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Autore: Bale    19/03/2013    1 recensioni
Dedicato a tutti quei papà che non ci insegnano come vivere, ma che, vivendo la loro vita, semplicemente ce lo mostrano.
Dedicato a tutti quei figli che si sono sempre sentiti fuori posto e non all'altezza dei loro padri.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Papà








Sono già in ritardo. Mi infilo il cappotto bianco, quello nuovo ed esco dalla camera da letto.

Attraverso il corridoio e per un istante i miei occhi indugiano sulla mia stessa figura riflessa nello specchio.

Ho quarantadue anni. Sono adulta. In realtà mi sento vecchia e stanca.

Mi sistemo i capelli dietro le orecchie, chiudo bene il cappotto ed esco di casa.

Sto andando a trovare mio padre. Oggi è il 19 Marzo, la sua festa.

Sorrido leggermente mentre mi torna in mente un tempo lontano, un tempo in cui ero sempre in guerra con il mondo e soprattutto lo ero con lui.

Quanto ho pianto per mio padre. E’ riuscito a trasformare la mia adolescenza nel periodo più buio della mia vita. Sento lo stomaco appesantirsi, mentre metto in moto e parto.

Sto andando da lui, presto lo vedrò.

Penso al suo sorriso, ai dispetti che faceva in continuazione a me e a mio fratello quando eravamo dei ragazzini. Ripenso alle sue battute e al suono fragoroso della sua risata.

Mio padre. Il mio punto debole.

Ricordo ancora quando minacciò di mandarmi in collegio perché non approvava la mia relazione adolescenziale con un ragazzo un po’ problematico.

Quel giorno scappai di casa, ma me ne pentii immediatamente.

Non mi sono mai pentita, al contrario, di essere tornata. Lui non mi ha abbracciata, non mi ha detto nulla. Mi ha rivolto uno sguardo severo e ha accelerato mentre mi riaccompagnava a casa.

Papà.

Quanto mi sono mancati i tuoi abbracci, i tuoi baci, le tue manifestazioni d’affetto.

Da piccola mi prendevi sulle ginocchia, da grande mi hai giudicata e rimproverata in tutti i modi. Alla fine, però, mi bastava sentire il rumore della tua risata o quello dei tuoi passi quando attraversavi il corridoio per venire a sbirciare attraverso il vetro della porta della mia camera.

Non credevi in me in alcuni momenti, in altri, invece, ci credevi più di quanto non facessi io.

Hai sempre avuto un potere enorme su di me. Potevi rendermi felice con un solo gesto e potevi lasciarmi precipitare nell’oblio con una sola omissione.

Non sono mai stata capace di dirti quello che volevo e sentivo realmente. Mi sono sempre sciolta sotto il tuo sguardo e quando, in lacrime, mi accoccolavo accanto a te nel lettone e tu, ridendo, mi cacciavi via, io mi sentivo veramente a casa.

Ora vivo da sola, con una famiglia mia e so che nulla, assolutamente nulla, potrà farmi tornare a quei momenti. Forse è meglio così, anche se in cuor mio so che mi mancheranno sempre quelle mattine in cui uscivo dalla camera e tu, incrociandomi nel corridoio di casa, esclamavi: “Che capelli!”

Sì, la mia chioma ribelle, quella che ti è sempre piaciuta. Ricorderò sempre il modo in cui voltavi la testa ed evitavi di parlarmi quando mi facevo la piega dal parrucchiere e tornavo a casa con i capelli lisci e perfettamente in ordine.

Quella era vita per me. I tuoi silenzi, le tue battute. Il modo in cui guidavi la macchina e il modo in cui mi guardavi quando facevo una battuta stupida.

Sento un enorme vuoto dentro e, mentre raggiungo la tua lapide, sono sopraffatta dalla vergogna.

Avrei voluto essere una figlia diversa, una figlia degna di questo nome. Avrei voluto dirti tante cose, avrei voluto renderti fiero di me. Avrei voluto manifestarti il mio affetto e dirti che i momenti più bui, quelli in cui stavo male e piangevo per te, erano proprio i momenti in cui ti volevo più bene. Eri il mio papà e lo eri di più nei momenti bui che in quelli pieni di luce. In fondo è proprio nelle tenebre che c’è bisogno di una guida luminosa e tu per me hai saputo esserlo. Sono io che, forse, non sono sempre stata degna di ciò che mi davi.

Sei stato la mia luce, la mia fiamma. Sei stato l’uomo della mia vita e lo sarai per sempre, qualunque cosa succeda.

Ciao Papà!
   
 
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