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Autore: _Death Angel    19/03/2013    1 recensioni
“Ti devo la vita.. Abbracciarti è il minimo che possa fare”
Gli disse poi, notando che era rimasto sconcertato dal suo gesto. Le labbra del ragazzo si curvarono verso l’alto e le sue braccia si unirono dietro la schiena di Ran, stringendola a sé e ricambiando l’abbraccio, inspirando il profumo dei suoi capelli.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kurapika, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shattered. 

Era pomeriggio inoltrato. Kurapika era seduto sulla cima di una rupe, che sporgeva dalla foresta su un fiume in piena. Aveva le gambe penzoloni. Le osservava, mentre con movimenti automatici e naturali le dondolava avanti e indietro. Era solo, Pairo era a casa sua per via di un brutto raffreddore. Era andato a trovarlo subito dopo pranzo ed erano stati qualche ora insieme. Ora il biondo Kuruta si godeva il paesaggio della sua amata foresta. Eppure non gli bastava. Ogni giorno sentiva la curiosità crescere dentro di sé assieme alla voglia di scoprire il mondo esterno. Amava il suo clan, amava la loro foresta, ma alle volte si sentiva in gabbia, tanto erano restrittive le regole sulle possibilità di andare nel mondo esterno. Eppure voleva riuscirci, doveva. Anzi, dovevano. Lui e Pairo fantasticavano spesso riguardo l’argomento. Sorrise, sorrise per tutti i viaggi mentali che si era fatto col suo amico, sperando che prima o poi si sarebbero avverati. Il vento scosse i ciuffi biondi che gli ricadevano sulla fronte, ma che non gli ostacolavano la vista. Guardava l’orizzonte, speranzoso e fiducioso nei suoi sogni. Un tonfo ed un urlo interruppero i suoi pensieri. Cercò di capire da dove fossero arrivati, abbassò lo sguardo e notò una figura umana che veniva trascinata dalla corrente del fiume. Riconobbe nei vestiti la tipica casacca del suo clan. Non ci pensò su due volte a tuffarsi. Venne travolto dal violento flusso dell’acqua, ma dopo un primo attimo di smarrimento, prese in mano la situazione e riuscì a nuotare verso la persona che era caduta. Muoveva le braccia dentro e fuori l’acqua, faticava a stare con il volto fuori, cercando di prendere più aria possibile. Kurapika capì che non sapeva nuotare e l’afferrò per il busto. Con fatica cercò poi di raggiungere la riva. Ci riuscì, nonostante l’acqua lo ostacolasse. Fece stendere quella che constatò essere una ragazza sul terreno. Tossiva, aveva bevuto molta acqua. Entrambi ansimavano per la fatica.

“Stai bene?”

Le chiese tra un sospiro e l’altro.

“S-Sì, grazie”

Gli rispose la ragazzina, continuando a tossire.

“Figurati”

Le sorrise. Restarono in silenzio, in attesa di recuperare il respiro.

“Come ti chiami?”

Il ragazzo interruppe poi il silenzio.

“Mi chiamo Ran. Tu sei..?”

“Kurapika”

“Grazie mille per avermi salvata, Kurapika”

Gli sorrise la ragazza. Aveva dei lunghi capelli biondi poco più scuri dei suoi e dei profondissimi occhi nocciola. Aveva il volto paffuto dai lineamenti dolcissimi, doveva essere più piccola di lui.

“Ran, quanti anni hai?”

“Dodici, tu invece?”

“Tredici”

Il cielo cominciava a tingersi di un acceso arancione e le ombre si allungavano sempre di più. I due erano ancora alla riva del fiume: non  si dicevano nulla, a malapena si guardavano, eppure si sentivano rilassati l’uno in compagnia dell’altra, accompagnati dalla dolce atmosfera che si stava creando. Kurapika distolse lo sguardo dal tramonto quando sentì l’erba muoversi. Si voltò e vide Ran in piedi. La sua casacca era ancora bagnata.

“Forse è meglio se torno a casa. Non vorrei prendermi un brutto raffreddore”

Gli disse, con un timido sorriso e le gote rosee di imbarazzo.

“Già, anche io”

Sorrise Kurapika, alzandosi.

“Ti va di fare un po’ di strada insieme?”

Gli chiese Ran. Il ragazzo accettò senza esitare, annuendo. Durante il tragitto parlarono molto. Kurapika apprese che non era una Kuruta a tutti gli effetti. Suo padre era un membro esterno. Era da lui, infatti, che aveva ereditato il colore degli occhi, che in presenza di forti emozioni si tingevano di uno scarlatto molto meno brillante rispetto a quello dei Kuruta purosangue, ma soprattutto il carattere caparbio. Ammetteva di essere cocciuta la maggior parte delle volte. Kurapika si intenerì alla vista di quella ragazzina più bassa di lui che parlava di sé con una spensieratezza invidiabile. Il biondo ascoltava in silenzio, con un dolce sorriso sulle labbra ed uno sguardo sereno. Arrivarono di fronte alla dimora di Ran.

“Oh, mi dispiace, avevamo detto di fare la strada insieme e alla fine mi hai accompagnata a casa”

Ran si preoccupava troppo per le piccole cose. Il giovane Kuruta aveva capito anche questo.

“Tranquilla, mi farò una passeggiata”

Le sorrise comprensivo.

“Volevo ringraziarti ancora una volta per avermi salvata. Probabilmente non sarei qui se non fosse stato per te. Grazie davvero”

Gli sorrise con lo sguardo basso. Con le dita giocava con la casacca ancora umida. D’un tratto parve illuminarsi.

“Anzi! Domani pomeriggio passa da qui”

Gli rivolse un ampio sorriso, mentre Kurapika annuiva, un po’ sbigottito.

“Allora a domani”

Lo salutò con la mano, che subito dopo portò davanti al viso per coprire un lieve starnuto.

“A domani”

Ribatté Kurapika, con una piccola risata. Si voltò e si incamminò verso casa, chiedendosi cosa avesse in serbo quella ragazza.

***

Kurapika si trovava di fronte alla porta della casa di Ran, un po’ sconcertato. Chissà cosa era passato per la testa a quella ragazza. Sospirò e bussò. La porta si socchiuse e sbucarono gli occhi di Ran. Quest’ultima sorrise ed aprì.

“Entra pure!”

Gli disse, tenendogli la porta aperta ed invitandolo dentro. L’abitazione non era molto grande, vi era il necessario per tre persone. Dalla cucina si affacciò una donna dagli stessi lunghi capelli biondi di Ran e gli occhi verdi.

“Tu devi essere Kurapika”

“Sì”

La donna gli prese una mano e la strinse.

“Ran mi ha raccontato cosa è successo ieri. Ti ringrazio tanto”

“Si figuri”

Sorrise il ragazzo.

“Vieni, Kurapika”

La ragazza lo chiamò nella sua camera. Il ragazzo congedò la donna e la raggiunse.

“Ecco qui”

La ragazza sorrideva, tenendo in mano un acchiappasogni poco più grande del suo palmo.

“Mio padre mi ha insegnato a farli qualche anno fa. Ci ho lavorato tutta la notte”

Kurapika rimase affascinato dalla bellezza di quell’oggetto.

“Il legno non è dipinto. Ho usato un tipo di legno che si trova solo in queste foreste, ma è molto raro. Alla nascita è di un normale colore marrone, ma crescendo assume quello splendido verde scuro. Quando l’ho visto la prima volta ne sono rimasta affascinata e spero che ora abbia fatto lo stesso con te”

“Direi che l’effetto è quello desiderato, è bellissimo”

Sorrise il ragazzo, cordiale come sempre. Ran gli porse l’oggetto e Kurapika lo afferrò delicatamente, sfiorandone le piume bianche sfumate di blu all’estremità.

“E’ davvero bello”

Commentò poi, lasciando soddisfatta la ragazzina dagli occhi nocciola.

“Ti va di andare a fare un giro? E’ una bella giornata, sarebbe un peccato restare in casa”

Propose Kurapika. Ran annuì energicamente.

“Mamma, noi stiamo uscendo”

Annunciò la ragazza, una volta usciti dalla camera.

“Non fare tardi e soprattutto non metterti nei guai”

Le raccomandò la donna.

“Tranquilla, tanto c’è Kurapika che mi salva”

Ran gli fece un occhiolino e lo trascinò fuori dopo averlo preso per mano. La ragazza non si accorse neanche di quel gesto, tanto gli venne automatico. Tuttavia Kurapika sentì una strana sensazione collegata a quel contatto, che trovava piuttosto piacevole. Senza accorgersene, strinse la presa, facendo voltare e sorridere la bionda. Camminando, si ritrovarono su quella rupe. Stavolta, però, il fiume era calmo ed il rumore del lieve scorrere delle acque provvedeva a far rilassare i timpani dei due ragazzi. Si sdraiarono sull’erba ad osservare il cielo.

“Come mai non ti ho mai vista da queste parti?”

Le chiese Kurapika.

“Beh, diciamo che fino a poco tempo fa non uscivo mai. Mamma crede che sia di salute troppo cagionevole. Eppure guardami! Ieri ho fatto un bagno nelle acque del fiume ed oggi sono in perfetta forma”

Gli sorrise Ran, colta subito dopo da uno starnuto. Il ragazzo ridacchiò divertito.

“Proprio in forma”

La prese in giro.

“Smettila, è colpa del polline”

Ribatté, passandosi l’indice sotto il naso e gonfiando le guance in un’espressione imbronciata, assumendo un’aria ancora più paffuta. Il broncio mutò velocemente in un altro dei suoi radiosi sorrisi.

“Sai, ieri mi trovavo qui proprio perché avevo litigato con mamma per questo motivo. Ero su un ramo che sporgeva sul fiume. Pur sapendo di non saper nuotare, sono stata imprudente e mi sono ugualmente esposta troppo”

Kurapika ascoltava con attenzione.

“Sembra strano, ma dopo ieri ho l’impressione che mia madre abbia più fiducia in me. Quando sono tornata a casa credevo mi sgridasse, invece si è limitata ad abbracciarmi, dicendomi che si era preoccupata tanto”

Il ragazzo sorrise. La madre di Ran gli ricordava vagamente la sua.

“Oh, ma perché sono sempre così logorroica?!”

Urlò poi, mettendosi la testa tra le mani.

“Tranquilla, mi fa piacere ascoltarti”

Kurapika le accarezzò la testa e le rivolse un sorriso che venne subito ricambiato. Osservandola, pensò che fosse davvero carina e che, crescendo, sarebbe diventata una bellissima ragazza. Ran portò le sue braccia dietro il collo del Kuruta e lo strinse in abbraccio, socchiudendo gli occhi.

“Ti devo la vita.. Abbracciarti è il minimo che possa fare”

Gli disse poi, notando che era rimasto sconcertato dal suo gesto. Le labbra del ragazzo si curvarono verso l’alto e le sue braccia si unirono dietro la schiena di Ran, stringendola a sé e ricambiando l’abbraccio, inspirando il profumo dei suoi capelli.
 

***


Nei giorni seguenti, Kurapika presentò Ran a Pairo ed i tre diventarono inseparabili. I due ragazzi vedevano la bionda come una mascotte di cui prendersi cura. L’amicizia che si era creata tra Pairo e Ran era davvero forte, ma il loro legame non riusciva ad essere come quello tra Ran e Kurapika. Il loro rapporto era diverso. Era diverso ogni volta che si abbracciavano, era diverso ogni volta che si guardavano ed era diverso ogni volta che si prendevano per mano. Kurapika era sempre stato una persona ragionevole, il tipo di persona che riflette dieci volte su qualsiasi cosa. Eppure non era ancora riuscito a trovare una parola adatta a descrivere il suo rapporto con Ran. Non ne discutevano mai, ma sapevano entrambi che la loro non era una semplice amicizia. Più volte Kurapika si era chiesto cosa ci fosse tra loro, avendo ovviamente capito che non era la stessa amicizia che aveva con Pairo e non era lo stesso affetto che provava per i suoi genitori. Non se la sentiva, però, di considerarlo amore. Aveva solo tredici anni, sapeva benissimo che a quell’età l’amore è una delle ultime cose che si possono trovare. Eppure si accorgeva di quando i suoi occhi rimanevano incollati su di lei, sui suoi lunghi capelli e su quegli occhi dolci. Così come si accorgeva di quando lei lo fissava, per poi distogliere lo sguardo non appena si voltava verso di lei.

***

Quella sera Pairo non c’era, era tornato a casa in anticipo. Kurapika e Ran erano rimasti soli per l’ennesima volta. Passeggiarono un po’, per poi sedersi all’ombra di uno degli alberi più vecchi della foresta. Le enormi radici dell’albero fungevano da incavo perfetto in cui poggiare la schiena. I due si misero l’uno accanto all’altra, senza dire nulla. Ran poggiò la testa sulla spalla di Kurapika, che la accolse, portando il suo braccio dietro la sua schiena e stringendola. Entrambi sorrisero e se ne accorsero. Ormai era una cosa che veniva loro automatica. D’un tratto Ran alzò di poco la testa, per poterlo guardare negli occhi.

“Kurapika..”

Lo chiamò.

“Sì?”

“Perché tra noi è diverso?”

Il giovane Kuruta mancò di un battito cardiaco. Era l’ultima domanda alla quale sapeva rispondere.

“Cosa è diverso?”

Provò a fare il finto tonto, ma sapeva dove Ran voleva arrivare.

“Ormai io e Pairo siamo amici ed immagino che avrai notato che abbiamo un rapporto decisamente diverso. Non penso dipenda dal fatto che io e te ci conosciamo da pochi giorni in più..”

Ran si interruppe, facendo le spallucce e cercando di far capire a Kurapika cosa volesse dire. Il ragazzo abbassò lo sguardo. Mai in vita sua si era trovato di fronte ad una situazione così imbarazzante.

“Beh, sì, l’ho notato, ma.. Non ne ho idea. Penso sia così e basta”

Ran rimase un po’ delusa dalla risposta.

“Non penso che dovremmo farci questi problemi, sai? Penso che metteremmo a rischio il nostro rapporto e non mi va. E’ tutto perfetto così com’è”

Nel parlare, le aveva preso il volto tra le mani, portandolo di fronte al suo. Giocò con una ciocca dei suoi capelli, guardandola negli occhi. Inaspettatamente, fu Ran ad annullare la distanza tra loro, poggiando le sue labbra su quelle del ragazzo, che rispose subito al bacio. Un dolce bacio a fior di labbra, carico di tutti i sentimenti che provavano l’uno per l’altra. La strinse al petto, cercando di farle capire quanto ci teneva a lei. E Ran lo capì, dopotutto lei provava la stessa identica cosa. Quella sera non si dissero nient’altro, non avevano bisogno di parole.

***


Nessuno seppe di quel bacio, nemmeno Pairo. E poche furono le occasioni in cui si poté ripresentare. Ma Kurapika e Ran non sentivano il bisogno di stare con le labbra appiccicate. Riuscivano a trasmettersi i loro sentimenti semplicemente tenendosi per mano o guardandosi. Dopo quel giorno non avevano più toccato l’argomento del loro rapporto, per loro era tutto chiaro. Arrivò tuttavia il momento di separarsi. Per quanto ci tenesse a stargli vicino, se c’era una cosa che Ran voleva con tutta sé stessa era che Kurapika realizzasse il suo sogno di andare nel mondo esterno, magari portandovici poi lei e Pairo. Aveva tanta fiducia in lui e lo incoraggiava in continuazione, anche se sapeva che la distanza non le avrebbe fatto bene. Ora erano tutti intorno a lui, che si congratulavano e gli raccomandavano di stare attento. Pairo era lì, anche lui ad incoraggiarlo. Lei, invece, era in disparte, aveva un sorriso amaro sulle labbra. Kurapika le si avvicinò.

“Troverò un dottore in grado di curare Pairo, dopo di che tornerò e vi porterò con me, te lo prometto”

Le carezzò una guancia.

“Aspetterò”

Gli sorrise la ragazza. Kurapika le diede l’ultimo lieve bacio sulle labbra e si voltò. Salì sul volatile e annunciò un ‘Io vado!’. Tutti lo acclamavano e lo salutavano, Pairo compreso. Ran gli rivolse un sorriso speranzoso. Fu l’ultima volta in cui la vide sorridere.

***


Kurapika si risvegliò di colpo con la fronte imperlata di sudore freddo. Si guardò intorno e riconobbe la stanza presa dai Nostrad. Si passò un braccio sulla fronte e si mise a sedere sul letto, con le gambe incrociate ed i gomiti sulle cosce. Era ormai una settimana che sognava sempre gli stessi ricordi, sempre lo stesso incubo. Rovistò con una mano nel suo comodino e lo ritrovò: strinse tra le mani l’acchiappasogni, abbassando lo sguardo. Si rivide davanti agli occhi il momento in cui l’aveva vista, con profonde ferite su tutto il corpo e priva degli occhi. Sentì un forte dolore al petto e strinse ancora di più l’oggetto che aveva tra le mani.

“Vi vendicherò tutti..”

Sussurrò a denti stretti. I dolci ricordi che l’oggetto rievocava placarono momentaneamente la sua rabbia. Si rimise sotto le coperte dopo aver appeso l’acchiappasogni al muro. Esso fece il suo dovere, liberando la mente del Kuruta dai brutti ricordi, lasciandogli rivivere i momenti più belli che aveva vissuto con il suo clan.
 

Yesterday I died, tomorrow's bleeding
Fall into your sunlight.

 
-Angolo dell’autrice:
Oookay, so che dovrei pensare a scrivere il quinto capitolo di Like light to the flies (di cui ho scritto solo un misero flashback <<), ma rileggendo per l’ennesima volta i due capitoli dello speciale volume 0 di HxH mi è venuta in mente questa one-shot che spero non vi dispiaccia. :3 
Bene, vi lascio con un'immagine. c:
Alla prossima ^^

_Death Angel



  
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