Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: GigyMorrison    16/03/2013    0 recensioni
Devo pubblicare come originale una storia che sarebbe una ff, su quel capolavoro che è "Uno, nessuno, centomila" di Luigi Pirandello. Ecco una mia personalissima interpretazione di questo affascinante e a tratti inquietante libro.
"E' un riso amaro, nel riconoscersi Nessuno in Uno; si è stati cresciuti con la convinzione di essere Qualcuno, e d'improvviso ci si scopre a non esistere nemmeno, se non attraverso gli occhi degli altri -che vertono nella nostra stessa condizione, ma senza saperlo- e uno specchio imbecille che ci fa da cartina tornasole mimando quello che noi pensiamo di star facendo."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un libro non può cambiare la vita di qualcuno.”

Di questo ero sicura fino a circa una settimana fa.

Di libri ne ho letti tanti, di tanti generi e di tanti autori.

Libri più o meno seri, più o meno pomposi e pretenziosi.

Se dovessi contare quanti, probabilmente perderei come minimo una giornata intera; se dovessi contare quanti ne ho iniziati e sospesi a pagina 50, poi...

Tutti, però, sono stati surclassati e annientati come fossero pile e pile di disimpegnati ed edulcorati, melensi e stucchevoli Harmony da un misero libretto di nemmeno duecento pagine.

No, non è esatto ne' corretto definirlo misero, ma breve, come il passaggio dell'elettricità da un interruttore a una lampadina, che se sfiorata con un dito provoca una fastidiosissima scossa.

Uno, nessuno e centomila, si chiama. La storia di Vitangelo Moscarda.

Non è di per sé la storia eccezionale o interessante, ché in fin dei conti si tratta del percorso di un folle da un'osservazione sul suo naso non del tutto dritto alla degenza in un manicomio che -beffa delle beffe- è stato edificato con i proventi dell'attività di usuraio del padre, ma di quello che è celato dietro alle parole di un pazzo, considerato tale solo perchè gli è caduta la benda dagli occhi.

Le forme, per esempio.

Avevo mai immaginato, prima di trovarmi sotto gli occhi le parole stampate ordinatamente una dopo l'altra, che ognuno di noi è costretto a sottostare a mere forme -o maschere, per dirla con fare teatrale-, prodotte a uso e consumo dagli altri?

No, non ci avevo mai ragionato su. Ecco che cade il primo velo.

E il fatto di vedersi vivere come si vede vivere un altro che con noi non centra nulla? Neanmois.

E la faccenda dell'uno, del nessuno e dei centomila? Men che meno.

Eppure era qualcosa di così lampante ai miei occhi, che scoprirlo, oltre che provocare in me uno shock -la scossa cui accennavo giusto un attimo fa- mi ha fatto ridere della mia cecità.

E' l'ovvietà del tutto a dilaniare le coscienze, a scatenare la cosiddetta follia, che non è follia, ma semplice presa di coscienza di qualcosa ch'era palese ad occhi convinti d'essere ciechi e ch'erano invece solamente chiusi.

Occhi.. Che appartengono a quale, delle centomila sfaccettature di questo corpo che pretendono d'essere tutte quante qualcuno chiamato Me?

Perchè per ogni mio conoscente sono una Me diversa, di qui centomila; e per ogni conoscente esistono centomila sé; così si finisce ad avere non 7 miliardi e 130 milioni di persone, ma un numero stratosferico che neanche mi va di contare. E tutti questi centomila, che appartengono a uno stesso contenitore che, dati anagrafici alla mano, ha un solo nome (D. G., nata il giorno tal dei tali, nel paese tal dei tali, da tale signor …. e tale signora....), non sono uguali tra loro; che se ne farebbe il mondo di centomila cloni? Centomila maschere diverse per il medesimo volto; c'è da perderci il senno.

Appunto, a quale Me appartengono questi occhi apertisi dopo diciott'anni di similcecità forzata dalla volontà di non vedere? Forse alla Me ch'io sono per me stessa, a quella che osservo vivere. Forse.

Il riso, il riso... E sì che non c'è nulla da ridere, su questo.

E' un riso amaro, nel riconoscersi Nessuno in Uno; si è stati cresciuti con la convinzione di essere Qualcuno, e d'improvviso ci si scopre a non esistere nemmeno, se non attraverso gli occhi degli altri -che vertono nella nostra stessa condizione, ma senza saperlo- e uno specchio imbecille che ci fa da cartina tornasole mimando quello che noi pensiamo di star facendo. Ma chi ci garantisce che noi stiamo davvero facendo qualcosa?

Sì, c'è davvero da perderci il senno.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: GigyMorrison