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Autore: aldipiroli    16/03/2013    1 recensioni
Lo scenario è la guerra in Afghanistan nel 2011 - la psicologia si fonderà con l'abilità e il coraggio con la paura!
L'addestramento con tecniche psicologiche e fisiche realmente esistenti ed in fine la missione più ambita, uccidere il terrorista più famoso di tutti i tempi.
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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SALVE A TUTTI, PRIMA DI COMINCIARE A LEGGERE QUESTA NUOVA FANTIC VORREI DIRVI GRAZIE PER IL TEMPO CHE IMPIEGHERETE NEL FARLO.
 
SONO NUOVO NELL’AMBITO MA HO TANTA VOGLIA DI DIVERTIRMI CON VOI.
 
LOST IN THE DUST non sarà una normale fantic buttata giù così per fare. E’ un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto nella mia giovane vita ;)
 
Che genere di informazioni? Mano a mano che scorrerete i capitoli lo saprete, spero di non annoiarvi e di non essere mai banale.
 
Vi annuncio una piccola cosa, questa fantic parla di una missione realmente avvenuta!
 
DETTO QUESTO SPERO DI RIUSCIRE A FARE UNA FANFIC CHE VI PIACCIA, LO SPERO DAVVERO. 
OVVIAMENTE I COMMENTI SONO BEN ACCETTI, LE CRITICHE SONO D'OBBLIGO. MI RACCOMANDO! MA NIENTE VOLGARITA'.
 
 
 
 
1- Just arrived.
 
21 Giugno 2009 Dayton, Ohio.
 
"Joseph di qualcosa! Non è possibile che butti tutto“.
“Suvvia cara, è grande ormai! Penso che non dobbiamo più scegliere per lui. Ha il diritto di fare ciò che vuole della sua vita.."
 
Ecco cosa doveva sopportare da un paio di giorni a questa parte James. Da quando aveva annunciato alla sua famiglia che si sarebbe arruolato.
 
A molte famiglie dei suoi coetanei era parso normale che i loro figli avessero deciso di arruolarsi, ma alla sua no!
 
In effetti chi si arruolava, in parte lo faceva per motivi economici. La sua famiglia non aveva di questi problemi! Victoria, sua madre era dottoressa al Saint Mary's Hospital e suo padre lavorava in una delle più grandi agenzie immobiliari di tutto il paese.
 
Tutti si aspettavano poco dal figlio di Joseph e Mary. Non si poteva dire che non fosse bravo a scuola, ma che nemmeno fosse un genio. Lo sport non faceva per lui, aveva provato con la pallanuoto. Ma a parere del coach non faceva per lui. Era alto e slanciato, ma solo all’apparenza. I suoi movimenti erano goffi e da imbranato. A scuola era stato pestato più volte. Non si era mai ribellato, non ne vedeva il motivo. “La guerra porta solo alla guerra” – diceva.
 
Suo padre e sua madre si aspettavano che andasse alla Stanford, come avevano fatto loro in passato.
 
Ma a James, aveva deciso di arruolarsi nell’esercito.
Aveva fatto domanda all’insaputa dei suoi genitori, e curiosamente era stato accettato a sottoporsi alla prima selezione che si sarebbe tenuta fra due giorni.
 
Non sapeva nemmeno lui come mai avesse deciso di prendere questa coraggiosa decisione. A dire il vero ora che ci ripensava era davvero una gran cavolata. Però la sensazione che aveva provato quella notte. L’adrenalina che scorreva nelle sue vene, la mente che correva alla velocità della luce.
Il suo corpo bruciava di energia. Quelle sensazioni erano più forti di ogni paura.
 
- Tok! Tok!
“Avanti” disse James.
Era sua madre. Pensò subito che volesse convincerlo per la ennesima volta a non prendere quella decisione. Invece:
“C’è Tray, caro!”
Tray? Tray Gissoll? La persona che meno avrebbe voluto vedere in questo momento era proprio lui. Era il tipico bulletto, alto muscoloso e nella squadra di pallanuoto.  Che cosa voleva da lui? Perché voleva parlarli proprio ora che mancavano poche ore alla sua partenza?
“Hey Jamie! Come va?”
“Fino a poco fa bene” - disse con un filo di voce.
“Come hai detto scusa? Ah non importa! Ho grandi notizie amico!”
“Ragazzi io vi lascio soli allora” – disse la mamma.
“Ok! Sentiamo le grandi notizie” – disse James con aria dubbiosa.
“James, andiamo insieme ad Hobuck! Oggi è arrivata anche a me la lettera la parte di accettazione”
Quello parole furono come un pugno nello stomaco per James, già doveva affrontare la tortura dell’esercito. Ma dover affrontare anche Tray no!
“Oh! Grande, bel colpo amico” – disse James che era affondato nel suo letto dallo sconforto.
“Sappiamo tutti e 2 che non c’è mai stato un buon rapporto tra noi, e che io non ti ho reso la vita facile. Ma ora siamo nella stessa merda!” – disse. Sembrava seriamente convinto delle parole che diceva.
“Ascolta James, sono venuto a casa tua per scusarmi. Fai finta almeno di ascoltare.”
“Ah quindi lo stronzo ora sarei io, hai reso la mia vita un inferno fino a qualche settimana fa e ora vuoi cancellare tutto con un mi dispiace?”
“So che non posso cancellare quello che ho fatto, ma per lo meno cerca di darmi un'altra possibilità!”
“Tray, sono molto molto stanco! E devo ancora finire di preparare la mia roba per il viaggio.”
“Ok, me ne vado! Ma sappi che non mi arrendo così facilmente! Noi due diventeremo degli eroi me lo sento.” – e con queste ultime parole chiuse la porta e se ne andò.
 
Finì di preparare la borsa, mise in carica l’Iphone e andò a dormire.
 
La sveglia suonò alle 7:30, il sole era già alto. Si mise i jeans, la sua t-shirt di Big Bang Theory, una felpa per nasconderla e scese giù in cucina.
 
Sua madre era ancora in pigiama, mentre suo padre era già vestito. Aveva una strana sensazione. Come un groppo alla gola che non riusciva a mandare giù. Stava per piangere! NoNo e No si ripeté.
Fece colazione, e nessuno pronunciò una sola parola. Sentiva che sarebbe scoppiato.
Arrivò il momento dei saluti, suo padre pronunciò con un filo di voce – “I-io devo andare al lavoro”
James si alzò, e cercando di rimanere impassibile abbracciò il padre. Che con gli occhi lucidi disse solo – “Stammi bene campione!”. E con un sorriso forzato si avviò verso la porta.
Poco dopo sua madre tornò dalla sua camera, vestita di tutto punto.
Al contrario di quanto si aspettasse, si avvicinò e disse – “Se questo è ciò che vuoi fare, fallo!” e senza un minimo segno di cedimento abbracciò il figlio e chiuse la porta di casa.
 
In casa calò il silenzio, James guardò l’ora. Erano le 8:45. Il pullman per l’aeroporto partiva fra 20 minuti.
 
Salì in camera sua, prese la borsa. Mise in tasca le cuffie e il telefono. Controllò che avesse tutti i documenti.
Prima di chiudere la porta diede un ultimo sguardo alla stanza che lo aveva ospitato per vent’anni.
 
Lasciò le sue chiavi sul tavolo della cucina,  aprì la porta e uscì di casa. Pensava che sarebbe stato triste per lui lasciare alle spalle la sua vita. Ma non lo era.
 
Arrivò alla fermata dell’autobus. Trey ancora non c’èra! “Chissà forse ha cambiato idea..”  - pensò speranzoso.
Ma i suoi sogni furono infranti dopo pochi minuti, quando lo vide arrivare. Non aveva il suo solito atteggiamento arrogante stranamente! Il cappuccio della felpa in testa, le cuffie e la solita sigaretta in bocca.
Arrivò e lo salutò con un cenno. James vedendo gli occhi lucidi del ragazzo, si sentì in imbarazzo. E gli chiese – “Hey allora, come ti senti.”
“Stamani ho rotto con Mary, ha detto che non sarebbe stato possibile mantenere un rapporto a distanza.” – rispose il ragazzo con voce tremante.
James imbarazzato, e non sapendo cosa dire. Non disse niente.
 
Il pullman arrivò, e entrambi salirono. Si misero un accanto all’altro.
James prese le sue cuffie e finalmente lasciò scorrere la sua mente.
Ripensò a quello che aveva provato stamani, e a quella notte. Capì che ciò che stava per fare era la strada giusta da prendere.
In poco tempo arrivarono all’aeroporto non si accorse nemmeno del tragitto. Si risvegliò solo quando la hostess appoggiò la mano sulla sua spalla e lo informò che stavano per atterrare e che doveva alzare il posa schiena.
L’atterraggio non fu uno dei migliori del pilota, ma questo lo aiutò a svegliarsi. Solo in quel momento si rese conto che più della metà delle persone che erano in quel volo erano future reclute.
 
Ad aspettarli fuori dall’aeroporto c’èra un gigantesco pullman color militare e due persone in divisa anche essa militare.
La prima una donna sulla quarantina era solare e sorridente. Il secondo era un uomo sulla sessantina, capelli bianchi coperti da un berretto. La sua aria sembrava decisamente più severa.
 
Il fatto che Tray sembrava essersi ripreso dallo choc, lo rassicurò più del previsto. Il vecchio si diresse verso di loro e con voce rigida disse “Sono il capitano Arthur McVille, ora chiamerò il vostri nomi. Voi farete vedere la vostra lettera di conferma al tenente Robins e entrerete nel pullman.”  - e senza perdere tempo cominciò l’elenco.
“McCann Andrew, Matt Farell ..”
Quando chiamò Tray gli mancò il respiro. Accidenti quell’elenco non era in ordine alfabetico. E se non l’avessero accettato? E se fosse stato tutto un scherzo dei suoi compagn..
“Engel James” – il suo cuore smise di battere. Deglutì e a passo lento si avvicinò alla donna, li fece vedere il foglio di ammissione.
Lei lo prese, lo guardò per un attimo, e con un sorriso gli disse – “benvenuto nell’esercito”.
Era emozionato, e terrorizzato allo stesso momento. Ma senza inciampare riuscì a salire le scale de’l'autobus.
Accanto a Trey c’era un ragazzo di colore che sembrava molto a suo agio. Si mise in prima fila accanto al finestrino.
Dopo pochi minuti il generale e il tenete salirono, calò il silenzio. Disse solo – “Benvenuti nel corpo dei Navy Seals! Mi auguro solo che nessuno di voi si penta della decisione presa. Perché da adesso  non si può più tornare indietro”.
Il conducente accese il motore, la giornata era ventosa e poco dopo una leggera pioggia cominciò a picchiettare nel finestrino.
 
Erano da un paio di ore in viaggio quando James notò che si stavano avvicinando al mare! Subito dopo cominciarono a intravedersi cartelli militari, che segnalavano una zona non consentita ai civili.
Si intravide una serie di grandi capannoni, situati vicino al maree prima che James se ne rendesse conto stavano già scendendo dall’autobus. 
  
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