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Autore: _muchlovefordrew    17/03/2013    3 recensioni
Angel. L'amore è un demone.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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VOGLIO COMINCIARE SPECIFICANDO CHE NON E' UNA STORIA DI MIA INVENZIONE,HO SOLO CAMBIATO IL NOME DEI PERSONAGGI E L'AMBIENTAZIONE,IL LIBRO DA CUI HO PRESO SPUNTO E' "ANGEL. L'AMORE E' UN DEMONE". CONTINUATE A LEGGERE I CAPITOLI, PERCHE' E' DAVVERO UNA STORIA D'AMORE MERAVIGLIOSA.


L'ultimo giorno di vacanza non si può passare a casa. E' contro le leggi non scritte dallo studente.
Chiudo il libro e mi butto giù dal letto.
Ravvivo la mia zazzera castana, cercando inutilmente di domare la solita ciocca ribelle.
Butto all'aria un cassetto per trovare il cd dei 30 Seconds to Mars che devo riportare alla mia amica, ma qualche istante dopo rimando temporaneamente l'ardua impresa di scovarlo.
-Non fare tardi- mi raccomanda mia madre quando ho già chiuso la porta alle mie spalle.
Mi getto tra le viuzze del centro, grigie di pietre d peperino, illuminate da una calda luce che le arroventa e le fa luccicare quasi fossero bagnate dall'acqua e non dal sole estivo.
La mia città è una mezza fregatura, penso socchiudendo gli occhi al sole intenso e sbuffando leggermente.
Nel senso che è una città per definizione, ma tecnicamente è poco più che un paesone.
Non ci si conosce tutti personalmente, siamo pur sempre sessantamila anime, ma secondo una teoria accreditata per collegare una persona a qualunque altra nel mondo occorrono solo cinque intermediari, qui da noi ne basta uno, al massimo due se la prima persona è davvero molto riservata.
Come in un paese tutti sanno tutto di tutti, ma come in una metropoli se ne fregano di darti una mano se possono evitarlo. Siamo una città antica, medievale, dicono alcuni..e sbagliano, perchè in realtà le nostre radici affondano in un passato ben più remoto, quando queste terre erano abitate dagli etruschi.
Di quei tempo in cui si vaticinava il futuro e si viveva in case di tufo non è rimasto molto, solo qualche tomba rupestre e qualche affresco difficile da interpretare.
Del Medioevo ci restano invece quartieri lastricati di peperino, piazze colme di fontane di pietra scura, statue di leoni arrampicate su torri e cornici, che ti fissano, ti controllano, con i loro occhi di pietra lavica indurita nei secoli.
Ti guardano arrivare, passare e andare via.
Ci sono rimaste le grandi mura.
Alte, imponenti, costruite in passato per tener fuori i nemici e che oggi, forse, servono a tenere dentro noi.
Per chiuderci dentro e per chiudere fuori.
Perchè la nostra città è chiusa verso tutti e tutto, verso le novità e i nuovi arrivati.
Siamo i discendenti di una popolazione oscura e tuttora poco conosciuta, con le sue necropoli, i suoi sacerdoti e i suoi misteri.
Una popolazione gelosamente i propri segreti di millenni.
Per questo ancora oggi alza gli occhi sospettosa, per questo diffida di chi non conosce.
Leggendo i testi giusti, vedendo i giusti nessi nella storia, il nostro segreto potrebbe addirittura essere svelato o perlomeno intuito.
Ma chi si cura di una piccolissima città arroccata in una valle, nascosta dai monti e dall'ombra lunga del Canada? Stratford vive barricata in se stessa, custodisce gelosamente i propri segreti come ha sempre fatto, ed è soddisfatta così.
La mia famiglia ne è una prova palese. In quale altra parte del mondo potrebbe vivere allo scoperto una comunità di angeli?
Gli abitanti ci rispettano, forse un tempo ci hanno temuti, ma ora onorano il fatto che malgrado la nostra condizione particolare, il nostro sangue e le nostre ali (o quel che ne è rimasto), abbiamo visto nascere questa città, siamo testimoni della loro storia e siamo cresciuti con i loro antenati.
A questi luoghi e a queste persone siamo legati da vincoli millenari di amicizia e rispetto che nessuno ha intenzione di sciogliere.
Ecco perchè questo buco di città, un po' grigia in inverno, un po' stretta se hai sedici anni (e tanta voglia di conoscere il mondo), è l'unico luogo dove quelli come i miei fratelli hanno potuto insediarsi e vivere. Come i miei familiari, sottolineo, ma non come me.
La mia famiglia discende da un'antichissima stirpe di angeli e tutti i suoi componenti, con un'unica eccezione, sono perfetti.
Mio padre è un angelo, mia madre è un angelo, mia sorella Hope è un angelo; tutti belli come pitture rinascimentali, tutti visi botticelliani, tutti biondi come il grano di giugno.
Tutti con le ali.
Tutti tranne me.
Io sono la secondogenita, non go ali e inciampo tre volte in due passi; magari con grazia, per quanto si possa finire a gambe all'aria in modo aggraziato...sempre di ruzzoloni si tratta.
Mia sorella era presente al lieto evento della mia nascita.
Indossava uno di quegli adorabili completini confettosi che i genitori ti infilano a tradimento prima che tu raggiunga l'età della ragione e possa strapparteli via di dosso.
Era presente, quindi, con il suo abitino azzurro caramella e i bei capelli biondi, fili d'oro sciolti sulle spallucce da cui già si affacciavano le prima tenere piumette..
Lei, testimone silente della perfezione genetica ereditata dai nostri genitori.
Immaginate quindi lo stupore quando ho emesso il primo vagito.
Forse un giorno qualcuno riuscirà a spiegarmi cosa è accaduto di preciso, cosa c'era nell'aria oltre alla pioggia sottile. Forse nulla di particolare, in realtà.
Non si sceglie dove, da chi e soprattutto come nascere.
E' strano essere senza ali in una famiglia di angeli.
E' strano essere bruna in una famiglia di chiome dorate.
E' strano essere l'unica rosa rossa sbocciata in un campo di rose bianche.
E' strano come ti guardano le altre rose.
Lo scherzo della natura.
La pecora nera.
Certo le pecorelle bianche del gregge se ne sono dovute fare una ragione, che io sia figlia dei miei genitori è palese: ho gli occhi grandi di mia madre - verdi però, non blu intenso - e lo stesso arco sottile delle sopracciglia di papà.
E le labbra a bocciolo, calco perfetto di quelle di mia sorella Hope.
E' da escludersi quindi un eventuale scambio di neonati in ospedale, a opera di una distratta infermiera esausta dopo un lungo turno di ventiquattro ore.
Forse il resto del candido gregge avrebbe preferito potersi attaccare a questa teoria, o forse no... Non so cosa sia meglio in una piccola città come la mia.

-Ciao Mery.
Una signora mi saluta mentre cammino per lungo le strade del centro storico.
Sembrerebbe di stare ancora nel Medioevo, se non fosse per qualche auto parcheggiata ai margini della viuzze, o per le vetrine illuminate dei negozi che testimoniano l'avvento della modernità.
La gente che incrocio mi saluta, è sempre così da noi: due passi e una parola.

Rimbalzo alla meglio sugli sconnessi e insidiosi sanpietrini con le mie Converse, metto le mani nelle tasche della mia felpa blu, ondeggio, conquisto un brandello di stabilità.
Attraverso la piazza ed eccomi arrivata.


SPAZIO SCRITTRICE.


ciao ragazze, capitolo molto lungo, lo so, lol.

vi consiglio vivamente di leggere questa storia perchè è una magnifica storia d'amore,
grazie per aver letto e lasciate una recenzione.

-@muchlovefordrew
  
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