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Autore: lovemeorleaveme    18/03/2013    3 recensioni
«Ci trasferiremo a Parigi e non avremo mai più soldi per tornare indietro.» la rassicurò la più grande.
«Me lo prometti, Giò? Voglio dire, mi assicuri che scapperemo insieme e che.. che resterai con me per sempre?» e così dicendo abbassò lo sguardo.
«Rebecca?» la richiamò, alzandole leggermente il mento per far incontrare i suoi occhi verdi con quelli azzurri della sua amante.
«Si?» sussurrò la più piccola, tremolante.
«Ti amo così tanto.» le confessò ancora.
«Oh, ti amo anche io, Giorgia. Immensamente e infinitamente.»
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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 The fist time ever I saw your eyes.







Quando realizzò che c’era qualcosa che non andava, aveva poco più di quattordici anni. Gli occhi azzurri le brillavano di qualcosa di talmente speciale da essere sconosciuto a tutti e la sua risata sembrava uno spot pubblicitario: si diffondeva velocemente ed entrava nelle teste delle persone senza uscirne più.
Rebecca era una ragazza normale, fin troppo invisibile e timida per mostrare perfino il sorriso più luminoso che qualsiasi ragazzo avrebbe potuto vedere mai nella sua vita.
Rebecca non aveva mai amato nessuno in vita sua, perché lei lo sapeva che l’amore non è una cosa semplice. Anzi, lei era convinta che l’amore fosse una cosa fin troppo complicata per essere descritta in una banale definizione dai contorni scolastici. L’amore non è matematica. Anche perché, alla fine, la matematica non piace quasi a nessuno, molti sono costretti a studiarla e c’è persino chi la odia. Per l’amore è un’altra storia. Le persone vanno pazze per l’amore e, se fosse una materia, l’amore non ammetterebbe insufficienze. Perché ognuno ama a modo suo.





  
                                                                                              

Era il 13 marzo e nonostante tutti dicessero incessantemente che la primavera era alle porte, questa sembrava non essere interessata a mostrarsi apertamente molto presto. E Rebecca quell’anno era già stanca della scuola, come non le era mai successo. Forse perché il primo anno di superiori in una nuova scuola, con nuovi professori ma, soprattutto, con nuovi compagni non era così facile, ma lei si sentiva esausta, esausta dei suoi sentimenti. In realtà, l’anno scolastico era cominciato piuttosto bene: aveva conosciuto Amanda, con cui aveva stretto uno splendido rapporto, così da far credere a tutti che si conoscessero da una vita intera piuttosto che da circa sei mesi, e la sua amicizia con Emma andava a gonfie vele da ormai quasi nove anni. Infine, c’era Sareyl, con cui era legata da un rapporto che loro amavano definire ‘amicizia musicale’ visto che si erano conosciute acquistando i biglietti per il concerto della loro band preferita e poi avevano scoperto di frequentare la stessa scuola. E nonostante a volte li odiasse tutti, non poteva lamentarsi nemmeno dei suoi compagni di classe che, come ripeteva ogni volta a sua madre quando glielo domandava, erano «a posto» .  Dopo sei mesi dall’inizio però, si sentiva strana. Si sentiva fuori posto, non che la scuola che aveva scelto non fosse quella giusta, di quello ne era quasi sicura. Rebecca si sentiva fuori posto nel mondo. C’era sempre qualcosa che sembrava distrarla da quella che era la vita reale. Amanda che le ripeteva sempre di trovarsi un ragazzo a posto, sempre troppe pretese, ma Rebecca non voleva un ragazzo. Rebecca credeva che la maggior parte dei ragazzi fosse una massa di sciocchi che pensano solamente al calcio e al sesso. E di certo lei si sentiva più pronta per una partita di calcio che per altro. Ed era strano, in realtà, perché Rebecca non aveva mai baciato un ragazzo e secondo le sue migliori amiche avrebbe dovuto averne voglia. Si, le ripetevano che avrebbe dovuto avere voglia almeno di una relazione. Ma per lei questa erano solo sciocchezze senza senso perché a lei non serviva un uomo, o meglio, un ragazzino.






Quando si accorse che quel 13 Marzo si era dilungata un po’ troppo nei suoi pensieri scosse leggermente la testa per scacciarli via. Vide l’autobus in lontananza e si preparò a sfoggiare un bel sorriso alla vista di Emma, che sarebbe stata lì ad aspettarla come tutte le mattine. Quando le porte della vettura si aprirono, però, Rebecca poté costatare che quel giorno l’amica non sarebbe andata a scuola. Si sedette quindi svogliatamente in un posto libero vicino al finestrino, certa che il viaggio senza l’amica sarebbe stato piuttosto noioso e lungo.
Quando notò che sarebbe dovuta scendere si alzò, imitando altri gruppi di ragazzi che frequentavano la sua stessa scuola, molte dei quali poteva giurare di non avere mai visto. Si incamminò pigramente verso l’edificio rossastro e aspettò angosciosamente il suono della campanella assieme a Sareyl, che poi accompagnò velocemente in classe. Era immersa nei suoi pensieri, quando si scontrò talmente violentemente con una figura che quasi cadde a terra, se due mani non avessero afferrato prontamente le sue. Stava sicuramente alzando lo sguardo verso quello che avrebbe altrettanto sicuramente definito il suo aggressore e cominciare a dare di matto, quando tutte quelle terribili parole le morirono in gola alla vista di due occhi verdi tremendamente belli. Boccheggiò per alcuni estenuanti secondi, finché lo sguardo della ragazza di fronte a lei non si fece più preoccupato e la fronte corrugata.
«Va tutto bene? Cioè.. ti senti bene?» chiese la padrona degli occhi più belli che Rebecca era sicura avrebbe mai potuto vedere in tutta la sua vita. E si sentì stupida come sperava non si sarebbe sentita più quando realizzò che la ragazza di fronte a lei la stava ancora guardando, ma lei non aveva detto ancora niente.
«S-si, cioè credo.. oh, è che..» balbettò freneticamente, lasciando le mani della ragazza imbarazzata, facendo tingere le sue guance di un leggero rossastro.
«Cosa?» chiese curiosa, ma notando la sua espressione confusa alla domanda cercò velocemente una soluzione per renderle il concetto il più chiaro possibile. «Hai detto ‘è che..’ voglio dire, è che.. cosa?» fece una faccia buffa, probabilmente rendendosi conte che ciò che aveva detto non aveva un vero e proprio senso compiuto. Rebecca sorrise appena notando delle adorabili fossette contornare un magnifico sorriso.
«Oh, no, davvero niente. Va tutto bene.» cercò di essere il più naturale possibile, ma c’era qualcosa dentro di lei che sembra stesse per scoppiare. Probabilmente il cuore.
«Oh, bene! Ehm, io sono Giorgia, piacere!» si presentò cordialmente, regalandole uno splendido sorriso.
«Il piacere è mio, davvero. Io sono Rebecca.» si sforzò ancora di essere rilassata e naturale, cosa in cui probabilmente fallì, vista la risatina che Giorgia non era riuscita proprio a contenere.
«Okay, Rebecca, ci vediamo presto.» disse la ragazza bionda, sottolineando il nome di Rebecca e facendoglielo sembrare ancora più bello. Si allontanò poi velocemente senza però non lasciarle un’ultima occhiata prima di scomparire definitivamente dietro il corridoio, sovrastata dagli altri studenti.
«Si, a presto.»  sussurrò l’altra, ancora impalata e catturata da quei due occhi vispi. Chissà se l’avrebbe rivista davvero.








 

Diciamo che più che il primo capitolo
è l'introduzione.
Se piace a qualcuno che me lo dica, 
altrimenti non contiate che contini 
a pubblicare di testa mia..
perché probabilmente non lo farò.
ciaaaaaaaaaaaao

  
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