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Autore: POISONBLOODkaly    18/03/2013    7 recensioni
Larry Stylinson as a romance.
[...] "E dimmi, perché dovresti essere tu quello arrabbiato, Styles?" gli domandò incrociando le braccia al petto "Scusami se sono due settimane che esci a fare baldoria con quel coglione e torni a casa sempre ubriaco marcio. Scusami se sono due fottute settimane che non parliamo decentemente, perché tu non ci sei mai. E scusami, ancora, se te lo faccio notare, ma ovviamente è tutta colpa mia, no?" l'ironia con cui Louis aveva condito tutto il discorso, trasudava da ogni sillaba che le sue labbra avevano articolato.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALL THIS PAIN

"If you’re pretending from the start like this,
With a tight grip, then my kiss
Can mend your broken heart
I might miss everything you said to me
And I can lend you broken parts
That might fit like this
And I will give you all my heart
So we can start it all over again."
One Direction – Over Again

Non sapeva nemmeno come si fosse trovato in cucina alle tre di notte; Louis si era svegliato con il respiro spezzato, le coperte che gli attorcigliavano le gambe e la fronte impellerata di sudore. Gli occhi, spalancati all'improvviso, ci avevano messo qualche secondo ad abituarsi alla scarsa luce che filtrava tra gli spiragli delle tapparelle, non completamente abbassate. Non sapeva dire con certezza perché si fosse svegliato, forse aveva fatto un incubo, probabile, ma in quel momento non se ne ricordava proprio. Aveva quindi deciso di alzarsi dal letto, troppo vuoto, troppo freddo, e si era diretto verso la cucina. Harry non era ancora tornato a casa e il pensiero che si stesse divertendo a qualche party assieme a Nick lo mandava fuori di testa. Non aveva mai sopportato il modo con cui quell'uomo guardava il suo piccolo ricciolino, no, e non lo avrebbe mai sopportato. In realtà non sopportava che qualsiasi persona mettesse gli occhi addosso ad Harry, era un altro il fatto, e doveva convivere con quella sensazione di merda ogni fottuto giorno. Perché era risaputo: Harry Styles era desiderato da mezzo mondo e lui non poteva farci niente, doveva sopportare in silenzio. Doveva guardare inerme mentre lo spogliavano con gli occhi, doveva sopportare i commenti che leggeva in giro e doveva sopportare anche che le persone lo toccassero. E lui non poteva farlo, almeno, non in pubblico, doveva osservare come a tutti fosse permesso di avvolgergli la vita con un braccio per farsi una foto con lui. Ormai era diventato addirittura geloso dei suoi amici, anzi, più che geloso, li invidiava da morire. Soprattutto quando, per esempio, Niall poteva avvolgere le spalle di Harry senza alcun problema, mentre lui doveva osservare in silenzio, senza poter proferire parola.

Sospirò pesantemente passando in rassegna il contenuto di quel frigorifero: succhi di frutta, qualche cosa da mangiare (che non sapeva nemmeno dire se fosse commestibile o no); birra, tanta birra e altre schifezze di cui sinceramente non aveva voglia. Da quanto tempo non faceva una spesa decente? Anzi, quando mai aveva fatto una spesa decente? A quelle cose ci pensava Harry, ma in quei giorni era distante, sempre in giro con i suoi amici, sempre a fare festa. Non lo vedeva per tutto il giorno e quando la notte tornava era così ubriaco che non potevano nemmeno scambiarsi due parole decentemente. Quello era il loro problema: non stavano più passando del tempo insieme, come invece avrebbero fatto di solito. La sera, ecco, quello era l'unico momento in cui potevano essere loro stessi e Harry preferiva andare in giro ad imbottisi di alcol piuttosto che a rimanere con lui. Un ringhio sommesso gli uscì dalle labbra sottili mentre afferrava una bottiglia di birra e chiudeva con rabbia lo sportello del frigorifero. La luce che c'era stata fino a quel momento si spense e il buio lo avvolse, assieme a quello che aveva già dentro. Con passo sicuro raggiunse l'interruttore della luce, posto proprio lì vicino e accese la lampadina. Venne accecato dalla luce tenue e giallastra, tanto che fu costretto a portarsi una mano davanti agli occhi, come per proteggersi da quel chiarore tanto improvviso, quanto sgradevole. "Forse era meglio lasciarla spenta" pensò sbuffando mentre si apprestava ad aprire il cassetto, dal quale estrasse un apri bottiglie. Gli occhi di Louis caddero sull'orologio posto proprio sopra l'entrata della cucina; le lancette ticchettavano rumorosamente nel silenzio di quella casa troppo vuota e segnavano le quattro meno venti del mattino "Bell'orario per bersi una birra in solitaria" disse sarcasticamente ad alta voce mentre stappava finalmente la bottiglia e quel rumore, per un attimo, sovrastò il ticchettio continuo e assordante dell'orologio.

Cominciava ad avere freddo ai piedi, mentre camminava scalzo sul pavimento gelido e di marmo, per dirigersi verso la sala. Si ritrovò ad accendere tutte le luci della casa, mentre percorreva il corridoio per ritrovarsi in salotto; non sapeva perché lo stesse facendo, ma tutto quel buio aveva cominciato a dargli fastidio e la solitudine, accompagnata a quella oscurità, non era una gran bella cosa. Louis si buttò sul divano chiaro, lasciandosi sprofondare tra i morbidi cuscini chiari; gli occhi si persero nello schermo nero della televisione spenta, mentre automaticamente la bottiglia arrivava alle sue labbra. Un sorso, due sorsi...fino a quando non finì completamente tutto il contenuto, non se la gustò nemmeno. Allora si alzò ancora, ripercorrendo quel sentiero illuminato e stappò un'altra birra; questa volta non andò in salotto, ma salì di sopra, per recuperare il suo cellulare. Mentre saliva le scale, beveva, e quando si ritrovò in camera la bottiglia era ormai mezza vuota. "Sono un idiota, solo un idiota" disse tra i denti mentre vedeva che sul cellulare non c'era nemmeno un messaggio, una chiamata, nulla di nulla. Il vuoto più totale. Il vuoto di quel letto sfatto. Il vuoto di quella casa. Il vuoto che gli si stava aprendo dentro lentamente.
Quando si erano ridotti così? Da quando la loro relazione era andata così a puttane? Il problema era proprio che non riusciva a rispondere a quelle domande, che avevano cominciato a frullargli nella testa e come un mantra continuo non lo abbanavano, anzi, continuavano, come un tarlo opprimente, a mangiargli il cervello. Non si accorse nemmeno di aver scagliato il cellulare che, con uno schianto sordo, si distrusse contro la parete; in quel gesto c'era tutta la frustrazione e la rabbia che provava in quei giorni. E sì, lacrime di dolore e collera gli rigarono le guance, senza che potesse fermarle; abbandonò la bottiglia sul comodino, mentre si raggomitolava proprio al centro del letto. Arrivò ad afferrare il cuscino al suo fianco, proprio quello di Harry; lo strinse al petto, affondando il naso tra le pieghe della federa, ancora intrisa del suo profumo. Quel profumo che sapeva di lui e che avrebbe riconosciuto tra mille; quel profumo di cui non si sarebbe mai stancato, perché lo faceva sentire a casa. Eppure sembrava che stesse sparendo pure quello, come se stesse sbiadendo sempre di più mentre continuava ad inspirare in presa alla disperazione. Le lacrime non avevano smesso di rigargli le guance, nemmeno un secondo, perché tutto quel dolore non smetteva un attimo di pulsargli all'altezza del petto. La consapevolezza che Harry sarebbe potuto svanire, così come il suo profumo, lo faceva soffrire come non gli era mai capitato in tutta la sua vita. Ma la sensazione opprimente che avesse ragione non smetteva di torturarlo, perché non era ancora tornato?

"Harry" si ritrovò a sussurrare il suo nome tra le lacrime, che copiosamente scendevano di lato, bagnando il copriletto, candido e stropicciato, appena sotto di lui. La testa gli girava vorticosamente, senza sosta, immagini e ricordi lo assalivano, come per fargli capire quanto tutto fosse cambiato in quell'ultimo periodo. "Sadico, cervello mio, sei proprio sadico" disse ad alta voce ridendo senza alcuna felicità. Aveva anche cominciato a parlare da solo, forse doveva cominciare a preoccuparsi seriamente.
Chiuse gli occhi cercando di non pensare e si girò per spegenre la luce della camera, lasciando che filtrasse dallo spiraglio della porta solo quella che proveniva dal corridoio. Sinceramente non aveva la forza necessaria per alzarsi e andare al piano di sotto per spegnere tutti gli interruttori, non gli importava. Che rimanesse tutto accesso. Si ributtò sul letto, stringendo sempre convulsamente quel cuscino non suo e continuando a immergere il naso nella stoffa, cercando di raccogliere ogni singola particella del suo odore. E si lasciò cullare da quel poco profumo, mentre la stanchezza post pianto cominciava ad appesantirgli le palpebre che si chiusero, facendolo scivolare in un sonno leggero.

§ § § § § §

Un rumore lo fece sobbalzare e il suo cuore prese a battere all'impazzata; scalpitava contro lo sterno freneticamente, quasi volesse saltagli fuori dalla cassa toracica e finirgli tra le mani. "Cosa diavolo..." mormorò ancora mezzo addormentato mentre puntava gli occhi sulla radiosveglia situata sul comodino di fronte. In crifre blu fosforescenti lampeggiavano le 5:30 e dedusse che doveva trattarsi di Harry, che si era finalmente degnato di tornare a casa. Molto probabilmente non si reggeva nemmeno in piedi, anzi, era quasi sicuro che fosse così ubriaco che non sarebbe nemmeno riuscito a salire le scale ma che, piuttosto, si sarebbe addormentato sul divano. "Ma che cosa sono tutte ste luci accese, che è questa casa, un albero di Natale?" sentì la voce di Harry ovattata e tutte le sue supposizioni si rivelarono errate, dato che proveniva proprio dal corridoio. La porta della camera da letto si aprì e intravide l'ombra del ragazzo stagliarsi proprio di sul letto. Il fruscio del vestiti che venivano tolti e che cadevano al suolo lo portò a stringersi ancora di più il cuscino al torace. Aveva voglia di girarsi, per vederlo, per ammirare la farfalla che si era tatuato proprio al centro del petto, sopra lo stomaco. Ma non aveva voglia di farsi vedere sveglio, non voleva fargli pena, non voleva che vedesse i suoi occhi gonfi di pianto...o peggio, non voleva scoppiargli a piangere in faccia. Quindi serrò le palpebre quando sentì il materasso abbassarsi sotto il peso di Harry; eppure la voglia di chiedergli dove cazzo fosse stato per tutta la notte gli spingeva sulla punta della lingua, come un bisogno primordiale. Si violentò mentalmente per rimanere ad occhi chiusi, mentre sentiva un sospiro provenire dall'altro, che si era infilato sotto lo spesso piumino caldo.

"Lou?" la voce di Harry era sempre in grado di scaldargli il cuore, di farglielo battere all'impazzata e anche in quel momento successe. Serrò ancora più forte le palpebre e si morsicò il labbro inferiore; sentì il calore di Harry vicino alla sua schiena, doveva essere sicuramente senza maglietta. Il braccio del riccio gli avvolse la vita e si ritrovò stretto in un abbraccio caldo, contro il torace ampio di Harry, che ora aveva affondato il naso tra i capelli della nuca di Louis. "Lo so che sei sveglio" sussurrò ancora con quel tono strascicato dalla stanchezza, forse dall'alcol, non lo sapeva. Eppure il ragazzo non puzzava, come tutte altre volte, di qualche superalcolico, era il suo profumo fresco a rassicurante ad avvolgerlo come una coperta calda. Louis si ritrovò a sospirare, mentre la tensione del suo corpo non lo abbandonava. Era teso quanto la corda di un violino e non riusciva a rilassarsi, neppure la presenza di Harry riusciva a sciogliere la tensione che lo attanagliava da ormai troppe ore.

"Dove sei stato?" gli domandò dopo quella che sembrò una eternità, deglutendo il groppo amaro che gli stringeva la gola in una morsa dolorosa. Harry sospirò contro la sua nuca, facendolo rabbrividire e l'abbraccio in cui era stretto divenne quasi soffocante. "Ero in giro con Nick e Pixie, siamo andati al Fabric" rispose con le labbra premute contro la sua pelle e ad ogni sfioramento, Louis, si ritrovava a tremare come un foglia mossa dal vento. "Quindi sei andato in una discoteca, con quei due, interessante" la voce della gelosia parlò per lui mentre si liberava da quell'abbraccio che, in quel momento, gli sembrava la cosa più sbagliata del mondo. Non voleva che lo stringesse come se tutto andesse bene, perché era tutto sbagliato.

Il problema più grande era che lui non era proprio in grado di fingere per troppo tempo, era stanco di quella situazione, non ce la faceva più a soffrire e a logorarsi dentro. Si alzò in piedi, come per mettere in chiaro di restargli lontano e accese la luce dell'abat-jour, che illuminò fiocamente la stanza. Gli occhi caddero su Harry, che lo guardava con una espressione di dolore dipinta sul volto. "Louis, tu non puoi venire con me, se no avrei portato te mi sembra anche ovvio!" esclamò il ragazzo sedendosi sul letto, com le spalle premute contro la testiera. Louis, dal canto suo, stava proprio di fronte all'altro, camminando avanti e indietro e distruggendosi il labbro inferiore tra i denti; quel gesto lo aiutava a mantenere la calma, lo aiutava a non tirargli un pugno in fronte "Non dire cazzate Harry, lo sai che mi da fastidio quando esci con Nick, cazzo, e tu continui a farlo, come se volessi farmi un dispetto! Potevi almeno degnarti di mandarmi un messaggio e informarmi dove diavolo fossi finito!" gli urlò quasi addosso mentre si voltava verso di lui per fulminarlo con lo sguardo. Vide chiaramente le grandi mani di Harry stringere convulsamente le coperte e per un attimo si perse ad osservare quanto fosse perfetto quel ragazzo in ogni suo minimo dettaglio; ma soprattutto rimase paralizzato dai suoi occhi verdi come lo smeraldo che, ora, sembravano due lame taglienti "Allora cosa dovrei dire io? Ah sì, solo Louis Tomlinson ha il diritto di essere incazzato, no?" gli domando l'altro, mentre le nocche sbiancavano sotto la pressione che esercitava nel stringere tra i pugni le coperte. Louis rimase per un attimo colpito da quelle parole, che ragioni aveva lui per essere incazzato?

"E dimmi, perché dovresti essere tu quello arrabbiato, Styles?" gli domandò incrociando le braccia al petto "Scusami se sono due settimane che esci a fare baldoria con quel coglione e torni a casa sempre ubriaco marcio. Scusami se sono due fottute settimane che non parliamo decentemente, perché tu non ci sei mai. E scusami, ancora, se te lo faccio notare, ovviamente è tutta colpa mia, no?" l'ironia con cui aveva condito tutto il discorso trasudava da ogni sillaba che le sue labbra avevano articolato; sapeva quanto Harry non sopportasse il suo modo di fare indolente, soprattutto in quelle situazioni, ma era stato più forte di lui, non era riuscito a trattenersi. Era geloso da morire e lo stava ammettendo senza alcun problema. Era troppo possessivo nei confronti di Harry, ma non ci poteva fare niente e il pensiero che l'altro passasse tutto quel tempo con Nick gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Il pensiero che preferisse stare con quello stronzo e non con lui, lo faceva impazzire e voleva capire perché si stesse comportando in quella maniera. Era come se Harry stesse sputando senza ritegno su tutto quello che avevano passato insieme, su tutti gli ostacoli che avevano dovuto scavalcare per essere ancora lì insieme. Stava sputtanando tutto e almeno voleva saperne il motivo, non credeva di aver fatto qualcosa di sbagliato, almeno, era quello di cui era convinto.

Harry scalciò malamente le coperte, in cui si era avvolto, che caddero per terra, proprio di fianco al letto. Vide le lunghe gambe del ragazzo scavalcare il bordo del letto, per mettersi in piedi; in due passi lo raggiunse e lo sovrastò con tutto il suo metro e ottantacinque. Era raro vedere Harry Styles incazzato, aveva sempre quel bel sorriso dipinto sulle labbra, con quelle fossete dolci a condire il tutto e che gli donavano un'aria infantile. Ma in quel momento non c'era traccia di tutto ciò, c'erano solo i suoi occhi verdi che ardevano delle fiamme della rabbia; le sopracciglia aggrottate che rendevano lo sguardo ancora più infuriato e la mandibola era serrata in una morsa rigida. Louis si sentì improvvisamente minuscolo, fino a quando Harry se ne stava seduto poteva quasi avere la possibilità di sentirsi più grande, ma ora...ora aveva la sensazione di essere una formichina che stava per essere schiacciata da un elefante. Lo aveva visto così incazzato solo una volta, quando Eleanor lo aveva baciato in macchina, quando lei aveva preso quell'iniziativa di sua spontanea volontà senza nemmeno interpellarlo. Si ricordava ancora la giustificazione della ragazza "C'erano tanti paparazzi, perché non sfruttare la cosa a nostro vantaggio?" e lui non le aveva per niente dato torto. Non aveva calcolato solo la reazione di Harry che in hotel aveva tirato su il diavolo a quattro. Si ricordava ancora come gli avesse urlato addosso, manco fosse colpa sua quel gesto insensato della ragazza, che si era defilata subito nella sua camera da letto.

Ed ora Louis poteva vedere la stessa rabbia sul viso di Harry e rimase impietrito sotto quello sguardo che lo stava uccidendo. Non lo guardava mai così, nei suoi occhi poteva leggervi sempre quella dolcezza che caratterizzava l'amore che provava nei suoi confronti, ma ora era tutto svanito, come se non ci fosse, era evaporato tutto. L'aria sembrò mancargli completamente, non era più in grado di immetere ossigeno nei polmoni e il pavimento sembrò mancargli sotto i piedi. "Louis non cercare di fare la vittima, perché sei tu il primo che fa lo stronzo tra i due, non io" gli disse serio come non mai e con tono funereo. Tutta quella calma contrastava nettamente con i suoi occhi, che invece ardevano di rabbia. "Perché credi che non ti stia appicciato in questi giorni? Lo vuoi sapere?" gli domandò ancora il riccio mentre faceva un altro passo verso di lui e Luois si ritrovò ad indietreggiare, mentre l'ombra enorme di Harry lo oscurava completamente. Non si era mai sentito così piccolo e le parole faticavano ad uscirgli dalle labbra, tanto che si ritrovò semplicemente ad annuire, come un idiota. Voleva sapere il perché di quel comportamento, desiderava ardentemente venire a conoscenza delle ragioni che li stava allontanando. Gli parve che l'altro prendesse un respiro, prima di aprire bocca e pronunciare quelle parole "Pensi che non abbia visto su internet le foto tue e di Eleanor?" gli domandò freddamente mentre incrociava le braccia al petto, nascondendo la farfalla dalla sua vista e Louis si ritrovò a trattenre il respiro "Avevamo deciso che non le avresti guardate..." sussurrò preso in contropiede mordendosi le labbra.

Un sorriso amaro comparve sulle belle labbra carnose di Harry che ora scuoteva la testa, nascondendosi dietro i ricci "Credi davvero che non lo faccia? Io le guardo sempre quelle maledette foto e ho visto che settimana scorsa l'hai baciata, più volte" sussurrò il ragazzo, la voce incrinata dal dolore. Sì, si erano baciati più volte quella volta ma era sicuro che Harry non avrebbe guardato quei maledetti scatti, era sicuro che avrebbe fatto come si erano ripromessi. "Io non ce la faccio più Louis, non sopporto tutto questo, non sopporto il fatto che tu debba passare giornate intere con lei, non sopporto che tu debba farla venire a casa nostra quando non ci sono, non sopporto che tu debba portarla al nostro ristorante e tutto il resto." aggiunse ancora il riccio mentre ogni parola era come uno schiaffo in pieno viso per Louis. Era la prima volta che gli parlava così apertamente sulla relazione che aveva con Eleanor, anche se non peteva propriamente chiamarla tale. "Ero stanco di tutta questa merda e avevo bisogno di non pensarci, okay? Solo che tu non te ne sei accorto, pensavi sicuramente che era tutto un modo per divertirmi, per spassarmela." e quella fu la stilettata finale, il colpo al cuore che gli mancava per farlo stramazzare al suolo. Sentì gli occhi inumidirsi come era successo quando stringeva il cuscino di Harry tra le braccia "Harry, ti prego, guardami" mormorò a mezza voce Louis, un nodo stretto gli serrava la gola senza pietà; ma il riccio continuava a tenere lo sguardo smeraldino basso nascondendolo con i capelli che gli impedivano la vista dei suoi occhi chiari che amava alla follia.

"Lo sai che faccio tutto questo per noi, che ho firmato quel dannato contratto per noi, non me ne frega nulla di lei, non lo capisci questo?" una nota di disperazione macchiava ogni parola che usciva dalle sue labbra sottili, mentre una mano correva in fretta a raccogliere una lacrima che aveva deciso di sgorgare dall'angolo dell'occhio. "Mi sto sacrificando per noi, so che non è piacevole guardare tutto quello che succede tra me e Eleanor, ma devo farlo" aggiunse cercando di mascherare un singhiozzo con un colpo di tosse. Harry gli voltò le spalle e prese a camminare in direzione della porta; lo vide che raccoglieva i vestiti e una tremenda paura avvolse l'anima di Louis "Co-cosa fai?" gli domandò balbettando quelle parole, guardando Harry che si apprestava ad infilarsi i pantaloni "Vado a fare un giro" disse il riccio lasciandolo di stucco, impietrito. "Ti rendi conto che hai quasi detto che io non sto facendo un cazzo per la nostra relazione?" E Louis si sentì morire dentro, ma non riuscì a fermare i piedi che avevano cominciato a muoversi in direzione dell'altro ragazzo. Si ritrovò così adabbracciarlo da dietro; le braccia che avvolgevano la vita di Harry, la fronte appoggiata alla sua spalla "Ti prego, non andartene, ti scongiuro. Lo sai che non intendevo quello, lo sai, ti prego." lo supplicò nel vero senso della parola e, se avesse potuto, si sarebbe messo persino in ginocchio. "Louis, voglio che tutto questo dolore sparisca, voglio stare con te per sempre, lo sai, però è tutto troppo complicato in questo momento" la voce di Harry era un sussurro spezzato, quasi inudibile. Louis si ritrovò così a singhiozzare contro la pelle dell'altro, perché non si poteva fermare per un attimo tutta quella sofferenza? "Harry...lo sai che amo solo te, lo sai che Eleanor non è nulla in confronto a te, lo sai che sono obbligato a fare certe cose, lo sai che sto facendo tutto questo per noi due. Perché io amo te cazzo, non mi importa di nulla che non sia te." si ritrovò a dire mentre lo stringeva sempre con più forza, non lo avrebbe mai lasciato volare via come le due rondini che aveva tatuate sul petto, non avrebbe mai permesso che se ne andasse via.

"Io non sono niente senza di te." sussurrò infine, scoppiando letteralmente in lacrime, lacrime di frustrazione, lacrime che erano state trattenute per troppo tempo e che ora cercavano una via di fuga. Solo in quel momento Harry si girò tra le sue braccia e ricambiò la stretta in maniera soffocante; si inarcò nascondendo il viso contro la spalla di Louis, le mani che si aggrappavano alla maglia del pigiama. "Andiamocene via, prendiamoci una pausa da tutto, scappiamo, ricominciamo da capo..." stava dicendo Harry, che sembrava commosso quasi quanto lui. Dopo due settimane Louis sembrava aver ritrovato il calore che gli era mancato; il freddo venne spazzato via da quelle parole che lo sciolsero come un cubetto di ghiaccio esposto al sole "Mandiamo a fanculo tutto, perché io ho bisogno solamente di te, di nient'altro," mormorò sempre il riccio lasciandogli una scia infuocata di baci lungo il collo, fino ad arrivare al suo orecchio "Io ti amo come non ho mai amato nessuno, lo sai Lou?" sussurrò al suo orecchio, le labbra che sfioravano la sua pelle ad ogni parola lo fecero rabbrividire tra le sue braccia "Ci completiamo" disse prima di spingerlo verso il letto alle sue spalle. Quelle ultime parole lo fecero rivivere, come una fenice che risorgeva dalle proprie ceneri. Louis si gli strinse le braccia al collo, in un gesto quasi disperato, come un naufrago che si aggrappava alla sua unica via di salvezza. Come aveva fatto a dubitare dell'amore che quel ragazzo provava per lui? Tutto riprese vita: i suoni, i colori avevano ritrovato la loro vividezza, così come il profumo di Harry, era ritornato ad avvolgerlo e a solleticargli i sensi come sempre. Era come se dopo aver rischiato di affogare per due settimane, si ritrovasse di nuovo a respirare ed era quasi dolorosa quella sensazione che bruciava ardentemente all'altezza del petto.

Le labbra di Harry raggiunsero i suoi zigomi, raccogliendo le lacrime salate che ancora solcavano le sue guance; le mani del ragazzo gli circondarono il viso, mentre Louis si abbandonava completamente a quelle attenzioni che gli erano mancate per troppo tempo. Non era abituato all'assenza di Harry per un tempo che supersse le ventiquattro ore; quella volta erano stati lontani per due lunghe settimane e risentire quei baci caldi che gli lasciava sulla pelle, non facevano che aumentare quelle gocce salate che scendevano dai suoi occhi serrati. "Louis, non ti lascerò mai, te lo giuro, ora basta piangere" gli stava dicendo il ragazzo mentre non smetteva un attimo di raccogliere gentilmente ogni lacrima. Poi lo baciò e, finalmente, le loro labbra si incontrarono; quelle di Harry avevano il sapore del pianto di Louis, che si lasciò travolgere dall'emozione che quel contatto gli scaturì, come se fosse quella la prima volta che si assaporavano. Ed era una sensazione fantastica, poteva sentire dopo ormai troppo tempo il sapore unico della bocca di Harry. Era dipendente da quel gusto unico e presto si ritrovarono a baciarsi con tutta la passione che avevano trattenuto in quei lunghi giorni di assenza. Denti che raggiungevano le labbra dell'altro, lingue che si rincorrevano impazzite in una danza quasi disperata. Le mani di Louis si strinsero con forza tra i ricci della nuca di Harry, che si ritrovò ad ansimare nella sua bocca, mentre lo spingeva verso letto, stingendogli tra le mani il fondoschiena. Le ginocchia di Louis cedettero quando il retro delle sue gambe si andò a scontrare contro il bordo del materasso e cadde all'indietro, e in quel momento Harry lo sovrastò completamente. Anche quella volta si sentì minuscolo, ma se prima era intimorito da tutta quella differenza, ora gli piaceva da impazzire. "Mi era mancato tutto questo" sussurro Louis guardando il ragazzo che troneggiava su di lui. Si perse ad osservare il suo torace bellissimo e le mani corsero ad accarezzare ogni tatuaggio che lo copriva. Gli occhi studiavano la pelle scoperta del riccio e lo sguardo cadde verso i pantaloni ancora mezzi slacciati, che l'altro si era infilato quando aveva intenzione di andarsene. Alzò la schiena dal materasso e lasciò un bacio per ognuna delle rondini, quel tatuaggio che rappresentava loro due, poi scivolò verso il basso e depositò le labbra anche sulla farfalla. "Mi era mancato poterti accarezzare" mormorò ancora con un filo di voce mentre ritornava con il viso di fronte a quello di Harry, che lo guardava con il fuoco ardente della passione a bruciargli nello sguardo. La rabbia era scomparsa, forse erano due lunatici con qualche problema, ma era tutto troppo perfetto per fermarsi a pensare. Il loro amore era troppo grande per non poter superare quegli ostacoli che sembravano essere stati posti sul loro cammino da qualche bastardo dispettoso. Louis si sentì vivo, mentre Harry si accingeva a far sparire la sua maglietta del pigiama e si abbassava per baciargli il torace con le sue labbra calde. "A me era mancato amarti" disse soltanto prima di riacciuffare le sue labbra, facendogliele schiudere con urgenza mentre anche i pantaloni del piagiama di Louis finivano a da qualche parte. Poteva essere tutto così dolorosamente perfetto? Le mani di Harry che lo accarezzavano senza sosta, con desiderio, lo stringevano con forza, ma allo stesso tempo delicatezza, lo facevano tremare come una foglia mossa dal vento. In quei gesti c'era tutta la possessività che Harry tratteneva ogni giorno, che non dimostrava mai "Sei solo mio, mio" mormorò il ragazzo mordendogli le labbra ormai tumide per tutti i baci che si erano scambiati fino a quel momento. Louis saggiava la consistenza dei muscoli delle spalle dell'altro e si ritrovò a gemere sommessamente; le dita si attorcigliavano senza sosta tra i ricci di Harry, non trovando pace. Quei capelli erano come una sorta di appiglio con la realtà, mentre tutto sfumava nel limbo del desiderio e della passione. E quando oramai tutti i vestiti volarono via, mentre il fuoco dell'amore e della passione intempestava tra di loro, Louis si sentì veramente completo, come non succedeva da ormai troppo tempo. Il corpo di Harry che premeva contro il suo suo, i loro sudori che si mischiavano e le loro labbra, che si rincorrevano impazzite, crearono la sinfonia perfetta del loro amore. I respiri si fecero sempre più affannati, ogni tocco più intimo era fuoco puro, che li incendiava. Le mani del riccio che lo accarezzavano intimamente erano due tizzoni ardenti che lo facevano infiammare ad ogni tocco; Harry si stava impegnando con tutto se stesso a farlo impazzire, con quelle dita, con quelle labbra, con quella voce roca e strascicata che sussurava parole che non riusciva a cogliere completamente.
"Harry, ti prego" si ritrovò a mormorare con il respiro ormai ridotto a nulla; il cuore aveva preso a battere fuoriosamente nel petto, pompava lava bollente al posto del sangue e ogni parte del suo corpo era diventata ipersensibile. Harry sorrise, in quel suo modo tipico e furbesco che era in grado di farlo fremere dal desiderio. Sapeva benissimo che voleva fargliela un po' pagare, lo leggeva nella lentezza disarmante con cui la sua mano scorreva sul suo sesso. "Ti prego cosa?" gli domando il ragazzo, mentre si infilava tra le sue gambe, aprendoglie con un ginocchio; le labbra di Harry si appoggiarono sul suo collo, succhiando avidamente quel lembo di pelle. Il tutto unito alla tortura della sua mano era tremendamente eccitante, tanto che Louis si ritrovò ad ansimare senza ritegno. Si morsicò le labbra per trattenre un piccolo gemito, che non sapeva se definire di dolore o di piacere a dire il vero. Poi improvvisamente le mani di Harry si aggrapparono ai suoi fianchi e lo voltarono con una facilità disarmante. In quei momenti sentiva che Harry avrebbe potuto fare di lui ciò che voleva e non avrebbe fiatato, nemmeno un secondo. Louis si ritrovò quindi con a pancia in giù, i denti di Harry che gli morsicavano la spalla senza sosta torturandolo sadicamente, mentre dispettosamente lo penetrava senza preoccuparsi di fargli male. "L'ho fatto apposta, perché devi pagarmela un po'" ammise il riccio, anche il suo respiro era diventato pesante, scandito dal ritmo che il suo bacino stava dettando. Quel bruciore iniziale venne spazzato via subito dal piacere immenso che tutta quella situazione di completezza gli stava procurando e Harry senza sosta lo faceva suo, stringengoli possessivamente la vita tra le grandi mani. Le aveva sempre adorate le mani di Harry, erano enormi, ma allo stesso tempo eleganti, perfette per stringerlo. Louis non aveva la forza di parlare in quel momento, troppo preso a metabolizzare tutto quello che stava succedendo, troppo impegnato a subire gli affondi di Harry che ormai aveva perso il controllo. Lo stava amando con tutta la passione bruciante del loro sentimento e si stava perdendo in quel limbo di sensazioni uniche e indescrivibili. Le dita di Harry si strinsero attorno alla sua eccitazione e cominciò a torturarlo senza un ritmo preciso, fino a quando non arrivò al culmine del piacere, liberando un gemito, che le labbra di Harry raccolsero. Gli girò il viso verso il suo e lo baciò con tutta la passione del momento, intrecciando le loro lingue. Harry spinse ancora e ancora e il piacere di Louis crebbe sempre di più, fino a quando anche il riccio non esplose dentro di lui.

Con tutta la delicatezza di questo mondo Harry uscì da lui, lo fece girare e gli lasciò un bacio sulle labbra. Tenero, dolce. Gli si sdraiò sopra e Louis avvolse il grande corpo di Harry tra le sue braccia "Ti amo" sussurrò al riccio con un sorriso ebete stampato sulle labbra. Le mani di Louis finirono tra i folti capelli dell'altro, per fargli alzare il viso, che aveva nascosto contro il suo collo "Anche io" rispose l'altro, con tutta la sincerità di questo mondo che traspariva dai suoi occhi smeraldini. Non importava quanti ostacoli avrebbero dovuto trovare sul loro cammino, non importava quante volte sarebbero caduti, perché era sicuro che uno dei due avrebbe aiutato l'altro ad alzarsi; si sarebbero curati a vicenda le ferite e si sarebbero presi cura l'uno dell'altro, fino a quando il fuoco del loro amore non si sarebbe spento.



Bene, siete arrivati alla fine, anzi, se siete arrivati fino a qui vi ringrazio di cuore <3 E' la primissima Larry che scrivo, effettivamente, pensandoci meglio, è proprio la prima fanfic che scrivo dopo secoli di stop ahahahaha quindi se ci sono errori e cose simili, mi scuso in anticipo <3 Mi rendo anche conto del fatto che sia abbastanza lughetta, piena di angst e di dolore. Ho cercato di riportare al meglio una realtà quotidiana, cercando di mantenere il carattere di Harry e Lou, per quanto mi sia possibile conoscerli. Ovviamente sono sicuramente un po' OCC, ma è così che me li immagino. Due giovani ragazzi alle prese con una realtà faticosa, pesante e stressante; due amanti costretti a nascondersi e a reprimere dolori e sofferenze.
Spero che questa OS vi abbia fatto emozionare almeno un po', alla prossima! Fede br>
EDIT: ho un account, con altre tre ragazze, dove verranno pubblicate tutte le mie fan fic sui larry; se clicchi qui verrai teletrasportato nel mondo magico del larrystylinson ♥

   
 
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