The
Seventh:Winter
·
PART 5: Keepin’
·
Chapt.5: But the Tigers come at Night.
Fate, it seems, is not
without a sense of irony.
“Madre?”
Frigga
congeda le ancelle con un cenno della mano. Le sei fanciulle accennano ad un
inchino alla Regina e poi al principe appena entrato, prima di sparire dalla porta
in completo silenzio.
“Desideravi
parlarmi?” Loki studia il volto della regina nel
riflesso dello specchio.“Sei splendida, questa sera.”
“E le
altre volte no, caro?”
Ricambia
il sorriso e si avvicina, mentre Frigga finisce di sistemarsi il pendente all’orecchio
prima di voltarsi e rivolgergli lo sguardo raggiante. “Questa sarà una grande
serata, figlio mio.” Mormora affettuosamente, carezzandogli la mano che Loki le ha posato sulla spalla. “Immagino che le nostre
ospiti siano giunte, vero?”
Loki annuisce. “Heimdall ha appena avvisato
Thor del loro arrivo.”
“E per
quale motivo non sei ad accoglierle?” la carezza si trasforma in un buffetto
sull’avambraccio. Loki reclina la testa e si stringe
le spalle. “Madre, temo ti stia creando troppe illusioni, io ed Addison non…”
“Lo so, lo
so… questa non sarà una presentazione formale. Ma
stasera è qui a festeggiare con noi, e sarà al tuo fianco, ed i tuoi propositi
di osteggiare la mia felicità nel saperti accanto alla persona che ami non mi
toccheranno minimamente. Perciò ti chiedo sin da ora di non sminuire questo
evento.”
“Come
desideri.”
Una ciocca
di capelli corvini scivola tra le dita della regina e riprende il suo posto
dietro all’orecchio: “Sei nervoso?”
“Imbarazzato
sarebbe il termine più adatto.”
“Oh, sempre
così introverso …!” Abbassando lo sguardo Loki si
allontana volgendole le spalle, le mani intrecciate nervosamente tra di loro e
Frigga teme di essere sembrata insistente e di averlo importunato, lui che è
sempre stato molto schivo ed introverso nel mostrare i propri sentimenti. Rammaricandosi di questo improvviso silenzio e del suo gesto nervoso decide
di cambiare discorso: “Devo solo decidere
quale collana mettermi al collo, ti spiacerebbe aiutarmi a sceglierla? Come
facevi da bambino, rammenti? Avevi tanto buon gusto!” Si rasserena, quando
cattura l’ombra di un sorriso sulle labbra di suo figlio, prima che muova
qualche passo verso lo scrigno aperto dei suoi gioielli.
È un
ricordo dolce, quando scivolava negli appartamenti di sua madre prima di un
evento importante e l’ammirava vestirsi ed imbellettarsi. Quando le ancelle di
Frigga si ritiravano e restavano soli, lui sceglieva i gioielli che le ornavano
il collo ed i polsi. Era il momento in sua madre era solo sua, senza la
presenza di Thor a reclamare avide ed irruente attenzioni. C’era il riflesso di
Frigga, il suo sorriso e la sua voce calda e rassicurante, ed il suo compiacimento
nell’indossare le perle ed i diamanti che aveva scelto per lei.
“Oh, Loki… questa collana è sempre stata la tua preferita!” Le
dita di Frigga accarezzano le sue, il filo d’oro sottile attorno al collo. La
Regina ha gli occhi lucidi ed il sorriso commosso che trema. È serena, è felice
e a Loki, per un istante, pare di essere tornato
indietro nel tempo, di essere di nuovo il bambino che assaporava un momento
privato con sua madre.
“Tuttavia,
questo gioiello valorizza il collo di una giovane, non più il mio.”
“Il vostro
collo non ha nulla da invidiare a quello una fanciulla, madre.”
“Oh,
adulatore!” Lo sguardo di Frigga si fa più serio mentre
lascia scivolare il gioiello di dosso, raccogliendolo nel palmo della mano per
poi cercare quello di Loki e appoggiarcelo sotto lo sguardo
spiazzato del figlio. “Desidero che tu lo prenda.”
“Madre…!”
“Insisto.
Ma promettimi solo che lo donerai a qualcuno di speciale, quando sarai sicuro
di ciò che provi nei suoi confronti. Quando lo vedrò al collo della fanciulla
che sarà al tuo fianco, capirò che la tua scelta è stata fatta, e ne sarò
immensamente felice. Promettimelo.”
Loki abbassa la testa sul gioiello nel palmo e le mani tra le
sue, il cuore stretto in una morsa. “Che valore può avere la promessa del
Signore della Menzogna?”
“Il valore
della promessa di un figlio non è quantificabile.”
“Io non…” Frigga gli posa un dito sulle labbra a zittirlo,
prima di stringerlo tra quelle braccia che non l’avevano mai ripudiato. “Sei
sempre stato mio, dal momento in cui Odino
è entrato nelle mie stanze ordinandomi di sfamarti.
Ed io l’ho fatto, e non solo per obbedire al mio Re. Ti ho nutrito con il mio
seno come ho fatto con Thor. Hai dormito nella culla che aveva accolto lui, e
di notte reclamavi il mio calore tanto quanto aveva fatto lui. E anche se non
avrei voluto nasconderti le tue origini, mai ho pensato di negarti anche solo
un grammo dell’amore che provavo nei tuoi confronti. Eri mio, mio. Il primo amore che hai ricevuto è
stato il mio, tua madre, esattamente come l’ha ricevuto Thor.”
Loki ricambia l’abbraccio, il groppo in gola è difficile da
mandare via. Del perché non riesca a smetterla di chiamarla madre, di cercare
il suo affetto e di essere rasserenato dalla sua presenza non se lo riesce a
spiegare: ci ha provato, più e più volte, a considerarla al pari degli altri asgardiani, della gente che lo circonda e lo indispettisce
solo con la loro presenza ipocrita.
Ma Frigga
è diversa: lei non gli ha mai negato nulla, un abbraccio o un sorriso. Lei era
nella cella spoglia con lui, a parlargli alla luce tremula dell’unica candela
cercando di vincere il muro del suo silenzio ostinato. Fuori dalla prigione, a
combattere per difenderlo, e a piangerlo quando era stato deposto in un
sarcofago.
Le labbra
della Regina schioccano un bacio sulla sua fronte. “È ora di andare, figlio
mio. Non vorremo far tardi, vero?”
Loki annuisce, si ricompone e si alza, porgendole la mano:
“Permettimi di accompagnarti.”
“Per
quando apprezzerei tu accompagnassi qualcun’altra, accetterò volentieri la tua
mano.”
In questo
momento odio Jane alla follia. Ed il fatto che abbia schivato, con la grazia di
una ballerina, il contenuto del calice che ho non troppo accidentalmente fatto cadere in direzione della sua
veste celeste è motivo di ulteriore irritazione.
Ho fatto
male a lasciarmi convincere. Prima di tutto perché pare sia inconcepibile, qui
su Asgard, entrare ad una festa senza il braccio di
un cavaliere. E dato che il mio cavaliere trombanemico ha dato forfait al mio arrivo, Thor ha ripiegato sul primo che gli
capitava a tiro: Fandral.
La fortuna, io, devo averla lasciata nell’Oltretomba.
E l’abito
che indosso non aiuta a scrollarmi di dosso questo damerino.
Le sarte
del Limbo hanno operato su di me in una maniera egregia: La stoffa aderisce
perfettamente al mio corpo come se fosse tutto frutto di un minuzioso body painting
che maschera addirittura le cicatrici. La sottile cintura dorata che mi cinge i
fianchi sostiene l’impalpabile gonna –unica licenza che mi sono persa dal
modello originale e solo per un improvviso ed inspiegabile attacco di
pudicizia – che continua il disegno del pezzo sopra e termina con un
leggero strascico.
Piastrati i capelli e sottolineato lo sguardo
con kajal nero, il mio aspetto da sfinge è talmente
ben fatto che Natasha – l’unica a sapere a
quale supplizio sono sottoposta questa sera – è rimasta senza parole: “quando
si dice ‘La Morte ti fa Bella’…” ha
commentato aprendosi una bottiglia di vino e versandosene metà in Big Joe, il grande calice delle grandi
consolazioni, avvolta in CuddleBitch, il pigiamone informe e rosa dei grandi
bisogni di conforto, pronta per una serata in solitaria davanti all’ennesima
visione di Thelma e Louise. Senza la sua Louise, però.
Piccola
soddisfazione: Loki è già presente nella sala dei
banchetti – al braccio di mammina – e nel vedermi accompagnata da Fandral fatica a dissimulare il suo sdegno.
Il suo enorme sdegno. Tanto che ad un tratto Fandral lascia il mio braccio trasalendo e sostenendo di
aver avvertito aghi gelidi perforargli il braccio. “Domando scusa, milady”
“Meglio
così, se seguitavi a stringermi in quel modo sarei stata costretta ad ustionarti
gravemente.” Cinguetto staccandomi da
lui per rivolgermi ai sovrani con il meno impacciato degli inchini del mio
repertorio prima di rifilare a Loki il più glaciale
degli sguardi: Con te farò i conti dopo.
“Mio caro
sovrano, permettimi di rammentarti quanto sia preziosa la tua vista e quanto sia
indispensabile preservarla.”
“A cosa
dovrei questa tua improvvisa preoccupazione per il mio occhio, Frigga?”
“Al fatto
che se non smette di fissare Lady GreyRaven come
fosse un succulento boccone, probabilmente qualcuno potrebbe farlo sparire.
Così. Quasi per magia. Oh, i musici, sono cambiati dall’ultimo banchetto, molto
bene.”
“È di tuo
gradimento la cena?”
Almeno
prova ad intavolare una conversazione,
rendiamogliene atto. Anzi, no. “Come
le tue sorprese.”
Loki si morde il labbro inferiore, torna a concentrarsi sulla carne
che ha nel piatto per un istante: “Avresti dovuto aspettartelo.” Borbotta
affettando un piccolo boccone. “Non mi pare il caso, tuttavia, di battibeccare
proprio stasera.”
“Le coppie
dispettose battibeccano. Io invece vorrei spaccarti la testa.” Sibilo. Poi
dissimulo bevendo un sorso di vino, ostento ilarità verso il numero di un
penosissimo mimo e fingo di interessarmi all’ennesima ballata su di un’epica
battaglia che cantano i musici. “Non hai idea di quanto sia stato umiliante davanti agli altri…”
“Come se
mi interessasse quello che pensano di te quel branco di idioti.” Ora Loki ha poggiato le posate sul tavolo e non nasconde lo sguardo
gelido.
“Ah, è
questo il tuo gioco, ora? Farmi passare per una stupida, per una incompetente
davanti al resto della squadra? Cosa speri, che così facendo io decida di
lasciar perdere il mio ruolo sulla Terra?”
“Basta
così poco a far crollare la loro fiducia nei tuoi confronti, Addison?”
Ora basta. Mi alzo dal tavolo e lascio la sala
sibilando a Jane che vado ad incipriarmi il naso.
Dall’altro
lato del tavolo, a Sif scappa un risolino.
Non è così
veloce come Jane a schivare il vino.
Ho
sbagliato a venire qui. Ho decisamente sbagliato a venire qui.
Ma cosa mi aspettavo?
E perché
non ho le mie sigarette? Perché mai,
quando vengo su questo dannatissimo regno, non ho mai le sigarette?
Passi
lungo il corridoio e sbuffo: Giuro che se è Fandral
questa volta gli faccio sputare i testicoli a calci.
Ed invece
sono gli occhi verdi di Loki a venirmi incontro:
“Desidererei che rientrassi.” Per tutta risposta gli rivolgo la schiena. “Te lo
chiedo per cortesia.”
“Anche io
ti avevo chiesto per cortesia una cosa, tesoro.”
“Ed io
ancor prima ti avevo chiesto di non preoccuparti per la mia sorte, e di
lasciarmi andare per la mia strada. Siamo pari, non trovi?” Il suo tono forzatamente
conciliante non funziona. Con la coda dell’occhio lo vedo avvicinare un braccio
e mi scanso mettendomi a camminare lungo l’immenso colonnato del corridoio. Loki resta immobile per un istante, sorpreso. Cela
malamente il suo disappunto mettendosi a camminare al mio fianco, le colonne a
separare il nostro percorso ogni quattro passi. “Non nego che continuo a
considerare i Vendicatori miei nemici.”
“Oh, su
questo vi ho tutti d’accordo.”
“E che
preferirei saperti fuori dalle loro schiere.”
“Quello è
il mio posto.”
“Lo so, lo
so perfettamente.” Mi fermo e Loki fa lo stesso. “E
non ti chiedo di lasciarlo per me.
Non è mia intenzione costringerti. Certo, se tu lo facessi ne sarei lieto, e mi
prodigherei in modo da non farti pentire della tua scelta. Ma solo se questo
fosse un tuo desiderio. Pensaci:
potrei forzarti, deviarti, addirittura importi il mio influsso e plagiare la
tua mente, ma non è ciò che intendo compiere. E sai perché?” Si avvicina di un
passo “Perché non vi è nulla che possa gratificarmi quanto sapere che tu voglia
cercare, vedere, toccare me di tua
spontanea e libera volontà. Sarebbe insopportabile per me che tu lo facessi
perché indotta da un qualche tipo di influsso o incantesimo.”
Resto di
stucco. Pronunciate dalle labbra di Loki, queste
parole assumono l’aspetto di una dichiarazione.
Sbatto le
ciglia una, due, tre volte, prima di ricordarmi di chiudere la bocca e di
pensare. Loki resta in attesa, di fronte a me, gli occhi
verdi e luminosi a studiare la mia reazione.
“Davvero?”
è tutto quello che riesco a dire, mentre nella mia testa c’è una gran
confusione: cerco di decifrare qualsiasi cosa –dal tono della voce alla sua
mimica facciale – che possa farmi capire se questa sia una bugia o meno.
E, no, a
quanto pare non sono abbastanza lucida per fare due più due.
Sento fin
un’increspatura nell’aria.
Infine,
decido di muovere un passo nella sua direzione. Lui fa lo stesso, l’ombra di un
sorriso a stendergli le labbra. Decido di concedermi il privilegio del dubbio
che sia vero quello che mi ha appena detto. Così mi protendo in avanti e le sue
mani fresche accolgono il mio viso prima delle sue labbra. “Ho cambiato idea,
non ho più intenzione di tornare nella Sala.” Sogghigna. Si stacca appena,
tenendomi per mano, condividendo il mio sorriso complice: “Vieni, ho una cosa
per te e voglio donartela lontano da occhi indiscreti.”
“Ho come l’impressione
che dovremo cambiare regno…”
“Non è
necessario: la torre più alta offre uno spettacolo che ti riempirà gli occhi.”
Ahia!
La mano
che mi stringe è punta da qualcosa e la ritiro di istinto. La fisso, senza
trovare nessun segno. Quando i miei occhi tornano a cercare Loki,
mi ritrovano invece davanti un muro.
“Addison?” Loki picchietta la
punta delle dita sulla superficie di mattoni. Un secondo prima non c’era. Un
secondo prima stava stringendo la sua mano, e lei l’aveva ritirata
improvvisamente con un piccolo gemito. Forse nell’euforia che l’aveva pervaso
lo aveva fatto stringere troppo. È confuso. “Se questa è opera tua, sappi che
ti è riuscita piuttosto bene, mi complimento. Per quanto trovi fuori luogo una
simile dimostrazione in un momento simile.” Nessuna risposta. Si guarda
intorno. Muri. Altri muri. E si accorge di non udire più neppure i rumori del
banchetto nella sala alle sue spalle.
Un altro
muro.
E la
gelida consapevolezza che non sia opera di Addison.
Jane
decide che sia ora di andare cercare Addison dopo
qualche minuto dalla scomparsa di Loki. “Temi stiano
litigando?” domanda Thor alzandosi. “Ti accompagno.”
“È che ho
una strana sensazione e non riesco a togliermela di dosso.”
“Pensi che
possa farle del male?”
“Fossi in
te mi preoccuperai per l’incolumità di tuo fratello, piuttosto!” Jane
ridacchia, cedendo il passo all’oltraggiato viso di Sif
che esce dalla stanza sfregandosi il vestito macchiato di vino ed imbocca
l’arcata che da sul corridoio.
Thor è
alle sue spalle, quando viene viene inghiottita dal
buio.
Lo sguardo
aureo di Heimdall scatta verso l’ingresso della sala.
La mascella si irrigidisce mentre alza il copro possente dallo scranno e si
avvicina.
Non vi è
una luce, al di là dell’arco intarsiato. E la sua vista non fende il buio. Ogni
suo passo è sottolineato dal silenzio che scende tra i presenti.
Alza la
mano e l’appoggia all’oscurità, come se un muro invisibile sigillasse
l’arcata.
La prima a
scattare in piedi è la Regina, guardandosi febbrilmente intorno : tenebre alla
balaustra, tenebre alle finestre, come se l’oscurità avesse avvolto il Salone,
isolandolo dal resto del mondo.
Il primo a
spezzare il silenzio teso è il Re in persona, a richiamare le guardie.
TOC TOC
Eh sì,
questa parete è di pietra, e molto reale.
E comparsa
all’improvviso.
Così come
quelle a destra e a sinistra. L’unica via percorribile sarebbe alle mie spalle,
nel buio del corridoio che prosegue.
“Loki?" nessuna risposta. “Andiamo, smettila di scherzare.
Se fai così mi costringi a tenerti di nuovo il broncio.” Silenzio. “Dai, togli
questi muri.” Sbuffo. “Non è
divertente.” Il silenzio inizia ad essere inquietante. “Smettila di fare lo stronzo!”
Oh. Eccola.
Di nuovo.
L’increspatura dell’aria.
Sta per
capitare qualcosa. No, decisamente questi muri non sono opera di Loki.
Non mi
resta che percorrere il corridoio nell’unica via libera.
Se non
fossi dotata della mia vista eccezionale, a quest’ora sarei già stesa per
terra: Il corridoio va rimpicciolendosi, ormai è quasi un cunicolo buio con pavimento
di disseminato di spigoli, buche, gradini sbeccati: decisamente ben lontano dalla
pavimentazione dorata di cui è lastricato il Palazzo.
Cerco di
mantenere i miei sensi vigili e attenti, a percepire il minimo rumore, la minima
variazione della temperatura o la minima corrente d’aria. Le dita della mani
sono già contratte, pronte a scatenare il Fuoco Fatuo all’occorrenza.
Ho tentato
anche di chiamare Morrigan, che quando sono arrivata
ho lasciato libera in giardino a tormentare le tortore, ma il mio appello è
caduto nel vuoto.
Il
corridoio svolta a destra. Di nuovo? Inizio a temere di essere in una sorta di
labirinto, così raccolgo da terra una pietra sbeccata e traccio un segno
orizzontale sul muro.
Decido di
aggiungere anche una scritta, in modo che qualcun altro, magari, possa
leggerla:
GreyRaven è passata di qua. Ecco. Forse sarà più facile
trovarmi.
Beh,
magari questo messaggio potrebbe risultare angosciante. Dovrei alleggerirlo un
po’, far capire che non sono in imminente pericolo, per quanto io stessa non sia completamente certa di questo. La
punta della pietra torna sulla parete: GreyRaven è passata di
qua. XOXO.
Sì,
decisamente meno allarmante.
Riprendo a
camminare. Svolta a destra. Svolta a sinistra. Nuova svolta a sinistra: ed ecco
la mia scritta ricomparire sulla parete opposta a quella su cui l'avevo incisa.
Ok. Questa
è decisamente un’illusione, una magia.
E cosa
faccio quando la magia viene usata in maniera molesta contro la mia persona?
Ripago con la stessa moneta.
C’è un
respiro nel buio, Sif lo avverte con sicurezza:
rinsalda la stretta al pugnale e piega il braccio, pronta all’assalto.
Accanto a
lei, Jane è talmente tesa da trattenere involontariamente il respiro.
Una
scintilla nel buio e la lama di Sif attacca.
“Loki!” La punta del pugnale si ferma a pochi centimetri dal
collo del Principe, il palmo della mano destra illuminato dalla luce di una
fiamma che sembra nascere dalla sua pelle. Guarda la lama alzando un
sopracciglio ed arricciando le labbra disgustato. “È questo che tieni sotto le sottane? Capisco
la cagione della tua illibatezza, milady.”
“Che io
sia maledetta se accettassi di sedere al tuo stesso tavolo disarmata: Lady Sif non abbassa mai la guardia.”
Se non
fosse che Jane si è un po’ abituata a dar sfoggio del suo innato spirito
pacificatore i due si accapiglierebbero come gatti in calore.
Invece si
ritrovano con una papabile Principessa di Asgard in
mezzo, bracca tese a separarli e voce conciliante a placare gli animi. Sif può essere arrogante ed impulsiva ma non così sciocca
da rischiare di creare anche una lieve ferita alla mortale tanto amata da Thor
e Loki non pare avere intenzione di lordarsi le mani
con nessuno dei due plasmi, per lo meno in quel momento.
“Dal primo
istante che hai posato piede di nuovo su questo regno sapevo che avremmo dovuto
aspettarci uno dei tuoi trucchi. Questo a cosa lo dobbiamo, Signore degli Inganni? Un nuovo
tentativo di conquista del trono? La stilettata nella schiena di chi ti ha
riaccolto a braccia aperte nonostante tutto?”
“SIF, ti
prego!” insiste Jane.
Loki ruota gli occhi
e poi getta attorno un’occhiata infastidita: “Mi dispiace deluderti, ma questa
non è opera mia.”
“Come se
fossi credibile la tua parola!” La guerriera non abbassa la guardia e Jane
trova drammaticamente difficile resistere all’impulso di rifilarle una
manrovescio. Si rivolge a Loki, cercando qualcosa
alle sue spalle: “Dov’è Addison? Non era con te?”
“Esatto, era con me, prima che tutto questo
iniziasse.”
"Come
Thor: era dietro di me quando siamo usciti dalla sala, ed in un attimo …”
“Cerchi di
scaricare la colpa su di lei, Loki?”
“SIF, per
favore SMETTILA.” Jane cerca di sembrare più incisiva. Inutile. La distanza si è accorciata e se continua così lei resterà
spiaccicata tra i due contendenti.
“I tuoi
goffi tentativi di inquisizione palesano la tua indiscussa ignoranza.”
La lama di
Sif è appoggiata alla guancia di Loki
come se volesse segnare un solco, ma lui non da segno di scostarsi né di
esserne inquietato, anzi, ostenta il suo sguardo di altezzosa sfida.
“O forse
stai solo usando Lady GreyRaven per i tuoi scopi? E
magari ti ha scoperto e tu l’hai…”
“Non osare
insinuare una simile accusa, Sif.”
“E perché
mai non dovrei avere un simile sospetto, Laufeyson?”
Negli
occhi di Loki si accende una scintilla di furia che
costringe Jane a rimettersi in mezzo e ad urlare per attirare l’attenzione.
La fissano
sgomenti.
“Io vi
ORDINO di SMETTERLA!” Sif ha scostato la punta del
pugnale e gli occhi di Loki hanno perso in parte la
loro ferocia, lasciando posto ad un barlume di curiosa sorpresa. Jane ne
approfitta per rincarare la dose. “Se NON farete come IO vi ordino, vi posso
assicurare che userò tutta la mia INFLUENZA su Thor e su Odino e vi farò
condannare a…” balbetta: che cavolo di punizione ci
può essere ad Asgard per aver causato la rabbia della
non – ancora –ufficiale futura principessa
consorte? “…a qualcosa!”
Loki alza un sopracciglio. Sif corruga
la fronte.
E tornano
a litigare tra di loro.
Inspiro a
fondo, mi concentro.
Il potere
fluisce dalle mie membra, risale vene e arterie per annidarsi in mezzo al
petto. Riempie i polmoni, i bronchi, risale sulla trachea.
Espiro.
Il mio
corpo si fa leggero, dalla punta delle dita ogni cellula del mio corpo si
sfalda, sfuma: Ed io divento nebbia.
La mia
essenza, in foschia, è un vapore leggero, grigio, caldo ed umido.
In netto
contrasto con la gelida galaverna dai riflessi di smeraldo in cui si tramuta Loki. Padroneggia questa forma alla perfezione, senza
apparente sforzo, mentre io fatico ancora molto per mantenere la mutazione e
riuscire a direzionare il flusso del mio corpo espanso. Sotto forma di bruma
assalgo morbida le pareti del cunicolo cercando una crepa, un minuscolo
passaggio, la fessura tra due pietre. E quando la trovo mi infilo lentamente,
molecola dopo molecola.
A metà
passaggio inizio a fare fatica.
Concentrazione, Addison,
Concentrazione!
È così
difficile far passare la parte terminale del mio corpo nebbioso che anche
ricondensarmi e tornare di carne non mi da inizialmente sollievo. Carponi sul
pavimento di pietra nera, mi rialzo lentamente cercando di vincere il capogiro
ed il senso di nausea.
Sbatto le
palpebre una, due, tre volte. Le tenebre non si svelano. La mia vista non
funziona.
Ecco, questo è un problema. Che se il
buio non può essere scalfito dai miei occhi, significa che non è reale. È qualcosa
di artefatto e di magico.
Un’altra
illusione. Iniziano ad essere seccanti.
Contraggo
le dita nuovamente, pronta a difendermi. Nel buio può nascondersi qualsiasi
cosa.
Un rumore
alla mia destra.
Volto da
testa di scatto, braccio alzato a difesa.
Ed
un’ombra mi colpisce con violenza alla bocca dello stomaco.
Il colpo è
talmente forte ed inaspettato da farmi sbattere contro la parete alle mie spalle
e cadere a terra in ginocchio. Tossisco cercando di recuperare fiato. L’ombra è
su di me, la percepisco.
Alzo un
braccio in tempo per parare un altro attacco.
Fuoco
fatuo tra le dita e una fiammata grigiazzurra come risposta. L’ombra si scosta,
è così veloce che riesco a malapena ad individuarla.
Altro
guizzo, altra fiamma. Altra schivata, altro attacco. Altra parata.
Tento un
calcio, le passo attraverso come se fosse burro. L’ombra si assottiglia e si
allunga, si avviluppa alla mia gamba e poi al mio busto, mi sguscia tra le dita
mentre cerco di fermarla e combatterla. Cado all’indietro, schiena a terra.
L’ombra mi
è talmente vicina che posso sentire il suo fiato caldo sul mio viso. Due
zaffiri brillano come occhi, comparsi dal nulla in mezzo all’oscurità.
“E così tu ami il freddo.”
Trasalgo:
la voce non era reale, era dentro la mia testa, come se quei zaffiri l’avessero
lasciata scivolare attraverso le mie iridi, a contaminare la mia mente.
Sono
bloccata, avvolta tra le spire dell’ombra e quasi non riesco a respirare. Posso
solo tentare una cosa: “’fanculo.”
L’ombra
stringe la presa e mi sento soffocare.
Un lampo
bianco, accecante e doloroso.
E
sparisce.
“Una
coltre di tenebra ferisce il mio sguardo. La mia vista è impotente di fronte a
questa magia oscura.”
Heimdall abbassa il braccio possente,
lasciando scivolare la mano lungo la superficie liscia ed invisibile che blocca
la sala del banchetto.
Alle
spalle del Re, ancora presso il suo scranno, la Regina lascia vagare lo sguardo
tra i presenti: chi aveva con se un’arma l’ha già impugnata, altri hanno
tentato invano di forzare le barriere con la forza bruta.
Tra gli
astanti vi è tensione e rabbia, tra i bisbigli preoccupati Frigga serpeggia più
volte il nome di Loki.
Non è possibile. Le suggerisce il suo cuore di
madre. Eppure…
Eppure
potrebbe esserne capace, non può negarlo.
Se stesse
cercando nuovamente di conquistare Asgard, per
sconfiggere le guardie ed Odino avrebbe bisogno non solo di armi e milizie, ma
anche di Potere, di Energia. Di qualcosa
di così potente che espanda la sua magia.
Qualcosa
che si trova proprio nel palazzo.
Frigga
deglutisce e come non mai spera di sbagliarsi. Ma non può escludere nulla.
Lancia uno
sguardo all’arazzo più vicino allo scranno dei sovrani ed approfittando della
distrazione generale indietreggia e lo raggiunge. Una mano sotto il pesante
tessuto e le dita che sfiorano un piccolo segno inciso nel muro. Con una
leggera pressione l’incisione si apre in piccole crepe che si allargano a
formare una sottile apertura.
Un
corridoio segreto che attraversa il palazzo, dagli appartamenti reali al
Reliquiario di Odino.
Un passaggio aperto ed accessibile.
Frigga
scivola sotto l’arazzo silenziosamente.
Lei non è
come Odino, pronta a trascinare nel fango suo figlio davanti a tutta Asgard. Se è stato davvero Loki,
allora gli parlerà in privato. Lo farà ragionare, lei può riuscirci, ne è
sicura. Troveranno una soluzione insieme, in segreto. Frigga non lascerà la
mano di suo figlio di nuovo.
“Bene, se
voi due signorine avete finito, la sottoscritta vorrebbe trovare una soluzione
a questo problema. Qualche idea?”
Sif non accenna a smettere di fissare in cagnesco Loki, che appare turbato e concentrato allo stesso tempo.
“La magia che evoca questo incantesimo è estremamente potente.”
E fin qui ci siamo arrivati tutti pensa Jane
scrollando le spalle.
Loki incrocia le braccia al petto e stringe i pugni: un disco di
energia chiara compare tra le sue mani e si stacca da lui quando le stende;
sferza l’oscurità e si infrange contro una barriera invisibile in fondo al
corridoio, con lo stesso rumore e le stesse schegge di un piatto di ceramica
scagliato contro il muro durante un litigio di coppia.
O di una tazza da caffè sbattuta per terra per chiederne
ancora. “… quindi?”
Le rivolge
uno sguardo furente: “Vuoi smetterla di starnazzare come una gallina?”
Sif alza nuovamente il pugnale, intimandogli di non provarci
più a rivolgersi a Jane con quel tono. “Certo, come se tu fossi stata più rispettosa”
sibila in risposta prima di tornare a concentrarsi su ciò che li circonda. “Non
è una semplice illusione, persiste nonostante gli attacchi: questa è realtà. Una realtà alterata, però.” Percorre ancora qualche passo, la mano con la
fiammella stesa davanti a sé a far luce.
“E conosci
qualcuno capace di alterare la realtà in questo modo?” domanda Jane.
“Nessuno
può alterare la realtà, neppure il più potente Maestro di Magia. Non con il suo
solo, nudo potere. Occorre qualcosa in grado di alterare la materia, e di
ampliare e canalizzare la volontà di chi lo guida.”
Osserva un fenomeno, formula una teoria, raccoglie i dati e
li confronta con quelli a sua disposizione per trarne una conclusione. Loki, quando ragiona, usa un metodo scientifico: su Asgard magia e scienza sono la stessa cosa.
E gli
scienziati si confrontano, ampliano la propria conoscenza in base agli studi e
alle intuizioni degli altri: non vi è solo un maestro ed un allievo, ma
soprattutto un gruppo che sviluppa teorie e ricerche partendo anche da basi di
altri. I suoi stessi studi e le sue stesse scoperte sono partite da risultati
di ricerche altrui. Il dibattito è il motore della scienza.
Jane
guarda di sottecchi Sif, che non stacca gli occhi di
dosso da Loki e non smette di stringere convulsamente
il pugnale.
In una
famiglia ed in una corte di guerrieri, con chi mai Loki
avrà potuto scambiare i propri pareri?
Thor
stesso ha ammesso di aver sempre considerato la Magia sciocca ed inutile. Per
quel poco che lo conosce, a Odino non sembra da meno. E Frigga avrò potuto
essere una madre amorevole e protettiva, ma quanto partecipe negli interessi
del figlio, se lei stessa non li comprendeva per prima?
E poi si sono tutti stupiti quando…
Jane
ruota gli occhi. In una situazione del genere è decisamente seccante iniziare a provare empatia positiva
verso il fratello del suo fidanzato con attitudini maniacali fortemente
orientate al genocidio, ma almeno si sente sollevata che sia competente in
materia di magia.
Competente ma pur sempre con attitudini maniacali fortemente
orientate al genocidio. Oh beh, in caso di pericoli, c’è pur sempre Sif a difenderla. Forse. “Hai già un’idea di cosa possa
essere?”
Loki si sta mordendo il labbro inferiore, sembra parecchio
turbato: “Non vi sono molti oggetti con simili capacità. Uno di questi l’ho
distrutto io stesso di recente.” Mormora. “Tuttavia, alla luce di ciò che è
stato sottratto ultimamente dal tesoro del Re, non posso che pensare sia…”
Jane
trasale: “Le Gemme?”
“Hanno
tutte caratteristiche diverse. Ma una di queste modella la realtà in base alla
volontà di chi la impugna. Se chi la impugna è abbastanza potente e capace di
farlo.”
A Sif scappa uno sbuffo spazientito, Jane la invita a
calmarsi, che ringhiare è totalmente inutile, mentre lui sospira che è lieto di
udire qualcosa di sensato.
“E allora
mi auguro che qualcuno di voi abbia idea su come combatterlo, questo nemico.”
Loki guarda il corridoio che continua nell’oscurità. “La realtà
non può restare a lungo modificata. Io dico di proseguire, a vedere dove ci
conduce il corridoio.”
“E poi
cosa, attendere che passi tutto senza intervenire?”
“Oh, Lady Sif, non ti costringerò di certo a seguirmi. Se più ti
aggrada potrai restare qui ed intervenire contro…
bah, contro la muffa nell’angolo di quel muro, per esempio. Sono certa che sarà
una battaglia epica.”
La voce
della guerriera si fa fin stridula mentre vomita una valanga di insulti a Loki. Jane inizia ad avere mal di testa.
Finalmente l’Azione è arrivata!!! Ammettetelo,
non ne potevate più di sopportare tutto questo cincischiare!
Ringrazio come sempre chi ha
commentato, inserito tra i preferiti eccetera questa storia. Mi spronate
tantissimo, non vedo l’ora di sapere un vostro parere riguardo a questo
capitolo.
Sono indietrissimo
con i ringraziamenti ad personam, chiedo venia e provvederò
a farli al più presto.
Era da un sacco che volevo scrivere
qualcosa su Loki e Frigga: volevo ampliare il loro
rapporto sin dai primi capitoli di TS.
Da qui in poi, ragazzi, c’è il
baratro. Non si torna più indietro, e saranno come si suol
dire uccelli per diabetici. Per qualsiasi altra domanda, vi rimando il mio ask:http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
AH, Big Joe, il grande calice delle
grandi consolazioni, è tratto dal telefilm Cougar
Town.
Alla prossima
EC
PS: Citazione del titolo tratta da I Dreamt a Dream (Les Miserablés) e citazione del film è tratta da Matrix.