Le piccole cose

Passiamo la vita aspettando il grande gesto. 

Come nei film romantici, nei libri rosa e, diciamocelo, in ogni nostra fantasia. 

Aspettiamo, aspettiamo, aspettiamo... e durante questa lunga, infinita attesa, rischiamo di perdere tutto il resto. Le piccole cose, ecco cosa non vediamo. 

“Che succede?”
“Patrick Gallagher con l’avviso di sfratto.”

Le piccole cose. Minuscole sensazioni, inafferrabili sorrisi. 

Semplicemente non li notiamo, troppo presi dal cercare quel qualcos’altro. 

“Ci stai sbattendo fuori? Dovremmo avere due settimane di tempo!”

“Normalmente, sì. Il tizio è un vero coglione, sto cercando di calmarlo ma ha fatto un paio di accuse. Ha detto che avete provato ad ucciderlo.”

E se quello che tanto vogliamo dovesse non arrivare mai? 

O semplicemente si presentasse troppo tardi?

“E’ ridicolo!”

“Ha il rapporto tossicologico dell’ospedale. Ha detto che non sporgerà denuncia se ve ne andate stanotte.”

Peggio ancora: e se ci sbagliassimo?

Tutto si basa sulle scelte, in fondo. Non esistono certezze.

“Non può dire sul serio.”

“Sembra molto serio.”

Ci affidiamo a qualcuno, diamo tutto. Crediamo, speriamo, vogliamo.
E poi? 

“Ma Patrick mi vuole bene. Patrick mi dava le caramelle.”

“Debs, vai da Lip e Ian, per favore.”

Se avessimo commesso solo un errore?

Un terribile, tremendo, assurdo errore. 

“E poi veniva nel mio letto e mi toccava nei miei posticini carini.”

Aprire gli occhi, ecco cosa dovremmo fare.

Impedirci di mancare anche solo uno di quegli apparentemente inutili particolari.

“Cos’hai detto?”

E andare avanti così, di particolare in particolare. 

Costruendo un puzzle, pezzo dopo pezzo.

Inesattezza su improbabilità.

“Delle caramelle o di Patrick che mi toccava?”

“Patrick Gallagher?”

Azzardando. 

Tentando.

Osando.

“Mmm.”

“E quando dici posticini carini...?”

“Posticini intimi.”

Capendo.

Realizzando, finalmente.

“Mi prendi per il culo?!”

“Procedura standard, signore. Dobbiamo incontrare i detective per le violenze in stazione, a meno che...”

Appurando che si può sbagliare, certo. 

Eppure, fra tutte le risposte errate, quella giusta è sempre stata la più vicina. 

“A meno che, cosa?”

“La denuncia non venga ritirata.”

E quelle piccole cose...

“La denuncia non...”

... quelle che tanto ci ostinavamo a non vedere...

“Quattrocento al mese, senza cauzione.”

... ecco, quelle sono le più importanti. 

“Sei coinvolto anche tu?”

Perché, alla fin fine, è la somma di tutte le piccole cose...

“Non ho idea di cosa parli, signore.”

... a dar vita al gesto più grande. 

“Ma devo chiamare via radio dall’auto.”

§



 

Mah. 
Dico solo che ultimamente Jimmi mi sta proprio facendo girare i cosiddetti. 
E Tony mi è sempre stato simpatico. 
Ora più che mai. 

Sbaglio, forse?