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Autore: Martowl    18/03/2013    5 recensioni
C'è Margaret, diciassette anni, con un fratello come padre ed una 'gossip girl' come sorellina. Marg per tutti, tranne che per lui.
C'è Andrew, diciotto anni, dimenticati sulla scrivania disordinata in camera sua. Andy per tutti, tranne che per lei.
C'è la vita, tra le mura di scuola e quelle delle rispettive case.
Ci sono sorrisi, cucchiaiate di gelato per farsi perdonare, cliché e cartoni animati alla veneranda età di vent'anni.
Ci sono ragazze oche e ragazze timide.
Ci sono ragazzi goffi e ragazzi spavaldi.
Ci sono amori ritrovati, persi nei meandri dei ricordi, e amori scoperti, tra un'abitudine e l'altra.
C'è Drew per lei, e Meg per lui.
C'è 'piccola mia' per lui, e 'mon amour' per lei.
Ci sono loro e sono migliori amici.
Esiste amore senza amicizia?
Esiste amicizia senza amore?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Chapter one.

 

                                                          

 

 


Betato da Flamel

 



 

 

Accade, qualche volta, che non trovi una vera ragione per alzarti dal letto ed affrontare la solita, monotona giornata scolastica.
Accade, qualche volta, che sei obbligata a mentirti, per aprire gli occhi.
Accade, molto spesso, che devi ripiegare sui tuoi minuscoli sensi di colpa per non perdere quella possibile interrogazione.
Accade, ancora più spesso, che ti ripeti fino all’esasperazione, che se ti offrirai volontaria quest’oggi, perché domani non avrai nulla da fare.
Accade, costantemente ed irrimediabilmente, che ti rendi conto che non è ‘una mela al giorno toglie il medico di torno’, il detto più usato; bensì ‘è meglio fare domani, quello che posso rimandare oggi’.
 
Penso sia assolutamente un detto creato appositamente per noi studenti pigri ma è giusto usarlo, in certi momenti di assoluta incertezza.
Alzarsi o non alzarsi? Questo è il dilemma.
«Margaret, non è il caso che tu perda altri giorni di scuola, presto alzati e preparati. Brennan è di là che ti aspetta per accompagnarti». Ecco la risposta proveniente dalle dolci labbra di mia madre, una donna alquanto minuta, talmente bionda da non poter credere al fatto che sia un medico affermato in città.
«Margaret ti prego, devo andare in facoltà, non ho tempo da perdere». Anche il viso di mio fratello Brennan fece capolino in camera mia, lasciando però il busto di fuori. La testa bionda di mia madre Angeline si avvicinò a quella altrettanto bionda di Brennan aspettandosi il solito bacio del buongiorno.
Lui la assecondò per poi prendere in braccio una piccola Aurore che si slanciava per farsi notare dal fratello. «Buongiorno principessa, come sta questa mattina?».
La dolce risata di Aurore inondò la mia camera, riuscendo a colorare anche la nebbia al di fuori delle serrande abbassate.
«Sto benissimo mio principe. E lei?» gli rispose, seguendo le ormai divenute tradizioni mattutine di famiglia.
«Ora che l’ho vista, posso ritenermi felice. Che ne dice di andare a spazzolare questi suoi lunghi capelli da Rapunzel?» le sussurrò Brennan, accarezzandole la chioma altrettanto bionda della piccola.
«Solo se si parla di cento spazzolate» rise ancora, la piccola.
«Questo era sottointeso» urlò mio fratello, lasciando scendere Aurore che corse nella sua cameretta per recuperare la sua spazzola rosa preferita. 
Appena la piccola lasciò la camera, mio fratello prese le mie coperte e mi lasciò invadere dalla tenue luce di quel giorno. 
Mugugnai qualcosa, prima di arrendermi alla sua vittoria.
Appena aprii gli occhi, incontrai due iridi talmente azzurre da far invidiare il cielo. 
«Su mia cara Belle, alzati da questo letto e preparati».
Ebbene sì, l’unica castana di casa, era la sottoscritta. 
In un mare di chiome bionde, la mia chioma scura si faceva notare. 
Merito di mio padre che, castano con occhi dello stesso colore della natura, era riuscito a far breccia nel cuore di una principessa Disney, dagli occhi azzurri e dai lunghi capelli setosi di un biondo tendente al bianco. 
Ma da quanto mio padre ci aveva lasciato, poco dopo la nascita della piccola Aurore, ero io a tenere alto il valore dei castani nella famiglia Wood.
Mare contro Natura, ecco ciò che avveniva quando io e mio fratello ci guardavamo.
«Va bene mio Filippo, ma solo perché sei tu a chiedermelo».
«E se lo avessi fatto io?». Mamma tornò attiva nella conversazione, dopo essersi soffermata a guardare i propri figli con una luce d’orgoglio nei propri occhi.
«Avrei cercato di rigirare la carta della figlia stanca e triste».
«Non avrebbe funzionato, Margaret» corrucciò lo sguardo, cercando di nascondere un sorriso sincero già pronto a venire a galla.
Mi alzai e la abbraccia, affondando il naso nel suo collo, sentendo odore di casa, di famiglia. «Questo lo accerteremo un’altra mattina».
Mi staccai, assaporando la sua risata cristallina ed andando a recuperare i vestiti già pronti dalla scorsa notte per poi dirigermi in bagno.
«Non ti stai dimenticando qualcuno?» con una voce falsamente offesa, Brennan si tirò in causa.
Lasciai scivolare i vestiti sulla poltrona e corsi tra le braccia di mio fratello che mi prese, seppur colto alla sprovvista. Gli allacciai le gambe ai fianchi e mi aggrappai alle sue spalle, sentendo sotto le dita i suoi muscoli muoversi, ad ogni mio movimento.
Avvicinai le mie labbra al suo orecchio e sussurrai «Buongiorno fratellone».
Strinse più forte la presa su di me, attento a non farmi cadere.
«Non sei più piccola come Aurore» rise di cuore, lasciandomi un dolce bacio sulla fronte, appena mi staccai.
«È che non voglio farmi mancare nulla» sorrisi verso di lui, scivolandogli addosso e toccando nuovamente terra.
Presi i vestiti e mi indirizzai verso il bagno, incrociando per strada una piccola di sette anni spazientita.
«Buongiorno principessa» le stampai un bacio sul capo, come poco prima Brennan aveva fatto con me. «Il suo principe la sta attendendo in salotto. Penso ci sia una miglior luce e lui vuole assicurarsi che la sua bellissima chioma sia perfetta».
Guardai il viso di Aurore rilassarsi nuovamente e correre felice in sala.
Sorrisi all’ingenuità della mia piccola e cominciai a prepararmi velocemente per poi rendermi conto degli sforzi inutili su quei boccoli che mi ritrovavo sulla testa.
Perché, per quanto fosse vero che la stirpe bionde avesse i capelli liscissimi, quella castana aveva un cespuglio incontrollabile.
Presi ormai con gesti automatici i miei lunghi capelli e, dopo averli divisi in tre diverse ciocche, iniziai a raccoglierli in una treccia disordinata che cadeva dolcemente sulla spalla sinistra.
Un leggero filo di trucco, per poi dirigermi nuovamente in camera a recuperare la borsa lasciata cadere al fianco della scrivania. Cacciai velocemente i libri al suo interno e chiusi il tutto, correndo alla velocità della luce in cucina, pronta al solito saluto mattutino.
Mamma aveva già il braccio allungato nella mia direzione con la brioche calda. La presi e stampai un dolce bacio nella sua guancia, perfettamente truccata. 
La guardai un attimo, con i capelli tirati indietro e raccolti in uno chignon. Una camicia bianca entrava nella gonna tailleur, lunga fino alle ginocchia, lasciando uscire poi due lunghe gambe ancora giovani finendo in una elegante decollété.
Sorrisi davanti alla bellezza di mia madre che non lasciava immune nessuno in questo mondo. Aveva ricevuto tante avances, ma non ne aveva mai accettata nessuno, forse troppo innamorata di mio padre anche solo per pensare di poterlo sostituire nella vita di noi figli. Ricacciai quei pensieri malinconici e mi diressi verso la piccola di casa.
In piedi sulla sedia era pronta a ricevere il suo quotidiano bacio.
«Ciao mia principessa, buona giornata».
Mi legò le braccia al collo, facendo schioccare le labbra sulla mia guancia.
«Salutami Drew».
Lasciai un sorriso ad entrambe e mi diressi verso la porta.
Urlai un «ciao» in direzione di tutti o di nessuno ed entrai nella macchina di Brennan che mi attendeva seduto ed ascoltando la solita stazione radio.
Poco dopo, l’auto fu inondata dalle dolci note di ‘You found me’ dei The Fray; canzone dedicata solo ad una persona.
«Ciao Steph, Bren è alla guida e non può parlare, quindi devi accontentarti di me» sorrisi gongolando in direzione di mio fratello che, ormai abituato, scosse la testa con un leggero sorriso sulle labbra.
Poco dopo la leggera risata di Stephanie mi mise allegria.
Si erano conosciuti alle superiori ed erano il cliché dei cliché. Si erano ignorati, fino a quando un Brennan più scontroso iniziò a punzecchiarla, fino a farsi odiare. Ma Hayden, amico d’infanzia di Bren, non si era lasciato sfuggire quelle occhiate sporadiche che quest’ultimo mandava inconsciamente a Stephanie. Ma nemmeno Lise, la migliore amica di questa, aveva perso il leggero rossore che presenziava ogni qualvolta Brennan toccasse il suo braccio. Ed era così, con un accordo tacito, che Hayden e Lise si erano conosciuti, facendo avvicinare le due compagnie portando i due soggetti a conoscersi sempre più.
Inizialmente le litigate tra cane e gatto erano all’ordine del giorno, fino a quando da un giorno all’altro, Bren era sparito dalla circolazione. Steph aveva cercato di mantenere il controllo, mandando giù la curiosità accompagnata dalla preoccupazione. Era durata un mese, prima di chiedere informazioni ad Hayden. 
La notizia di nostro padre la sconvolse e aveva iniziato a capacitarsi di alcune reazioni. Rimuginò fino allo sfinimento, prima di dirigersi timida a casa nostra. Aveva incontrato me, per prima, e mi aveva chiesto se potesse incontrare mio fratello. L’avevo accompagnata in camera e avevo chiuso la porta. 
Non so tutt’ora cosa successe in quella camera ma so per certo che, appena lei uscì da casa nostra, Brennan riprese in possesso la sua vita.
Iniziò a rilassarsi, ad essere più loquace e più gentile con tutte noi.
Ancora adesso Hayden parlava ancora dei primi imbarazzanti incontri tra Bren e Steph, dopo quel pomeriggio.
Nessuno, tranne loro, sa cosa successe nelle settimane successive. Si conosce solo la fine, solo quella giornata in cui un timido Brennan presentava a me e a mamma, una ancora più timida Stephanie.
È tutto un mistero, ciò che è accaduto tra loro ma vedendo questa nuova visione di Bren, più gioviale e disponibile, io, mamma ed Aurore non possiamo fare altro che ringraziarla continuamente. 
Naturalmente Aurore non conosceva la vecchia versione di nostro fratello ma, essendo cresciuta con la loro storia d’amore, vede Stephanie come una persona di famiglia, una ‘sorella adottiva’ come piace dire a lei.
Era l’unica altra persona castana che fosse ben accetta in casa nostra.
«Stai tranquilla Marg, l’importante è che stia attento alla strada. Volevo solo dirgli una cosa riguardo ad oggi» mi rispose, gentilmente.
«Guarda, se aspetti cinque secondi, è tutto tuo. Siamo arrivati a scuola. Proprio ora. Ciao Steph, un bacio».
«Buona scuola tesoro, un bacio» passai il telefono a mio fratello e gli diedi un bacio che lui ricambiò velocemente, ammonendomi come solo un fratello sa fare.
«Fai la brava, peste».
«Come sempre!» gli feci una linguaccia e mi indirizzai all’interno del cancello.
 
Salutai qua e là qualche conoscente, chi con una mano, chi con un ciao sussurrato e chi con un sorriso.
Presi l’ormai familiare corridoio e mi immisi nel ‘traffico scolastico’ fino ad arrivare sana e salva al mio armadietto al quale era già appoggiata una Jude alquanto stanca affiancata da una Arya timida.
«Ciao Jude, buongiorno Arya» sorrisi ad entrambe e trafficai con la chiusura dell’armadietto.
Jude mugugnò qualcosa di sconclusionato mentre Arya si protrasse verso di me e mi baciò una guancia, sussurrandomi un «Buongiorno» con un sorriso dolce sul volto.
Mi voltai a guardarle. Arya era un’altra componente bionda della mia vita.
I lunghi capelli biondi le scendevano sottili e lisci, sorpassandole le spalle ed allungandosi fino ai fianchi. Aveva due diamanti azzurri al posto delle iridi e le labbra erano sottili e costantemente colorate di un rosa pallido, complici della visione angelica che emanava.
Raccoglieva costantemente i ciuffi davanti in fini treccine che legava dietro l’orecchio che le incorniciavano il viso. Guardandola, in certi momenti, non si poteva credere al fatto che avesse appena compiuto diciotto anni. Era piccola, dolce e tutti si sentivano in grado di proteggerla dalle cattiverie del mondo, considerata troppo pura per poter combatterle tutte da sola.
Jude era un vulcano in eruzione, sia per la sua solita vitalità –nascosta di primo mattino- che per i suoi lunghi capelli rossi naturali.
Aveva due occhi grigi, tendenti all’azzurro chiaro che facevano innamorare anche il più duro degli uomini. Un viso imperlato di efelidi e due labbra carnose al punto giusto, le davano una bellezza disumana, rendendola quasi intoccabile, al resto del mondo.
Mancava solo Kath, per concludere il nostro solito gruppetto ma, conoscendola, sarebbe arrivata con una decina di ritardo. «Cosa di dice di nuovo questa mattina?».
«Che tuo fratello non può essere sul serio così bello!» mugugnò una Jude ancora attaccata al muro degli armadietti.
Arya sorrise, ormai abituata a queste sue uscite ed io risi apertamente.
«Sai vero, che sta con Steph?».
«Sì e vorrei poterla odiare, ma è praticamente perfetta, non ha nemmeno un minimo difetto!» si risvegliò dal suo stato catatonico.
«Su Jude, arriverà anche per te il tuo Brennan!» cercò di tirarla su Arya, appoggiando la mano sulla spalla.
«Non perderò certo le speranze, ma… È Brennan!».
Risi ancora più forte, attirando lo sguardo di qualche passante. «E tu sei la banalità fatta persona. Innamorarsi del fratello della migliore amica?».
«Zitta bionda» mi fece una linguaccia, sorridendomi subito dopo. Era troppo solare, per poter tenere il muso a qualcuno.
«Vado a prendermi un caffé, rossa!» le dissi, alzando gli occhi al cielo.
Risero tutte e due, guardandomi andare verso la macchinetta, qualche corridoio più in là.
Aspettai il mio turno canticchiando qualche verso e salutando qualche amico ancora non totalmente sveglio e pronto a superare anche questa giornata scolastica. 
Appena toccò a me, inserii le monete e mi appoggiai al muro, attendendo il solito rumore che mi avvisava dell’arrivo di quel dolce aroma.
Chiusi gli occhi ed attesi, fino a quando due mani non si poggiarono dolcemente sui miei fianchi e due labbra lasciarono un lieve bacio sul mio collo, inondandomi di brividi.
«Buongiorno piccola mia».
 
Accade, ogni giorno per me, che la ragione per cui io debba alzarmi e sopportare porta un nome, un volto ma, soprattutto, un sorriso.

   
 
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