Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: sheloveszayn    17/03/2013    1 recensioni
"Vai via!" ordinò Sam.
"No finché tu non sali su questa fottuta macchina e vieni via con me." impose Zayn.
Ci furono alcuni minuti di silenzio. Sam respirava affannosamente mentre si lasciava bagnare dalla pioggia. Non distoglieva lo sguardo da quel meraviglioso ragazzo che la fissava, seduto in macchina.
Era strano ammetterlo anche per lei ma si stava perdutamente innamorando di lui.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Chapter one.
 
Rimase per un attimo a fissare il vuoto con le lacrime che continuavano a rigarle il viso, poi indietreggiò e corse via.
Corse sotto la pioggia, ma sembrava non accusare le gocce d’acqua che le cadevano addosso. Si fermò per riprendere fiato e ricominciò a camminare a passi più lenti. Era il giorno più brutto della sua vita, riusciva solo a pensare che ora era sola, come non lo era mai stata in tutta la sua vita..
 
 
13th October, London.
La sveglia eseguì il suo compito anche quella mattina, riuscì a svegliare Samantha che stanca battette la mano su quell’affare per farlo smettere di suonare. Samantha odiava il suo nome preferiva di gran lunga Sam, così la chiamavano tutti.
Scese dal letto ancora assonnata, andò in bagno per fare una doccia che la risvegliasse da quel sonno.
Si vestì non facendo molta attenzione a ciò che indossava, non le importava molto di apparire, raccolse i suoi lunghi capelli neri in una coda imprecisa e uscì dalla sua camera.
Scese di sotto percorrendo con velocità le scale, arrivò in cucina dove l’aspettava una madre trascurata avvolta dal fumo della sua stessa sigaretta, chinata sulle troppe bollette da pagare.
Poi c’era Greg, il suo compagno, seduto sulla sua solita poltrona a guardare la tv con in mano una birra nonostante fosse mattina presto.

“Mamma non ti sembra di fumare un po’ troppo ultimamente?” disse la ragazza entrando in cucina e strappando la sigaretta dalle mani della madre.

“Buon giorno anche a te tesoro.” Rispose ironica la madre accendendo un’altra sigaretta.

“Io vado a scuola. Non mangio qui, passo prima da Eveline.” Disse Sam alla madre sorseggiando un po’ di succo d’arancia che posò sul tavolo della cucina senza finirlo.
Prese la borsa già pronta dalla sera precedente che posò all’entrata ed uscì.

“Lily portami un’ altra birra!”

“Adesso non posso Greg, alza il culo e vienila a prendere!”

Sentì sua madre e il compagno urlare mentre stava per uscire, infastidita ma ormai rassegnata, Sam chiuse forte la porta dietro di lei e si incamminò verso la sua auto.
Si sfregò le mani per il freddo, accese il motore e poi partì.


Fermò l’auto nel parcheggio della scuola e si avviò all’entrata. Prima di entrare si fermò davanti la grande porta del college che frequentava da qualche mese e sorrise.
Sam ha sempre adorato studiare, si sentiva a suo agio tra i libri e l’unico posto che la facesse distrarre da tutti i suoi problemi era proprio la scuola.
Si incamminò tra i corridoi affollati da ragazzi perfettamente in sintonia tra loro. C’erano gruppi di ragazzi in ogni angolo. Le sembrava di essere sbagliata, di essere sempre fuori luogo, di non appartenere a nessun ‘gruppo’.
Forse quello che le faceva più male era ricordare che prima era parte di qualcosa, un’amicizia che era stata per lei sempre il suo punto di riferimento. Ma vi dovette rinunciare, aveva troppi problemi Sam.
Prese i libri che le occorrevano e si diresse verso la sua aula.
Era ricurva sul suo quaderno intenta a prendere appunti, sempre lì, il più dietro possibile, il più lontana possibile da tutti gli altri.
Seguì le lezioni che più le interessavano e pensò bene di raggiungere la sorella Eveline.

“Scusa.” Disse Sam con la testa chinata dopo essersi scontrata con una ragazza.
Quando alzò la testa si accorse che non era una ragazza qualsiasi ma Serena.
Serena era la sua migliore amica, si conoscevano da piccole, erano cresciute insieme e passavano insieme ogni momento della giornata. Poi crebbero e quando Sam ne aveva più bisogno Serena iniziò ad allontanarsi, sempre di più, fino a non parlarsi più.

“Sta’ più attenta la prossima volta.” Rispose la bionda.

Sam non le diede peso e proseguì.
 

In meno di mezz’ora arrivò all’ospedale dove sua sorella era ricoverata da due mesi. Aveva solo dodici anni ma combatteva contro il cancro da un anno. Iniziò la terapia già da tempo, ma quando i dottori capirono che la situazione non faceva altro che aggravarsi, decisero di ricoverarla.
Sam ricordava quel giorno come se fosse ieri: ‘Eveline è malata di cancro’. Le parole della madre in lacrime le risuonavano nella mente, non riusciva a trattenere le lacrime ogni volta che vedeva la sua sorellina distesa sul letto di quella piccola stanza bianca, adornata solo con qualche fiore che ogni tanto le portava lei. Vedere sua sorella senza più capelli per via delle chemio, dimagrita tanto da riuscire quasi a vedere le ossa, senza più forze, era straziante ma doveva essere forte, per lei.

“Piccola.” Disse Sam entrando nella stanza con in mano un frappè al cioccolato, quello con sopra le nocciole, confetti e un po’ di panna; il preferito di Eveline.

“Sammy.” Urlò entusiasta la ragazzina, facendo segno alla sorella di sedersi accanto a lei.

“Mi farai ingrassare, lo sai?” disse ironica Eveline riferendosi al frappè ancora tra le mani della sorella.

“Non è per te infatti, è per me.” Rispose la mora prendendola in giro.

“Sei stata a scuola?” iniziò Eveline sorseggiando il frappè.

“Si. Tra un po’ devo scappare però, altrimenti farò tardi a lavoro.” Rispose Sam guardando l’orologio.

“Sam ancora non hai lasciato quel lavoro? Finirai per ammazzarti tra la scuola, il lavoro, me..”

“Eve non iniziare, ok? Sai che ho bisogno di quel lavoro. Devo aiutare mamma con le bollette della casa, le spese mediche e devo anche mantenermi gli studi.”

“Perché Greg non ha ancora trovato lavoro?” chiese la sorella.

“Figurati se Greg si trova un lavoro, non fa nemmeno finta di cercarlo. Vuole campare solo con il misero stipendio di mamma e lei che nemmeno lo caccia di casa.” Iniziò ad agitarsi Sam che andava avanti e indietro per la stanza. Aveva solo diciotto anni e doveva pensare già a troppe cose.

“Scusa..” disse a bassa voce Eveline.

“Come?” disse la mora fermandosi alla fine del letto.

“Hai tante cose a cui pensare e in più mi ci metto anche io.” Sam sapeva che la sorellina si sentiva un peso, un danno in più, si sentiva lei la causa del divorzio dei loro genitori, dei tanti litigi, delle sere di Sam passate in camera a piangere. Le faceva più male sapere che la sorella soffriva che il suo dolore fisico causato dalle troppe chemio.

“Non dirlo mai più. Sai che mi dà fastidio. Eve non devi sentirti un peso, sei la cosa più bella che ho, la sorellina che ho sempre desiderato e prendermi cura di te è la cosa che voglio fare, non perché devo, non perché è giusto farlo ma perché sei la mia vita e io ci tengo alla mia vita.” Sam guardò negli occhi grigio perla della sorellina quasi lucidi. Decise di cambiare discorso prima che iniziassero a piangere entrambe.

“Allora buono il frappè?” disse dopo qualche secondo.

“Ottimo.” Rispose Eve schiarendosi la voce.

“Oddio è tardissimo. Devo scappare Eve.” Disse Sam baciando la sorellina sulla fronte.

“Passi domani?” chiese la ragazza alzando un po’ il tono di voce per farsi sentire dalla sorella già fuori la porta.

“Sicuro!” rispose Sam urlando.
 

Corse più del solito con la sua vecchia auto, l’unica che poteva permettersi. Arrivò per l’ennesima volta in ritardo, posò l’auto sul retro del bar e schizzò dentro.
L’Enterprise era sempre affollatissimo, tutti i giorni della settimana.

“Scusa Carl lo so, sono di nuovo in ritardo ma sono stata a scuola poi da Eveline..”

“Ci siamo messe a parlare e si è fatto tardi.” Continuò l’uomo sulla sessantina imitando i suoi gesti.

“Canti sempre la stessa canzone Sam, non devi giustificarti con me.” Riprese.

“Grazie Carl.”

“Ora metti il grembiule e corri ai tavoli prima che ti licenzi.” Disse Carl fingendosi autoritario e severo.

“Agli ordini capo.” Sam in quel bar si sentiva apprezzata, era circondata da persone che le volevano bene, conoscevano la sua situazione e facevano di tutto per aiutarla.
Tra un ordine e l’altro, il suo turno passò velocemente ma il suo inferno cominciava ora: tornare a casa.

 
Scavò nella borsa, facendosi spazio tra un quaderno e l’altro, prima di trovare le chiavi. Come al solito faticò prima di trovare quella giusta, quando ci riuscì aprì la porta e gettò la borsa a terra.

“Sono tornata.” Urlò la ragazza rivolgendosi alla madre, probabilmente in cucina.

Greg dormiva, ubriaco, sul divano. L’odore di birra invase tutta la casa.

“Ciao tesoro.” Disse la madre che mangiava da sola, a tenerle compagnia era solo uno stupido telefilm in tv.

“Mangi con me?” la ragazza non aveva fame, anche se era digiuna praticamente da tutta la giornata, ma per tenere compagnia alla madre si sedette di fianco a lei e iniziò a mangiare un po’ di pasta.

“Com’è andata oggi?” chiese la donna.

“Dove a scuola, a lavoro o in ospedale?” Sam parlava con un pizzico di rabbia, si sentiva trascurata dalla madre che non curava nemmeno più se stessa e non si preoccupava più per Eveline, tanto ci avrebbe pensato lei.

“So che è difficile per te..”

“No mamma non sai un bel niente. Tu non devi preoccuparti ogni giorno per Eveline che non fa altro che peggiorare, non devi seguire tutti i corsi a scuola, lavorare per mantenere gli studi e studiare la notte perché durante la giornata non ho tempo. Ah e ti ricordo che Eve è tua figlia e a lei non dispiacerebbe la visita di sua madre ogni tanto.”

Sapeva di non doverle parlare così, che le avrebbe solo fatto più male, ma per lei fu una liberazione. La donna non disse niente, rimase inerme a guardare la figlia, gli occhi rossi e stanchi le pizzicavano dopo le parole di Sam.

“Non ho voglia di litigare, continuiamo a mangiare.” La donna obbedì ancora in silenzio.

Sam non finì il suo piatto, si alzò e lo posò nel lavello della cucina. Poi prese anche il piatto della mamma fino a sparecchiare l’intera tavola.

“Lascia faccio io, tu sei stanca.” Disse la madre con voce fioca.

“No mamma, vai a dormire ci penso io.” Tanto avrebbe dovuto studiare, quello era un passatempo per non prendere sonno. Anche se Sam da un po’ non sapeva nemmeno cosa fosse il sonno. Non dormiva da settimane e mangiava molto sporadicamente.
La madre svegliò l’uomo sul divano, troppo ubriaco per sentire la mano di Lily che lo spingeva. Fece qualche verso e poi ritornò a dormire.
Dopo aver ripulito tutta la cucina e dopo aver rialzato tutte le bottiglie di birra lasciate in giro da Greg, Sam salì in camera sua per studiare.
Era stanca e non solo fisicamente, era stanca di dover sentire il peso di tutte quelle responsabilità, di non potersi godere la vita come una normale diciottenne.
 
 
 
Sciaooo gente!
Sono qui con una nuova storia, spero vi piaccia come primo capitolo.
Ho molte idee per questa storia che continuerò solo con il vostro permesso(?)
Scusate se ci sono errori ma non ho riletto.
Fatemi sapere il vostro parere, mi fareste contenta.
Ora vado. Alla prossimaaa. :*
 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: sheloveszayn