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Autore: _ZAL Directioner_    16/03/2013    4 recensioni
Una promessa è una promessa, e Adele la rispetterà.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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2013
Ed eccoli in un schermo di un piccolo computer a cantare a fare gli scemi a vivere il loro sogno…CANTARE! Una piccola lacrima mi scende dal viso, pensando al concerto con cui sono andata con le mie amiche, quel 20 Maggio a Milano, a cantare a squarciagola le canzoni, sperando di farci sentire da loro. Ero lì tra poco li avrei incontrati, avrei vissuto quel momento, quello tanto sognato da milioni di fan, li avrei conosciuti, avrei fatto foto su foto, solo per incorniciarmi quel momento nella testa. Little Things, quelle parole, così dolci, affettuose e stupende pronunciate dalle loro bocche. Ed eccola un’altra lacrima, ricordandomi della prima volta che li avevo sentiti: ero in Francia, a Luglio, con la scuola. Ero in pullman, con i miei amici a cantare le canzoni, poi è arrivata quella…quella canzone che ancora mi suona nella testa. Non li conoscevo, ma qualche cosa dentro di me era cambiata, era cresciuta. Ritornai a casa, accesi il computer, andai su You Tube, scrissi quelle due parole, che cambiarono la mia vita…One Direction. La cercai fra canzoni e canzoni, ed eccola…One Thing. La ascoltai tutto il giorno, tutta la notte e tutto il giorno dopo. Dovevo scoprire chi erano! Cercai tutto su di loro.. scoprii i loro nomi, che ancora oggi mi fanno venire i brividi; si chiamavano:Liam, Louis, Harry, Zayn e Niall. Cinque ragazzi che hanno coronato il loro sogno a X Factor!! Passavo giornate intere a scoprire su di loro…mi ero innamorata, non di uno ma di cinque ragazzi, più grandi di me, che abitavano in Inghilterra, lontani da me! Amavo Harry, perché quei suoi occhi verdi smeraldo, il suo sorriso e la sua voce mi facevano volare, sognare, piangere e ridere. Influenzai le mie due migliori amiche, con loro mi rivelavo! La mia famiglia gli definiva cinque ragazzini scemi e ricchi “Fanno musica commerciale!” mi diceva mio fratello! Non era musica commerciale, erano delle canzoni che esprimevano tutti i sentimenti che provavano! Quando scoprii del concerto i miei genitori erano sempre a dirmi “No, costa troppo!! E sei troppo piccola!!”: ma io VOLEVO andarci!! Mi impegnai con tutta me stessa: a scuola, a casa, in tutto!! Li convinsi!
E ora ero lì!! Era finito ma il bello doveva ancora venire: dovevo conoscerli!! Entrai nel backstage, col sorriso sulle labbra, gli occhi appannati dalle lacrime di gioia. Tremavo, dalla punta della testa fino all’ultimo dito dei piedi!! Strinsi la mano delle mie amiche, forte tanto forte!! Un uomo ci scortò in una grande sala, vuota, e ci disse di aspettare!! In quel momento ringraziai con tutto il cuore quella ragazza che mi fece ascoltare One Thing! Grazie, per avermeli fatti conoscere, grazie, per le emozioni che senza di loro non avrei potuto conoscere. Grazie di esistere, grazie di farmi volare, di farmi sognare, di farmi piangere, di farmi ridere, di essere cresciuta!! La porta cigolò prima che una testa bionda facesse capolino, seguita da una riccia, una rasata, una nera e una ramata! Erano li davanti a noi, con un sorriso da far paura. Io ero paralizzata, non riuscivo a dire niente. Harry mi porse la mano. Lui non sapeva che mi aveva fatto passare i giri dell’inferno quando stava con la Swift o con la vecchia. Lui non sa di tutti quei pianti la notte, lui non sa di quante volte dopo una giornata di puro schifo mi faceva sorridere, con le sue cazzate, con la sua voce. Parlammo, facemmo foto e autografi, come vecchi amici. Si, perché l’ansia di prima era sparita, io ero volata in alto, piena di emozioni! Ma noi dovevamo andare, loro dovevano andare, e il sogno stava per finire. Si, perchè noi per loro eravamo solo delle fan. Niente di più.
 
2014
Era passato un anno, da quella sera splendida. Io mi ero laureata, e la mia vita da single andava avanti. Passeggiavo con l’auricolari nelle orecchie, nelle vie fredde di Milano. Le mie amiche si erano trasferite a Londra, più per il sogno di incontrarli che per altro. Io invece ero rimasta li. Sapevo che non sarebbe successo mai. Quella volta avevamo pagato per vederli. Era brutto da dire, ma era la verità. Io andavo avanti, anche solo guardandoli fare le cazzate in uno schermo. Uno schermo nero, colorato solo dalle loro voci. Mi ripetevo sempre che i sogni potevano diventare realtà. Ma non i miei. Era un anno che Lui era fidanzato con una tizia. Lui quello che mi faceva piangere più di tutti. Lui che mi faceva respirare, lui che era sempre nei miei pensieri. Lui, Harry Styles. Non sarebbe potuto succedere, mai. Non aveva mai avuto una storia per così tanto tempo. Affogavo tutto quel male, in ragazzi casuali. La mia vita non aveva senso. Entrai a casa. Buia, vuota e silenziosa. Squillò il telefono. Risposi. Era Ludovica, la mia amica. Parlammo per ore, era da tempo che non ci sentivamo. Mi raccontò che era stato tutto inutile, non avevano incontrato niente e nessuno. Andai sul computer, dopo aver attaccato, andai sullo stesso sito, a cercare novità su di loro. “One Direction in crisi: tutto si fermerà!” lessi e il mio cuore si fermò. Tutto si bloccò. I miei occhi promettevano lacrime. Lessi, a quanto pare Louis ed Eleanor, Zayn e Perrie, Harry e la Tizia si sposavano, e la band voleva prendersi una pausa. Lui si sposava. Quelle tre parole mandarano il mio cervello a fanculo. Loro non potevano smettere, non potevano rovinare i sogni di così tante ragazze, che avevano passato tutta l’adolescenza a sentirli. Loro erano la mia vita, la mia cazzo di kriptonite, la mia linfa. Loro erano il mio cuore.
Buttai il computer per terra, le lacrime che avevo trattenuto uscivano come l’acqua esce dal rubinetto, chiusi gli occhi sperando in un incubo. Niente era la verità, niente altro che la brutta e dura verità.
Erano ormai passati giorni e la notizia aveva girato il mondo. Le mie amiche erano ritornate in Italia. Lessi che i ragazzi si scusavano, ma che il loro sogno si era avverato. Lo avevano vissuto, grazie anche a noi fan, e che ora dovevano vivere la loro vita. Si certo la loro vita. E alla mia, a quella delle mie amiche, alla vita senza di loro di milioni di persone: loro avevano pensato, anche per un lurido secondo, delle nostre di vite? No. Ma quella era la vita, delusioni su delusioni. Sapevo che io non potevo fare niente. Accesi Twitter. “Grazie di averci fatto sognare! Grazie di essere stati il motivo di vivere! Grazie per tutto quello che ci avete fatto provare. Grazie di essere esistiti! Non ci dimenticheremo mai di voi!”. Mandai. Era la fine di tutto, la fine di una vita e l’inizio di un’altra.
 
2034
30 anni. La risposta a quel twitter era stata fotografata nel mio cervello “Grazie a voi di tutto. Grazie di averci fatto coronare il nostro sogno. Grazie di essere esistite.”
Si erano sposati tutti ormai. Le nozze erano state fantastiche. Le avevano mandate anche in televisione. Harry e la Tizia avevano avuto un bambino. Il giorno del suo matrimonio, piangevo, perché non riuscivo a levarmi dalla testa “Perché non me lo ha detto a me Si, lo voglio?” . Ma la vita passava, io mi ero sposata con Matteo, avevamo avuto una bambina e un bambino. Lucy e Harry. Si lo avevo chiamato come il mio idolo. La mia vita. Ero felice, dopo un anno di depressione più totale, ero riuscita ad andare avanti. Avevo incontrato Matteo ad una festa. Era alto, magro, simpatico. Non era la perfezione certo, ma mi andava bene così. Ludovica si era sposata e aveva avuto una bambina, mentre Zainab, l’altra mia migliore amica, si era sposata ed era incinta di un mese.
Stavo pulendo la soffitta con Lucy. Aveva tre anni ma era attiva come l’ Etna. “Mamma apriamo questo scatolone?” mi chiese con quella vocetta squillante ma adorabile. Era bionda e occhi scuri.
“Certo tesoro. Però prima vai dal papà e Harry e dilli di venire qui così ci aiutano!” risposi io avvicinandomi allo scatolone indicato dalla mia bambina, lei annuì e corse via. Dopo 10 minuti arrivò mio marito mano a mano con i due bambini “Amore dimmi!” disse lui stampandomi un bacio sulla bocca “Invece di dormire insieme a Harry, perché non ci aiutate?” risposi io, fingendo un tono arrabbiato lui sorrise e mi baciò nuovamente “Ok” mi sussurrò ancora sulla bocca. “Ok allora…bambini voi iniziate a prendere i giochi e scegliete quelli che volete, amore te prendi le tue tute, mazze, palloni e roba varia e fai ordine, mentre io mi occupo di questa scatola! Ok?” chiesi io, tutti annuirono “Allora al lavoro!!” urlai io applaudendo.
Mi misi seduta per terra e aprii la scatola a me sconosciuta. Dentro c’erano fogli vari e cartelloni. Ne aprii uno e le loro facce fecero capolino. Erano bellissimi, come una volta. Avevo perso ogni loro traccia, dopo i matrimoni sapevo solo che la band degli One Direction quasi sicuramente non si sarebbe più rimessa insieme. Scavai ancora nella scatola e uscirono tutti i loro CD, Up all night, Take me home…Le lacrime non ritardarono ad arrivare, e il poco trucco che avevo messo, scivolò via. “Ehi amore perché piangi?” mi chiese Matteo che si era accorto di tutto. Scossi la testa “Devi sapere che quando ero adolescente c’era una band formata da 5 ragazzi…gli One Direction!” iniziai io , feci un cenno ai bambini di avvicinarsi e iniziai a raccontare tutta la storia.
Solo allora mi ricordai della promessa che li avevo fatto: “….non vi dimenticherò mai di voi!”.
Ora ne ero sicura.
 
Ispirata ad un video su You Tube : Perché ricorderai di essere stata una Directioner e capirai che non hai smesso di esserlo. (di Give Your Heart a Break)
Se siete vere Directioner andate a vederlo!
Visitate anche le altre storie! Un bacio!
   
 
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