Era una calda serata di fine agosto a Long Island nei pressi di New York.
Il lento scrosciare delle onde che si infrangevano sulla costa si univa al canto dei grilli e una fresca brezza faceva ondeggiare le fronde degli alberi.
Lì, tra lo splendido oceano e il fitto bosco da cui si udivano suoni dalla dubbia provenienza, stava un agglomerato di costruzioni dall’aria antica, eppure nuova, abbandonate.
Un ciarlare indistinto, che a volte si univa in un canto, proveniva da un grande gruppo di ragazzi riuniti intorno ad un fuoco multicolore, questi ridevano, scherzavano e cantavano come se non avessero nessuna preoccupazione al mondo, eppure solo poche settimane prima avevano visto il dolore, l’angoscia, la morte e la devastazione che solo una guerra può dare, Ma ora non ci pensavano.
Ora erano felici.
Spensierati.
Intanto hai margini della foresta, su una collina sormontata da un alto pino, quattro figure si dirigevano verso il falò.
C’era una ragazza dai capelli color miele legati in un paio di trecce, portava un’armatura semplice, vestiti tra il giallo-dorato e una faretra a tracolla, davanti a lei stava un ragazzo alto e moro con penetranti occhi blu elettrico, anche lui in armatura con un’espressione risoluta, camminava al fianco di una bionda con morbidi boccoli che le ricadevano sulla maglietta grigia, indossava dei jeans strappati e delle converse sfondate, osservava davanti a sé con i magnifici occhi verde-azzurro che sprigionavano potenza, teneva per mano una bambina sui quattro anni dalla pelle nivea, abiti neri come i corti capelli che le ricadevano su quegli smeraldi che erano i suoi occhi.
Piccola particolarità: erano tutti ricoperti di sangue.
Quando il quartetto raggiunse il focolare non furono subito notati, infatti la ragazza dalla maglia grigia dovette farsi avanti e schiarirsi la voce prima di essere notata.
Tutti si immobilizzarono, qualcuno continuò a cantare, ma fù subito zittito da gomitate e occhiatacce, in pochi secondi tutti fissavano il curioso quartetto.
Si fece avanti un anziano dalla barba bianca e il posteriore di stallone bianco,che chiese loro:–Chi siete? Siete feriti? Avete bisogno di assistenza medica? Possiamo aiutarvi– i ragazzi non sembravano minimamente scossi dall’apparizione del centauro, la ragazza dalla maglia grigia, che prima aveva richiamato l’attenzione, e manteneva una maschera di freddezza e indifferenza chiese:–Potete dirmi la data per favore?– i ragazzi la guardarono straniti –30 agosto, perché?– rispose un moro alle spalle del centauro –l’anno– chiese ancora la ragazza –2009– rispose una bionda al suo fianco con un tonoche rasentava l’ovvio.
L’effetto che ebbero queste parole fu sorprendente: tutti i nuovi arrivati tirarono un sospiro di sollievo e la bionda vestita d’oro mormorò –Ce l’abbiamo fatta– mentre la bambina abbracciava le gambe dell’altra bionda.
I ragazzi erano sempre più straniti e il centauro ripeté:–Insomma, ma voi chi siete?– allora la ragazza volse verso di lui i maestosi occhi verde-azzurro e disse:–Io mi chiamo Sofia Acquamarine Jackson, e noi veniamo dal futuro–.









AUTHORS’ SPACE Insomma, ecco qui una nuova fic, so che ne abbiamo anche delle altre, ma non le abbandoneremo; in merito a questa abbiamo già dei programmi, ma come avrete capito la protagonista è Sofia Jackson, che viaggierà tra avventura, morte e amore in una storia –speriamo- intrigante.
Siamo davvero curiose di leggere delle recensioni, vi preghiamo di farlo sarebbe molto importante per noi, anche di sole due righe.
A presto

Fanny & EhiCasillo.