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Autore: Rico da Fe    16/03/2013    5 recensioni
Le potenze dell'Asse, naufraghe sull'isola di Mamelle (Seychelles), sono costrette come al solito a subire i numerosi attacchi degli Alleati (nonché del wok di Cina)... Ma Italia, da parecchi giorni, non sembra più lo stesso e si comporta in modo strano. Cosa gli succede? Come mai tutto d'un tratto é diventato così feroce e inquietante? Dov'é finito il caro vecchio Feliciano pavido, goffo e adorabile di sempre? Leggete e saprete!!! XD
P. S. È possibile che compaiano elementi sovrannaturali... Del resto, sull'isola è naufragato anche Inghilterra!!! XD
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 2p!Hetalia, Allied Forces/Forze Alleate, Axis Powers/Potenze dell'Asse, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Era la solita notte scura e tranquilla.
La spiaggia dormiva silenziosa, disturbata solo dal ritmico infrangersi delle onde blu intenso sul bagnasciuga, mentre la brezza marina accarezzava dolcemente le palme e la vegetazione verde scuro che ornava il costone di roccia a picco sulla spiaggia. Sospeso tra il blu e il verde, sulla spiaggia, il campo delle potenze dell'Asse riposava illuminato dal tenue bagliore aranciato di un bivacco.
Intorno al fuoco, Germania, Giappone, Italia, Romano, Austria e Prussia attendevano pazientemente che Ungheria finisse di cuocere i fagioli in scatola. La ragazza, data un'ultima punzecchiata ai legumi con il cucchiaio intagliato da Germania qualche giorno prima, iniziò a riempire i piatti e a passarli agli altri, visibilmente a disagio.
"Mi spiace, ragazzi... E tutto quello che abbiamo. Non si è salvato quasi nulla dal naufragio..."
"Non fa niente, Ungheria" la consolò Austria "un po' di spirito di adattamento, e anche dei semplici fagioli in scatola possono diventare un piatto da re..."
"Tse! Ma sentitelo!" lo canzonò (come al solito) Prussia, prendendo la sua porzione e aggredendola con foga.
"Beh..." si intromise Giappone, prevedendo una nuova Guerra dei sette anni "...sicuramente è meglio dei piatti di Igirizu-san..."
"Già" mugugnò Germania, accettando anche lui il suo piatto e ringraziando l'alleata ungherese "persino lo sterco di cavallo è meglio dei suoi scones..."
A quell'uscita, tutti ridacchiarono, più per il fatto che a fare la battuta fosse stato Germania che non per la battuta in sé.
A Italia sfuggì solo una risatina sprezzante.
Germania lo guardò con la coda dell'occhio.
'Certo che Italia è davvero strano ultimamente...' pensò il tedesco, ruminando i legumi e rivolgendo una seconda occhiata all'italiano.
Era ormai da un po' di giorni che la nazione si comportava in modo strano: seguiva gli allenamenti senza fiatare, come Giappone, e si esercitava a lungo con il fratello nel combattimento con le lame, in particolare con il coltello che lucidava e affilava ogni sera, sedendosi accanto a Giappone vicino al fuoco mentre questi sistemava la katana.
Anche fisicamente sembrava cambiato: i capelli castani e fulvi sembravano più scuri, mentre gli occhi brillavano sempre di un'insolita e inquietante luce rossastra; un ghigno sottile e subdolo aveva sostituito ormai da tempo il sorriso scanzonato e innocente che lo faceva sembrare addirittura cretino.
Aveva addirittura cambiato la divisa: non più la solita uniforme militare blu elettrico, ma una ben più consona divisa color ocra scura, con tanto di stemma sul braccio e cappello marrone piumato.
'Inizio a preoccuparmi...' pensò la nazione teutonica, ma scacciò subito dalla mente tutte quelle paranoie: semplicemente Italia aveva deciso di darsi una svegliata e sfruttare tutti i suoi straordinari potenziali, gli stessi potenziali che tempo addietro gli avevano permesso di sconfiggere Turchia ed Etiopia e di contribuire alla vittoria della triplice Intesa durante la Prima Guerra Mondiale. Si stava solo impegnando. Punto.
 
Continuarono a mangiare, scambiandosi commenti sottovoce, come se temessero di svegliare qualcuno.
Occhi aperti e orecchie tese; mai abbassare la guardia, specie se sulla stessa isola "deserta" su cui sei naufrago ci sono anche i tuoi nemici pronti ad attaccare.
Germania le orecchie le teneva sempre tese, nonostante fingesse di essere soprappensiero.
Il rumore delle onde marine a sinistra, il fruscio dolce e delicato delle piante a destra, la brezza marina intorno, il curioso gracchiare di Gilbird appollaiato sulla testa di Prussia, il cozzare dei cucchiai contro i piatti, le mandibole che lavoravano, il fuoco che scoppiettava pigramente lì davanti... Un ramo spezzato. Crack!
L'unico rumore troppo insolito per essere normale in quella pace assoluta.
'La brezza è troppo leggera per spezzare rami' pensò Germania, posando tranquillamente il piatto e mettendo mano alla pistola 'e gli animaletti della foresta non li schiantano in questo modo...'
Guardò Giappone. Questi ricambiò con uno sguardo d'intesa: anche lui aveva sentito.
Passò in rassegna gli altri: Prussia estrasse il revolver dalla divisa blu scuro, Austria acchiappò la baionetta, Ungheria strinse il manico della padella ancora sporca e bollente e i due Italia tirarono fuori i coltelli.
"VAI CINA!!! ATTACCA!!!"
Scattarono tutti e sette in piedi e si voltarono verso il costone di roccia: schierati lì sopra, sotto le stelle, gli Alleati li guardavano dall'alto. La risata sguaiata di America li accolse mentre Cina si lanciava giù dalla scarpata e atterrava fulmineo davanti a loro, sulla sabbia, agitando una sorta di padella e un mestolo.
Rapido il cinese disarmò Prussia e lo tramortì; stessa sorte toccò ad Austria, che non fece in tempo a usare la baionetta; e dopo una furiosa lotta a suon di padellate, anche Ungheria finì col mangiare la polvere (o meglio, la sabbia), non prima di aver ustionato Cina sul volto con la padella bollente. Poi toccò a Germania: un colpo ben assestato, e il tedesco si ritrovò a terra privo di sensi, seguito a ruota dal giapponese.
Diminuito drasticamente il numero di avversari, Cina si voltò verso i due italiani, già sapendo che avrebbe visto come sempre Italia pronto a sventolare la bandiera bianca e a implorare pietà col fratello che lo ricopriva di insulti dalla testa ai piedi.
E invece no.
Cina sbatté le palpebre confuso: dov'era la bandiera bianca? Dov'erano le suppliche e i piagnistei? Dov'erano le bestemmie di Romano?
Sconcertato, il cinese guardò i due italiani in posizione da combattimento, i coltelli in mano, pronti a menare fendenti se si fosse avvicinato o a lanciarli con letale precisione qualora fosse rimasto fermo dov'era.
"Cina... Che succede?"
America, seguito dagli altri Alleati, li raggiunse sulla spiaggia.
Tutti e cinque osservarono confusi Italia e Romano. Perché non tentavano neppure di darsela a gambe? Perché invece di implorare per la loro vita li sfidavano a viso aperto, con quei ghigni truci stampati sulle labbra e i coltelli baluginanti nel buio?
"Allora?" sibilò Italia, la voce dolce come il miele e fatale come un veleno "Cosa c'è? Non vi piace il mio nuovo look?"
"A-al contrario, Italie, stai benissimo!" commentò Francia, guadagnandosi un'occhiata truce da parte dei suoi alleati (a parte Russia, che gli rivolse un affettuoso 'kolkolkol...').
"Che volete? Io so riconoscere lo stile quando ce l'ho davanti!" protestò Francia stizzito.
"Tante grazie Francia..." rispose calmo Italia, continuando a sorridere.
Il coltello brillò nella sua mano.
"I-Italy..." Inghilterra arretrò di un passo, preoccupato.
"C-che ti succede... Mon petit frére?" anche Francia arretrò, imitato da America e Cina. Russia restò dov'era, ma smise di sorridere.
"Se permettete, amici miei, a questa domanda rispondo io."
Romano, fino a quel momento rimasto in silenzio, sorrise gongolante.
Ah, se non fosse stato per lui...
 
 
"Ve~ fratellone, come mi piacerebbe essere più forte!"
Romano si avvicinò al fratellino, come al solito in preda ai complessi d'inferiorità dopo un estenuante allenamento nella foresta assieme a Germania e Giappone.
Erano entrambi nella loro tenda sulla spiaggia, e Italia, accovacciato sulla branda, piagnucolava con la testa appoggiata sulle ginocchia.
"Cosa darei per poter essere più forte!"
Romano si chinò su di lui, guardandolo dritto negli occhi.
"Cosa daresti, sentiamo!"
Anche lui avrebbe dato qualsiasi cosa perché il fratello diventasse meno pavido, goffo e incapace: sentiva che con un fratello più "cazzuto" a fianco avrebbe potuto anche lui sfruttare il suo immenso potenziale. Italia infatti aveva lo sciagurato dono di ingigantire l'entità del pericolo con i suoi piagnistei e le sue lamentele, finendo per condizionarlo e farlo diventare più codardo di quanto in realtà fosse. Ma se solo fosse stato più forte...
"Darei qualunque cosa... Romano, qualunque cosa!" Italia tirò su la testa e lo guardò dritto negli occhi. "Toglimi la debolezza, Romano! Toglimi la codardia! Toglimela, se puoi!"
"Davvero vuoi che te la tolga?" chiese Romano, fissandolo con i suoi occhi castano scuro.
Italia annuì.
Il meridionale sorrise e si allontanò. Frugò nei bagagli alla ricerca della scatola: l'aveva fregata a Inghilterra giusto qualche giorno prima, ed era piena di oggetti utili tra cui anche una certa fiala dal contenuto parecchio azzeccato...
Italia lo vide trafficare con i bagagli e le provviste.
Restò in silenzio a domandarsi cosa stesse facendo Romano, finché questi non sì voltò reggendo qualcosa in mano.
"Ecco fratellino" gli si avvicinò, porgendogli un oggetto sferico che si rivelò essere una mela di un vivido rosso scarlatto. "Un morso, e la tua codardia andrà a farsi fottere (possibilmente da Francia)!"
Italia allungò la mano e prese la mela, titubante.
"V-ve~... N-non è... Pericolosa, vero?" chiese guardando la mela con una certa inquietudine. "Ti ricordi l'ultima volta che mi hai rifilato qualcosa di magico preso a Inghilterra? Non vorrei ritrovarmi Ungheria di nuovo nel letto..."
"Tsk! Io ti offro un rimedio alla tua codardia e tu fai tante storie!" sbottò Romano, poi aggiunse in tono insinuante: "Forse hai paura..."
Italia, punto sul vivo, gli lanciò un'occhiata di sfida e, rapido, si cacciò la mela in bocca e diede un morso.
Masticò il boccone.
Mandò giù.
Immediatamente iniziò a sentirsi strano.
"R-Romano... C-cosa..."
Mentre un ghigno soddisfatto affiorava tra le labbra di Romano, Italia fu colto da una violenta vampata di calore, unita a un fortissimo senso di oppressione al petto e al collo.
"B-bastardo... M-mi hai... Avvelenato!"
Si strappò la cravatta dal collo. Caldo... Il caldo lo stava strozzando...
Si alzò e barcollò fino alla parete opposta della tenda. Boccheggiò alla ricerca di aria.
"Sai" disse Romano, godendosi lo spettacolo con un sorrisetto gongolante "volendo avrei avuto tutti i motivi per farlo..."
Si accese una sigaretta.
Italia, nel frattempo, si strappò di dosso la giacca blu della divisa, non curandosi dei bottoni che schizzarono in ogni dove.
Mosse qualche altro passo, respirando sempre più faticosamente, e urtò con i piedi la bisaccia dove Romano metteva tutti i coltelli. Aveva la vista offuscata, gli bruciava la gola... Fiamme sembravano divorarlo dall'interno, consumandogli il cuore, i polmoni, lo stomaco...
Le gambe gli cedettero, e cadde dietro la branda di Romano, trascinando con sé i bagagli salvatisi al naufragio.
"Coraggio, fratellino..." commentò tranquillo Romano "... Tra poco sarà tutto finito..."
Italia non si rialzò. Nessun segno di vita proveniva da dietro la branda.
"I-Italia?"
Il meridionale iniziò a preoccuparsi.
Che avesse sbagliato fiala?
"Ita..."
Improvvisamente, un braccio scattò da dietro il letto e una mano artigliò le lenzuola, lacerandole con le unghie.
Colto di sorpresa, Romano sobbalzò e lasciò cadere la sigaretta.
Una figura emerse davanti al giovane. Una figura che assomigliava tanto a Italia, ma che non era affatto Italia.
"Ciao, fratello caro!"
"I-Italia... C-cosa..."
Romano guardò il fratellino negli occhi. Occhi color nocciola, illuminati da un sinistro bagliore rossastro e increspati da una luce inquietante...
Faceva paura.
Il meridionale deglutì, mentre l’altro con nonchalance tirava fuori una delle sue divise color ocra e giocherellava con un coltello.
“Sai, fratello caro, mi piacerebbe imparare a usarli, questi aggeggi…”
Passo’ un dito sulla lama, ferendosi il polpastrello.
“Sembrano pericolosi.”
“I-Italia...” mormoro’ Romano, titubante “…Ha-ai gli occhi rossi… t-tranquillo, un paio di lenti a contatto e…”
Italia rise. Una risata che fece accapponare la pelle all’italiano del sud. Cristallina e tagliente, come frammenti di vetro lucenti e pericolosi su un pavimento…
“Oh no, Romano… Vedi, vorrei che i miei alleati e il nostro Duce mi vedessero cosi’… voglio che vedano in cosa mi hanno costretto a diventare!”
Romano lo guardo’ mentre si provava un cappello marrone con due piume grigie.
Sorrise soddisfatto. Oh si’. Era proprio quello il fratello che voleva.
“Perfetto!”.
 
 
NOTE DELL'AUTORE
 
Ricordate, per chi l'ha visto, il film "Il grande e potente Oz"? Ebbene, per il flashback mi sono ispirato proprio a una scena di quel film, quando la strega Evanora fa diventare malvagia Teodora con la mela...
Invece l'episodio citato da Italia, sempre nel flashback, è tratto da una storia di TonyCocchi, "Feliciano inguaribile seduttore"... Leggetela e ne saprete di più!
Come reagiranno gli Alleati a questo sorprendente e repentino cambiamento di Italia? Scopritelo (se volete) nel prossimo capitolo!!!
 
  
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