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Autore: weitwegvonhier    16/03/2013    2 recensioni
E’ incredibile come sembrasse che tutti attendessero una risposta da lei. Perché questo, perché quello, come fai, cosa fai, come stai.
«La verità è che non so perché sono quel che sono.»
Ma la voce uscì in un soffio che si disperse nell’aria. Come un bacio dato con le labbra su una mano e soffiato via, che si disperdeva nell’immensità del cielo e non sapevi mai se un giorno sarebbe arrivato, così la voce di Cassie si disperse nell’aria e nell’acqua che stava sotto di lei e nel cielo e nelle nuvole e in quegl’ultimi raggi di sole.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cassandra Ainsworth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A.s. Innanzi tutto: buongiorno a tutti! Bene, ehm, detto questo, partendo dal fatto che è la prima volta che scrivo qualcosa su skins, non so cosa possa esserne uscito fuori Haha In realtà non ho molto da dire se non che Cassie è il mio personaggio preferito dalla prima puntata, dalla prima volta che l'ho vista e...niente, spero che questa "storiella" vi possa piacere eee...oddio, non sono brava in queste cose e soprattutto sono sempre in ansia nel pubblicare qualcosa! Haha Dico solo che mi farà sicuramente piacere se qualcuno la leggerà e...spero che vi piaccia! Me ne vado davvero, :*

Oh baby, baby…it’s a wild world.

La gente fa di tutto pur di capire perché soffre, non è vero?
Chi è la persona che vorrebbe di più che tu ricominciassi a mangiare?
Ti capita mai…di voler tornare indietro a quando non avevi perso niente?
Perché, tu cosa faresti? Se ti trovassi in mezzo al più totale casino e non sapessi come uscirne?
Secondo te ci manca ciò che amiamo oppure amiamo ciò che ci manca?

Sai cosa fa più male quando ti spezzano il cuore?
 
E’ incredibile come sembrasse che tutti attendessero una risposta da lei. Perché questo, perché quello, come fai, cosa fai, come stai.
Le persone erano brave a far domande, le dispiaceva che non fossero altrettanto brave a darsi delle risposte perché lei proprio, non aveva idea di cosa gli altri volessero sentirsi dire. Che cosa volevano da lei?
Guardava il sole tramontare e l’unica cosa che le veniva in mente era che non sapeva niente, non aveva capito niente di questa stupida vita. Aveva voglia di urlare al mare, al cielo, al mondo e all’universo…a Sid e a Michelle, che non lo sapeva! Non riusciva a darsi una dannata spiegazione del perché le cose andassero in un certo modo, piuttosto che in un altro.
«La verità è che non so perché sono quel che sono.»
Ma la voce uscì in un soffio che si disperse nell’aria. Come un bacio dato con le labbra su una mano e soffiato via, che si disperdeva nell’immensità del cielo e non sapevi mai se un giorno sarebbe arrivato, così la voce di Cassie si disperse nell’aria e nell’acqua che stava sotto di lei e nel cielo e nelle nuvole e in quegl’ultimi raggi di sole.
Guardava le pillole nella sua mano, se le rigirava tra le dita e poi le guardava di nuovo. Guardava l’acqua, giù, e pensava che amava quella città, o forse la odiava. Non era più neanche sicura di quello che provasse lei. O non lo era mai stata?
Il vento tra i capelli, gli occhi chiusi, inspirava quell’aria e si domandava…no, non ne aveva più la forza.
Arrivò ad una conclusione definitiva, secondo la quale alle domande, per loro natura, non apparteneva alcuna risposta precisa, o meglio, le risposte erano chissà dove sparse per il mondo e lei, dal canto suo, era stanca di cercarle.
Niente più domande: niente più “gli piacerò se…” o “se mangio questo poi…”, le sue risposte potevano essere ovunque o da nessuna parte, chi avrebbe potuto dirlo?
Era così presa da quei dubbi, da quelle incertezze, da quelle miriadi di cose che l’avevano resa così sola, da non rendersi conto che stava lasciando l’unica persona che non gli faceva domande.
Di nuovo il suo sguardo si posò su quelle pillole: bianche, tonde…perfette.
E se le risposte che abbiamo cercato dentro ai cassetti, sotto al letto, nell’armadio, dietro ad un albero, talvolta nel cielo o talvolta sotto terra…in realtà si trovassero semplicemente in una persona? E così le tornò in mente il volto di Sid e i suoi occhi.
Avrebbe voluto domandarsi se l’amore fosse quello, se chi ama è colui che da le risposte che hai sempre cercato e se…ma Cassie odiava le domande, aveva deciso di non voler avere più niente a che fare con loro.
Eppure continuava a pensare al suo viso e a pensare ai momenti che avevano passato insieme: al momento in cui pensava di amarlo, a quando l’aveva baciato, a quando gli aveva stretto la mano per la prima volta, al momento in cui se n’era andata…e senza più porsi delle domande ecco che appaiono, come per magia, migliaia di risposte. Dovevi solo scegliere quelle che erano per te, Cassie.
La gente capisce che è inutile cercare di capire e, pensando che la sofferenza faccia parte di se stessa, l’asseconda, l’adotta, la prende con se, pensando che la vita vorrebbe così. E’ per questo che le persone si fanno del male: perché soffrono, o hanno sofferto, talmente tanto che, al punto in cui pensano di non sentire più nulla, di essere completamente immuni a sensazioni, non trovando gioia o felicità, hanno bisogno di provare a se stesse di essere vive.
Ed altre risposte apparivano nella sua testa confusa, mentre si guardava intorno e cercava di acchiapparne quante più possibile. Eccone una lì, prendila Cassie! E mentre prendeva una risposta, una di quelle grandi, una di quelle importanti, una pillola, dalla sua mano, cadde.
Cercò di immaginarsi un momento della sua vita in cui fosse stata davvero felice, prima di iniziare a non mangiare più, prima di tutto questo casino, e si sorprese a frugare in vecchi ricordi che credeva persi. Quei ricordi, comunque, erano popolati da lacrime e falsi sorrisi, da spalle girate e stupide risate. Cassie non era nessuno, non prima di smettere di mangiare, ovvio. Nel momento stesso in cui gli altri aprirono gli occhi, forse per sbaglio, e si accorsero di quello che faceva, lei divenne qualcuno. “Lei è quella che non mangia” dicevano quegli stupidi ragazzini che più di una volta le avevano pestato il piede, non vedendola, non volendo accorgersi di lei e della sua esistenza. Adesso tutti stavano attenti a Cassie perché lei era “quella che non mangia” e allora era grave e quello era avere potere. Perché finalmente qualcuno la vedeva.
Successe in quel momento, tra un ricordo e l’altro, tra una pillola che cadeva e l’altra, tra un respiro e l’altro, che Cassie inciampò in un ricordo.
In quel ricordo c’era Sid e c’era anche lei, e c’erano i suoi occhi, di Sid, che la guardavano e si rese conto solo in quel momento, con quel ricordo davanti agl’occhi come se lo vedesse riflesso nell’acqua, che quegl’occhi, di Sid, non l’avevano mai trapassata, mai guardata con un filo di giudizio.
Si rese conto proprio in quel momento, con quel ricordo stretto tra le braccia che lei aveva iniziato ad esistere dal momento in cui Sid l’aveva guardata così, vedendola davvero, senza paura.
E quel ricordo le mosse il corpo e le gambe che iniziarono a correre finché poterono, finché non arrivarono a destinazione dove, dopo tanto correre, anche il cuore si riposò.
«Cassie?»
Sorrise, Cassie, con quel suo sorriso che non sai mai se sta per scoppiare a ridere o piangere.
Sid l’abbracciò e in quell’abbraccio Cassie riuscì a trovare tutte le risposte che aveva perso prima e che le mancavano. In quell’abbraccio Cassie scoprì il posto migliore dove far riposare il cuore e la sua mano si strinse intorno a lui, libera dalla pillole, libera da tutto.
   
 
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