- La commedia è una rappresentazione che si ispira alla vita quotidiana e ha come protagonisti personaggi comuni, coinvolti in situazioni comiche o equivoche che suscitano.. – La professoressa continuava a parlare dei principali generi teatrali aiutandosi con il libro di letteratura, cercando, invano, di far si che tutta la classe stesse attenta e non perdesse una virgola delle sue spiegazioni, spesso molto noiose a causa del suo lento parlare a bassa voce;
Infatti, raramente tutta la classe riusciva a starle al passo senza rischiare di addormentarsi, le ultime file principalmente, tra cui me. Giuro, non si riesce ad sentire nulla da qui sotto! 
Spesso si era posto questo problema alla professoressa stessa, che, convinta fosse solo una scusa per permettersi delle distrazioni durante le sue ore di lezione, ha completamente ignorato le richieste fatte sopratutto dalle sue alunne più volenterose nel voler seguire e che non volevano rischiare di non capire una mazza degli argomenti trattati in classe.

Come già detto, essendo in penultima fila e avendo, inoltre, scarse capacità di concentrazione, non riesco mai a seguire le sue lezioni. Al contrario della mia compagna di banco, Arisa, sempre attenta e precipitosa nel prendere appunti nonostante si sentisse poco e niente.
Beh, fortuna che a casa mi basta una veloce lettura all’argomento assegnato per capire e memorizzare il tutto, o quasi, almeno qualche piccola incomprensione ogni tanto si può pur sempre avere.
Il mio banco, poi, è proprio circondato da ogni tipo di distrazione: davanti le due chiacchierone della classe, Ui e Ai. Un parlare continuo e ininterrotto di gossip e solite discussioni da ragazzine snob e ficcanaso, il che rendono, la bassa voce della professoressa, ancor più impossibile da sentire.
Alla mia sinistra, invece, vi è la terza ed ultima finestra della classe, da cui si può ammirare l’enorme area sportiva della nostra scuola, ogni ora occupata da una classe per praticare attività fisica durante l’ora di ginnastica. 

E alla mia destra.. mi fermai un attimo ad osservare Arisa, intenta come sempre a prendere appunti, concentrata su quel foglio di quaderno, scrivendo con la matita a una velocità che, per i miei occhi, era incredibile. Non le sfugge mai niente, ottiene sempre il massimo dei voti ed è amata da tutti. Di solito, infatti, chiedo sempre a lei di rispiegarmi qualcosa, quando non mi è del tutto chiara, e lei, con gentilezza e massima disponibilità, sta con me ore ed ore fin quando il dubbio non mi è chiaro. Una ragazza meravigliosa a parer mio, meravigliosa in tutti i sensi.
Quando si accorse che la stavo fissando si girò a chiedermi se ci fosse qualcosa che non avevo capito, sfoderando uno dei suoi dolcissimi sorrisi. Le feci un cenno con la testa per dirle che era tutto apposto e riprese a prendere appunti.

Arisa è la mia migliore amica sin dall’asilo, l’unica che, nonostante tutto, non mi ha mai abbandonata, specialmente nei momenti di bisogno.
- Kousaka, vuole forse continuare lei a leggere? – Chiese la professoressa, distraendomi dai miei pensieri, con il tono di voce più alto del solito. Probabilmente per attirare la mia attenzione.
- S-si, certo professoressa! – risposi balbettando in preda al panico, cercando, spaesata, il punto da cui dovevo iniziare a leggere.
- Pagina 290, quinto rigo, svelta! – Mi sussurrò Arisa avvicinandosi, salvandomi la pelle, avendomi vista in difficoltà. Le feci un sorriso per ringraziarla e iniziai subito a leggere come richiesto.

Dopo quelle interminabili 6 ore, la campanella finalmente suonò e tutti si alzarono precipitandosi nel corridoio, chi per uscire e tornare a casa, chi per andare in sala professori a consegnare dei fogli per l’iscrizione ai corsi pomeridiani, chi per incontrarsi con qualcuno e andare a pranzo.
Lenta e stanca come ogni fine giornata, riposi i libri nello zaino e raggiunsi Arisa che mi aspettava da un pezzo fuori la classe.
Uscendo sbuffai. Ero così stanca che non avevo nemmeno voglia di parlare. Fin quando, colta di sorpresa da Arisa che, quasi per tirarmi su, mi prese timidamente per mano e mi fece strada fino al cancello della scuola senza aprir bocca e così feci anch’io. Mi lasciai guidare come se fosse la prima volta che percorrevo quella strada e avessi paura di perdermi.. Nonostante la strada da percorrere fosse tutta dritta.

Aspetta un attimo. Mi aveva appena presa per mano? Arrossii di colpo al solo pensiero e la guardai attentamente.
Sembrava volesse nascondersi il viso; Camminava poco più avanti a me e a passo leggermente più veloce del solito.
Non mi teneva per mano da quando eravamo piccine, era sempre lei a farlo e mi rendeva davvero felice quando lo faceva. Mi sentivo voluta bene, davvero.
Era strano. Era da tanto che non sentivo la sua calda mano stretta alla mia. Era piacevole.
Sarà che non c’ero più abituata.. 
Mi vennero i brividi e strinsi la presa avvicinandomi a lei. 
- Allora andiamo a pranzare al solito parco anche oggi? – Le domandai a bassa voce per non rovinare quello strano, ma gradito, momento.
- Si. Ho scoperto un angolo del parco molto carino l’altro giorno .. Mi piacerebbe portarti lì! .. se ti va. – Sorrideva mentre rispondeva. Anche se non la stavo guardando lo sentivo, sentivo la presenza di quella sua infinita dolcezza.
Era come se in quel momento dipendessi da lei. Sentivo una strana sensazione che non avevo mai provato prima.
Ero felice.

Non risposi, ma lei sapeva benissimo che mi andava. Mi andava eccome.