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Autore: gingerhead    19/03/2013    0 recensioni
“Non preoccuparti, sto bene.” risposi svogliatamente.
Non volevo che la mia mente tornasse a ripercorrere i motivi per cui mi ero trasferito. Non volevo che le immagini di quei momenti si ripresentassero davanti ai miei occhi. Perché quando accadeva, mi isolavo dal mondo. Purtroppo, però, i pensieri non seguono mai la nostra volontà.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry.
 
“Svegliati Harry, non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola.” la voce di mia madre mi risvegliò prepotentemente dal torpore nel quale ero sprofondato da un paio d’ore. Troppo agitato per la giornata che mi si prospettava davanti, ero riuscito a prendere sonno solo verso le cinque di mattina. Ancora insonnolito, mi decisi ad uscire dal letto, scelsi una t-shirt, un paio di jeans e di scarpe qualsiasi e, dopo aver cercato di rendere il mio aspetto il più presentabile possibile, scesi al piano di sotto, dove, ad attendermi, c’era un vassoio sul quale era stata accuratamente sistemata la colazione. Mia madre sapeva che non avrei toccato cibo, ma aveva impiegato così tanto tempo a preparare tutto che decisi comunque di afferrare una brioche al volo ed infilarla nello zaino.
“Mamma, esco.” annunciai, aprendo la porta di casa.
“Buona giornata, amore. Ricordati di passare a prendere le tue sorelle quando rientri.” rispose la sua voce proveniente dal piano di sopra. Lasciai che la porta si chiudesse dietro di me e mi incamminai lungo il viale alberato.
Estrassi l’mp3 dalla tasca dei jeans e, finalmente, le cuffie mi isolarono dal mondo, come ormai ero abituato a fare fin troppo bene.
Mia madre aveva detto che quello sarebbe stato il primo giorno di una vita diversa: scuola nuova, professori nuovi, compagni nuovi. Ma, per me, sarebbe stato il solito incubo se non avessi avuto la sicurezza di ritrovare un viso amico tra i tanti volti sconosciuti. E infatti, ad aspettarmi poco distante dall’ampio cortile della scuola, c’era un ragazzo biondo, gli occhi azzurri che avrebbero fatto invidia al cielo- dal colore troppo plumbeo per una giornata di inizio settembre-, lo sguardo rassicurante ed amichevole che avrei riconosciuto tra mille. 
“Sei sempre così irlandese, Nialler.” incurante degli sguardi che sapevo si sarebbero puntati su di me, gli corsi incontro, cingendo il suo corpo in un caldo abbraccio ed arruffandogli i capelli dorati.
“Mi erano mancate le tue battute da quattro soldi, Haz.” si allontanò, squadrandomi dalla testa ai piedi. “A dir la verità, mi sei mancato tu. Quante volte abbiamo sognato di abitare nella stessa città, di poter passare i pomeriggi dopo la scuola insieme? Guardaci ora, saremo anche nella stessa classe!” continuò lui, sfoderando il suo meraviglioso sorriso che, però, si spense un istante dopo, quando si accorse che, a quelle parole, il mio era svanito. “Harry, perdonami, sai cosa intendevo…”. si affrettò ad aggiungere, in tono di scusa.
“Non preoccuparti, sto bene.” risposi svogliatamente.
Non volevo che la mia mente tornasse a ripercorrere i motivi per cui mi ero trasferito. Non volevo che le immagini di quei momenti si ripresentassero davanti ai miei occhi. Perché quando accadeva, mi isolavo dal mondo. Avevo imparato a convivere con quegli attimi di straniamento, ma quella era la prima volta che mi succedeva fuori casa e nasconderlo ad un’altra persona mi risultava difficile, quasi impossibile.
Purtroppo, però, i pensieri non seguono la nostra volontà. Le parole di Niall mi riportarono a quella maledetta notte di quattro mesi prima. Il motivo per cui avevamo lasciato Holmes Chapel. La casa distrutta. Le urla. Le fiamme.
“Credo sia ora di andare, sta per iniziare la prima lezione.” la voce di Niall mi scosse. Alzai lo sguardo su di lui ed annuii, incamminandomi, al suo fianco, verso l’entrata dell’edificio.


Tra strette di mano, presentazioni e lezioni introduttive, quella prima mattinata di scuola passò velocemente e mi ritrovai alla fine dell’orario scolastico senza nemmeno accorgermene. Se non fosse stato che mi trovavo in una classe nuova, fatta di volti e nomi sconosciuti, in una città che non era la mia e che non avrei mai riconosciuto come tale, quello mi sarebbe sembrato un giorno di normale quotidianità.
Raccolsi i libri, riponendoli con cura dentro la cartella e mi diressi verso il banco di Niall.
“Mi dispiace non essere il tuo compagno di banco. La psicologa della scuola, durante l’incontro che ho avuto con lei un paio di giorni fa, ha detto che avrei fatto meglio a sedermi vicino a qualcuno che non fosse già mio amico.” affermai incerto. “Sai, per fare nuove conoscenze o stupidaggini del genere.” aggiunsi rapidamente, in tono di scusa.
“Tranquillo, Haz, ti divertirai con Payne.” mi rispose lui ed io, come spesso mi accadeva con Niall, non capii se quella che aveva appena fatto fosse o meno un’affermazione sarcastica.
Quattro ore non erano certo sufficienti per conoscere una persona, senza contare che il ragazzo con il quale avrei condiviso il banco per i successivi nove mesi, non mi aveva rivolto parola se non per dirmi il suo nome. Liam.
“È meglio che vada. Ollie e Chloe mi stanno aspettando fuori da scuola.” informai Niall.
“Mi mancano quelle piccole pesti. Sai che potete venire a casa quando volete, conoscete la strada.” mi rispose lui, dandomi una pacca sulla spalla.
“Certo, lo so.” lo ringraziai, sorridendo. “Solo che mamma non sta ancora bene.” aggiunsi, dopo aver notato lo sguardo speranzoso di Niall.
Non vedevo la sua famiglia dall’inverno prima, quando niente aveva ancora dilaniato la mia.
Nessuno di noi era ancora nelle condizioni di affrontare il confronto con altre persone e, se non fosse stato per la scuola, io avrei continuato a passare le mie giornate dentro casa, come avevo fatto nei mesi passati.
Niall mi conosceva troppo bene e sapeva che riempirmi di domande non sarebbe stato il modo migliore per aiutarmi ad esternare il mio dolore.
“Vai a prendere quei batuffoli, Haz, non vorrai far loro perdere i cartoni.” Assurdo, mi ritrovai a pensare, come quel ragazzo fosse l’unica persona in grado di farmi tornare il sorriso anche in momenti in cui avrei preferito rimanere sotto quelle macerie.
 

 
Louis.
 
La porta si aprì delicatamente ed un cono di luce si fece spazio nella stanza buia.
La consapevolezza che, dopo mesi di completo ozio, avrei dovuto alzarmi e rivedere le facce che odiavo, mi fece emettere un grugnito.
“Alzatevi, voi due, non voglio che arriviate tardi il primo giorno.” annunciò la voce calda e suadente di Sam.
“Ancora due minuti, mà.” Il mio sguardo, che fino ad allora era rimasto fisso sul soffitto, si spostò rapidamente sul letto accanto al mio, dove, le coperte che gli coprivano anche il viso, stava Zayn.
Avrei dovuto essermi già abituato, in fondo mi svegliavo in quella stanza da più di quattro mesi, eppure, il pensiero che quella mattina sarei andato a scuola con lui, non faceva altro che agitarmi.
“Dai, alziamoci, o tua madre ci butterà entrambi giù dal letto. Non sarebbe carino per me.” dissi, ricordandomi che avevo dormito solo con un paio di boxer.
“Non fare l’idiota, come se non ti avesse mai visto senza maglietta.” rispose Zayn che, nel frattempo, si era già alzato dal letto ed aveva indossato la sua tuta preferita. Sapevo che aveva ragione: Sam mi aveva visto nelle peggiori condizioni, più volte ci aveva tirato fuori dai nostri casini che, ultimamente, sembravano essere sempre più frequenti. Non avevo ragione di essere in imbarazzo di fronte a lei, eppure, a volte, mi sentivo vulnerabile, vergognoso nei suoi confronti, senza nemmeno conoscerne il motivo.
O almeno di questo volevo convincermi.
 
“Io sono pronto. Andiamo?” mi chiese allegramente, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
“Senti Zay, non so se sia il caso di andare insieme…” risposi a voce bassa, cercando di nascondere il motivo della mia fin troppo evidente preoccupazione.
“Ne abbiamo già parlato, Lou.” ribatté lui, scocciato, uscendo dalla camera.
Era vero. Negli ultimi giorni i discorsi tra me e Zayn si limitavano a quello.
Nonostante sapessi ciò che mi aspettava, entrando a scuola con lui, dovevo farmi forza ed affrontare il problema. Lo dovevo a lui, a Sam.
Annuii e mi alzai dal letto.
“Andiamo.”







Spazio autrice.
Okay, eccomi di nuovo qua a rompervi con una long larry. Non so come sia possibile, visto che ne ho già in corso un'altra, ma ho avuto l'idea per questa e quindi ho pensato di pubblicarla. Sì, sono pazza, ma ci voglio provare cc Nulla, se vi andasse di farmi sapere cosa ne pensate, mi sarebbe davvero utile, così saprei se è il caso di continuarla o meno! 
Un abbraccio. :)
  
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