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Autore: Evilcassy    17/03/2013    7 recensioni
[Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto.]
E se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?
Sono arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki – sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e e nell'umiliazione della sua impotenza.
Forse non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci saremmo svegliati fianco a fianco.
Ma sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.

GreyRaven e Loki, richiamati dalle rispettive nature, decidono di lasciare gli Inferi e di riprendere i rispettivi cammini.
Ma incappare l'uno nelle trame dell'altro è questione di poco, anzi, pochissimo.
[Sequel di THE SEVENTH]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
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The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt.5: But the Tigers come at Night.

 

Fate, it seems, is not without a sense of irony.

 

“Madre?”

Frigga congeda le ancelle con un cenno della mano. Le sei fanciulle accennano ad un inchino alla Regina e poi al principe appena entrato, prima di sparire dalla porta in completo silenzio.

“Desideravi parlarmi?” Loki studia il volto della regina nel riflesso dello specchio.“Sei splendida, questa sera.”

“E le altre volte no, caro?”

Ricambia il sorriso e si avvicina, mentre Frigga finisce di sistemarsi il pendente all’orecchio prima di voltarsi e rivolgergli lo sguardo raggiante. “Questa sarà una grande serata, figlio mio.” Mormora affettuosamente, carezzandogli la mano che Loki le ha posato sulla spalla. “Immagino che le nostre ospiti siano giunte, vero?”

Loki annuisce. “Heimdall ha appena avvisato Thor del loro arrivo.”

“E per quale motivo non sei ad accoglierle?” la carezza si trasforma in un buffetto sull’avambraccio. Loki reclina la testa e si stringe le spalle. “Madre, temo ti stia creando troppe illusioni, io ed Addison non…

“Lo so, lo so… questa non sarà una presentazione formale. Ma stasera è qui a festeggiare con noi, e sarà al tuo fianco, ed i tuoi propositi di osteggiare la mia felicità nel saperti accanto alla persona che ami non mi toccheranno minimamente. Perciò ti chiedo sin da ora di non sminuire questo evento.”

“Come desideri.”

Una ciocca di capelli corvini scivola tra le dita della regina e riprende il suo posto dietro all’orecchio: “Sei nervoso?”

“Imbarazzato sarebbe il termine più adatto.”

“Oh, sempre così introverso …!” Abbassando lo sguardo Loki si allontana volgendole le spalle, le mani intrecciate nervosamente tra di loro e Frigga teme di essere sembrata insistente e di averlo importunato, lui che è sempre stato molto schivo ed introverso nel mostrare i propri sentimenti. Rammaricandosi di questo improvviso silenzio e del suo gesto nervoso decide di cambiare discorso:  “Devo solo decidere quale collana mettermi al collo, ti spiacerebbe aiutarmi a sceglierla? Come facevi da bambino, rammenti? Avevi tanto buon gusto!” Si rasserena, quando cattura l’ombra di un sorriso sulle labbra di suo figlio, prima che muova qualche passo verso lo scrigno aperto dei suoi gioielli.

È un ricordo dolce, quando scivolava negli appartamenti di sua madre prima di un evento importante e l’ammirava vestirsi ed imbellettarsi. Quando le ancelle di Frigga si ritiravano e restavano soli, lui sceglieva i gioielli che le ornavano il collo ed i polsi. Era il momento in sua madre era solo sua, senza la presenza di Thor a reclamare avide ed irruente attenzioni. C’era il riflesso di Frigga, il suo sorriso e la sua voce calda e rassicurante, ed il suo compiacimento nell’indossare le perle ed i diamanti che aveva scelto per lei.

 

“Oh, Loki… questa collana è sempre stata la tua preferita!” Le dita di Frigga accarezzano le sue, il filo d’oro sottile attorno al collo. La Regina ha gli occhi lucidi ed il sorriso commosso che trema. È serena, è felice e a Loki, per un istante, pare di essere tornato indietro nel tempo, di essere di nuovo il bambino che assaporava un momento privato con sua madre.

“Tuttavia, questo gioiello valorizza il collo di una giovane, non più il mio.”

“Il vostro collo non ha nulla da invidiare a quello una fanciulla, madre.”

“Oh, adulatore!” Lo sguardo di Frigga si fa più serio mentre lascia scivolare il gioiello di dosso, raccogliendolo nel palmo della mano per poi cercare quello di Loki e appoggiarcelo sotto lo sguardo spiazzato del figlio. “Desidero che tu lo prenda.” 

Madre…!”

“Insisto. Ma promettimi solo che lo donerai a qualcuno di speciale, quando sarai sicuro di ciò che provi nei suoi confronti. Quando lo vedrò al collo della fanciulla che sarà al tuo fianco, capirò che la tua scelta è stata fatta, e ne sarò immensamente felice. Promettimelo.”

Loki abbassa la testa sul gioiello nel palmo e le mani tra le sue, il cuore stretto in una morsa. “Che valore può avere la promessa del Signore della Menzogna?”

“Il valore della promessa di un figlio non è quantificabile.”

“Io non…” Frigga gli posa un dito sulle labbra a zittirlo, prima di stringerlo tra quelle braccia che non l’avevano mai ripudiato. “Sei sempre stato mio, dal momento in cui Odino è entrato nelle mie stanze ordinandomi di sfamarti. Ed io l’ho fatto, e non solo per obbedire al mio Re. Ti ho nutrito con il mio seno come ho fatto con Thor. Hai dormito nella culla che aveva accolto lui, e di notte reclamavi il mio calore tanto quanto aveva fatto lui. E anche se non avrei voluto nasconderti le tue origini, mai ho pensato di negarti anche solo un grammo dell’amore che provavo nei tuoi confronti. Eri mio, mio. Il primo amore che hai ricevuto è stato il mio, tua madre, esattamente come l’ha ricevuto Thor.”

Loki ricambia l’abbraccio, il groppo in gola è difficile da mandare via. Del perché non riesca a smetterla di chiamarla madre, di cercare il suo affetto e di essere rasserenato dalla sua presenza non se lo riesce a spiegare: ci ha provato, più e più volte, a considerarla al pari degli altri asgardiani, della gente che lo circonda e lo indispettisce solo con la loro presenza ipocrita.

Ma Frigga è diversa: lei non gli ha mai negato nulla, un abbraccio o un sorriso. Lei era nella cella spoglia con lui, a parlargli alla luce tremula dell’unica candela cercando di vincere il muro del suo silenzio ostinato. Fuori dalla prigione, a combattere per difenderlo, e a piangerlo quando era stato deposto in un sarcofago.

Le labbra della Regina schioccano un bacio sulla sua fronte. “È ora di andare, figlio mio. Non vorremo far tardi, vero?”

Loki annuisce, si ricompone e si alza, porgendole la mano: “Permettimi di accompagnarti.”

“Per quando apprezzerei tu accompagnassi qualcun’altra, accetterò volentieri la tua mano.”

 

In questo momento odio Jane alla follia. Ed il fatto che abbia schivato, con la grazia di una ballerina, il contenuto del calice che ho non troppo accidentalmente fatto cadere in direzione della sua veste celeste è motivo di ulteriore irritazione.

Ho fatto male a lasciarmi convincere. Prima di tutto perché pare sia inconcepibile, qui su Asgard, entrare ad una festa senza il braccio di un cavaliere. E dato che il mio cavaliere trombanemico ha dato forfait al mio arrivo, Thor ha ripiegato sul primo che gli capitava a tiro: Fandral.

La fortuna, io, devo averla lasciata nell’Oltretomba.

E l’abito che indosso non aiuta a scrollarmi di dosso questo damerino.

Le sarte del Limbo hanno operato su di me in una maniera egregia: La stoffa aderisce perfettamente al mio corpo come se fosse tutto frutto di un minuzioso body painting che maschera addirittura le cicatrici. La sottile cintura dorata che mi cinge i fianchi sostiene l’impalpabile gonna –unica licenza che mi sono persa dal modello originale e solo per un improvviso ed inspiegabile attacco di pudicizia – che continua il disegno del pezzo sopra e termina con un leggero strascico.

Piastrati i capelli e sottolineato lo sguardo con kajal nero, il mio aspetto da sfinge è talmente ben fatto che Natasha – l’unica a sapere a quale supplizio sono sottoposta questa sera – è rimasta senza parole: “quando si dice ‘La Morte ti fa Bella’…” ha commentato aprendosi una bottiglia di vino e versandosene metà in Big Joe, il grande calice delle grandi consolazioni, avvolta in CuddleBitch, il pigiamone informe e rosa dei grandi bisogni di conforto, pronta per una serata in solitaria davanti all’ennesima visione di Thelma e Louise. Senza la sua Louise, però.

 

Piccola soddisfazione: Loki è già presente nella sala dei banchetti – al braccio di mammina – e nel vedermi accompagnata da Fandral fatica a dissimulare il suo sdegno.

Il suo enorme sdegno. Tanto che ad un tratto Fandral lascia il mio braccio trasalendo e sostenendo di aver avvertito aghi gelidi perforargli il braccio. “Domando scusa, milady”

“Meglio così, se seguitavi a stringermi in quel modo sarei stata costretta ad ustionarti gravemente.”  Cinguetto staccandomi da lui per rivolgermi ai sovrani con il meno impacciato degli inchini del mio repertorio prima di rifilare a Loki il più glaciale degli sguardi: Con te farò i conti dopo.

 

“Mio caro sovrano, permettimi di rammentarti quanto sia preziosa la tua vista e quanto sia indispensabile preservarla.”

“A cosa dovrei questa tua improvvisa preoccupazione per il mio occhio, Frigga?”

“Al fatto che se non smette di fissare Lady GreyRaven come fosse un succulento boccone, probabilmente qualcuno potrebbe farlo sparire. Così. Quasi per magia. Oh, i musici, sono cambiati dall’ultimo banchetto, molto bene.”

 

“È di tuo gradimento la cena?”

Almeno prova ad  intavolare una conversazione, rendiamogliene atto. Anzi, no. “Come le tue sorprese.”

Loki si morde il labbro inferiore, torna a concentrarsi sulla carne che ha nel piatto per un istante: “Avresti dovuto aspettartelo.” Borbotta affettando un piccolo boccone. “Non mi pare il caso, tuttavia, di battibeccare proprio stasera.”

“Le coppie dispettose battibeccano. Io invece vorrei spaccarti la testa.” Sibilo. Poi dissimulo bevendo un sorso di vino, ostento ilarità verso il numero di un penosissimo mimo e fingo di interessarmi all’ennesima ballata su di un’epica battaglia che cantano i musici. “Non hai idea di quanto sia stato umiliante davanti agli altri…

“Come se mi interessasse quello che pensano di te quel branco di idioti.” Ora Loki ha poggiato le posate sul tavolo e non nasconde lo sguardo gelido.

“Ah, è questo il tuo gioco, ora? Farmi passare per una stupida, per una incompetente davanti al resto della squadra? Cosa speri, che così facendo io decida di lasciar perdere il mio ruolo sulla Terra?”

“Basta così poco a far crollare la loro fiducia nei tuoi confronti, Addison?”

Ora basta. Mi alzo dal tavolo e lascio la sala sibilando a Jane che vado ad incipriarmi il naso.

Dall’altro lato del tavolo, a Sif scappa un risolino.

Non è così veloce come Jane a schivare il vino.

 

Ho sbagliato a venire qui. Ho decisamente sbagliato a venire qui.

Ma cosa mi aspettavo?

E perché non ho le mie sigarette? Perché mai, quando vengo su questo dannatissimo regno, non ho mai le sigarette?

Passi lungo il corridoio e sbuffo: Giuro che se è Fandral questa volta gli faccio sputare i testicoli a calci.

Ed invece sono gli occhi verdi di Loki a venirmi incontro: “Desidererei che rientrassi.” Per tutta risposta gli rivolgo la schiena. “Te lo chiedo per cortesia.”

“Anche io ti avevo chiesto per cortesia una cosa, tesoro.”

“Ed io ancor prima ti avevo chiesto di non preoccuparti per la mia sorte, e di lasciarmi andare per la mia strada. Siamo pari, non trovi?” Il suo tono forzatamente conciliante non funziona. Con la coda dell’occhio lo vedo avvicinare un braccio e mi scanso mettendomi a camminare lungo l’immenso colonnato del corridoio. Loki resta immobile per un istante, sorpreso. Cela malamente il suo disappunto mettendosi a camminare al mio fianco, le colonne a separare il nostro percorso ogni quattro passi. “Non nego che continuo a considerare i Vendicatori miei nemici.”

“Oh, su questo vi ho tutti d’accordo.”

“E che preferirei saperti fuori dalle loro schiere.”

“Quello è il mio posto.”

“Lo so, lo so perfettamente.” Mi fermo e Loki fa lo stesso. “E non ti chiedo di lasciarlo per me. Non è mia intenzione costringerti. Certo, se tu lo facessi ne sarei lieto, e mi prodigherei in modo da non farti pentire della tua scelta. Ma solo se questo fosse un tuo desiderio. Pensaci: potrei forzarti, deviarti, addirittura importi il mio influsso e plagiare la tua mente, ma non è ciò che intendo compiere. E sai perché?” Si avvicina di un passo “Perché non vi è nulla che possa gratificarmi quanto sapere che tu voglia cercare, vedere, toccare me di tua spontanea e libera volontà. Sarebbe insopportabile per me che tu lo facessi perché indotta da un qualche tipo di influsso o incantesimo.”

Resto di stucco. Pronunciate dalle labbra di Loki, queste parole assumono l’aspetto di una dichiarazione.

Sbatto le ciglia una, due, tre volte, prima di ricordarmi di chiudere la bocca e di pensare. Loki resta in attesa, di fronte a me, gli occhi verdi e luminosi a studiare la mia reazione.

“Davvero?” è tutto quello che riesco a dire, mentre nella mia testa c’è una gran confusione: cerco di decifrare qualsiasi cosa –dal tono della voce alla sua mimica facciale – che possa farmi capire se questa sia una bugia o meno.

E, no, a quanto pare non sono abbastanza lucida per fare due più due.

Sento fin un’increspatura nell’aria.

Infine, decido di muovere un passo nella sua direzione. Lui fa lo stesso, l’ombra di un sorriso a stendergli le labbra. Decido di concedermi il privilegio del dubbio che sia vero quello che mi ha appena detto. Così mi protendo in avanti e le sue mani fresche accolgono il mio viso prima delle sue labbra. “Ho cambiato idea, non ho più intenzione di tornare nella Sala.” Sogghigna. Si stacca appena, tenendomi per mano, condividendo il mio sorriso complice: “Vieni, ho una cosa per te e voglio donartela lontano da occhi indiscreti.”

“Ho come l’impressione che dovremo cambiare regno…

“Non è necessario: la torre più alta offre uno spettacolo che ti riempirà gli occhi.”

Ahia!

La mano che mi stringe è punta da qualcosa e la ritiro di istinto. La fisso, senza trovare nessun segno. Quando i miei occhi tornano a cercare Loki, mi ritrovano invece davanti un muro.

 

 

Addison?” Loki picchietta la punta delle dita sulla superficie di mattoni. Un secondo prima non c’era. Un secondo prima stava stringendo la sua mano, e lei l’aveva ritirata improvvisamente con un piccolo gemito. Forse nell’euforia che l’aveva pervaso lo aveva fatto stringere troppo. È confuso. “Se questa è opera tua, sappi che ti è riuscita piuttosto bene, mi complimento. Per quanto trovi fuori luogo una simile dimostrazione in un momento simile.” Nessuna risposta. Si guarda intorno. Muri. Altri muri. E si accorge di non udire più neppure i rumori del banchetto nella sala alle sue spalle.

Un altro muro.

E la gelida consapevolezza che non sia opera di Addison.

 

Jane decide che sia ora di andare cercare Addison dopo qualche minuto dalla scomparsa di Loki. “Temi stiano litigando?” domanda Thor alzandosi. “Ti accompagno.”

“È che ho una strana sensazione e non riesco a togliermela di dosso.”

“Pensi che possa farle del male?”

“Fossi in te mi preoccuperai per l’incolumità di tuo fratello, piuttosto!” Jane ridacchia, cedendo il passo all’oltraggiato viso di Sif che esce dalla stanza sfregandosi il vestito macchiato di vino ed imbocca l’arcata che da sul corridoio.

Thor è alle sue spalle, quando viene viene inghiottita dal buio.

 

Lo sguardo aureo di Heimdall scatta verso l’ingresso della sala. La mascella si irrigidisce mentre alza il copro possente dallo scranno e si avvicina.

Non vi è una luce, al di là dell’arco intarsiato. E la sua vista non fende il buio. Ogni suo passo è sottolineato dal silenzio che scende tra i presenti.

Alza la mano e l’appoggia all’oscurità, come se un muro invisibile sigillasse l’arcata. 

La prima a scattare in piedi è la Regina, guardandosi febbrilmente intorno : tenebre alla balaustra, tenebre alle finestre, come se l’oscurità avesse avvolto il Salone, isolandolo dal resto del mondo.

Il primo a spezzare il silenzio teso è il Re in persona, a richiamare le guardie.

 

TOC TOC

Eh sì, questa parete è di pietra, e molto reale.

E comparsa all’improvviso.

Così come quelle a destra e a sinistra. L’unica via percorribile sarebbe alle mie spalle, nel buio del corridoio che prosegue.

Loki?" nessuna risposta. “Andiamo, smettila di scherzare. Se fai così mi costringi a tenerti di nuovo il broncio.” Silenzio. “Dai, togli questi muri.”  Sbuffo. “Non è divertente.” Il silenzio inizia ad essere inquietante. “Smettila di fare lo stronzo!”

Oh. Eccola.

Di nuovo. L’increspatura dell’aria.

Sta per capitare qualcosa. No, decisamente questi muri non sono opera di Loki.

Non mi resta che percorrere il corridoio nell’unica via libera.

 

Se non fossi dotata della mia vista eccezionale, a quest’ora sarei già stesa per terra: Il corridoio va rimpicciolendosi, ormai è quasi un cunicolo buio con pavimento di disseminato di spigoli, buche, gradini sbeccati: decisamente ben lontano dalla pavimentazione dorata di cui è lastricato il Palazzo.

Cerco di mantenere i miei sensi vigili e attenti, a percepire il minimo rumore, la minima variazione della temperatura o la minima corrente d’aria. Le dita della mani sono già contratte, pronte a scatenare il Fuoco Fatuo all’occorrenza.

Ho tentato anche di chiamare Morrigan, che quando sono arrivata ho lasciato libera in giardino a tormentare le tortore, ma il mio appello è caduto nel vuoto.

Il corridoio svolta a destra. Di nuovo? Inizio a temere di essere in una sorta di labirinto, così raccolgo da terra una pietra sbeccata e traccio un segno orizzontale sul muro.

Decido di aggiungere anche una scritta, in modo che qualcun altro, magari, possa leggerla:

GreyRaven è passata di qua. Ecco. Forse sarà più facile trovarmi.

Beh, magari questo messaggio potrebbe risultare angosciante. Dovrei alleggerirlo un po’, far capire che non sono in imminente pericolo, per quanto io stessa  non sia completamente certa di questo. La punta della pietra torna sulla parete: GreyRaven è passata di qua. XOXO.

Sì, decisamente meno allarmante.

Riprendo a camminare. Svolta a destra. Svolta a sinistra. Nuova svolta a sinistra: ed ecco la mia scritta ricomparire sulla parete opposta a quella su cui l'avevo incisa.

Ok. Questa è decisamente un’illusione, una magia.

E cosa faccio quando la magia viene usata in maniera molesta contro la mia persona?

Ripago con la stessa moneta.

 

C’è un respiro nel buio, Sif lo avverte con sicurezza: rinsalda la stretta al pugnale e piega il braccio, pronta all’assalto.

Accanto a lei, Jane è talmente tesa da trattenere involontariamente il respiro.

Una scintilla nel buio e la lama di Sif attacca.

Loki!” La punta del pugnale si ferma a pochi centimetri dal collo del Principe, il palmo della mano destra illuminato dalla luce di una fiamma che sembra nascere dalla sua pelle. Guarda la lama alzando un sopracciglio ed arricciando le labbra disgustato.  “È questo che tieni sotto le sottane? Capisco la cagione della tua illibatezza, milady.”

“Che io sia maledetta se accettassi di sedere al tuo stesso tavolo disarmata: Lady Sif non abbassa mai la guardia.”

Se non fosse che Jane si è un po’ abituata a dar sfoggio del suo innato spirito pacificatore i due si accapiglierebbero come gatti in calore.

Invece si ritrovano con una papabile Principessa di Asgard in mezzo, bracca tese a separarli e voce conciliante a placare gli animi. Sif può essere arrogante ed impulsiva ma non così sciocca da rischiare di creare anche una lieve ferita alla mortale tanto amata da Thor e Loki non pare avere intenzione di lordarsi le mani con nessuno dei due plasmi, per lo meno in quel momento.

“Dal primo istante che hai posato piede di nuovo su questo regno sapevo che avremmo dovuto aspettarci uno dei tuoi trucchi. Questo a cosa lo dobbiamo, Signore degli Inganni? Un nuovo tentativo di conquista del trono? La stilettata nella schiena di chi ti ha riaccolto a braccia aperte nonostante tutto?”

“SIF, ti prego!” insiste Jane.

 Loki ruota gli occhi e poi getta attorno un’occhiata infastidita: “Mi dispiace deluderti, ma questa non è opera mia.”

“Come se fossi credibile la tua parola!” La guerriera non abbassa la guardia e Jane trova drammaticamente difficile resistere all’impulso di rifilarle una manrovescio. Si rivolge a Loki, cercando qualcosa alle sue spalle: “Dov’è Addison? Non era con te?”

“Esatto, era con me, prima che tutto questo iniziasse.”

"Come Thor: era dietro di me quando siamo usciti dalla sala, ed in un attimo …”

“Cerchi di scaricare la colpa su di lei, Loki?”

“SIF, per favore SMETTILA.” Jane cerca di sembrare più incisiva. Inutile. La distanza si è accorciata e se continua così lei resterà spiaccicata tra i due contendenti.

“I tuoi goffi tentativi di inquisizione palesano la tua indiscussa ignoranza.”

La lama di Sif è appoggiata alla guancia di Loki come se volesse segnare un solco, ma lui non da segno di scostarsi né di esserne inquietato, anzi, ostenta il suo sguardo di altezzosa sfida.

“O forse stai solo usando Lady GreyRaven per i tuoi scopi? E magari ti ha scoperto e tu l’hai…

“Non osare insinuare una simile accusa, Sif.”

“E perché mai non dovrei avere un simile sospetto, Laufeyson?”

Negli occhi di Loki si accende una scintilla di furia che costringe Jane a rimettersi in mezzo e ad urlare per attirare l’attenzione.

La fissano sgomenti.

“Io vi ORDINO di SMETTERLA!” Sif ha scostato la punta del pugnale e gli occhi di Loki hanno perso in parte la loro ferocia, lasciando posto ad un barlume di curiosa sorpresa. Jane ne approfitta per rincarare la dose. “Se NON farete come IO vi ordino, vi posso assicurare che userò tutta la mia INFLUENZA su Thor e su Odino e vi farò condannare a…” balbetta: che cavolo di punizione ci può essere ad Asgard per aver causato la rabbia della non – ancora –ufficiale futura principessa consorte?  …a qualcosa!”

Loki alza un sopracciglio. Sif corruga la fronte.

E tornano a litigare tra di loro.

 

Inspiro a fondo, mi concentro.

Il potere fluisce dalle mie membra, risale vene e arterie per annidarsi in mezzo al petto. Riempie i polmoni, i bronchi, risale sulla trachea.

Espiro.

Il mio corpo si fa leggero, dalla punta delle dita ogni cellula del mio corpo si sfalda, sfuma:  Ed io divento nebbia.

La mia essenza, in foschia, è un vapore leggero, grigio, caldo ed umido.

In netto contrasto con la gelida galaverna dai riflessi di smeraldo in cui si tramuta Loki. Padroneggia questa forma alla perfezione, senza apparente sforzo, mentre io fatico ancora molto per mantenere la mutazione e riuscire a direzionare il flusso del mio corpo espanso. Sotto forma di bruma assalgo morbida le pareti del cunicolo cercando una crepa, un minuscolo passaggio, la fessura tra due pietre. E quando la trovo mi infilo lentamente, molecola dopo molecola.

A metà passaggio inizio a fare fatica.

Concentrazione, Addison, Concentrazione!

È così difficile far passare la parte terminale del mio corpo nebbioso che anche ricondensarmi e tornare di carne non mi da inizialmente sollievo. Carponi sul pavimento di pietra nera, mi rialzo lentamente cercando di vincere il capogiro ed il senso di nausea.

Sbatto le palpebre una, due, tre volte. Le tenebre non si svelano. La mia vista non funziona.

Ecco, questo è un problema. Che se il buio non può essere scalfito dai miei occhi, significa che non è reale. È qualcosa di artefatto e di magico.

Un’altra illusione. Iniziano ad essere seccanti.

Contraggo le dita nuovamente, pronta a difendermi. Nel buio può nascondersi qualsiasi cosa.

Un rumore alla mia destra.

Volto da testa di scatto, braccio alzato a difesa.

Ed un’ombra mi colpisce con violenza alla bocca dello stomaco.

Il colpo è talmente forte ed inaspettato da farmi sbattere contro la parete alle mie spalle e cadere a terra in ginocchio. Tossisco cercando di recuperare fiato. L’ombra è su di me, la percepisco.

Alzo un braccio in tempo per parare un altro attacco.

Fuoco fatuo tra le dita e una fiammata grigiazzurra come risposta. L’ombra si scosta, è così veloce che riesco a malapena ad individuarla.

Altro guizzo, altra fiamma. Altra schivata, altro attacco. Altra parata.

Tento un calcio, le passo attraverso come se fosse burro. L’ombra si assottiglia e si allunga, si avviluppa alla mia gamba e poi al mio busto, mi sguscia tra le dita mentre cerco di fermarla e combatterla. Cado all’indietro, schiena a terra.

L’ombra mi è talmente vicina che posso sentire il suo fiato caldo sul mio viso. Due zaffiri brillano come occhi, comparsi dal nulla in mezzo all’oscurità.

“E così tu ami il freddo.”

Trasalgo: la voce non era reale, era dentro la mia testa, come se quei zaffiri l’avessero lasciata scivolare attraverso le mie iridi, a contaminare la mia mente.

Sono bloccata, avvolta tra le spire dell’ombra e quasi non riesco a respirare. Posso solo tentare una cosa: “fanculo.”

L’ombra stringe la presa e mi sento soffocare.

Un lampo bianco, accecante e doloroso.

E sparisce.

 

“Una coltre di tenebra ferisce il mio sguardo. La mia vista è impotente di fronte a questa magia oscura.”

Heimdall abbassa il braccio possente, lasciando scivolare la mano lungo la superficie liscia ed invisibile che blocca la sala del banchetto.

Alle spalle del Re, ancora presso il suo scranno, la Regina lascia vagare lo sguardo tra i presenti: chi aveva con se un’arma l’ha già impugnata, altri hanno tentato invano di forzare le barriere con la forza bruta.

Tra gli astanti vi è tensione e rabbia, tra i bisbigli preoccupati Frigga serpeggia più volte il nome di Loki.

Non è possibile. Le suggerisce il suo cuore di madre. Eppure…

Eppure potrebbe esserne capace, non può negarlo.

Se stesse cercando nuovamente di conquistare Asgard, per sconfiggere le guardie ed Odino avrebbe bisogno non solo di armi e milizie, ma anche di Potere, di Energia. Di qualcosa di così potente che espanda la sua magia.

Qualcosa che si trova proprio nel palazzo.

Frigga deglutisce e come non mai spera di sbagliarsi. Ma non può escludere nulla.

Lancia uno sguardo all’arazzo più vicino allo scranno dei sovrani ed approfittando della distrazione generale indietreggia e lo raggiunge. Una mano sotto il pesante tessuto e le dita che sfiorano un piccolo segno inciso nel muro. Con una leggera pressione l’incisione si apre in piccole crepe che si allargano a formare una sottile apertura.

Un corridoio segreto che attraversa il palazzo, dagli appartamenti reali al Reliquiario di Odino.

Un passaggio aperto ed accessibile.

Frigga scivola sotto l’arazzo silenziosamente.

Lei non è come Odino, pronta a trascinare nel fango suo figlio davanti a tutta Asgard. Se è stato davvero Loki, allora gli parlerà in privato. Lo farà ragionare, lei può riuscirci, ne è sicura. Troveranno una soluzione insieme, in segreto. Frigga non lascerà la mano di suo figlio di nuovo.

 

“Bene, se voi due signorine avete finito, la sottoscritta vorrebbe trovare una soluzione a questo problema. Qualche idea?”

Sif non accenna a smettere di fissare in cagnesco Loki, che appare turbato e concentrato allo stesso tempo. “La magia che evoca questo incantesimo è estremamente potente.”

E fin qui ci siamo arrivati tutti pensa Jane scrollando le spalle.

Loki incrocia le braccia al petto e stringe i pugni: un disco di energia chiara compare tra le sue mani e si stacca da lui quando le stende; sferza l’oscurità e si infrange contro una barriera invisibile in fondo al corridoio, con lo stesso rumore e le stesse schegge di un piatto di ceramica scagliato contro il muro durante un litigio di coppia.

O di una tazza da caffè sbattuta per terra per chiederne ancora. “… quindi?”

Le rivolge uno sguardo furente: “Vuoi smetterla di starnazzare come una gallina?”

Sif alza nuovamente il pugnale, intimandogli di non provarci più a rivolgersi a Jane con quel tono. “Certo, come se tu fossi stata più rispettosa” sibila in risposta prima di tornare a concentrarsi su ciò che li circonda. “Non è una semplice illusione, persiste nonostante gli attacchi: questa è realtà. Una realtà alterata, però.” Percorre ancora qualche passo, la mano con la fiammella stesa davanti a sé a far luce.

“E conosci qualcuno capace di alterare la realtà in questo modo?” domanda Jane.

“Nessuno può alterare la realtà, neppure il più potente Maestro di Magia. Non con il suo solo, nudo potere. Occorre qualcosa in grado di alterare la materia, e di ampliare e canalizzare la volontà di chi lo guida.”

Osserva un fenomeno, formula una teoria, raccoglie i dati e li confronta con quelli a sua disposizione per trarne una conclusione. Loki, quando ragiona, usa un metodo scientifico: su Asgard magia e scienza sono la stessa cosa.

E gli scienziati si confrontano, ampliano la propria conoscenza in base agli studi e alle intuizioni degli altri: non vi è solo un maestro ed un allievo, ma soprattutto un gruppo che sviluppa teorie e ricerche partendo anche da basi di altri. I suoi stessi studi e le sue stesse scoperte sono partite da risultati di ricerche altrui. Il dibattito è il motore della scienza.

Jane guarda di sottecchi Sif, che non stacca gli occhi di dosso da Loki e non smette di stringere convulsamente il pugnale.

In una famiglia ed in una corte di guerrieri, con chi mai Loki avrà potuto scambiare i propri pareri?

Thor stesso ha ammesso di aver sempre considerato la Magia sciocca ed inutile. Per quel poco che lo conosce, a Odino non sembra da meno. E Frigga avrò potuto essere una madre amorevole e protettiva, ma quanto partecipe negli interessi del figlio, se lei stessa non li comprendeva per prima?

E poi si sono tutti stupiti quando… Jane ruota gli occhi. In una situazione del genere è decisamente seccante iniziare a provare empatia positiva verso il fratello del suo fidanzato con attitudini maniacali fortemente orientate al genocidio, ma almeno si sente sollevata che sia competente in materia di magia.

Competente ma pur sempre con attitudini maniacali fortemente orientate al genocidio. Oh beh, in caso di pericoli, c’è pur sempre Sif a difenderla. Forse. “Hai già un’idea di cosa possa essere?”

Loki si sta mordendo il labbro inferiore, sembra parecchio turbato: “Non vi sono molti oggetti con simili capacità. Uno di questi l’ho distrutto io stesso di recente.” Mormora. “Tuttavia, alla luce di ciò che è stato sottratto ultimamente dal tesoro del Re, non posso che pensare sia…

Jane trasale: “Le Gemme?”

“Hanno tutte caratteristiche diverse. Ma una di queste modella la realtà in base alla volontà di chi la impugna. Se chi la impugna è abbastanza potente e capace di farlo.”

A Sif scappa uno sbuffo spazientito, Jane la invita a calmarsi, che ringhiare è totalmente inutile, mentre lui sospira che è lieto di udire qualcosa di sensato.

“E allora mi auguro che qualcuno di voi abbia idea su come combatterlo, questo nemico.”

Loki guarda il corridoio che continua nell’oscurità. “La realtà non può restare a lungo modificata. Io dico di proseguire, a vedere dove ci conduce il corridoio.”

“E poi cosa, attendere che passi tutto senza intervenire?”

“Oh, Lady Sif, non ti costringerò di certo a seguirmi. Se più ti aggrada potrai restare qui ed intervenire contro… bah, contro la muffa nell’angolo di quel muro, per esempio. Sono certa che sarà una battaglia epica.”

La voce della guerriera si fa fin stridula mentre vomita una valanga di insulti a Loki. Jane inizia ad avere mal di testa.

 

Finalmente l’Azione è arrivata!!! Ammettetelo, non ne potevate più di sopportare tutto questo cincischiare!

Ringrazio come sempre chi ha commentato, inserito tra i preferiti eccetera questa storia. Mi spronate tantissimo, non vedo l’ora di sapere un vostro parere riguardo a questo capitolo.

Sono indietrissimo con i ringraziamenti ad personam, chiedo venia e provvederò a farli al più presto.

Era da un sacco che volevo scrivere qualcosa su Loki e Frigga: volevo ampliare il loro rapporto sin dai primi capitoli di TS.

Da qui in poi, ragazzi, c’è il baratro. Non si torna più indietro, e saranno come si suol dire uccelli per diabetici. Per qualsiasi altra domanda, vi rimando il mio ask:http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

AH, Big Joe, il grande calice delle grandi consolazioni, è tratto dal telefilm Cougar Town.

Alla prossima

EC

 

PS: Citazione del titolo tratta da I Dreamt a Dream (Les Miserablés) e citazione del film è tratta da Matrix.

 

   
 
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