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Autore: Pioggeestive    18/03/2013    2 recensioni
"Ti accontenti di poco" mi dicono. Ma il fatto è che per me la voce di Tom è tutt'altro che poco. Non si può sapere quanto io mi senta fortunata ad avere un ipod e un paio di cuffiette. Io le considero le mie armi per combattere quello che è lo schifo della vita. Sono davvero il mio scudo e la mia spada. Sono la miglior cosa che abbia mai avuto.
Genere: Generale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua voce mi accompagna ogni giorno, mi fa compagnia in un mondo per me pieno di solitudine, un mondo simile ad una scatola grigia, in cui devi essere chiuso dentro per forza, e dove l'unico spiraglio di luce che riesci a vedere per andare avanti ogni giorno è solo ascoltare una stupida voce. "Ti accontenti di poco" mi dicono. Ma il fatto è che per me la voce di Tom è tutt'altro che poco. Non si può sapere quanto io mi senta fortunata ad avere un ipod e un paio di cuffiette. Io le considero le mie armi per combattere quello che è lo schifo della vita. Sono davvero il mio scudo e la mia spada. Sono la miglior cosa che abbia mai avuto.
È un giorno di pioggia, una Domenica di pioggia,per precisare. Giorni come questo si possono dire l'ideale di vita di una ragazza che ama vegetare nel suo letto ascoltando il ticchettio delle gocce battere un ritmo assai affrettato sul tetto della sua camera. Giorni come questo sono quelli in cui ti dedichi alle cose che più ti piacciono. Io per esempio amo mangiare. Ma oggi non ho tanta fame, quindi decido molto stranamente di scendere di casa a fare un giro. Sì, un giro con la pioggia, e soprattutto da sola. Mi sorprendo della mia decisione, non tanto perchè piove, ma perchè io ho sempre odiato camminare per strada da sola. Ma quando c'è la musica ad accompagnarmi, non sono mai sola, quindi mi infilo la felpa dei nirvana per proteggermi dal freddo, e poi un jeans scelto a caso dal mio guardaroba, e le dr.martens per non impregnare di pioggia le mie amate converse. Oggi credo non sia un giorno come tutti gli altri, mi sento strana, stranamente felice. Infilo il giubbino e scendo, lasciando i miei genitori con un "torno tra poco".
Fuori fa più freddo di quanto mi aspettassi, una nuvoletta di fumo esce dalla mia bocca per poi disperdersi nell'aria. Infilo le cuffiette quasi con le dita gelate e poi inizio a camminare senza una vera a propria meta. Parte una canzone dei green day, e già inizio a sentirmi a casa. Mentre cammino penso, e pensare tanto rende la mia giornata fin troppo seria, quindi rientro in casa e mi preparo un the ai frutti di bosco, con i biscotti affianco, e quintali di zucchero per concludere, poi penso che mi andrò a rannicchiare vicino il termosifone leggendo un libro. Ma una risata insolita proveniente dal salotto mi desta. Mia madre? Sì. Sta ridendo con papà, e mi stanno imbarazzantemente fissando. Cos'avrò di strano? Beh, i capelli non staranno nel migliore dei modi, ma i miei genitori non sono tipi che ridono per qualcosa come la capigliatura di una persona. Stanno ridendo perchè sanno qualcosa che io non so.
Non riesco a godermi la tazza di the, troppi pensieri mi frullano nella mente, e poi qualcuno si è attaccato al campanello e nessuno sta andando ad aprire. Così, di malavoglia, mi alzo e vado a vedere chi potrebbe mai essere alle cinque di pomeriggio.
Il postino. Il postino?
Non faccio in tempo a chiamare mamma, che l'ometto baffuto con la busta in mano mi ferma prima che dicessi qualunque parola.
< Helena Rubber? > .
< S..si! > rispondo. < Ora chiamo subito mia madre, mi scusi >
< Ma non è tua madre che cerco! > mi risponde con affare nervoso.
< Beh, allora un secondo che chiamo mio padre.... > rispondo, con aria stranita....
< Io veramente devo consegnare una busta a te. >.
La risposta mi spiazza. Non ho mai ricevuto posta in vita mia.
Metto una firma su un foglio e congedo il postino con affare impaziente, cercando di poter aprire al più presto la busta.
Ha una forma rettangolare, è più linga delle altre buste, quelle normali, con cui si inviano le lettere o le cartoline. Questa è verde e ha stampato in grande la scritta "TICKET ONE" nella parte anteriore.
Ticket one.
Ticket one!
'Ommioddio fa che sia quello che penso, fa che sia quello che penso, fa che sia quello che penso!'
Eccoli. Colore giallo, forma rettangolare ed una grande scritta in grassetto al lato. "BLINK-182". Non respiro. No, proprio non ci riesco. Non riesco a respirare, non riesco a crederci. Mi siedo a terra con il fiatone e gli occhi spalancati. Mi sudano e mi tremano le mani. Chi potrebbe essere stato a comprare due biglietti per il moo sogno? In un secondo mi tornano in mente le labbra sghignazzanti dei miei genitori. LORO. Santi! Santi! Loro. Mi alzo da terra e corro nella camera matrimoniale. Li trovo seduti ai piedi del letto, come se mi stessero aspettando da tempo. Poi tutto accade in una velocità incredibile. Io guardo loro. Loro guardano me. Visi inespressivi. < Voi >dico. < siete stati voi >.
  
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