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Autore: Mirrine    19/03/2013    2 recensioni
Questa mi è venuta su in un istante d’ira e prendendo spunto dal lavoro di Paolo Barbieri mi è venuta questa idea che sta a voi giudicare buona o del tutto pessima.
Buona lettura a chi si farà incuriosire dalla mia versione personale di questa splendida Dea.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo risplendeva dei potenti lampi di luce che cadevano fragorosamente dalle possenti nubi nerastre, malignamente intente a fagocitare la già frantumata volta non più celeste.
Il dolce ventre fertile di Gea era scosso da intensi tumulti incessanti che ne ferivano l’argillosa superficie a guisa di mille coltelli ardenti.
Alberi sradicati giacevano inanimati come cadaveri, che le enormi falcate dei Giganti frantumavano in miliardi di aguzze schegge di legno lanciate a velocità inumana verso la massa di combattenti.
Lo scudo argenteo produsse un leggiadro suono adamantino quando un ormai morto stralcio di tronco lo colpì improvvisamente nel tentativo di ferirmi ad una spalla.
Un’ambigua luna rossastra illuminò adagio l’elmo finemente cesellato quando sollevai lentamente il capo per fronteggiare finalmente il mio avversario.
Alto e possente come il monte per cui stavamo lottando, Pallante mi fissava beffardo, brandendo un’acuminata mazza ferrata con eroica maestria.
L’arguto verso di una civetta mi risuonò nelle orecchie, costruendo attorno a me una dolce melodia rassicurante che ebbe il potere di placare la profonda ira che la distruzione di tanta Natura mi provocava.
Ero pronta.
La lancia mi si mosse rapidamente fra le mani candide mentre, con la stessa stabilità di un ulivo, caricavo prontamente il colpo per poi abbatterlo contro il Gigante.
Pallante roteò ferocemente la mazza nell’aggressivo tentativo di parare il mio fendente vendicativo che, però, trovò via facile lì dove, da tempo e con pazienza, avevo ricavato un sentiero al punto debole che lo avrebbe ucciso.
E così fu.
Preciso, semplice e tranquillamente calcolato.
Come la trama di una ragnatela o il raffinato lavoro di filatura a cui mi dedicavo da adolescente.
Prima, di votarmi completamente all’arte su cui fino ad allora aveva spadroneggiato mio fratello Ares e in cui avevo trovato il perfetto completamento di me stessa: la guerra.
Ed era infatti una guerra quella che stavo combattendo al fianco di mio padre, la mia prima guerra.
Ed il Gigante che si era appena accasciato al suolo, scatenando l’ennesimo terremoto, era la mia prima vittima di battaglia.
Questo però non mi dava l’ardente gioia di cui mi aveva parlato Ares una volta.
Sentivo solo la cauta soddisfazione che dava l’aver visto avverarsi qualcosa di già conosciuto.
E un sincero bisogno di una corazza nuova.
La battaglia era stata lunga e l’egida si era ormai ridotta a pochi, penosi frammenti.
D’altra parte non era nemmeno lontanamente resistente come la pelle dei Giganti.
Ovvio.
La pelle di Pallante!
Un candido uccello piumato si posò lentamente sul ramo di un albero vicino, scuotendo lievemente le ali imbrattate di terra e sangue mentre contemplava assorto il mio macabro lavoro.
Il corto coltello da caccia, dono della mia amata sorella Artemide, tagliò con estrema facilità la ruvida pelle del Gigante ancora calda degli organi a cui l’avevo appena strappata.
Il sangue colava denso dalle mie braccia ora scure, bagnando quegli inusuali schinieri di questa dolce bevanda che tanto inebriava i sensi di mio fratello.
Mi trassi in piedi sicura, stabile, senza paura.
Pronta a proseguire il combattimento.
I miei occhi glauchi saettarono rapidi sul campo di battaglia trovando in un istante la mia prossima prova di forza: Encelado.
La civetta alle mie spalle lanciò il proprio grido acuto prima di lanciarsi rapidamente in volo accompagnando il mio ennesimo slancio.
 
 
 
 
 
 
Buona sera.
Piacere, sono nuova di questo fandom ed erano secoli che volevo scrivere qualcosa su quella che, ancora oggi, considero la mia dea, ovvero la grande Atena.
Prometto che se vi interessa stilerò, appunto, un’Atenaide dove cercherò di trattare se non tutto il mito di Atena almeno le sue parti salienti che, se proprio desiderate, potrete anche espressamente richiedermi.
Con la speranza di avervi consegnato un lavoro almeno decente,
Mirrine.
  
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