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Autore: xxstrawberryfields    18/03/2013    2 recensioni
< Non uccido > gli dico.
Trasalisce. < Sì invece >
Genere: Drammatico, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi lasciavo cullare nelle lettere della musica con le gambe al petto, proteggendomi.
Avendo così tanta paura di guardare il cielo con i propri occhi aveva preferito smetterla e non vederlo mai più. Il dolore mi sta lacerando come un coltello affondato troppe volte nella stessa piaga.
È difficle comprendere l’impossibile, ed è questo che la vita mi sta chiedendo. Sento dei colpi alla porta, non rispondo. Sento qualche voce che confabula e in un secondo mi trovo su automobile della polizia ammanettata, con la testa che mi gira. Provo a urlare ma la voce mi manca. Io non c’entro nulla. Io non uccido.

E ora sono in una cella come quelle nei film, con il vetro in mezzo un tavolo e una sedia, dal mio polso sono stati rimossi tutti i miei bracciali e indosso porto una tunica da carcerato.
I pensieri cercano una soluzione probabile, altamente possibile ma mi convinco che la risposta la so già, che la risposta l’ho sempre saputa.
Dalla porta nera entra un poliziotto con tanto di pistola che sembra essere giovane, molto giovane. Avrà la mia età, qualche anno in più.

< Ascoltami > la sua voce è roca e i suoi occhi si spostano ovunque, sulle pareti, sul tavolo, ma non sulla mia faccia, sembra a disagio. < Mi hanno chiesto di venire a parlarti. Va bene? > mi chiede, come se pensasse ci voglia il consenso.

< Importa qualcosa? > gli rispondo. Sembra trasalire al suono della mia voce. In effetti non la uso quasi mai.

< Non credo proprio, ma volevo capire se mi ascoltavi > cerca di spiegare.

< Non ti ascolta nessuno, non sei alla prova, qui ci sono solo io e nessuno mi crederebbe, quindi non avere paura di sbagliare. Lo so che devi poter sapere tutto di me. Di solito è così che fanno, no? > mi rendo conto di aver parlato un po’ troppo, ma c’è una cosa che devo aggiungere < quanti anni hai? > è troppo giovane, non capisco.

< Ne ho ventiquattro > sembra rilassato.

Non dice più niente, se ne sta lì, a guardarmi, ora senza timore. Passano minuti finchè parla di nuovo.

< Per aver fatto > sembra bloccarsi, non trova le parole, ora è a disagio < ciò che hai fatto... insomma, non si direbbe >

< Ho fatto cosa? >

Ora mi scruta, sorpreso. In tutti questi anni, una cosa che ho imparato per certo è leggere le espressioni e le parole delle persone, le ascolto, le capisco. E lui sembra così diverso.

< Non uccido > gli dico. Trasalisce. < Sì, invece >.

< Mi hai visto? >

< No, ma lo sanno tutti > risponde con fermezza.

< Tutti chi? I giornali? La polizia? L’FBI? Come può pensare di giudicare una persona se non la conosci? >
 < È diverso ora > sogghigna.

< Perché? Cosa è diverso? > Ora mi piace parlare, mi piace vedere la sua faccia quando sente i suoni della mia voce.

< Tutto. Tu sei un’assassina e io ora sono qui per decidere se metterti in prigione venti o trent’anni, nulla più. Dovresti saperlo. >

Questo non lo sapevo, ma non glielo dico.

< Qual’è il verdetto? >

< Deve ancora arrivare. Stupiscimi, fammi capire di poter cambiare >

< Io non cambio, io sono stata così da quando >

< Da quando? > sembra quasi incuriosito.

< Non vedo perché dovrei parlarne con lei >

< Perché potresti ricevere meno anni >

< E allora? Non m’interessa >

Sbuffa e esce dalla porta.

E lei rimane lì, a pensare a chissà che cosa, mentre quel ragazzo dagli occhi verdi se ne va.

 
  
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