuisco. Ma non rispondo, e sposto il capo leggermente per inquadrare, di lato, i nostri due smanettoni. Lancio loro un accenno di sorriso, per alleggerire il peso delle parole che sto per pronunciare. “E voi, che potreste andare avanti non dico ore, ma giorni senza tregua rincorrendo un record nei MMORPG – ” Nell fa per bloccarmi sventolando le mani davanti a sé, guardandosi intorno agitata, e colgo al volo cosa sta pensando... “... aspetta, Nell: rilassati, non siamo nel Centro Operativo, Hetty non ci sta ascoltando...”, mi permetto questa frecciatina “... e comunque lo sa. Sa di questo, e persino la quantità esatta di biscotti che voi due macinate”, aggiungo, guadagnandomi un calcio nello stinco destro. Piccola ma tosta! “Dicevo...”, continuo imperterrito – dopotutto sono un SEAL, sono io a dettare la linea – , “... cosa vi spinge davvero a giocare?”.
“E' naturale”, mi risponde rapida Nell, vispa come sempre. “Il piacere di sapere che l'obiettivo è a portata di mano, o di tastiera se preferisci, ma di fatto ci sfugge”. Eric non manca di notare che la collega ha usato il noi, e arrossendo impercettibilmente non riesce a trattenere un vago sorriso imbarazzato. Non dice nulla, ma dopo un momento fa un cenno deciso a significare che è d'accordo.
“No”, affermo con estrema semplicità e calma.
Silenzio.
“No?”, replicano sempre più perplessi i miei amici, stavolta in un incredibile coro, scoppiando subito dopo in una risata collettiva alla quale mi unisco per alcuni secondi.
“No”, insisto, “il piacere non sta tanto nel raggiungimento di un bersaglio, e su questo ci siamo, ma neppure soltanto nell'inseguimento. Il piacere sta soprattutto...”, affermo abbassando il tono della voce e facendo scorrere lo sguardo su tutti loro, lentamente, con l'intento di fissare nel ricordo della squadra questa serata, “... nel sapere che le nostre giornate non si concludono con una cattura o un rapporto, ma con un ritorno alla base, o a casa, una sera dopo l'altra. Dalla nostra famiglia”.
C'è un altro silenzio, e per un secondo temo di aver fatto la figura del maestrino, di non aver reso l'idea. Poi Deeks schiocca la lingua, ed in modo insolitamente serio annuisce.
“Cioè, abbiamo un lavoro fantastico, ma il fascino del nostro lavoro sta fuori dal lavoro”, sostiene un po' cripticamente. “Il fascino del nostro lavoro è qui a questo tavolo… siamo noi, che lo facciamo insieme, giusto?!”. Ora suona allegro come un bambino il giorno di Natale.
Sapevo che Hetty non poteva sbagliarsi su questo ragazzo.
“Allora, ancora convinti che la febbre della caccia sia il meglio che possiamo avere da un caso?”, chiedo appoggiando sul tavolo la barretta e spingendola, attraverso la selva di bicchieri di birra quasi vuoti, verso una Kensi intenerita.
Posso dire adesso di aver segnato un punto per tutti noi, non solo per me.

  
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