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Autore: Celesten    17/03/2013    3 recensioni
I pensieri, i dubbi e i sentimenti di Michiru quando vede Haruka voltarle le spalle.
Il tutto avviene prima della terza serie ma la one-shot si colloca tra i vari flashback dell'episodio 106 'Le due guerriere'
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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te siento

                                             
                                                          Te siento


Buio.
Era tutto buio.
Si girò e rigirò più volte, sperando di capire dove si trovasse.
Si sentiva soffocare: l'aria era opprimente.
Improvvisamente sentì il rumore della pioggia.
Iniziò a correre, tentando di rincorrere quel rumore.
Corse sempre più veloce fino a quando intravide in lontananza una piccola luce.
Arrivò alla fine di quel tunnel, sperando di trovare in quella luce un po' di tranquillità.
Ma così non fu.
Arrivata a destinazione trovò un scenario sconvolgente.
Tutto era ricoperto dalle macerie.
Nonostante la pioggia, l'aria era secca ed arida.
All'improvviso sentì la terra tremare sotto ai suoi piedi e urla indistinte provenire da punti imprecisi.
Altri palazzi crollarono ed altra polvere si alzò insieme ad altre grida.
Grida.
Urla di persone che lei non conosceva, ma che comunque erano il motivo per il quale indossava quella divisa da guerriera.
Cercò di muoversi, ma non ci riusciva. Sentiva i piedi incollati al suolo.
Una scossa più forte delle altre fece crollare anche gli ultimi edifici rimasti in piedi.
Un enorme boato mise fine a quelle urla strazianti.
Silenzio.
Solo silenzio.
Non c'era più la pioggia.
Non c'erano più le urla e le grida che impotenti cercavano aiuto.
Cadde pesantemente con le ginocchia a terra, colta da un improvviso sconforto.
Alzò gli occhi al cielo e vide una figura dai lineamenti femminili volteggiare in cielo.
Aveva dei lunghissimi capelli neri, un lunghissimo vestito dello stesso colore e un lunghissimo bastone impugnato nella mano sinistra.
La vide volare fino a raggiungerla e solo allora capì che nelle mani impugnava una falce.
Cercò di guardarle il viso, ma non ci riuscì.
La donna le puntò la falce in pieno viso, quando il rombo di un tuono segnò l'inizio di una nuova pioggia.
Fu un attimo e si ritrovò immersa nel mare.
Il suo mare.
Il mare con cui lei comunicava.
Il mare che stranamente era calmo e non le comunicava nessun pericolo.
Il cielo era nero e piano di nuvole.
La pioggia scendeva insistente.
Il cuore iniziò a batterle forte.
Perché si trovava in quel posto?
Perché il mare non comunicava con lei?
Perché l'aria continuava ad essere secca ed arida nonostante la pioggia e la presenza del mare?
Improvvisamente un senso di vuoto la pervase.
Si girò e rigirò alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno.
Cercò di urlare il suo nome, ma per quanto si sforzasse la voce non le usciva.
Il suo mare era calmo.
Sola.
Era sola.
Possibile che difronte a tutta questa battaglia sarebbe rimasta sola?

Mi sono svegliata piangendo
Ho sognato che non saresti tornato
Che forse non saresti arrivato in tempo
Forse era il tuo addio

Si svegliò di soprassalto. Da quel giorno era sempre così: faceva dei sogni orribili, sogni che presagivano la fine del mondo. Ma soprattutto sognava di essere sola. Sola davanti ad una missione più grande di lei.
Sola senza il suo vento.
Di solito si svegliava solo in preda al panico, poi dal quel giorno al panico si erano aggiunte anche le lacrime.
Si da quel giorno... il giorno in cui il vento aveva voltato le spalle al mare.
Improvvisamente un colpo di vento spalancò la finestra della sua camera.
Era un segno.
Si precipitò alla finestra, con la speranza di trovarla.
Sentì solo il rombo di una moto che si allontanava.

Le lacrime salate,
bagnavano le mie guance,
il mio viso bagnato,
i sogni,
i sogni che morivano.

Le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi. Era inutile trattenersi, le era impossibile.
Era molto combattuta: non voleva trascinarla in quella missione senza il suo volere ma allo stesso tempo aveva bisogno di averla accanto sempre, sia nella vita che nelle battaglie.
Lei aveva il suo sogno per questo non voleva starle accanto. Lei era una pilota professionista, voleva diventare una motociclista di grande livello non poteva perdere tempo dietro a quelle che definiva fantasie.
Non poteva condannarla per questo, infondo anche lei aveva il suo di sogno. Anche lei sarebbe voluta diventare una violinista professionista. Amava suonare il violino e solo attraverso quelle note riusciva ad esprimere se stessa, ma allo stesso tempo non aveva saputo rifiutare il richiamo del mare che l'aveva portata ad affrontare il suo destino.
Infondo cosa ne sarebbero stati dei loro sogni se sarebbe arrivata la fine del mondo?
Sarebbero comunque morti con loro.

ti sento in questo bacio
che non c'è stato
ti sento nelle assenze
ti sento nei frammenti
di questo amore
che mi ha riempito il cuore di dolore
ti sento nell'oblio
ti sento nel ricordo
ti sento in ogni parte
ti sento in tutto il corpo

Un altro colpo di vento la destò da quei pensieri.
Quella notte il vento era forte, anche se stranamente gli alberi che circondavano le abitazioni non emettevano alcun movimento.
Anche se distante, riusciva a percepire la presenza del vento.
Il suo vento.
Vento che aveva deciso di essere scostante e sfuggevole.
Si portò le dita alle labbra, sfiorandole.
Sentiva costantemente un senso di vuoto.
Vuoto che poteva essere colmato solo dalla sua presenza.
Anche se poteva sembrare strano, lei non desiderava averla solo come una compagna di battaglie. Bensì, desiderava condividere l'intero destino con quella donna, qualsiasi esso sia stato. Morte e distruzione oppure gioia e serenità.
Ma lei, impegnata più che mai ad ignorare il vento, non lo aveva capito.

non importano le forme
né la pelle che decidi di indossare
né dove né quando o come?
Il nome,
il nome che ti nomina
perché so che sei vicino
ti sento nella carne viva

Pensare che quando l'aveva vista la prima volta, nel cortile della scuola, non aveva minimamente percepito in lei la presenza del vento, ma comunque ne era rimasta affascinata.
Non si lasciò incantare dagli abiti maschili, aveva capito bene che fosse una donna. Ma la cosa non le importava. Sentiva dentro di lei come una forza sconosciuta che le indicava sempre la sua presenza. Non importa cosa facesse, non riusciva mai a staccarle gli occhi di dosso.
Pensare che aveva conosciuto il suo nome, ascoltando le ragazzine che urlavano ogni volta che la vedevano arrivare.
Solo dopo, quando la vide correre, quando la vide allearsi con il suo elemento capì chi fosse realmente.
Aveva dentro di lei, il ricordo di una vita insieme.

mi sono svegliata piangendo
e ho saputo
e ho saputo che oggi saresti tornato

I giorno passavano e gli incubi continuavano ad essere sempre più frequenti e realistici. Finché una notte, le cose cambiarono.
Come sempre si svegliò in preda alle lacrime, ma erano lacrime diverse.
Lacrime di sollievo.
Ancora una volta aveva sognato la distruzione.
Ancora una volta aveva sognato il suo mare.
Mare che con la forza delle sue onde aveva ricoperto tutte le macerie.
Tutto era stato seppellito dal mare.
Il suo mare che diversamente dagli altri sogni, quella volta era agitato.
E se il mare era agitato significava solo una cosa.
In quel sogno non era sola, c'era anche il vento lì con lei.
Si, quello sarebbe stato il giorno in cui il vento si sarebbe mostrato alla sua padrona.
Qual'era il suo compito in quella situazione?
Cosa avrebbe dovuto fare: spingerla ad accettare quel Lip Road che le sarebbe apparso e far così rinascere la guerriera di Urano che albergava in lei oppure fermarla e avvertirla che una volta accettato il suo destino non sarebbe potuta tornare indietro.


***

Buio.
Era tutto buio.
Silenzio.
Solo silenzio.
Solo le onde del mare facevano eco a tutta quella distruzione.
Le onde del mare e il fruscio del vento.
Il vento che nonostante i suoi avvertimenti aveva deciso di esserci.
Di condividere con lei non solo le battaglie ma l'intero destino.

Ti sento

Ancora una volta il suo sonno fu interrotto da quelle terribili immagini. Diversamente dalle altre volte, non trovò panico e lacrime ad attenderla, ma due forti braccia pronte a stringerla e a starle accanto.
-Ancora brutti sogni?-
Alzò gli occhi e trovò due iridi smeraldi ad ammirarla.
Annuì piano.
-Non preoccuparti. Andrà tutto bene se stiamo insieme, giusto?-
-Giusto!-
Raggiunse le sue labbra per lasciarle un tenero bacio per poi poggiare la testa sulla sua spalla, lasciandosi trasportare di nuovo in quel sonno che prima era stato interrotto, sicura che non ci sarebbero più stati incubi ad attenderla.
Almeno per quella notte.

Salve a tutti! Eccomi con una nuova one-shot ispirata dalla traduzione di una canzone spagnola. Leggendo, alcune strofe ho pensato che potrebbero adattarsi esattamente allo stato d'animo di Michiru durante il periodo in cui Haruka non voleva saperne di diventare una guerriera Sailor. Poi non so. E' la mia seconda 'vera' fanfic, quindi aspetto con ansia le vostre opinioni.

  
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