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Autore: Nana Kudo    17/03/2013    7 recensioni
“Non puoi capire quanta emozione ti possa trasmettere, Ran!” disse, per la ventesima volta nel giro di pochi minuti il liceale, alludendo al libro di Conan Doyle letto –riletto, la sera prima, con gli occhi che brillavano al pensiero dell’idolo che risolveva l’ennesimo caso; mentre la karateka, accanto a lui, si limitava a guardarlo seccata.
“Ciò non toglie che hai letto quel libro milioni di volte e che dovresti essertene stancato ormai” ribatté sicura la ragazza, continuando a mantenere quella sua espressione scocciata, allungando intanto un braccio verso le converse all’interno del proprio armadietto.
“Stancarmene? Nah” rispose il detective, tirando fuori anche lui le scarpe dall’armadietto e cominciando a togliere quelle che aveva ai piedi. “Vedi Ran, ogni volta che rileggo qualsiasi libro di Holmes, mi rendo conto di particolari che la volta prima non avevo notato o semplicemente avevo trascurato; particolari che se interpretati nel modo esatto, ti fanno capire chi è il colpevole, capisci? E’ impossibile stancarsi di leggerlo a questo punto” le spiegò, richiudendo l’anta con dentro le scarpe scolastiche, e finendo d’indossare le sue converse.
Ran lo guardò con un sopracciglio alzato, per poi sospirare rassegnata.
-Maniaco di gialli-
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♥White Day♥
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Sonoko Suzuki | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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White Chocolate
Capitolo 2
***

 
 

 
 
 
Vagava svogliatamente per le vie di Beika, Shinichi, con le braccia dietro il capo a sostenere la pesante borsa scura.
Da quando aveva lasciato Ran e Sonoko a scuola e se n’era andato, aveva cominciato a camminare senza una meta precisa per le strade e stradine di quella città, fino ad arrivare al centro di essa, trafficata come sempre e dai palazzi e grattaceli altissimi e maestosi, con un’infinità di manifesti e insegne colorate sparse qua e là, quasi dappertutto.
Passo per passo, quello sguardo perso nel vuoto, e quei pensieri che lentamente cominciavano a colmare la sua mente, annebbiandola da qualsiasi altro pensiero, lo distoglievano dalla realtà, quasi estraniandolo dal mondo intorno a lui, senza nemmeno che lui se ne accorgesse.
-Il White Day..-
Ricordò il discorso della giovane ereditiera, per poi ritrovarsi col volto paonazzo nel ricordare il continuo della discussione fatta qualche decina di minuti prima.
Mogliettina…
Sbuffò.
Odiava quando Sonoko, o chiunque altro, si divertiva a fare battutine su lui e Ran. Erano solo amici, possibile che dovevano per forza complicargli le cose con le loro prese in giro? Che ci guadagnavano poi, non l’aveva certo capito.
Continuò a camminare, imprecando mentalmente contro le persone che, da quella mattina, compresa Sonoko, avevano difatti passato il loro tempo sfottendo i due.
-Tsk, idioti!- pensò, sbuffando, di nuovo.
In quel preciso istante, senza rendersene conto, si scontrò con un ragazzo appena uscito da un negozio, facendo cadere un piccolo pacco color lilla dalle sue mani.
“Oh scusa, non ti avevo visto” si scusò il ragazzo, abbassandosi al marciapiede per raccogliere il pacchetto caduto.
Shinichi lo osservò senza muovere un dito, limitandosi solamente ad abbassare le braccia e tenerle dritte lungo il corpo. Lo guardò meglio in volto, e quando lo riconobbe, non poté che farsi sfuggire una risatina.
“Che hai da ridere?” gli chiese il ragazzo seccato, rimettendosi all’in piedi e fulminandolo con lo sguardo.
“No niente” rispose il detective, proponendosi un po’ di contegno.
-L’ennesima vittima della Suzuki- pensò, sorridendo tra sé e sé, riconoscendo quello sconosciuto come il povero capitano della squadra di calcio della scuola, come il poveretto adocchiato da Sonoko.
Il capitano, lo guardò per qualche istante, con l’impressione di aver già visto quel volto, quegli occhi e quell’espressione scocciata da qualche parte; per poi sorridere nel riconoscere a chi appartenevano.
“Kudo, ma sei tu!” esclamò quello, facendo assumere un’espressione scocciata al ragazzo dalle iridi cobalto.
-No! Ma dai!- ironizzò mentalmente, abbandonandosi in realtà a un semplice sbuffo.
“Che ci fai qui?” gli chiese, ponendo intanto il pacchetto caduto pochi istanti prima nel borsone di calcio. “Ah già, che scemo… sei qui per la Mouri, non è così?” lo schernì, facendo assumere una colorazione scarlatta al detective, che mentalmente, imprecava contro di lui per l’ennesima battutina sulla relazione tra lui e l’amica d’infanzia.
“In realtà stavo semplicemente facendo un giro” si limitò a rispondere Shinichi, cercando di smascherare il rossore che si era impadronito delle sue gote con un’espressione seccata.
“Facevi un semplice giro, eh?” rise l’altro, mentre il detective annuì convinto poco dopo. “E per caso, senza farlo apposta, ti sei ritrovato davanti a una cioccolateria. Sì certo, ‘ste cavolate raccontale a qualcun altro Kudo” lo sfotté il calciatore, continuando a ridere.
Shinichi, che fino a quel momento non aveva dato molto a peso a dove si trovava, si voltò immediatamente verso la vetrina di quel negozio e sentì il viso andare a fuoco, nel realizzare che sì, senza farlo apposta, si era ritrovato davanti alla vetrina di una cioccolateria.
“E-Esatto” disse, distogliendo lo sguardo e puntandolo verso la strada, troppo imbarazzato per guardare attraverso al vetro alla sua destra. Che poi, il motivo di tutto quell’imbarazzo, non l’aveva nemmeno capito.
“Se se” rise il ragazzo, per poi sorpassarlo. “Ci vediamo alla partita di sabato, eh!” gli urlò, cominciando a incamminarsi verso casa.
Il detective lo guardò allontanarsi con sguardo scocciato, per poi voltarsi verso la vetrina accanto a lui e sbuffare.
-Con tutti i negozi che potevo fermarmi, proprio questo dovevo scegliere?!-
Fece per voltarsi, quando, nello spostare lo sguardo da quel negozio, un oggetto in particolare al suo interno catturò i suoi occhi, facendo nascere per la prima volta da quella mattinata un certo pensiero.
Si avvicinò di più alla vetrina, fermandosi a guardare quella piccola scatolina riempita da tanti piccoli cioccolatini bianchi.
Fu in quel momento, che le parole di Sonoko risuonarono nella sua mente, ma con un tono e significato diverso da quello che aveva in realtà.
E se lui l’avrebbe comprata davvero della cioccolata a Ran?
Si fermò un attimo a pensare, a pensare a ciò che sarebbe potuto succedere se avrebbe regalato un pacchetto simile alla migliore amica.
-Magari poi potrei…-
All’immagine di lui e Ran insieme, come una coppia, però, arrossì di colpo, distogliendo lo sguardo da quella vetrina e voltandosi dal lato opposto ad essa.
Scosse il capo bruscamente, cercando di cacciare via quei pensieri dalla sua mente, per poi sospirare riportando intanto le braccia dietro la testa, e ritornare a camminare in direzione di casa sua.
 

***

 
Osservava il suo amico affianco a lei con un’espressione quasi delusa, lasciandosi sfuggire qualche sospiro rassegnato di tanto in tanto; mentre lui si limitava a scarabocchiare cose apparentemente insensate sul proprio banco.
Non le aveva regalato niente. Nulla. Nemmeno un piccolo cioccolatino.
Le doleva ammetterlo, ma sì, era delusa.
Soprattutto perché in torno a lei, la maggior parte delle loro compagne di classe avevano ricevuto dei cioccolatini bianchi o intere barrette, mentre lei nulla, se non un semplice “Hey” da parte sua, quella mattina, nel percorso verso scuola.
Provò a consolarsi pensando che, nonostante tutto, nemmeno Sonoko aveva ricevuto della cioccolata, ma poi cambiava idea subito dopo pensando che forse l’avrebbe ricevuta più tardi, mentre lei si sarebbe dovuta accontentare del “hey” dell’amico d’infanzia.
Distolse lo sguardo da quel viso perfetto, appena notò che il detective si stava voltando verso di lei.
“Ran” la richiamò, fissando i suoi occhi blu in quelli azzurro-lilla dell’amica, facendole perdere un battito.
“S-si?” arrossì, cercando d’inscenare un sorriso, quando in realtà nella sua mente continuava a maledirsi per quell’atteggiamento. E se si fosse accorto che lo stava osservando?
Sentì le guance surriscaldarsi, ma rimase comunque col volto rivolto verso di lui.
Si fermò un attimo ad osservarla, Shinichi, dimenticandosi quasi che doveva chiederle, per poi inscenare qualche colpo di tosse e distogliere gli occhi dai suoi.
“Volevo dirti che... ecco..” la ragazza deglutì, pensando che forse, dato il comportamento dell’amico, il discorso poteva centrare magari con il tema di quella giornata. “Se.. se potresti darmi una gomma”
“Cosa?” rimase quasi spiazzata, Ran, guardandolo con gli occhi ridotti a puntini.
“La gomma ecco…” ripeté il liceale, indicando l’oggetto accanto al braccio dell’amica. “Non c’è più spazio per scrivere qui sopra, e quindi mi servirebbe la gomma per cancellare ciò che c’è già” le spiegò, alludendo agli scarabocchi fatti a matita sul suo banco. “Allora, me la dai?” le chiese di nuovo, assottigliando gli occhi nel notare la figura dell’amica ancora immobile e in silenzio a guardarlo di fronte a sé. “Ran?!”
“Sì ecco, tieni” disse l’amica, come risvegliatasi dallo stato di trans in cui era caduta, passandogli l’oggetto e ostentando un sorriso; sorriso che, per tutta risposta ricevette uno sbuffo da parte del ragazzo.
Aspettò che Shinichi tornasse con lo sguardo rivolto verso la tavola bianca tutta scarabocchiata, prima di lasciarsi all’ennesimo sospiro in quella giornata.
-In fondo, che dovevo aspettarmi da Shinichi?-
 

***

 
La giornata scolastica era finalmente finita. Giornata che Ran passò a chiedersi perché Shinichi non le aveva regalato niente, o semplicemente perché lei, in primo luogo, si era aspettata qualcosa da parte sua sapendo che d’altronde, lui non era il tipo da certe cose.
Si alzò dalla proprio sedia svogliatamente, seguita poco dopo dall’amico che, da quella mattina, era stranamente silenzioso.
“Ran, io ho gli allenamenti adesso, perché non torni a casa da sola?” propose il detective alla karateca, mettendosi in spalla anche il borsone blu, oltre alla cartella.
La ragazza, che sperava almeno di poter passare la giornata con lui, nonostante di cioccolata non ne avesse ricevuta, si rattristò di colpo, facendo scomparire quel finto sorriso che dalla mattina aveva inscenato.
“D’accordo” sussurrò, prendendo la cartella scura tra le mani e abbassando lo sguardo.
Nessuno dei due aggiunse altro e, a quel punto, il detective decise di avviarsi verso il campo da calcio.
Ran, sentendo i passi dell’amico farsi sempre più lontani, si voltò di colpo verso di lui richiamandolo, sperando in cuor suo che il ragazzo si fosse semplicemente dimenticato che era il White Day, e che forse qualcosa gliel’avrebbe regalata, prima di andarsene.
“Aspetta!”
Shinichi, ormai giunto alla porta, si girò, puntando lo sguardo sulla migliore amica che arrossì di colpo abbassandolo alle sue scarpe.
“Beh.. io…” deglutì. Possibile che doveva essere tutto sempre così difficile?
“Allora?” la richiamò l’amico, facendola sussultare.
“Io… non scordarti che sta sera dobbiamo andare a fare la spesa, se non vuoi rimanere a digiuno” sviò il discorso la karateka, sorridendo, mentre l’altro annuì.
“D’accordo. Allora a dopo” disse il detective, salutandola con un accenno di mano e un sorriso, per poi sparire oltre la porta.
Ran si lasciò andare ad un sospiro rassegnato, cominciando anche lei ad avviarsi verso l’uscita di quel posto.
S’incamminò verso i corridoi dell’istituto, notando di tanto in tanto ragazze che scartavano i loro pacchetti di cioccolata tutte sorridenti e allegre accanto al ragazzo che, dedusse, glielo avevano regalato.
Un’espressione triste e delusa si dipinse sul suo viso, mentre scendeva le scale e sempre più coppie le camminavano accanto.
Quando finalmente giunse al suo armadietto, sorrise appena, al pensiero che almeno entro pochi minuti avrebbe lasciato quel posto e, almeno, avrebbe potuto passare la giornata con Shinichi, nonostante tutto.
Allungò il braccio verso il proprio armadietto, quando la voce di una persona in particolare la fece bloccare di colpo.
“RAN!!” la richiamò Sonoko, correndo verso di lei con un sorriso stampato in faccia.
Ran voltò il capo in sua direzione, incurvando le labbra in un sorriso.
“Guarda guarda!” urlò tutta allegra e con un sorriso a trentadue denti stampato in viso, mostrandole intanto un pacchetto rettangolare ricoperto da una carta rosa e un semplice nastro bianco.
Se la bionda era allegra e sorridente, Ran, era l’esatto opposto.
Nel vedere quella barretta di cioccolato tra le mani dell’amica, e le sue vuote, s’incupì di colpo.
Avevano ricevuto tutti qualcosa, solo lei no..
Sentì gli occhi pizzicarle, ma prima ancora che una sola lacrima scendesse, si affrettò ad inscenare una perfetta faccia da Poker sorridendo all’amica e cambiando completamente espressione.
“Sono felice per te” le disse, mentre l’altra continuava ad osservare l’oggetto tra le sue mani con gli occhi ridotti a due cuoricini.
L’ereditiera si voltò in direzione della karateka subito dopo, rispondendo al suo sorriso.
“E dimmi.. te invece? Com’era il pacchetto di Kudo?” chiese ingenuamente, mettendo il suo nella cartella e aprendo l’armadietto per prendere le proprie scarpe.
Ran non rispose, si limitò a curvare le labbra in un sorriso amaro e a voltarsi per prendere anche lei le sue scarpe.
Che avrebbe dovuto dirle, in fondo? Che diversamente da lei, Shinichi non le aveva regalato niente, rovinandole così tutta quella felicità di quel momento?
No, non l’avrebbe fatto; e questo Sonoko però, lo capì comunque.
Capì lo stesso che qualcosa non andava quando vide il viso cupo dell’amica e quel sorriso triste, ma decise comunque di non dirle o chiederle niente.
Ci stava male, e forse, per una volta, risparmiarsi la solita battutina non avrebbe guastato.
Ran aprì l’anta del piccolo armadietto bianco e allungò il braccio in modo da poter tirare fuori le sue converse verdi, quando qualcosa sopra di esse catturò la sua attenzione.
Tirò fuori il piccolo pacchetto rettangolare blu, con un nastro rosso sopra e si fermò ad osservarlo quasi confusa.
“Che c’è, Ran?” le chiese l’amica, notando il suo sguardo concentrato verso qualcosa tra le sue mani, e, quando chiuse l’armadietto liberando la visuale di fronte a sé, sorrise spavaldamente.
“Kudo non si è dimenticato, visto?” la schernì, mentre l’altra continuava a guardare il pacchetto, arrivandoci solo dopo a quello che aveva tra le mani.
“In realtà non c’è scritto nessun nome” sussurrò la karateka, rigirandosi l’oggetto tra le mani.
“COME NESSUN NOME?! Da qua, fammi vedere!” sbottò la bionda, levando il regalo con poca delicatezza dalle mani dell’amica. “Impossibile!” esclamò, dopo aver scrutato ogni minimo angolo ricoperto dalla carta blu ma senza trovare alcun nome.
“Che ti avevo detto?” le disse la brunetta, mentre l’altra le ripassava il pacchetto.
“Mah, che tipo strano, comunque..” sentenziò Sonoko, finendo di mettersi le scarpe. “Lasciare un regalo senza nemmeno scrivere il proprio nome.. tsé!”
La karateka finse un sorriso, tornando a guardare il pacchetto tra le sue mani.
-Chi può avermelo regalato?-
Lo guardò attentamente, ma più lo faceva, e più quel blu che lo ricopriva le ricordava gli occhi dell’amico d’infanzia. Amico che, in cuor suo, sapeva che probabilmente non era stato lui a regalarglielo.
Sospirò affranta, Ran, facendo poi per mettere il piccolo pacchetto nella borsa, quando qualcosa catturò la sua attenzione.
Sul fiocco, c’era scritto qualcosa.
Avvicinò di più la barretta al viso per poterla decifrare, e quando lo fece, non poté che arrossire di colpo.
Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per improbabile che sia, deve essere la verità.
Lesse quella frase più e più volte a mente, con gli occhi spalancati tanta la sorpresa.
Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per improbabile che sia, deve essere la verità.
Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per improbabile che sia…
Si fermò un attimo, facendo nascere un sorriso sincero sul suo volto.
.. Deve essere la verità.
-Shinichi…-
Pensò, lasciandosi poi sfuggire una lieve risata.
“Ran, andiamo?” le urlò Sonoko davanti all’entrata del liceo, distogliendo la ragazza dai propri pensieri.
Si voltò verso di lei, ridendo al suo viso scocciato e annoiato.
“Allora? Io non ce la faccio più! Voglio tornare a casa!” ripeté, sbattendo i piedi come fanno solitamente i bambini dell’asilo.
“Arrivo, arrivo” rise la karateka, chiudendo l’armadietto e correndo verso di lei, tenendo stretta tra le sue mani la cioccolata regalatale dall’amico d’infanzia.

***


Shinichi, osservò l'amica correre fuori dalla scuola con un bellissimo sorriso stampato e il suo regalo per il White Day tra le sue mani dal campo da calcio, mentre si asciugava il sudore con un'asciugamano bianca.
Sorrise, nel vederla contenta, nonostante un lieve rossore gli aveva cominciato a colorare le gote.
"Hey Kudo!" sbuffò, nel sentire il peso del braccio di uno dei compagni di squadra sulla sua spalla. "Alla fine hai comprato della cioccolata alla Mouri, eh? Ma che bravo maritino!" lo schernì, scoppiando a ridere insieme agli altri.
Il detective, che già era rosso d'apprima, in quel momento divenne quasi porpora; ma cercò comunque di nascondere l'imbarazzo sbuffando e levandosi di dosso in modo abbastanza brusco il braccio dell'altro calciatore, per poi incamminarsi verso il campo da calcio.
"Stupidaggini" li urlò facendoli ridere, per poi decidere di ignorarli e prendere un pallone da calcio cominciando a palleggiare.





Nana's Corner:
Konbanwa, people! :D (?)
Seppur con un po' di ritardo, eccomi finalmente qui col secondo e ultimo capitolo di questa mini-long! Bene, a mia discolpa posso dire che, essendo che mi conoscete da un po' ormai, avreste dovuto dedurlo da soli che il mio "pubblico sta sera" significa "pubblico tra tre giorni", il tempismo non è il mio forte ma.. dettagli LOL
Comunque, siccome nell'altro mi sono dimenticata di dirlo, anche se mi sembra ovvio, questa storia viene prima della trasformazione di Shinichi in Conan ;)
Spero il capitolo vi sia piaciuto e che i personaggi non siano OOC... soprattutto Shinichi... .-.
E chiedo scusa a chi a recensito e non ho ancora risporto, ma purtroppo è da ieri che internet qua va e viene -.-"
Vado va...
E voi recensite, mi raccomando! ;D

XXX,
Nana <3
   
 
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