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Autore: xLumos    19/03/2013    2 recensioni
«ho sentito dire che sulla diciassettesima un gruppo di ubriachi ha appiccato un incendio.»
Ci metto un po’ a recepire queste informazioni. La diciassettesima è una strada lunga duecento metri, e ci abito io, con Annabeth.
Mi giro meccanicamente verso i miei amici.
Realizzo sul serio ogni cosa una manciata di minuti dopo, mentre loro sono ancora ignari di tutto. Prendo Gerard per un polso.
«Portami a casa.»
One shot ispirata al video della canzone "Just one last time"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ore 18:00
«Io esco, ci vediamo dopo»
«Ma è il mio compleanno.»
«Lo so, ma sono sei mesi che ho programmato quest’uscita, i miei vecchi amici sono venuti per me da Washington.»
Faccio per uscire ma la ragazza mi prende il polso.
«Porca troia, Annabeth!» Sbotto.
Dopo questa mia reazione Annabeth mi guarda sconfitta e mi lascia uscire.
Salgo in macchina e faccio inversione; grazie allo specchietto retrovisore scorgo dei ragazzi ubriachi -e probabilmente anche fatti di brutto- a qualche metro dalla macchina, anche se ho discusso con Annabeth, spero che non esca di casa mentre ci sono quei tipi in giro.
Metto in moto definitivamente e parto verso il luogo d’incontro con i miei amici.
Dopo una ventina di minuti arrivo a destinazione; fuori dal locale ci sono Chaz, Ryan, Matt e Gerard che mi stanno aspettando.
«Bieber! Dopo cinque anni non sei cambiato di una virgola, il solito ritardatario!» Mi urla Chaz.
Gli batto il cinque in segno di saluto, «Oggi è il compleanno della mia ragazza e abbiamo avuto una piccola discussione … non avevo realizzato fosse oggi il giorno del nostro incontro.» Affermo mentre saluto gli altri.
«Ah si, Biebs, tanto hai tutta la vita per stare con lei, noi ci vediamo una volta ogni cinque anni!» Mi risponde Matt.
Probabilmente ha ragione il roscio.
Entriamo nel locale, ci sediamo ad un tavolo ed ordiniamo da bere. Parliamo delle nostre vite, delle novità degli ultimi cinque anni; Gerard ha scoperto di essere bisessuale, Matt si è appena lasciato con la ragazza, Ryan è fidanzato e Chaz sembra molto preso dalla sua relazione profonda con il cibo.
«E che ci dici di te? insomma, sappiamo che hai una ragazza»
«Bhè … sì»
«E com’è?» Mi chiede Ryan interessato.
«E’ meravigliosa. E’ minuta, con i capelli castani gli occhi tra il verde e il marrone, e ha qualche lentiggine.»
«Ne parli come se fosse una dea Greca.» Dice Chaz mentre si abbotta come un maiale pronto per l’imminente cottura.
Iniziamo a parlare della scuola finita da pochi anni, del lavoro, dei nuovi amici, e infine iniziamo a sputtanarci con aneddoti sul passato.
«Ti ricordi di quando Chaz ha cercato di infilare la testa dentro il prato, a dieci anni, per… cos’è che era successo Chaz?» Chiede Matt con ironia.
«…Amelie mi aveva detto che avevo i capelli… a casco di banana» Risponde Chaz a voce bassa e noi scoppiamo a ridere, ovviamente.
«Bhe, Matt, vogliamo paragonare questo a quando tu a sette anni correvi nudo per il quartiere a bussare ai vicini chiedendo biscotti?» Con questo raggiungiamo decisamente il culmine delle risate, e dopo una grande dose di quest’ultime decidiamo saggiamente di andarci a fumare una sana –sanissima- sigaretta fuori dal locale, quindi paghiamo e usciamo.
 
Ore 20.10
Usciamo dal locale piuttosto affollato, e io Chaz, Ryan e Gerard ci accendiamo una Marlboro, mentre Matt ci guarda con occhio salutista.
Improvvisamente passa a tutta velocità un camion dei vigili del fuoco.
Strano, di solito non ci sono incendi qui.
Sento una signora dialogare con un ragazzo.
«Scusami, mi sai dire cosa è successo?» chiede la signora.
«Veramente ho sentito dire che sulla diciassettesima un gruppo di ubriachi ha appiccato un incendio.»
Ci metto un po’ a recepire queste informazioni. La diciassettesima è una strada lunga duecento metri, e ci abito io, con Annabeth.
Mi giro meccanicamente verso i miei amici.
Realizzo sul serio ogni cosa una manciata di minuti dopo, mentre loro sono ancora ignari di tutto. Prendo Gerard per un polso.
«Portami a casa.»
«Justin cos-»
Mi squilla il cellulare, il nome in sovraimpressione è ‘Annabeth (:’, rispondo in fretta.
«An!» Urlo.
«Justin, io… io, mi dispiace così tanto, io …»
«Anne stai bene?» Domanda idiota Justin.
«Sì, ma qui va tutto a… -la sento tossire- ..a fuoco… Justin ti prego, io… TU TU TU TU TU» Caduta la linea. Riporto lo sguardo su Gerard ancora interdetto ed esclamo convinto.
«Dobbiamo andare. Ora.»
Non se lo fa ripetere due volte, gli altri corrono in macchina con noi, ma non posso guidare io, non ne ho la forza.
 
«Cristo Gerard! E’ il secondo semaforo verde che ti fai fottere!» Gli urlo.
«Scusa Justin ma non-»
«Non bastano le scuse! Annabeth è in mezzo ad un incendio, quindi prendi il tuo caro piede destro sull’acceleratore, altrimenti faccio un bordello.» Non vorrei prendermela sul serio con lui, ma sono troppo preoccupato.
Sono stato uno stupido a lasciarla sola, il giorno del suo compleanno. Sapevo che per lei era importante trascorrerlo con me. Io me ne sono fregato, mentre dopo tutto quello che abbiamo dovuto affrontare per stare insieme dovrei solo tenermela stretta ogni giorno della mia vita.
Finalmente arriviamo. Scendo di corsa senza neanche salutare i miei amici.
 
Ore 20:50
Lo spettacolo è raccapricciante. Due palazzine sono in fiamme, la mia e quella dei McDevon. Mi giro un attimo intorno sperando di scorgere la sagoma di Annabeth su una di quelle barelle che viene medicata dai medici del pronto soccorso; ma lei non c’è.
Non ci penso due volte, mi porto la manica della giacca su naso e bocca ed entro nell’edificio, sentendo un vigile di fuoco urlarmi dietro qualcosa che somiglia ad un «Dove diamine vai ragazzino!» Ma non gli bado.
Quella che una volta era l’entrata di casa mia, adesso è uno scempio, parti del soffitto sono crollate e tutto è immerso nelle fiamme.
Sento le grida dei pompieri che cercano di domare l’incendio, e poi sento una voce: la sua, provenire dal secondo piano.
Le scale sono ancora quasi intatte, ma si sgretolano al mio passaggio.
Prima rampa andata, e dopo circa qualche secondo anche la seconda va a farle compagnia tra le macerie.
Seguo la voce di Annabeth fino a quella che una volta doveva essere la nostra stanza.
Lei è rannicchiata in un angolo dove il fuoco non è ancora arrivato.
Fa un gran caldo, le pareti di quel verde così intenso, che avevamo scelto insieme, ora sono carbonizzate.
Corro da Annabeth e l’abbraccio come se fosse la cosa a me più cara al mondo, ed in effetti lo è. Lei si accorge di me, ricambia l’abbraccio sorpresa.
«Non pensavo saresti venuto, pensavo fossi arrabbiato con me.»
«Non potrei mai esserlo.»
Mi sorride debolmente, i suoi occhi sono pieni di paura, il suo viso è colmo di graffi e ha chiazze nere di cenere qua e là.
«Andrà tutto bene Anne … ora usciamo.» Le dico facendola alzare.
E un secondo dopo realizzo il crollo di entrambe le rampe di scale. Cerco di pensare velocemente ad un’alternativa prima che il panico si impadronisca di ogni mia sensazione.
La scala antincendio? No, non erano riusciti a costruirla per questo palazzo per non violare norme a me sconosciute. La porta? Sì, se avessi avuto un paio di ali sotto la maglietta sarebbe stato certamente utile.
Un momento. Ali. Rivolgo uno sguardo ad Annabeth.
 
Ore 21:20
Annabeth capisce al volo le mie intenzioni, e mi rivolge uno sguardo supplichevole.
 

Even though it hurts I can’t slow down 
Walls are closing in and I hit the ground 
With “there’s no tomorrow” echo in my mind 
Just one last time”

 
Non ammetto obiezioni, la stringo tra le mie braccia come per avvolgerla, mi slancio di schiena all’indietro, rompendo il vetro della finestra e cadendo nel vuoto del palazzo.
Sotto di me non c’è un materasso né una siepe né una rete, nulla. Solo il marciapiede.
La caduta è veloce, ma riesco a sussurrare un flebile «Ti amo» all’orecchio di Annabeth, mentre mi curo di mantenere la schiena rivolta verso terra. Questa è la fine, probabilmente.
Chiudo gli occhi. L’impatto col cemento mi provoca dapprima un forte dolore ad ogni parte del corpo. Non posso aprire gli occhi e muovere alcun muscolo. E poi, buio, blackout totale.
 






Spazio autrice.
Aloha. Non sono molto soddisfatta di questa os, ma tutto sommato mi piace:) 
Facciamo tutti un inchino per Elena, cara beta reader :3 e ringraziamola anche per il banner :3 
Come avete capito la storia e' ispirata al video della canzone 'just one last time', dato che (non chiedetemi il motivo) il video mi ha colpito tantissimo. Bene, credo di aver finito.
Tanto amore.
@radcliffesghost (TWITTAAAH) :3
 
   
 
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