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Autore: Miquitius    19/03/2013    0 recensioni
Un tramonto sulla campagna e un vento freddo ispirano un monologo psichedelico e appassionato, che attraversa la Terra, il Sole e la corsa inarrestabile dell'intero universo per poi ripiombare sul destino dell'uomo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Osserva il sole che tramonta, vedi come scende lentamente oltre l’orizzonte. Ora immagina che tutto ciò che vedi, la campagna, gli alberi, non sia che la superfice di una enorme sfera. Sotto le case disperse e le immense distese di campi arati ci sono tonnellate e tonnellate di terra e massi per chilometri e chilometri, una massa enorme e imperfetta, e tutta questa sfera ruota colossale all’indietro, e noi con lei fuggiamo dal sole. Pensa che il sole è una massa ribollente di miliardi di esplosioni atomiche selvaggie e lontanissime. Ora pensa che questa sfera s’inabissa lentamente, proprio verso il basso, per poi deviare e passare al di sotto del sole e riemergere dall’altra parte, laggù. Ora pensa che, tra noi e il sole e dispersi in questi spazi immensi, ci sono altre minuscole sfere, che si inseguono l’un l’altra, e tutte insieme e noi e il sole con loro vaghiamo impazziti nell’universo. Ora pensa che tra non molto quella sfera coprirà il sole che illumina e riscalda, e senza quella luce saremo liberi di vedere tutte le stelle lontanissime, i vortici delle nebulose e gli erranti nelle loro orbite. Pensa che noi saremo al centro dell’universo conosciuto, e tutto intorno intorno a noi corpi giganteschi e bellissimi e misteriosi vagano incuranti del nostro misero destino. Pensa che di tutto ciò che farai, se avrai successo o vivrai in miseria, se farai le scelte giuste o se sarai odiata da tutti, nulla di tutto ciò influenzerà la corsa dell’universo. La tua vita non è così importante, credimi. Pensa che siamo una manciata di tessuti caotici e disordinati, che una manciata di molecole ci fanno vivere, che un paio di impulsi elettrici ci fanno pensare. La realtà è una proiezione del poco che percepiamo, come vedi ora le pene che fino a poco fa di facevano piangere e disperare? Guarda le prime stelle, che cominciano ad apparire. Soffia un vento freddo, stringimi forte. Il dolore ci accerchia e la fine si avvicina sempre più, riscaldami e non pensarci amore mio, gettiamoci nei piaceri terreni, armiamoci d’accidia e cinismo, ridiamo e beviamo e fumiamo e balliamo e baciamo e ardiamo, nulla di tutto ciò fermerà la corsa dell’universo.”
  
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