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Autore: Aurelia major    04/10/2007    1 recensioni
[ Occhi di GAtto ]La famigerata banda di ladre è ormai un ricordo, da tempo infatti le tre sorelle hanno cambiato vita, lasciandosi alle spalle persone ed eventi. Ma un imprevisto rimette in gioco tutto, soprattutto i sentimenti che la protagonista pensava assopiti...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kelly se ne stava  placidamente adagiata sul morbido sofà dell’ampio salotto sfogliando una rivista d’arte nella quale c’era un articolo che parlava in toni entusiastici della loro galleria.  Sorrise compiaciuta sorseggiando il suo tè al gelsomino.

Sembrava proprio che l’ultima esposizione presentata avesse colpito il pubblico e addetti ai lavori, cosa che la fece sentire oltremodo fiera di quello che lei e le sue sorelle erano riuscite a creare. Effettivamente quell’enorme open space, illuminato in modo che le luci non sembrassero affatto artificiali e perennemente investito da musica chill out  e ambient lounge stava rapidamente diventando un luogo alla moda, un punto di ritrovo per la gente in. Dai giovani artisti a quelli affermati, dalle modelle, ai fotografi di grido, dai bohemien in genere e coloro i quali amavano definirsi cool , tutti prima o poi transitavano per la  loro galleria. E non tanto per ammirarne le opere, quanto per goderne l’atmosfera e poter affermare di essere degli habituè.

Stringi, stringi, pensò Kelly sorniona, non avevano fatto altro che modificare un po’ la concezione del caffé che gestivano prima. Anche lì c’era gente che andava, veniva e si fermava, solo che nella versione attuale i quadri e le installazioni sostituivano i tramezzini e il caffé. Senza  contare che lì non c’erano tazze da lavare in grembiulino!

A questo pensiero non poté trattenere una risatina, non rinnegava affatto il passato, ma doveva ammettere che, almeno sotto questo punto di vista, la loro vita era migliorata di gran lunga.

Anche se... Beh, bisognava ammettere che negli ultimi tre anni di traumi ne avevano avuti abbastanza, anzi, qualcuno di troppo. Innanzitutto c’era stata la quantomai frettolosa partenza per l’Europa, il cui cruento antipasto era stato il casino successo tra Sheila e Matthew, una tremenda cagnara culminata con il tempestoso distacco dei due. Separazione che ancor oggi faceva sentire i suoi effetti.  

Dopodichè avevano girato in lungo e in largo attraverso il nord Europa alla ricerca della benché minima traccia le potesse portare a trovare qualche indizio inerente loro padre. Tempo perso, tutte le piste avevano portato ad un nulla di fatto, per quanto lei, le ragazze e l’immancabile signor Marloss si fossero sforzati in ogni direzione. Sembrava che di Heinz si fosse perduta del tutto la memoria. La delusione era stata enorme e persisteva tutt’ora, anche se ormai ne parlavano di rado, giacché l’amarezza era davvero troppa. Restava loro l’intera collezione del padre ormai riunita, ma che senso aveva, visto che quella che sembrava la chiave di volta per ritrovarlo alla fine non era servita ?

Oltre a ciò Kelly trovava che fosse un vero peccato il doverla tenere occultata in un deposito sotterraneo, con tutto il cuore avrebbe voluto esporla al pubblico per far finalmente ammirare il genio di Heinz, suo padre. Ma come fare? Si trattava del frutto di tutte le imprese di Occhi di Gatto, quindi agli occhi della legge un corpo del reato e di certo lei, né le sue sorelle, potevano costituirsi. O perlomeno non ancora, in effetti Marloss si stava muovendo in tal senso. Attraverso le sue conoscenze infatti, stava cercando un cavillo, un modo legale per rendere la loro situazione costituzionale. La collezione Heinz era stata rubata e dispersa dai nazisti e loro che erano le figlie del legittimo proprietario non avevano fatto altro che riappropriarsi dei beni appartenuti al padre, anche se naturalmente il metodo usato non era stato dei più ortodossi… Comunque alla controversia stava lavorando un nutrito pool di avvocati sulla cui riservatezza si poteva contare, ma i tempi previsti andavano sul lungo e quindi non potevano far altro che aspettare e aver fiducia.

“Fosse facile.” Pensò sospirando, quando all’improvviso fece capolino nella stanza Sheila.

“Allora, che dice l’articolo del nostro vernissage?” Chiese tamponandosi la fronte con una salvietta.

Veniva direttamente da quella che soleva definire “la mia sala fitness personale”, infatti, nella loro nuova casa, aveva preteso ci fosse un’ampia stanza che aveva arredato con tutte le moderne tecnologie da palestra e dove passava parecchio tempo quando non era alla galleria. Kelly non si era mai presa la briga di chiederle il perché di questa originalità,  anche se ne sospettava il motivo, tutto il contrario di Tati alla quale la cosa non piaceva affatto. Sheila era sempre stata delle tre la più introversa e quella dal carattere decisamente ermetico, ma da quando lei e Matthew avevano rotto era andata via, via peggiorando.

Si era buttata a capofitto prima nella ricerca del padre e poi nella nuova vita che avevano intrapreso al loro ritorno in Giappone. All’apparenza sembrava che andasse tutto bene, il lavoro le piaceva, faceva tutte quelle cose normali che ci si aspetta da una giovane single avvenente ed era persino uscita qualche volta con alcuni interessanti giovanotti conosciuti a qua e là. Eppure rimaneva come distaccata da tutto ciò, era come un divertimento fine a sé stesso, finché durava sembrava appagarla, ma poi le lasciava dentro un gran vuoto. E quelle rare volte che Kelly si era risolta a tentare di parlarle si era trovata davanti un muro. Poteva darsi però che il suo modo pacato di farlo forse non era quello giusto, anche se neppure quello molto meno diplomatico di Tati aveva prodotto dei risultati. La loro ultima litigata in proposito era avvenuta circa un paio di mesi prima.

Accidenti a te, hai la testa più dura di un mulo!” L’aveva apostrofata la loro sorellina davanti all’ennesimo rifiuto da parte di Sheila di uscire di nuovo con  un designer molto carino sulla trentina.

Perché non ti fai gli affari tuoi?” Le aveva risposto oltremodo arrabbiata quest’ultima lasciando la stanza dove l’alterco stava avvenendo.

Perché stai sprecando la tua vita  idiota!” Aveva replicato la più piccola seguendola dappresso e, non paga, aveva rincarato la dose: “E se, nonostante tutto, con la testa stai ancora appresso a quel cretino senza spina dorsale, allora sai che ti dico? Tira fuori il coraggio e vallo a cercare!

L’aveva sfidata iniziando ad alterarsi oltremodo, era stufa di vederla svagata e oppressa e, soprattutto, era ora che la piantasse di nascondersi dietro ad un dito. E se sua sorella non si decideva da sola, ebbene gliele avrebbe cantate chiare! Inoltre, anche se Tati non l’avrebbe mai ammesso, neppure sotto tortura, Matthew  mancava da morire anche a lei. Sebbene fosse sempre stata convinta  che non fosse  per nulla l’uomo adatto a Sheila, ciò nonostante  però nel corso degli anni gli si era affezionata, quasi fosse diventato una sorta di fratello maggiore per lei. Anche se a volte dimostrava meno anni di lei quanto a maturità.

Tu stai dando i numeri Tati! Il fatto che io non voglia uscire di nuovo con quel presuntuoso non ha motivi reconditi.“

Tutte balle e se pensi che ci creda stai fresca! Ma perché non ammetti una volta per tutte che vuoi rivederlo?

Ma di chi diavolo parli?” Domandò Sheila al culmine della malafede, giacché sapeva benissimo a chi si stavano riferendo.

Del fantasma di quel cretino! Che come un ectoplasma  malefico si aggira nella tua testa ed esce solo per farti fare delle grandissime cavolate! Non puoi negarlo, accidenti, ogni volta, ogni maledettissima volta che ti dai uno spiraglio di vita, risorge dalle sue ceneri e ti riacchiappa!

Ma che ti sei data all’alcool ?!  Aveva replicato ostentando un misto di stupore ed esasperazione. In effetti, volendo mantenere quell’apparenza distaccata, non avrebbe potuto comportarsi diversamente. Sebbene sapesse in cuor suo quanto la piccola avesse  colto nel segno.

No, io no, ma tu dovresti farlo... esci, svagati, tocca il culo agli uomini insomma! E se non ti va e pensi proprio che lo rivuoi, allora vattelo a pigliare ovunque si sia cacciato!

Questa discussione non ha affatto senso.” Aveva ribattuto Sheila girando sui tacchi e chiudendo il discorso. E che poteva risponderle? Che ci aveva già provato e che di Matthew pareva non fosse rimasta traccia? Invero, con molta discrezione, da quando erano rientrate in patria, aveva tentato di rintracciarlo per parlargli, quantomeno, si era detta, per chiarire definitivamente la situazione tra loro e poi ognuno per la sua strada . Il che naturalmente era tutta una scusa per non ammettere che la sua speranza era di tutt’altro tipo. Ma in ogni caso sembrava che si fosse volatilizzato. Dagli archivi computerizzati della polizia risultava solo che aveva lasciato la sua precedente sede e altro non c’era. Non era dato sapere se facesse ancora parte delle forze dell’ordine o se si fosse dimesso, per queste informazioni sarebbe occorsa una userid e una password, o meglio ancora, le doti di hacker della sua sorellina. Ma sarebbe morta piuttosto che chiederglielo!

Così la sua mossa successiva era stata quella di recarsi presso il complesso dove c’era il suo appartamento, ma anche là l’unica informazione che aveva reperito non le era servita un granché. Dai vicini infatti aveva appreso che erano mesi che non viveva più nessuno in quel locale, anche se la casa non era stata riaffittata.

In sostanza qualunque strada tentasse di prendere finiva continuamente in un vicolo cieco, anche perché Matthew aveva pochi amici, nessuno dei quali veramente intimo, ai quali poter porre domande. L’unica era Alice Asatani e, sebbene quella lì  sapesse dove trovarla, non ne aveva affatto voglia. Senza contare che era pressoché certa che se pure quell’arpia fosse stata a conoscenza di qualcosa, a lei non l’avrebbe di certo detto. Inoltre non voleva dare alla detective un nuovo pretesto per rimettere il naso nelle sue faccende. Chi restava ?

Tolto il Capo, il diretto superiore di entrambi i detective, il quale nel frattempo era andato in pensione e si era ritrasferito nella natale Fukuoka, i pochi parenti di Matthew che vivevano a Kyushu non lo vedevano da un pezzo. E non era solo una supposizione questa, giacché aveva telefonato a tutti gli abbonati che facevano di cognome Isman di quel distretto, finché non aveva beccato in modo del tutto fortuito una zia . Al che, omettendo la sua identità e spacciandosi come organizzatrice di una riunione tra ex compagni di scuola, l’aveva interrogata in tal proposito. La donna, sebbene disponibile, non aveva saputo dirle molto, salvo precisare che non aveva notizie di suo nipote. Possibile che non ne sapesse niente? Ma proprio niente, niente?

Aveva insistito molto, ma per quanto ci avesse provato non le era riuscito di farla sbottonare, l’unica cosa che le aveva detto era che in ogni caso, conoscendolo, pensava non sarebbe intervenuto, dopodichè aveva buttato giù. E così si era ritrovata nell’ennesimo impasse, tanto che le sembrava la seconda edizione della scomparsa del padre, con l’aggravante però che il suo ex fidanzato non aveva lasciato opere d’arte dietro di sé!

Tutto questo era successo nei due mesi precedenti e nel frattempo lei aveva realizzato appieno che aveva assolutamente bisogno di rivederlo. Alla fine aveva dovuto ammettere con sé stessa di amarlo ancora e che aveva sperato durante tutti gli anni trascorsi dal loro distacco che lui fosse ancora lì ad aspettarla e che niente fosse cambiato.

Intanto tuttavia il tempo passava e nonostante tutto non le riusciva di sapere dove fosse, benché avesse messo in moto persino Marloss, pregandolo però di mantenere un’assoluta segretezza sulla cosa. 

Ad ogni modo quella domenica mattina una volta tanto non ci stava pensando, si era svegliata presto e si era messa a fare dello step tanto per passare il tempo prima di recarsi in centro. Aveva fatto una doccia e si era diretta in salotto per fare quattro chiacchiere con le sorelle. Tati si era alzata poco prima, l’aveva incrociata in corridoio mentre si dirigeva verso il bagno, per cui quando bussarono alla porta fu quest’ultima ad aprire e le sorelle dal salotto  udirono chiaramente la sua esclamazione di stupore...

   
 
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