Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: Limnia_Black    03/10/2007    1 recensioni
"Snowie..."
Aveva esordito così milioni di volte, cosa potevano mai rappresentare per lui quelle tre parole?
Le più stupide, le più banali, le più abusate.
...Io ti amo...
( Limnia_Black & LittleMissMaddy Corporation )
Introduzione modificata. E' vietato inserire più di un tag br per volta all'interno della stessa.
Nausicaa212, assistente amministratrice.
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A giudicare dal suo aspetto quel bambino aveva preso molto dal padre e poco dalla madre.
Era quello che Blaise si ritrovava a pensare ogni volta che lo guardava in viso.
Il colore dei suoi occhi, la luce malefica che qualche volta vi vedeva riflessa, il suo nasino perfettamente dritto, e la pelle chiara.
"Cadaverica" l'avrebbe definita Pansy se fosse stata in condizioni di farlo, poi avrebbe riso e scosso la testa com'era solita fare quando prendeva in giro qualcuno per cui provava un qualche genere di sentimento positivo.
Blaise sospirò: era molto tempo che Pansy aveva smesso di ridere.
Il bambino sedette sulla poltrona di fronte a quella di Blaise, con lo stesso broncio che aveva visto mille volte passare sul volto dell'amico di tante battaglie e di tante sciocchezze, sebbene la piega delle labbra fosse inconfondibilmente quella della madre.
"Allora...è da quando sono venuto a prenderti a King's Cross che non apri bocca, si può sapere che hai?"
"Niente" fu la laconica risposta del ragazzino mentre incrociava le braccia al petto con aria risentita.
"Oh certo" disse Zabini ironico "e io sono un vermicolo".
"Può darsi" una voce conosciuta dietro le spalle di Blaise li fece sobbalzare entrambi, la figura elegante e snella di Draco Malfoy si palesò sullo stipite della porta "in definitiva l'ho sempre detto che dovevi essere imparentato con un Lepricano o con un elfo domestico".
"Io ho parlato di vermicoli, veramente" fece educatamente notare Blaise mentre reprimeva l'impulso atavico di fare lo sgambetto a Draco che gli passava davanti.
"Si si...quello che è" tagliò corto Draco notando l'espressione del bambino, solitamente accanito sostenitore dell'uno o dell'altro nel corso delle numerose schermaglie che li vedevano perennemente contrapposti, le discussioni, come la loro amicizia, non avevano mai fine.
"Zio Draco...Zio Blaise..." esordì il bambino alzando i grandi occhi color acquamarina sui due, che gli restituirono lo sguardo, in attesa.
"...oggi sul treno Julius Avery e Robert Goyle non mi hanno lasciato in pace neanche un minuto..." qui fece una pausa, socchiudendo gli occhi, sembrando più che mai sul punto di piangere "...continuavano a dire che mio padre non era altro che un vigliacco e un traditore...e che è stata colpa sua se il Signore Oscuro è caduto...".
La nocche di Blaise Zabini, da sempre il più impulsivo di loro, si fecero bianche, Draco parve invece non cambiare espressione, anche se un'ombra comparve nel suo calmo sguardo perlaceo.
"Theodore Nott...era...un uomo per bene, un amico leale e un mago pieno di talento" la voce di Draco vibrò mentre sembrava scegliere ogni parola con estrema cura, e pronunciarla come se gli pesasse immensamente.
"Voglio raccontarti qualcosa su tuo padre, Theo" intervenne Blaise, attirando l'attenzione di entrambi.



.(( Almost painful passion )).


Non si poteva toccare Pansy.
Era una regola non scritta nel loro codice personale.
Chiunque poteva dire quello che voleva su di loro, ma Pansy non doveva essere sfiorata: La pena per chi lo faceva era a discrezione del terzetto di Slytherin più famoso - e temuto - della scuola.
Solitamente le soluzioni più crudeli e fantasiose venivano adottate da Theodore Nott, mentre le più spicce ed immediate da Blaise Zabini.
Draco Malfoy costituiva una ragionevole via di mezzo.
Non potevano agire altrimenti, Pansy era la loro Dama, la loro Regina. Il loro Tutto.
Nessuno poteva insultarla o ferirla, perchè loro l'amavano. E lei li amava.
Perchè l'avrebbero protetta a costo della vita, se necessario.
Blaise, Draco, Pansy e Theo si conoscevano fin da quando erano dei marmocchi. Uniti nel bene e nel male.
Insieme erano cresciuti, insieme erano approdati ad Hogwarts, e insieme, più tardi, ne sarebbero usciti.
Questo lo ricordavano bene, quello che, per qualche motivo nessuno di loro ricordava, era come l'amicizia e il rispetto per Pansy fossero lentamente ma inesorabilmente mutati in qualcosa di più profondo.
Una passione quasi dolorosa.
I primi due anni di scuola erano trascorsi nel più completo anonimato per la Parkinson, mentre già gli altri tre mettevano bene in chiaro chi comandasse lì dentro.
Pansy, al tempo, era minuta ed insignificante, un caschetto nero, due profondi occhi castani e poco altro che fosse degno di nota.
Era stato al terzo anno che la ragazza era letteralmente sbocciata.
Theo, cervellotico come sempre, le aveva attribuito il nomignolo di Oleandro: Un fiore tanto bello quanto velenoso. E Oleandro veniva chiamata ancora qualche volta.
Era diventata una tredicenne incredibilmente matura e maliziosa. Il tutto aveva coinciso con la fatidica "Prima volta".
Un evento, a giudicare da come ne parlava Draco, suscitando negli altri due ben più di una punta d'invidia.
Eh sì, perchè se da una parte Pansy vedeva Theo e Blaise alla stregua di fratelli, loro la vedevano come una cugina. Magari, anche un po' alla lontana.
Ad ogni modo avrebbero fatto qualunque cosa per Pansy.
Come quando un anonimo Corvonero, al loro quinto anno, ebbe da ridire sul suo comportamento decisamente ambiguo.
"D'altronde lo sanno tutti che la Parkinson è una che se li è girati tutti. Vi divertite molto con lei, no?" aveva detto incautamente il ragazzo, volgendo un'occhiatina maliziosa ai tre Serpeverde. La biblioteca era praticamente deserta, se non fosse stato per la Bibliotecaria tutta occupata a spolverare alcuni tomi in qualche angolo remoto.
"Io ti.."
Blaise, il più impetuoso tra di loro, era già pronto con il pugno alzato ad attaccare il maltrovato ragazzino che, istintivamente, si ritrasse sotto lo sguardo Tempestoso del moro.
"Fermo, Bes, fermo!" lo aveva ammonito Theo, stendendo un braccio di fronte all'amico nel tentativo di arrestare momentaneamente la sua collera.
"Non ancora, almeno" proseguì sottovoce, mellifluo. Il Serpeverde avanzò di un passo, parandosi praticamente di fronte al grato Corvonero.
"Che c'è Nott, la verità fa male?" s'informò imprudentemente.
"Mai quanto questo" sibilò Theo, stendendo di colpo il braccio ed assestando un poderoso destro al naso del giovanotto, sotto gli occhi spalancati di entrambi gli amici.
"E questo" ringhiò Blaise riprendendosi dallo stupore, rifilando nel frattempo un calcio nello stomaco al ragazzo disteso sul pavimento.
"Che canaglia, Theo. Credo che sia svenuto.."
Draco si era fatto avanti, chinandosi accanto al Corvonero riverso a faccia in giù. Si rialzò con aria disgustata, sfiorando con la punta della scarpa nera ed austera una gamba della sfortunata vittima.
"Ora cosa ne facciamo?" indagò candidamente rivolgendo un'occhiatina divertita ai compagni di Casata. Blaise scrollò le spalle e indicò Theodore, come a dire "E' lui la mente".
"Petrificus Totalus" esordì quest'ultimo con un cenno della bacchetta magica.
Dopo neanche un'ora la McGranitt era stata informata del fatto che un ragazzo del Corvonero si era arrischiato a raggiungere da solo, e senza alcun tipo di permesso, la Foresta Proibita. Certo, la Vice Preside aveva avuto da ridire sul fatto che fossero proprio i Tre Serpeverde più pestiferi della scuola a denunciarlo, ma a faccenda conclusa dovette ringraziarli per l'informazione e scalare cento punti guadagnati con fatica dalla casata delle Cornacchie - con somma soddisfazione del trio, ovviamente.
Ma non era quella la ricompensa che aveva attirato la totale attenzione dei ragazzi: Quella stessa sera Pansy Parkinson aveva fatto il suo ingresso nella Sala Comune e si era diretta verso di loro guardandoli con aria sconcertata.
"Chi è stato?" aveva sbottato sdegnata, indirizzando ai tre cherubini che aveva di fronte uno sguardo carico di risentimento.
"A fare cosa?"
"A mettere nel sacco quel cervellone di Smith. Dicono che lo abbiano beccato mentre se ne stava bello steso all'ombra di un albero all'inizio della Foresta .. Ovviamente c'entrate qualcosa. No?"
La totale fiducia che Pansy riponeva nella loro malignità talvolta li stupiva.
"Ci credi tanto cattivi?" domandò Draco con aria affranta.
"Sì" ribadì gentilmente lei.
"E' stato Theo" sussurrarono quasi all'unisono i due, cercando comunque di evitare che la notizia trapelasse al di fuori del loro gruppo.
"Ce l'avete sempre con me!" ringhiò offeso l'accusato, balzando in piedi imbronciato.
"Quante storie.. Posso sapere che cosa ti ha fatto?"
Ma in risposta non ebbe che un grugnito indecifrabile. La ragazzetta inarcò un sopracciglio e attese spazientita. "Eh? Come?" domandò nuovamente. "Ti aveva insultato" ripetè con veemenza il biondino. Pansy, senza neanche pensarci, si sbilanciò verso di lui gettandogli le braccia al collo: "Mio eroe!" cinguettò amabilmente, cambiando così rapidamente opinione da spaventare un gruppetto di primini seduto accanto a loro. Si erano voltati ad osservarli fin da quando lei era entrata con aria tempestosa, per osservarli in completa adorazione.
Erano un po' gli eroi di quei bambini, a dire il vero. E quella situazione non pareva mai gravare loro addosso. Si erano sempre calati bene nei panni dei grandi padroni.
Infondo, ce l'avevano nel sangue, no?
"Beh, noi andiamo.. Draco?"
"Sì, sì. Lasciamoli soli" aveva borbottato tetramente l'altro biondino, alzandosi con una scrollatina di spalle.
Per quella sera, Pansy era stata solo, e totalmente, sua.


Ma con lei era come stare su un'altalena. Prima su e poi di nuovo giù, in basso. Non sapevano mai come prenderla. Essere il suo favorito oggi significava non esserlo domani, certamente. Incostante e volubile, Pansy Parkinson li aveva amati da sempre, e continuava a farlo anche ora.
Avevano terminato gli studi con ottimi risultati, tutti e quattro. Erano cambiate molte cose, ma nulla era mutato all'interno del loro gruppo. Loro la amavano ancora.
E Lui, evidentemente, più di tutti.
Theodore Nott, segnato inevitabilmente dagli ultimi cinque anni che lo avevano visto protagonista di una guerra infinita.
Da giovane Diciassettenne pieno di sogni e nobiltà, si era trasformato in un Mangiamorte Ventiduenne, riconosciuto per i suoi meriti, tra cui battaglie vinte e vari assassinii.
Ma non era mutato quel suo sguardo adorante, quello sguardo che, da sempre, aveva riservato soltanto a Lei.
"Oleandro?" la richiamò con voce pacata, scuotendo la testa per scacciare tutti quei ricordi.
"Sì, sì. Ancora un momento e sarò pronta" si sentì rispondere da dietro un paravento. Si era rifugiata lì dietro dopo aver giaciuto con lui per tutta la notte. Era stato di nuovo lui il fortunato, come mille altre volte prima d'allora.
"Eccomi qui, Lilium" cinguettò allegramente, deridendolo come al solito per quel nome in codice che gli era stato affidato. Loro, il nuovo squadrone di giovani arrivati al cospetto dell'Oscuro, vennero soprannominati "I fiori del Male", ed ognuno aveva ricevuto un nome adatto a lui.
Theodore si alzò dal letto e scosse con un braccio il mantello nero che si era già assicurato sulle spalle, poi si volse a raccogliere la maschera d'Argento dal comodino posizionato accanto al baldacchino. La raccolse tra le mani e l'indossò. Pansy fece lo stesso, e subito furono sulla porta, pronti a partire in un nuovo attacco.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Limnia_Black