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Autore: aky_chan    03/10/2007    10 recensioni
Questa fic parla dell'amore fra Bra e Goten. Nato tra tiri di sigaretta e sbornie, tra violenze e litigi. Un cuore distrutto che ha perso la voglia di vivere... riuscirà a trovare pace? Leggete x scoprirlo.
Genere: Romantico, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bra, Goten, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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=MY LIFE=


Mi ricordo tutto come fosse ieri, come quella sera di undici anni fa, mi crollò il mondo addosso, avevo solo otto anni…
_mi dispiace… non ce l’ha fatta il cancro ha praticamente divorato i suoi polmoni_ mia madre, la mia forte e determinata madre era morta… fottute sigarette!
Lei così piena di ambizioni, di sogni, di prospettive, di speranze…
I  miei sono crollati quella notte, bruciati sotto i lampi, annacquati dalla pioggia.
Ho sempre immaginato il mio futuro, una meraviglia: Bra Brief, ricca, bella con dei meravigliosi figli, un lavoro promettente, insomma una vita tra sfarzo, lusso e felicità.
Mentre ora cosa posso dire dei miei diciannove anni di vita?
Uno schifo, ecco cosa.
Dopo la morte di mia madre, mio padre anzi no… Vegeta, mio padre non è lui, mio padre era diverso; rideva qualche volta, parlava qualche volta, anche solo grugniti, ma c’era. L’uomo che mi sono ritrovata accanto era un mostro, si ubriacava, si lasciava andare, ci insultava… no, quello non era mio padre; mi rassegnai a chiamarlo solo Vegeta, dopotutto è quello il suo nome… e non mi importa se faceva così solo perché era distrutto dal dolore, anch’io era distrutta dal dolore, ma avevo solo otto anni cazzo! Meritavo di essere picchiata solo perché rovesciavo il suo bicchiere di Whisky?
Ah! Non ve l’ho detto avevo anche un fratello, Trunks, non molto presente, ma mi voleva bene, forse l’unica persona che mi è stata davvero accanto quando ne avevo bisogno.
Così decisi di non appartenere più a questo mondo, ma di vivere nel mio mondo, ho escluso tutti dalla mia vita o forse, sono io che mi sono esclusa da quella degli altri? Non ha importanza… ho escluso tutto, pure i miei sogni, solo i deboli sognano, per paura di accertare la realtà che a volte non è bella quanto si pensa; i forti… quelli vivono la realtà convincendosi di non poter sognare, in fondo… sono più deboli degli altri… ipocriti! Il mondo è pieno di ipocriti, il mondo fa schifo e io ne sono uscita, sono contenta.
Ma anche dalla realtà si può uscire e io, ho commesso l’errore di credere di aver trovato la felicità.
Scusate, non starete capendo nulla, ma non è da me parlare con le persone, farò uno sforzo per voi e proverò a spiegarvi.

Tutto successe nell’autunno di due anni fa…

_Bra! Sbrigati, non abbiamo tutto il giorno!_ urlò Marron tirandomi per un braccio, avevo alcune “amiche” o meglio, stavo con qualcuna… tanto per non stare a casa a sentire mio pa…emh… Vegeta. 
Giungemmo davanti al Joy’s Pub, il locale che frequentavamo quasi tutti i giorni, la compagnia non è delle migliori, ma… non ci facciamo certo abbattere da qualche brutto ceffo.
In quegli anni, ero cambiata, gli occhi azzurri pieni di vitalità erano diventati inquietanti, macabri, volevo leggere il terrore nello sguardo di chi mi fissava.
I capelli dello stesso colore, lunghi fino alla vita, lisci, spaghetti.
Vestita sempre e solo di nero, le borchie, gli anfibi e la matita nera agli occhi erano ciò che mi caratterizzava.
Nel tempo libero, ciò che definisco tempo perso facevo a botte, diciamo che era più un divertimento piuttosto che uno sfogo.
Io ero una dura, nessuno doveva permettersi di contraddirmi altrimenti…
_che cosa prendete?_ Miku, un ragazzo della mia… compagnia? Non so come definirlo, diciamo che è un altro di quei perdigiorno che frequento.
_Bacardi_ disse Marron fredda
_Brandy_ dissi io ancora più fredda di lei
_Brandy? Non è un po’ troppo forte per una mocciosetta?_ sentii una voce alle mie spalle
_no!_ risposi senza voltarmi
All’improvviso, vidi piombarmi davanti, cinque ragazzi, uno dei quali teneva una giovane stretta alla vita.
_ma come sei carina! Ci vieni dopo in macchina con me?_ mi domandò uno dei cinque, capelli castani e occhi azzurri, grossa stazza e odore di birra addosso.
_preferisco morire_ risposi alzando il sopracciglio sinistro e cercando di apparire distaccata, non avevo né paura né soggezione, quei ragazzi non mi facevano alcun effetto.
_ah si? Vediamo se cambi idea…_ il ragazzo afferrò il mio polso e portò il mio viso a due centimetri dal suo, i suoi occhi mi stavano fissando ovunque, ma come già detto… non mi facevano alcun effetto.
Con un ghigno sulle labbra, sputai sul suo volto e con un calcio diretto nelle parti basse lo allontanai definitivamente da me.
Misi due banconote sul bancone e mi alzai dallo sgabello diretta all’uscita, prima di varcare la soglia osservai con ribrezzo il giovane piegato in due dopo il mio colpo, soddisfatta raggiunsi Marron che era già parecchio avanti a me.

Rientrai a casa silenziosamente, appendendo il giubbotto all’appendiabiti accanto alla porta.
Furtivamente salii le scale, decisa a buttarmi a capofitto sul mio letto, ma Vegeta mi si piombò davanti, sbarrandomi il cammino.
Non dissi nulla e con il braccio provai a farmi spazio per proseguire il mio cammino, ma patetica… pensavo davvero di farcela?
_dove sei stata?_ mi domandò bruscamente
_affari miei!_ risposi cinica    
_mi devi portare rispetto io sono tuo padre!_ detto ciò mi afferrò il polso e mi strattonò in avanti, facendomi inciampare nei gradini dinnanzi a me.
_stupida mocciosa!_ sibilò prima di scendere
Ecco quella è la persona che mi toccava sopportare “appena sono maggiorenne me ne vado e poi addio Vegeta” mi ripetevo ogni volta che subivo un ingiustizia. Sciocca io che lo pensavo davvero.
Mi rimisi in piedi, e finalmente raggiunsi la mia stanza, mi buttai sul mio letto e  accesi lo stereo, chiudendo gli occhi…
_spegni subito quella robaccia!_ mi urlò Vegeta dal piano inferiore
In tutta riposta aumentai ancora di più il volume. Sentii i passi dell’uomo sulle scale e poi vidi la porta aprirsi all’improvviso, ciò che un tempo mi avrebbe fatto spaventare ora non mi faceva alcun effetto.
_MI DEVI UBBIDIRE!!!!_ staccò con rabbia la spina all’apparecchio elettronico, io seduta sul letto lo fissavo con gli occhi sbarrati, senza dire o fare nulla e senza provare la più minima emozione. Ero diventata come un robot.
Vegeta si avvicinò minaccioso e mi tirò un pesante schiaffo sulla guancia destra, provai il dolore, un forte dolore… tenevo lo sguardo basso, ma non piangevo.
Sentii la porta chiudersi, segno che quel “mostro” se ne era andato.
Il dolore era straziante, non avete la benché minima idea della forza di quel bastardo.
Sentivo la guancia andare in fiamme, lentamente girai il capo e infilai la mano sotto il letto, ve ne estrassi una bottiglietta vuota di Bacardi al limone.
Gettai la bottiglia a terra, con forza, sorrisi nel vedere i brandelli di vetro sparsi per terra, ne afferrai uno, il più spesso e appuntito.
Cominciai a tagliarmi il braccio, provocandomi dolore, chiamatemi scema, ma ero contenta… il dolore al braccio, mi faceva dimenticare quello alla guancia, vedevo il sangue fluirmi corposo e sorridevo. Mi tagliai il polso tante volte, ma mai da uccidermi, volevo solo provare quel dolore che mi facesse dimenticare il resto.
Codardia… non mi veniva in mente nient’altro in quel momento, mi rifiuto di essere una persona che ha paura; eppure perché stavo compiendo quelle azioni? Spavalderia no di certo, coraggio? Figuriamoci… la realtà è che facevo così per compensare il dolore… fisico, ma anche morale.
Crollai all’indietro, distrutta in tutti i sensi.

Un mese dopo le cose non erano cambiate, unica differenza che al Joy’s Pub si facevano vedere spesso quei cinque ragazzi.
Riuscii persino a conoscere i loro nomi: Shociro, Akume il ragazzo che mi voleva portare in macchina, Fred, Iroshiro e Goten ovvero quello che teneva la ragazza, essa di nome Valese.
Quella sera però non li vidi, ero seduta a un tavolo insieme a Marron, ma il mio sguardo ero fermo altrove. Non sapevo nemmeno io perché, volevo la loro presenza. Era bello litigare, tirare qualche cazzotto, anche perché le avance di Akume erano sempre più frequenti come i miei rifiuti del resto, ma sotto sotto mi divertivo.
Stavo forse diventando una debole? Il divertimento è per i deboli, i forti soffrono… forse perché i deboli sono troppo deboli per poterlo fare.
La porta si aprì all’improvviso, sperai che fossero loro, ma intravidi solo delle figure grosse e rozze, sicuramente… non erano loro.
Sbuffai e mi diressi verso il bagno, quando mi sentii palpare il sedere
_levami subito la mano dal culo bastardo!_ dissi aggressiva fissando un ragazzo negli occhi.
_che caratterino! Tom, Mark prendetela! _ ordinò quello che doveva essere il capobanda.
Due ceffi mi sollevarono, io per nulla intimorita fissavo il capo con aria da sfida.
_sei qui sola?
_non ti riguarda!_ riposi io decisa
_non sei nella posizione adatta per rispondere così_ stavo per rispondere a tono quando vidi un luccichio nella sua tasca, osservando meglio distinsi la figura di un coltellino svizzero.
Mi bloccai di colpo e sentii la bocca impastarsi e la gola insecchirsi; scalciai cercando di liberarmi, ci riuscii, ma poco dopo venni sbattuta al muro del bagno dei maschi.
Ok ero in trappola, stavo contando i secondi che mi separavano dalla morte.
“mamma sto arrivando”
_hey Kris! Non hai altro da fare che stare qui a tormentare le ragazze?_ non riconobbi la voce, ma quando aprii gli occhi vidi Goten dinnanzi a noi.
Era solo, eppure sembrava molto sicuro di sé.
_che vuoi Goten, cerchi botte? Hai proprio una faccia da schiaffi oggi!_ rise di gusto Kris staccando la presa dal mio polso e saltando addosso al moro.
Nonostante fossero quattro contro uno, Goten gliele stava suonando di brutto.
In breve ebbe la meglio…
_ce la pagherai!_ disse uno dei quattro prima di allontanarsi, pieno di ferite
_e tu signorinella diventerai mia!_ Kris mi puntò il dito contro, prima di seguire gli amici
_tsk!_ dicemmo all’unisono io e Goten
_fossi in te eviterei di avere a che fare con gente come quella!_ esordì lui asciugandosi il sangue che gli colava dal labbro e passandosi una mano tra i capelli corvini. 
_tsk! Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?_ risposi un po’ a disagio
_nessuno. Il mio è solo un consiglio, comunque sei ferita?_ mi domandò esaminandomi
_no_ risposi poco convinta, anche se mi faceva un male cane il polso e di questo lui se ne accorse data la smorfia di dolore che non riuscii a trattenere.
Mi afferrò delicatamente ciò che mi provocava tanto dolore   
_è slogato!_ disse risoluto
_eh? Non mi posso difendere con un polso slogato! Verrò presa di mira… luridi stronzi!_ dissi amareggiata
_vorrà dire che mi farò vivo più spesso, almeno da tenere a bada soggetti indesiderati_ mi ripose schiacciandomi l’occhiolino
Rimasi zitta e con uno sguardo che pretendeva spiegazioni
_non lo faccio per te… stai molto a cuore ad Akume, io ci tengo agli amici, lo faccio a lui il favore! Ecco ora esci da qui! È il bagno dei maschi!_ mi allontanai come lui mi disse. Ma mi voltai, incrociando il suo sguardo, rimanemmo a fissarci per un po’, almeno fin quando io distolsi lo sguardo, i suoi occhi mi mettevano soggezione. E io che speravo nel contrario…

_eccoti qui! Ma che è successo?_ Marron mi indicò la fasciatura che avevo sul polso, non mi ero nemmeno accorta di averla, e rimasi sorpresa quando vidi che era parte della manica della camicia di Goten.
_nulla sciocchezze!_ non mi andava di spiegare, la ragazza affianco a me non sembrò molto soddisfatta della mia risposta, ma non indugiò.
Uscii dal locale lanciando un’ultima occhiata a Goten.

I giorni seguenti trascorsero lenti e monotoni, unica differenza Goten si era lasciato con Valese, esattamente il 12 Novembre al locale…

= Flashback =

_Vale ascolta penso sia meglio chiuderla qui_ la ragazza, dai capelli e gli occhi castani sputò davanti a sé il cokital che stava bevendo.
_ma come?_ incredula cercò spiegazioni _ perché?_
_devo avere per forza un perché? Semplicemente non mi va più di frequentarti!_ ripose lui freddo e cinico.
_ma… CAFONE!_ urlò con quanto fiato aveva in gola, prima di tirargli una “borsettata” in faccia e prima di uscire dal locale con passo svelto.
D’altro canto il moro sorrise e ridacchiò malignamente
_Goten ti senti bene?_ chiese Shociro scompigliandosi i capelli biondo scuro.
_benissimo… ero stufo di quella, non ha sale in zucca! Ci stavo assieme solo perché, beh sai me la dava!_ rise di gusto al pronunciare tali parole
_beh ci credo! Ma ora come fai? Non dirmi che hai puntato su un’altra preda…
_no, ma non ci metterò molto a trovarmi una da scoparmi, nulla di serio si intende, una botta e via!_ rispose  Goten mettendosi una mano dietro la testa.

= fine Flashback =

Adesso che ci penso Valese non mi era mai andata molto a genio, non ci avevo parlato né niente, però il solo guardarla in faccia mi dava l’idea di una persona che non vale nulla, una “sciacquetta” in pratica.
Seduta su una panchina, in centro città, iniziai a pensare ai miei problemi, mi venne in mente una canzone adatta per quelle fredde e buie giornate di Dicembre.
_this is my December… this is my time of the year…_ inconscia e senza rendermene conto iniziai a cantare, li da sola, sulla panchina. 
_And I… give it all away just to have somewhere to go to give it all away to have someone to come home to…_ chiusi gli occhi continuando a cantare, mi sentivo bene quando cantavo… mi sentivo la persona che volevo essere, mi sentivo al posto giusto, mi sentivo IO.
_te l’hanno mai detto che sei stonata da far paura?_ una voce alle mie spalle mi fece sussultare.
_sei in cerca di botte Goten?_ risposi io senza aprire gli occhi, ma riconoscendo la voce.
_mamma mia! Non ti si può nemmeno rivolgere la parola che tu parti sulla difensiva: AIUTO IL MONDO CE L’HA CON ME!!! MI VOGLIONO VIOLENTARE!!! LI DEVO MENARE!!!_ rise sarcasticamente_ ma non pensi mai che forse non sei così bella da essere ricercata da tutti? Nessuno ti vuole violentare, nessuno vorrebbe mai una come te_ da li non ci vidi più, mi alzai di colpo tirando un sinistro sulla faccia di Goten.
Vidi il ragazzo a terra, completamente spiazzato da questo mio gesto, lo fissai con disprezzo.
_ è questo il ringraziamento per averti salvata e medicata? Se non fossi arrivato io l’altra volta quei ragazzi…
_NESSUNO TE L’HA CHIESTO!_ esclamai per poi dirigermi a passo svelto verso casa mia. 


Gettai il giubbotto sul materasso e iniziai a rovistare tra i miei cassetti alla ricerca di qualcosa che non sapevo neppure io.
_ti vedo nervosa… problemi?_ sentii la voce di mio fratello alle spalle
_no Trunks è tutto ok_ risposi mentendo e celando un velo di tristezza
_sarò cretino, sarò stupido, ma ho qualche anno più di te e lo capisco se menti._ disse lui sedendosi sul letto e invitandomi a fare lo stesso.
_non ho nulla, ma… se ti dico una cosa giuri di non raccontarla a nessuno?_ chiesi io sperando in un “si”.
_sorellina… a chi dovrei dirla?_ mi disse scherzoso
Io risi un pochetto, era bravo mio fratello.
Così, incoraggiata da un suo sguardo iniziai a raccontare tutto quanto, della serata al Joy’s Pub quando per la prima volta vidi Goten, poi delle seguenti fino ad arrivare a quando lui mi “salvò” e fino ad arrivare a poco prima.
_ma chi sarebbe sto Goten? La mia sorellina innamorata!_ ridacchiò lui prendendomi in braccio
Arrossii senza rendermene nemmeno conto e risposi in fretta:_ non sono innamorata!!! Io non mi innamoro!
_puoi impedire alla bocca di parlare, puoi impedire ai piedi di camminare, ma non puoi impedire al cuore di amare._ mi rispose accarezzandomi una guancia.
_ma piantala!_ gli tirai una cuscinata dritta in faccia, lui rispose con altri tiri. Giocammo per una buona mezz’ora o almeno fino a quando…
_sorellina devo andare! Mi aspetta la banda!_ disse Trunks alzandosi e ripulendosi dai residui di piume.
_uffa! Ti rovinerai a stare con quella banda di drogati!_ risposi offesa
_ascoltami… potranno essere drogati e tutto quello che vuoi, ma sono miei amici… e poi, io mica commetterò il loro errore, non mi drogherò mai, non ti posso lasciare anch’io._ incoraggiata da quelle parole lo abbracciai forte forte, lui mi diede un piccolo bacio sulla fronte.
_me lo prometti?_ chiesi titubante
_no…
Lo fissai incredula e interrogativa
_te lo giuro!_ sospirai sollevata e una volta andato, io iniziai a riflettere “e se Trunks avesse ragione? No è impossibile… io quello lo detesto! Fa tanto il carino perché  se ne vuole portare una a letto, ma poi una volta fatto…. Trunks si sbaglia, io non mi sono innamorata. Io non DEVO innamorarmi.” Dopo avermi imposto ciò, chiusi gli occhi addormentandomi.

3 Dicembre….

Quel giorno mi svegliai particolarmente triste… lo so che ormai era di routine, ma QUEL giorno il mio umore toccava proprio terra.
Non avendo nulla da fare pensai che andare a trovare mia madre al cimitero non mi avrebbe fatto di certo male.
Comprai un giglio, il suo fiore preferito.
Lo deposi sulla sua tomba e iniziai a parlare.
Parlare…
A quel mucchio di terra…
A quel pezzo di granito con la foto di mia madre…
A quell’unico fiore che aveva sulla tomba…
A quelle quattro ceneri…
A quello spirito, che per quanto volessi… non ho mai dimenticato.
Senza accorgermene stavo raccontando tutta la mia vita, tutte le porcherie che sono successe da quando era morta.
Calde lacrime mi bagnarono le guance, in quel momento se avessi avuto qualcosa di appuntito fra le mani, mi sarei tagliata. Come faccio ogni volta che devo sopprimere del malessere, sta volta il dolore che mi attanagliava era quello morale.
Un “perché proprio tu!” appena sussurrato si disperse nella foschia e nel vento di quel giorno.
Diedi un pugno alla terra sottostante, continuando a versare lacrime, le mie erano lacrime nere, lacrime di un angelo a cui erano state strappate le ali.
Una mano appoggiata sulla spalla mi fece spaventare.
_pure qui ti trovo eh?_ no, non adesso… non così.
_che vuoi Goten?_ risposi con la voce ancora flebile e rotta dal pianto.
_nulla… non voglio nulla, ma… stai piangendo?_ mi chiese sorpreso
_perchè ti sembra strano che io sia in grado di piangere?_ lo guardai in faccia.
_veramente… si!_ rispose sincero_ sai, non ti facevo una persona fragile_
_non lo sono
Seguirono attimi di silenzio.
_ è tua madre?_ il suo tono non era più freddo e distaccato.
_purtroppo… era._ risposi malinconica
_la morte è brutta da accettare, anch’io ho perso mio fratello… incidente.
_mi dispiace, ma a giudicare da come ti comporti non si direbbe!
_nemmeno te se è per questo!
Quell’affermazione mi spiazzò completamente, abbassai lo sguardo, non potendo fare altro.
_Goten io…_ non sapevo cosa stavo per dirgli, ma non aveva più importanza… quando alzai la testa, non c’era più.
Sbuffai e uscii dal cimitero rivolgendo un ultimo saluto a mia madre.
_ok fra 20 giorni è Natale… cosa pensiamo di fare?_ chiese Marron mescolando la cioccolata.
_beh credo che verrò qui come tutti gli anni!_ risposi noncurante dopotutto il Joy’s Pub è il posto in cui passo la maggior parte del mio tempo.
_ma che palle! È da una vita che ci veniamo! Non ne posso più, andiamo in discoteca… come tutti i ragazzi!_ disse lei provando a persuadermi
_non mi va di stare in mezzo a quei rincitrulliti!
_eddai! Ci divertiremo e poi chissà…
_HO DETTO DI NO!
Vidi la biondina fissarmi di sbieco per poi aggiungere_ fa come vuoi Bra! Io andrò in disco… da sola.
Fui io però ad alzarmi, dirigendomi verso l’uscio
_Hey Bra! Stai un po’ qui con noi!
_zitto Akume! Non mi va di ciarlare con voi! Siete solo un branco di stupidi!_ risposi con odio uscendo dal locale e iniziando a camminare veloce.
Nella mia mente si susseguivano un sacco di immagini.
* il dottore che annunciava la morte di mia madre, il suo letto vuoto, il dottore che stacca la spina alla macchina che la teneva in vita, la sua tomba, le lacrime di Trunks, il vetro sul mio braccio, il mio sangue sul pavimento, le ferite, le borchie, gli schiaffi di mio padre, il Whisky per terra, il volto di Akume, il mio polso, la camicia di Goten. E poi… quella frase: _ non ti facevo così fragile!_*
Improvvisamente mi sentii afferrare per un braccio.
_Akume scherzava! Si può sapere che cos’hai… ti facevo decisamente più simpatica!
_non è per Akume, Goten non è per Akume! E per…_ e per? Non lo sapevo…
_per?
_lascia perdere, piuttosto… da quando in qua ti preoccupi per me?
_non mi preoccupo per te! Pensi che mi importi di una stupida mocciosa?
_evidentemente… SI._ tirai fuori determinazione da vendere
_tsk!_ ecco l’avevo zittito, non sapeva cosa dire.
I suoi occhi neri incrociarono i  miei color cielo.
Occhi negli occhi…
La sua mano, ancora attaccata al mio braccio.
Le mie labbra sulle sue.
Semplicemente…
La sua lingua, calda, morbida, esperta si muoveva nella mia bocca velocemente.
Mi attirò a sé, tenendomi per la vita, le mie braccia invece erano attorno al suo collo.
Ora appartenevo a lui, non sentivo nient’altro.
Non DOVEVO sentire nient’altro.
Ci staccammo ansimanti per l’assenza d’aria.
Ci fissammo per tre secondi, giusto il tempo di materializzare ciò che fu appena caduto.
Stemmo in  silenzio, non sapendo cosa dire.


20 Dicembre…

_allora per Natale siamo apposto, prima ti porto fuori a mangiare e poi andiamo al Joy’s ok?_ mi chiese Goten sorridendo
_va bene… ma sentiamo, dove mi porteresti?_ chiesi di rimando, per la prima volta in vita mia con un tono allegro.
_mmmmh…_ il moro si portò una mano al mento, con fare pesante_ devi prendermi per scoprirlo!_ iniziò a correre, io in tutta risposta lo rincorsi, o almeno ci provai, in breve arrivammo a correre sulla spiaggia.
Esausta mi lasciai scivolare sulla sabbia, fissando il sole che ormai stava tramontando.
_già stanca?_ mi chiese dolcemente sdraiandosi al mio fianco
_NO!_ riposi mettendomi sopra di lui _ ti ho preso! Ora dimmi dove mi porti!
_ma che furbetta!! Comunque dovrai aspettare Natale!
_ma tu avevi detto che…
_ho cambiato idea!_ il suo sguardo era da “finto presuntuoso” ma le sue labbra mi sorridevano.
_ti amo Bra…
_che falso! Sempre per cambiare discorso!_ dissi io ridendo
_ah si eh?_ iniziò a farmi il solletico sul ventre, risi di gusto… era una novità per me, io che non ridevo mai. Non mi ricordavo nemmeno come si facesse.
_piantala Goten…. Ahahah!! Per favore ahahah!!!
Smise di colpo, ci fissammo negli occhi.
Ora le posizioni erano invertite, io ero sotto e lui si teneva su con le braccia, ma era a pochi centimetri dal mio corpo.
Quasi come in un gesto meccanico le nostre labbra si unirono, le lingue si incrociarono.
I respiri si fusero in un tutt’uno con la natura.
Le sue mani accarezzavano il mio corpo, le mie si insinuarono sotto la sua maglietta, sfiorando gli addominali scolpiti.
_Hey voi due… avete finito?_ la voce squillante di Marron ci portò “alla realtà”
Era una delle poche a conoscenza della nostra relazione, non volevo che la cosa venisse sgangherata ai quattro venti.
Arrossimmo un po’ entrambi, io di più…
_andiamo su! Miku e gli altri ci aspettano!_ la bionda ci sorrise e ci invitò a seguirla.
Goten mi tese la mano, aiutandomi ad alzarmi.
Ci avviammo, mano nella mano, verso quelli che ora, erano i NOSTRI amici.

***

_BUON NATALE!!!!_ il vociare degli ubriachi mi dava alla testa, quell’odore di alcool nell’aria non lo sopportavo.
Doveva essere un Natale indimenticabile e invece…
C’era la finale di qualcosa, tennis, pallavolo, calcio, non ci feci nemmeno caso.
Con la testa appoggiata sul bancone osservavo il bicchiere di Devil davanti a me.
_VAIIIII!!!!_ vidi Goten abbracciare la sua compagnia, dopo l’ultimo punto della loro squadra del cuore.
Sbuffai bevendo un altro sorso di bevanda.
_tutto bene?_ mi chiese il mio ragazzo raggiungendomi.
_si benissimo_ dissi con tono forzato
Goten non sembrò molto convinto della  mia risposta, mi prese per mano e , dopo aver pagato il mio conto, mi trascinò fuori dal locale.
_ma dove stiamo andando?_ chiesi io non capendo nulla.
_adesso vedrai_ mi zittii attendendo pazientemente.
Dopo dieci minuti di cammino giungemmo su una scogliera.
Il mare, sotto di noi si scagliava sulla roccia, producendo un rumore cavo, ma allo stesso tempo rilassante.
Le stelle, le centinaia, le migliaia di stelle brillavano sullo sfondo nero della volta celeste.
Nemmeno una nuvola a coprire la meravigliosa luna biancastra.
Ci sedemmo, ma non proferimmo parola, io troppo presa dal panorama e lui troppo preso… da me?
Non mi staccava gli occhi di dosso e ciò mi fece tingere di un velo di imbarazzo.
Mi voltai e lo osservai in volto, la sua pelle brillava sotto l’ influsso lunare.
_è bellissimo!_ commentai io e regalandogli un sorriso.
_come te…_ mi rispose dopo una manciata di secondi.
Emisi una risatina imbarazzata, per poi appoggiare la testa sulla sua spalla.
_aspetta!_ esclamò improvvisamente facendomi sobbalzare.
_un secondo…_ parlottava, mentre frugava nelle sue tasche _ ecco qui, scusa la confezione, ma non sono bravo a impacchettare le cose_ mi porse una scatoletta rettangolare, ma piuttosto stretta. Impacchettata male, è vero, ma non me ne fregava nulla.
_aprilo…_ mi suggerì e così feci.
Non dissi nulla, ma i miei occhi iniziarono a riempirsi di piccole goccioline salate.
Un braccialetto, d’oro bianco con dei brillantini incastonati e poi, una targhettina con la scritta “Bra”   si vedeva lontano un chilometro che valeva tanto.
Lo misi al polso e poi strinsi il ragazzo.
_è bellissimo! Goten è la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me!_ detto ciò scoppiai in un pianto disperato, ma era un pianto con il sorriso.
Goten staccò mia testa dal suo petto, mi prese dal mento e mi avvicinò alla sua bocca.
Fu un bacio dolce, delicato, ma allo stesso tempo passionale e rovente.
Sotto quel cielo stellato, sotto la melodia rilassante dell’acqua marina.
Venimmo interrotti dai botti dei fuochi d’artificio.
Li guardammo stretti stretti l’uno all’altro, scambiandoci a colte qualche piccolo bacio innocente.
_ti amo piccola…_ mi sussurrò all’orecchio destro, facendomi rabbrividire
_anch’io Goten…_ risposi a quella dichiarazione con un sorriso che mi illuminava l’anima.
_vieni… _ mi prese per mano e ci avviammo verso una stradina, camminammo per un po’, non tenni il conto di quando, troppo presa da colui che mi dava la forza per sorridere.
_ma dove?..._ chiesi notando una casetta abbandonata e uno spiazzo di prato.
Nessuna strada, nessuna macchina, niente di niente, solo io, lui e questa casetta.
_era dei miei nonni… ora è disabitata, ma…_ non disse nient’altro, mi baciò, scivolammo all’interno, sul letto, freddo, ma presto scaldato dal nostro amore.
E ci amammo li, per la prima volta, nella semplicità di un materasso.
Fu incredibilmente dolce, sapeva che per me era il primo.
Le sue dita intrecciate nelle mie, i respiri complici, due corpi un’anima.
Esausti ci abbracciammo, pronti per passare li la notte.
_Buon Natale Bra_ mi disse lieve prima di venire rapito da Morfeo.
_Buon Natale mio piccolo, grande bastardo!_ lo dissi scherzosamente, rimembrando tutte le volte in cui lo insultavo nella mia mente.

Giocherellavo nervosamente con il braccialetto che mi regalò Goten.
_yawn! Giorno!_ disse lui svegliandosi ancora tra le mie braccia e dandomi un soffice bacio sulla fronte.
_ciao!_ dissi allegra.
E poi mi vide, pensierosa a giocherellare.
_non ti piace?_ chiese
_no è che… insomma… non è meglio che ce li scambiamo?
_ah l’hai notato eh?_ infatti, anche lui ne aveva uno… identico al mio, ma  con scritto “Goten” _ comunque no tesoro! Non è il momento!_ rispose ridendo
_ma come?!_ ero incredula e leggermente offesa
_arriverà il momento… ma è questo!_ sbuffai al sentire ciò
Goten mi strinse dalla vita, soffocandomi con dolci baci.
_Bra… devo andare…
_ma come di già! Uffa! Ti sei già stufato di me?
_no figurati!_ ridacchiò _ è solo che mi aspettano i ragazzi per correre
_correre?
_si in moto non lo sapevi?
_no…_ rimasi male, il mio piccolo Goten faceva le corse clandestine?
_strano! Lo sanno tutti che…
_NON ANDARE!_ urlai improvvisamente
_perchè?_ mi rispose sorpreso dal mio gesto.
_è pericoloso, se dovessi perderti io…
_non mi perderai… so che muore tanta gente così, ma tranquilla io sono un esperto, non mi accadrà nulla!_ disse dolcemente baciandomi il collo.
Non potendo fare altro, annuii e lo vidi andarsene, mandandomi un bacio.

_avevi ragione! Sono innamorata!_ dissi due giorni dopo, parlando con mio fratello Trunks.
_visto? Io so tutto!_ il ragazzo di fronte a me assunse un’aria da “stra figo”
_solo perché ci hai azzeccato una volta non significa che tu sia un indovino!_ scherzai io abbracciandolo.
_però…_ proferii staccandomi da lui e assumendo un’aria preoccupata _ fa le corse clandestine… con le moto…ho paura!
_stai tranquilla sorellina, Goten è un tipo in gamba, non si lascia ammazzare da una moto!_ lui rise, ma io misi una mano tra i capelli sospirando.
_non voglio perderlo… non ora che posso finalmente sorridere alla vita!_ dissi un po’ malinconica
_ALLORA COSA SUCCEDE QUI?_ la voce burbera di Vegeta ci spaventò, come ogni sera era immancabilmente ubriaco.
Io alzai un sopracciglio, ma con furbizia mi diressi verso camera mia, non volevo sentire le sue cazzate.
Mi chiusi nella mia stanza, di li a poco sentì dei rumori bruschi e poco promettenti, vasi rotti, mobili spostati.
“povero Trunks” intuendo cosa stava succedendo al piano inferiore, mi gettai sul letto, iniziando a rodermi lo stomaco.
Dolore morale…
Presi un taglierino dal mio cassetto, me lo portai accanto al braccio, vidi la lama sulla mia pelle, in quel momento mi venne in mente il volto di Goten, la nostra notte alla baita.
Sorrisi, un sorriso in mezzo al dolore, riposi il taglierino nel cassetto, e mia addormentai serena, con il volto del mio amore fra i pensieri.

_VAII GOTEN!!!!!_ io e Marron la sera seguente, urlavamo a squarciagola dietro delle sbarre di ferro, osservando il mio ragazzo che sfrecciava sull’asfalto.
Il giubbotto di pelle aderente gli donava particolarmente, il casco nascondeva i suoi lineamenti perfetti, ma lasciava intravedere il suo sguardo magnetico.
Vinse la gara, come da me previsto.
Lo vidi afferrare un pugno di soldi dalla mano di un signore, evidentemente era quello il trofeo, schiacciò il “cinque” a dei suoi amici e poi raggiunse me, dandomi un bacio a fior di labbra.
_sei stato grande! Quasi non ti si vedeva neppure!_ mi congratulai con lui, mio malgrado dovetti accettare il fatto delle corse.
_dai piccola andiamo a fare un giro!_ rispose lui facendomi sedere sul sedile posteriore della moto.
Mi strinsi alla sua forte schiena, inspirai il suo virile odore di maschio.
Chiusi gli occhi appoggiando la testa sul suo dorso.
_Piccola, siamo arrivati!_ disse lui improvvisamente. Come reduce da un lungo sonno, aprii a fatica gli occhi, constatando che eravamo dinnanzi a casa mia.
_grazie mille Goten!_ lo salutai baciandolo sulle labbra.
_aspetta Bra!_ esclamò bloccandomi per un braccio
_che c’è?
_volevo ringraziarti… il tuo sostengo è fondamentale per me._ detto ciò mi sorrise teneramente.
_figurati… comunque… ci scambiamo i braccialetti ora?_ chiesi speranzosa
_non è il momento piccola… non ancora!_ mi rispose tranquillo
_NON E’ IL MOMENTO??? Goten, quando sarà IL momento?_ cominciavo ad irritarmi_ se non vuoi scambiare il braccialetto dillo apertamente, oppure non hai le palle…
_no aspetta io…
_ho aspettato fin troppo, adesso basta! Di questo passo, non scambieremo mai i braccialetti!
_mamma mia quante storie per due pezzi di ferro!_ il moro iniziò a ridere
_ci trovi qualcosa da ridere? Forse le cose a cui tengo sono troppo infantili per te!_ sbottai, la collera stava salendo alle stelle
_no piccola non è così…
_piantala! IO ME NE TORNO A CASA! E comunque… se qui c’è un infantile quello sei tu! Bastardo eri e bastardo sei rimasto! Io che credevo fossi cambiato… evidentemente mi sbagliavo! Non importa; la vita a volte ti riserva brutte sorprese… basta saperle accettare!_ detto ciò mi incamminai verso l’uscio di casa mia. Goten non mi seguì, sapeva sarebbe stato inutile.

Una volta chiusa la porta dietro le mie spalle, inspirai profondamente.
Cercai mio fratello con lo sguardo, non c’era.
Salii in camera mia, con il tentativo di dormire, o almeno di provarci.
Trunks arrivò a casa, sentii il rumore della porta sbattere.
Felice di andare verso l’unica persona verso la quale non provavo odio, corsi giù per le scale, gli andai in contro, ma…
_lasciami stare mocciosa!_ mi sbraitò contro, la sua voce era strana, ma non ubriaca. Aveva le occhiaie e per di più sembrava non reggersi molto bene in piedi.
_Trunks che cos’hai?_ chiesi titubante sperando in una risposta
_CAZZI MIEI! E ORA FUORI DALLE SCATOLE! LASCIAMI IN PACE!_ quelle parole, urlate… mi fecero più male della litigata con Goten.
Silenziosamente ritornai in camera mia, osservandomi allo specchio, vidi che la Bra determinata e dura se ne era andata, la “nuova” Bra era un essere umano, la NUOVA Bra, provava sentimenti, non potevo accettarlo.
Scacciai indietro le lacrime, nulla doveva bagnare le mie guance.
Mi sedetti sul letto prendendo in mano il taglierino che, giorni addietro mi ero ripromessa di non toccare più.
Lo appoggiai sulla mia pelle pallida e fredda; premetti, vidi la lama bucare il mio tessuto epiteliale, il freddo del metallo nella mia carne, il sangue che colava dalla ferita.
Mi tagliai più volte, quel dolore, quel dannato dolore era l’unica cosa che mi faceva stare meglio, l’unica cosa che mi escludeva dal mondo.

*******
_ e così tuo fratello ieri sera ti ha risposto da schifo! In più hai litigato con Goten! Non male davvero!_ commentò Miku inspirando dalla sigaretta.
_è un maschio Bra! Trunks sarà in quella fase ormonale… _ disse Marron non riuscendo a dire altro.
_a vent’anni in fase ormonale? La pubertà è già finita!_ esclamai contrariata.
_cara non so cosa dirti!_ feci un tiro alla sigaretta di Miku, ascoltando le sue parole.
_piuttosto! Bra… hai mai frequentato i posti che frequenta Trunks?_ disse ad un tratto Marron.
_no… perché?_ improvvisamente mi sentì trascinare per un braccio.
Giungemmo davanti a un vicolo freddo e buio.
_tu fratello si vede qui con gli altri, li ho visti con i miei occhi, mentre tornavo a casa!_ la bionda mi aprì gli occhi su quella che era la verità.
_Marron è impossibile! QUI SI SPACCIA!!! È impossibile! Me l’ha giurato!!!!_ urlai e poi mi accasciai a terra, iniziando a tirare pugni al suolo.
La mano sanguinava, ma imperterrita, continuavo a tirare cazzotti.
_Bra ascolta…_ troppo tardi, mi alzai e corsi in direzione di casa mia, dovevo sapere se mio fratello era caduto tanto in basso.
Vegeta mi aprì la porta, non lo degnai di uno sguardo, salii le scale e spalancai la porta di camera sua.
_non si usa bussare?_ disse assonnato… stava dormendo.
In quella stanza c’era una gran puzza di vomito, mi avvicinai al mio consanguineo.
Tirai su la manica destra del pigiama, constatando ogni mio dubbio.
Sull’avambraccio, nell’incavo del gomito vi erano presenti tracce evidenti di una bucatura, forse anche di più.
_LURIDO STROZO! ME L’AVEVI PROMESSO!!!!!!_ gli saltai addosso riempiendolo di pugni sul torace.
_no Bra che cazzo fai? io ti voglio bene!_ Trunks mi osservò, i suoi occhi erano sinceri, ma non potevo perdonarlo.
_E’ QUESTO TUTTO IL BENE CHE MI VUOI????_ dissi amareggiata indicando la cicatrici sul braccio.
_è stato un errore…
_CAZZATE!!! Sono tutte CAZZATE!!!_ uscii di fretta dalla sua camera.
Iniziai, uscii di casa, continuai a correre, non sapevo nemmeno io dove ero diretta.
DIN DON…
_si chi… BRA?!_ mi gettai tra le braccia di Goten piangendo ancora più forte.
_sono stata una stupida! Sono una stupida! Ti prego perdonami!
_Bra, che è successo?_ non ricevendo da me nessuna risposta mi prese in braccio e mi portò in camera sua.
Una volta distesa sul suo letto iniziai a raccontare tutto, della morte di mamma, del mostro che mi sono ritrovata come padre, della droga di Trunks e del mio modo di affrontare il dolore.
Con delicatezza spostò la stoffa del maglione dal mio braccio, osservando le innumerevoli cicatrici su di esso.
Stette in silenzio, esaminandomi con lo sguardo; mi sentivo penetrata in profondità, come scrutata da quelle irridi color ebano. Vedendo che non proferiva parola decisi che forse, era meglio che fossi io a iniziare.
_non sono masochista!_ dissi decisa _ non provo piacere nel farlo… lo faccio per compensare il resto, mi faccio schifo da sola quando mi taglio, ma… mi fa più schifo pensare al dolore che provo. Facendo così non sento nulla, solo il sangue che cola, niente preoccupazioni, niente di niente._ abbassai lo sguardo, sarebbe riuscito ad accettarmi dopo quello che aveva sentito?
Mi alzò il mento con le dita, i suoi occhi fissavano i miei, era una strana sensazione, mi sentivo come nuda… spoglia.
Provavo soggezione, ma non terrore; le sue labbra toccarono le mie, le sue mani sfiorarono le mie curve, il suo corpo sopra il mio.
Mi fissava ancora, sta volta anch’io lo fissavo
_devi giurarmi che non lo farai più…_ il suo tono era deciso, ma non crudele.
Inghiottii quel poco di saliva che mi era rimasta in bocca.
Avrei dovuto promettere? Pur sapendo che non avrei mantenuto la parola data? Perché non ce l’avrei fatta, quella è l’unica via per arrivare alla mia pace interiore.
_io…_ balbettai incerta _ va bene te lo prometto…_ mi giurai di mantenere la promessa, sorrisi e lo baciai.

Stetti a casa di Goten, per alcuni giorni, non mi andava di vedere né Trunks né Vegeta.
Però, mio malgrado ci dovetti tornare, non mi sembrava giusto dipendere da Goten e comunque sia è quella la mia casa.
Camminando a passo lento e spossato, mi avvicinavo sempre di più al mio quartiere e, una volta davanti al mio uscio pensai bene a ciò che avrei potuto vedere al suo intermo: un tossicodipendente e un uomo ubriaco che bestemmia dinnanzi alla tv.
Appoggiai la mano sulla maniglia, indecisa sul da farsi.
Scivolava sul metallo per colpa del sudore, effetto dell’agitazione, tremava impercettibilmente, chiusi gli occhi e con un respiro profondo varcai la mia soglia.
Non c’era anima viva, si sentiva solo il rumorino tedioso dell’orologio appeso alla parete, i secondi passavano, ed era quello l’unico ostacolo per il silenzio assoluto.
Camminai fino alla cucina, sul tavolo vi era un foglietto bianco, strappato e mal ridotto.
Scritto in fretta e furia, con scrittura tremolante e quasi illeggibile.

Ciao Sorellina,
probabilmente in questo momento starai leggendo questo biglietto pensando a quanto sia stato stronzo e bastardo.
La verità è che io non sono forte quanto te, me ne sono reso conto quella volta in cui a un po’ di polverina non sono riuscito a dire: NO!
Me ne sono reso conto quando ho capito do non riuscire a mantenere la promessa che ti feci.
Te la ricordi? Ti giurai di non diventare un drogato come tutti i miei amici.
In effetti, puoi resistere una o due volta, ma quando in mezzo a una banda di venti persone e tu sei l’unico che ancora non si è bucato vieni brutalmente definito come: “LO SFIGATO” oppure “IL CODARDO” è difficile ignorare gli insulti, è difficile trovare la forza di pensare, è difficile trovare la forza per vivere.
Una come te avrebbe detto: _Gli sfigati siete voi che per farvi fighi vi uccidete con quella merdaccia.
Ma uno come me cosa potrebbe aver detto? La risposta penso la conoscerai da sola.
Ora non sto cercando di biasimarmi, nemmeno di ottenere il tuo perdono.
Quello che ho fatto è orribile e me ne rendo conto, soprattutto ora che senza quella roba non vivo.
È diventata il mio mondo…
L’unica conclusione che ne traggo è  che piuttosto che vivere come un drogato preferisco morire.
Il peso della vita è insopportabile, anche perché una dose di quella linfa vitale costa un patrimonio.
Ti voglio bene Bra, sii forte e non commettere l’errore che ho commesso io…
E non ti preoccupare per me, sono andato, sparito dalla tua vita.
Ti mando un bacio, che spero accetterai.
Con affetto il tuo fratellone…

Trunks


Ben presto quel pezzetto di carta divenne zuppo delle mie lacrime, lo strinsi al petto… il mio fratellone, il mio angelo custode.
Mi lasciai scivolare fino a trovarmi sul pavimento.
Non avevo più la forza di fare nulla, nemmeno di tagliarmi, non mi avrebbe fatto stare meglio.
Mi trascinai sino alla pattumiera, sotto il lavello da cucina.
La strinsi con entrambe le mani, sentivo l’anima scivolare via da me.
Sentivo l’amaro della bile in bocca, qualcosa mi tappava la gola e non mi lasciava respirare, i singhiozzi che emanavo mi stavano facendo soffocare in un mare di oppressione.
La vita stava lentamente smettendo di scorrere nelle mie vene.
L’acido mi saliva in bocca, quel gusto stomachevole  mi pervadeva e riuscivo a percepire solo quello. Con gli occhi mezzi chiusi vomitai in quel cestino dell’immondizia. Liberandomi di tutto, di quel peso, della sensazione di nausea, ma anche… della voglia di vivere.

*********
_la finale di campionato è domani sera… che facciamo? La guardiamo da me oppure stiamo qui?_ Miku parlava a me e a Marron; un mese dopo la scomparsa di Trunks le ferite non si erano ancora del tutto emarginate, ma comunque , facevo buon viso a cattivo gioco.
Fissavo l’intonaco delle pareti del Joy’s Pub con aria insoddisfatta, annuendo poco convinta, tanto per far capire a Miku che avevo recepito il concetto.
_no stiamo qui! Faranno i fuochi artificiali se la nostra squadra vince!_ entusiasta Marron battè le mani.
_ragazzi io mi unisco a voi! Domani sera Goten corre e io non ho voglia di stare la a patire il freddo!_ mi aggiunsi io senza staccare gli occhi dalla parete.
_ma scusa?! Tu mica sei la sua “Mascotte”? senza di te Goten non è lo stesso in pista! Lui dice che senza di te non vince!_ ridacchiò Miku passandosi una mano fra i folti capelli.
_beh io voglio stare qui, se Goten non corre tanto meglio e se non vince cazzi suoi, abbasserà la cresta, gli fa solo bene._ risposi sta volta girando la testa e fissandolo minaccioso.
_ok ok!!_ disse il mio amico agitando le mani.
_palavate di me ragazzi?_ Goten si avvicinò a noi, baciò me sulle labbra e salutò gli altri.
_si parla del diavolo…
_zitta Marron!_ disse scherzoso il mio ragazzo _ piuttosto, piccola domani sera finita la corsa ti porto…
_mi spiace non vengo!
_come?!
_hai capito bene, non mi va… fa freddo siamo solo a inizio febbraio, non ho voglia di tremare dal gelo. Sto qui con loro a vedere la finale poi quando hai finito mi raggiungi_ dissi risoluta
_ma dai piccola! Senza di te ho la sfiga addosso! Se ci sei vinco, se non ci sei perdo!
_mi dispiace Goten, non ne ho voglia!
Il moro girò la testa dall’altra parte offeso _ FAI COME TI PARE ALLORA!_ sbottò e uscì di fretta dal locale, senza lasciare il tempo al cameriere di portargli la birra che aveva ordinato.
 
******

Vincevamo due a zero, Marron si gustava già la vista dei fuochi d’artificio.
Io e Goten non c’eravamo più sentiti dal pomeriggio prima e non avevo nessuna intenzione di chiamarlo.
_FALLO FALLO!!!!!_ urlava un ragazzo ingurgitando bicchieroni di birra.
Fissavo il cielo stellato dalla finestra del Pub, bevendo ogni tanto qualche sorso di cokital alla frutta.
_Bra! Ma ci pensi? Fra poco vedrò i fuochi d’artificio più belli del mondo!
_Marron non ti esaltare! Non è il massimo della vita!_ sbuffai io scuotendo la testa.
Appoggiai la testa sul palmo della mano, il gomito appoggiato sul tavolino, sosteneva il tutto.
Sentii la suoneria del mio cellulare, lessi il nome sul display
_che vuoi Shociro?!_ la voce dall’altro capo mi arrivò straziata e disperata.
Parole fredde, dure, prive di qualsiasi emozione, se non dolore, paura, tristezza.
Il telefonino mi scivolò dalle mani, si aprì in due, una volta toccato il pavimento.
Corsi fuori dal locale, ignorai la voce di Marron che mi chiedeva spiegazioni, ignorai il freddo della sera, ignorai le macchine della polizia ferme alla Street Road, la strada ove corre Goten.
E poi la vidi, la sua moto, distrutta per terra, la carrozzeria del tutto rovinata…
Gli specchietti rotti, accanto ad essi vi era il suo casco… rotto anche quello.
Lo cercai con lo sguardo…
Eccolo, per terra, il sangue dal suo braccio, dalla sua nuca.
Corsi nella sua direzione, mi feci largo tra la piccola folla che aveva attorno.
Presi il suo volto fra le mani, il moro aprì a fatica gli occhi.
_scusami Bra…_ un sussurro, parole lievi che disperdono nel vento.
_Goten….
_te l’avevo detto che senza di te non vinco, sta volta poi… è andata anche peggio_ sorrise, nonostante tutto non aveva perso la sua voglia di ridere.
_non ti preoccupare! Ora stai tranquillo e rilassati, fra poco arriverà l’ambulanza e ti sentirai meglio._ le mie lacrime toccarono il suo volto, si mischiarono al suo sangue.
Chiuse gli occhi per poi riaprirli, tre secondi dopo.
_piccola… è arrivato il momento_ sollevò a fatica il braccio sinistro, mostrandomi il suo braccialetto, ora come ora, rosso dal sangue.
Slacciai il mio e glielo misi al polso, poi feci lo stesso con il suo.
Sorrisi, un sorriso tra le lacrime.
Appoggiai le mie labbra sulle sue.
Il gusto ferracelo del sangue, quello salato delle lacrime.
Ci fissammo negli occhi…
_Bra… canta! Canta per me, per l’ultima volta!_ mi chiese con uno strano luccichio negli occhi.
_ma no! Fra poco arriverà l’ambulanza! Ti riprenderai e torneremo ad essere  la coppietta
felice che eravamo… anzi, che siamo._ dissi io stringendolo a me.
_no Bra, le forze sembrano venire meno, non ce la faccio più… voglio morire con il tuo ricordo nella mente… per favore piccola… canta!_ mi chiese di nuovo, mentre la sua mano accarezzava una mia guancia.
Come da lui chiesto iniziai a cantare, quella canzone… la canzone che tre mesi fa ci fece litigare.
_this is my December, this is my time of the year…_ la voce era fioca e debole, un po’ soffocata.
Vidi il mio ragazzo sorridere, i nostri occhi si incrociarono, l’azzurro fuso con il nero…
Il giorno e la notte, il chiaro e lo scuro… o più semplicemente Bra e Goten, due cuori un’anima.
_ And I… give it all away just to have somewhere to go to_ ripresi a cantare, quelle parole tangenti e dirette, malinconiche e fredde, mi entravano nel cuore, per poi lasciare un amaro segno_ give it all away to have someone to come home to…NO GOTEN NON MI LASCIARE!!!!!!!!!!_ dopo avermi regalato un sorriso chiuse gli occhi, ma sta volta… non li riaprì più.
Ti amo Bra…
Una lacrima sgorgò dall’iride destro, la mano sulla mia guancia, si afflosciò… percorse il mio profilo e cadde a terra.
Inerme….
Abbracciai il corpo di Goten, i miei vestiti si macchiarono del suo sangue.
_GOTEN!!! APRI GLI OCCHI TI PREGO!!!!_ urlavo, stringevo il suo corpo, piangevo.
Niente… nessuna reazione…
Posai le mie labbra sulle sue, delicatamente.
Mi strinsi di più al suo corpo…
Dei botti…
Osservai il cielo, avevamo vinto la finale… c’erano i fuochi d’artificio, per un istante rivolsi il mio pensiero verso Marron. 
Poi pensai alla sera di Natale, io e Goten, i braccialetti, la baita.
_ti amo…_ bagnai il suo corpo con le mie lacrime.
_signorina la prego se ne vada… dobbiamo rimuovere il cadavere_ un poliziotto mi prese per un braccio, mi fece alzare e mi scortò verso un marciapiede.
Rivolsi il mio ultimo sguardo a Goten…
ti amo Goten

*******

Siete scandalizzati?
Ve l’avevo detto che la mia vita non è cosa da poco…
Da allora ho definitivamente chiuso i contatti con il mondo.
Non ho più parlato con nessuno, né più riso.
Ho buttato in un cassetto il braccialetto di Goten.
Attaccarsi al passato non serve a nulla.
Il mio consiglio è di tenervi stretti le persone care, perché potrebbero scivolarvi dalle mani come l’acqua.
La vita ti riserva cose belle e brutte.
Sta a voi tenervi strette quelle belle, perché una volta perse… non avrete più nulla.
Tanto meno un futuro.
Soprattutto se come me, non siete in grado di guardare il presente senza piangere, o senza che il desiderio di morire ti porti via la speranza per vivere. 

The End 

Salve a tutti sn aky... questa è la mia nuova one-shot, siceramente pensavo di tagliarla in quattro parti data l'eccessiva lunghezza, ma ci ho ripensato copnsiderando che ne ho già due di fic a capitoli in corso e mi bastano e avanzano per ora^^  A proposito non ho intenzione di abbandonare nè "niente è come sembra" nè "Dragon Dark" quindi dico ai lettori di queste di stare tranquilli. Spero non vi siate rotti di leggerla... un bacio grandissimo aky^^

  
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