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Autore: EuphemiaMorrigan    20/03/2013    12 recensioni
AU. Comica/Romantica/Drammatica.
SasuNaru.
-Dall'ultimo capitolo-
Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.
Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
***
***
Gensaku-sha ripercorre, a modo proprio, alcune vicende del manga.
Con personaggi casinisti, pazzi ed eccessivamente rumorosi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Una “tranquilla” giornata in Accademia-

Parte uno.

 

Note: L'ho dovuto dividere in due parti perché 1) Sto avendo un blocco assurdo per questo capitolo e sono riuscita a scrivere solo questo in mmmm Tre giorni che ci provavo circa 2) non sarei riuscita ad inserire gli amici di Sasuke se non l'avessi fatto! Zabusa (Versione Italiana) Zabuza (Giapponese). Ho usato quella Giapponese.

 

Ho la netta impressione che la gente mi odi.

Non che mi dispiaccia.

In fondo...

...Amo far impazzire chi mi sta intorno.

Peccato che la maggior parte delle volte,

chi mi sta intorno fa impazzire me!

 

Questa è la segre... Questa è la danza del serpente che viene giù dal monte, per ritrovare la sua coda che s'era persa un dì... KAKASHI! COME CAZZO HAI FATTO A MANOMETTERLA!

 

Bip.

 

Oddio! Oh mio Dio! Ancora... Ancora... Ancora non sei riuscito a cambiarla... Scusa, sto piangendo dalle risate e non riesco a parlare”

 

Bip.

 

La forza della giovinezza di Kakashi risplende. Orochimaru fatti contagiare anche tu”

 

Bip.

 

Orociok, amico mio. Sono secoli che io, te e Tsunade ci si deve vedere. Non sparire di nuovo; ora che ho il tuo numero, datomi dal gentilissimo Kakashi, ricuciremo il nostro rapporto”

 

Bip.

 

Orochimaru-sama, trovo la mancanza di rispetto di Hatake-sensei veramente orribile; io sono dalla sua parte”

 

Bip.

 

Voi sareste i miei colleghi di lavoro? Di Hatake non mi stupisco è sempre stato un idiota, ma tu... Ti commisero!”

 

Tzs... Stronzi... Pensò, acidamente, Orochimaru seduto al tavolo della cucina e rigirando svogliato il cucchiaino nella tazzina di caffè, si portò una mano dinanzi alla bocca e sbadigliò stanco. Odiava svegliarsi presto per andare a lezione, mal sopportava vedere come prima cosa della giornata le facce inebetite dei suoi studenti e, soprattutto, ripugnava dover parlare con gli altri membri del corpo docenti. L'Accademia d'arte di Konoha aveva il vanto di essere la migliore di tutto il Paese del fuoco, ma era anche quella con gli insegnanti più folli e disadattati.

Kakashi era... Un bambino troppo cresciuto, sempre pronto a snobbarlo e prenderlo in giro per ogni cosa; si era impuntato nell'eterna lotta “Sasuke preferisce me” contro di lui ed Orochimaru di certo non si tirava indietro, visto che Uchiha era l'unico studente che meritava il suo rispetto: studioso. Talentuoso. Intuitivo. Intelligente. Di bella presenza e silenzioso, soprattutto silenzioso.

Gai, invece, non sapeva ancora come definirlo se non con la parola coglione-stupido-esagitato che, disgraziatamente, aveva contagiato con le sue manie anche il figlio Rock Lee che, porca zozza, era uno dei suoi studenti. Lo odiava e l'avrebbe volentieri fatto fuori, anzi no, LI avrebbe volentieri fatti fuori.

Ma, in uno strano modo che non capiva nemmeno lui, erano quasi divenuti “amici” dopo tutti quegli anni.

Ma il peggiore, quello che veramente odiava, il collega più rompi coglioni dell'intera galassia era uno: Zabuza Momochi. Detto anche “Demone della nebbia”. Soprannome che gli calzava a pennello, visto che era l'essere più meschino, insopportabile, sadico e ambizioso che avesse mai conosciuto in tutti quegli anni di vita. Non uno, mai nessuno, era riuscito a prendere un trenta durante i suoi esami; nemmeno Uchiha. Era l'incubo di ogni studente e di ogni professore, godeva nel vedere la scintilla di terrore negli occhi di chi incrociava il suo cammino nei corridoi della facoltà.

Non che ad Orochimaru facesse paura quel ragazzino, ma doveva ammettere che terrorizzare la gente era la sua abilità innata, ed un po' lo invidiava.

Scrollò le spalle, decretando che aveva perso solo tempo in pensieri inutili e, posando la tazza nel lavandino, decise di preparasi per andare al lavoro; indossò il pesante cappotto nero ed uscì di casa, camminando svogliato per le vie di Konoha.

Ma perché era tornato in quel postaccio? Quanto rimpiangeva gli anni passati ad Oto, lì si che stava bene: rispettato e venerato da tutti. L'unica cosa positiva era che era riuscito a portarsi dietro il suo assistente personale: Kabuto. Anche se quella specie di criceto troppo cresciuto alle volte lo irritava come nessun altro; proprio in quel momento il suo cellulare squillò e lui, con cipiglio sul viso, rispose “Chi è a quest'ora?”.

Orochimaru-sama si è svegliato?” Gracchiò una voce dall'altro lato.

Questo sbuffò “No, Kabuto, stai parlando con la segreteria”

Davvero?” Chiese sorpreso il ragazzo.

Orochimaru per poco, molto poco, non si spiaccicò una mano in faccia “Idiota! Che cavolo vuoi a quest'ora?” Lo insultò fumando già di rabbia e non erano passati nemmeno dieci minuti da quando era uscito di casa.

Scusi sensei. -Affermò dispiaciuto l'altro- Volevo dirle che ho corretto i test della settimana precedente” Lo informò.

Mmm... Sì, va bene ci vediamo in aula” Rispose perentorio chiudendo la conversazione, senza dargli tempo di dire altro.

In fondo è utile... Si disse infilando le mani in tasca e continuando a camminare.

 

 

La stanza era avvolta dal buio e lui respirava leggero tra le lenzuola, dormendo serenamente, l'unica parte della giornata in cui si sentiva vagamente felice era quando era in casa. Con lui.

«Zabuza? Alzati dai, arriveremo in ritardo» Lo ridestò una voce gentile, scuotendolo delicatamente per le spalle.

L'uomo fece un verso infastidito, una lieve smorfia con le labbra ed aprì un occhio cercando di mettere a fuoco il viso sorridente di Haku «...Ore...?» Biascicò sentendo la gola secca.

«Le otto -Rispose il ragazzo baciandolo sulle labbra, poi aggiunse- Ho preparato la colazione, tu vestiti» Detto questo si allontanò con passi leggeri.

Sì, mammina... Pensò sarcastico scompigliandosi con una mano i corti capelli neri e tirandosi su dal letto, allungò le braccia sopra la testa sciogliendo i muscoli intorpiditi e si diresse in bagno, avvertendo distintamente i rumori provenienti dalla cucina.

Cinque anni. Da cinque lunghissimi anni viveva con quel ragazzino, che si era imposto nella sua vita di propria iniziativa; obbligandolo a farsi amare da lui. Aveva rivoluzionato tutto il suo essere, tutti i suoi principi, l'aveva invaso senza chiedergli il permesso e... Andava bene così. Più che bene.

 

Cinque anni prima.

 

Stupidi esseri umani... Si disse Zabuza portandosi alle labbra l'ennesimo boccale di birra della serata; annegando i dispiaceri nell'alcool come ogni giorno. Era stato licenziato, di nuovo, perché aveva dato un ceffone ad un suo studente. Un meritato ceffone vista l'inutilità di quel mentecatto. Sbuffò guardando in cagnesco l'ennesima bella donna che tentava di approcciarsi a lui e pagando le sue consumazioni uscì dal locale.

Zabuza Momochi non aveva avuto una bella vita. La madre era morta di parto dandolo alla luce ed il padre, con lo stesso vizio dell'alcool del figlio, lo aveva sempre trattato come uno straccio rinfacciandogli di averla uccisa lui. All'inizio faceva male, poi però ne era diventato indifferente; congelando i suoi sentimenti con un'alzata di spalle, divenendo arido ad ogni contatto umano. Compiuta la maggiore età abbandonò la casa paterna senza alcun rimpianto ed oramai erano anni che si manteneva da solo, non sentendo la mancanza di quel padre che non avrebbe mai considerato tale.

Camminava tranquillamente, provocando quasi terrore nei passanti che incrociavano la sua stessa strada vista l'enorme stazza e lo sguardo duro; si grattò la testa decidendo di passare in un altro bar visto che si sentiva ancora troppo lucido ed imboccò un vicolo da lui poco frequentato.

«Allora puttana, quanto vuoi?» Udì dire da qualcuno; scosse le spalle disinteressato e non si sprecò nemmeno a voltarsi per osservare la scena. Che importava a lui di un sudicio porco che chiedeva ad una zoccoletta qualsiasi il prezzo per un po' di sesso?.

«Ti ho già detto che sono un uomo e non faccio la puttana. Lasciami!» Parlò una voce fine e leggermente spaventata, ma che tentava in tutti i modi di intimorire l'uomo.

«Ma come non sei una donna? Su, non dire bugie a papà e fatti scopare» Affermò acido l'altro, alitandogli in faccia e tenendo saldi i suoi polsi.

Il ragazzino si morse le labbra e cercò di toglierselo di dosso «Ho detto lasciami!» Ordinò.

Il rumore di un sonoro schiaffo, seguito da un gemito dolorante, arrivò alle orecchie di Zabuza. E che palle... Pensò voltandosi e decidendo che aveva abbastanza alcool nel sangue per fare una buona azione. Raggiunse l'angolo buio da dove provenivano le loro voci, batté un dito sulla spalla dell'uomo e disse «Mi scusi, sa non vorrei interrompere il suo... Mmmm... Approccio. Non che me ne freghi molto. Ma il ragazzino o ragazzina non lo vedo molto d'accordo».

Questo si voltò, pronto a dare una lezione allo scocciatore, peccato che quando lo guardò in viso per poco non si strozzò con la sua stessa saliva:un metro e novanta di puri muscoli e due tizzoni ardenti e pericolosi al posto degli occhi. Un demone. Uno spaventoso demone. L'uomo lasciò la presa sui polsi del ragazzino e si allontanò velocemente senza dire una parola; non gli andava di morire proprio quel giorno.

Peccato... Una bella rissa era l'ideale... Si disse deluso osservandolo fuggire.

«Grazie» Un lieve pigolio attirò di nuovo la sua attenzione, senza troppo interesse spostò i suoi occhi sulla sua figura e, nonostante il buio, ne rimase incantato: i lunghi capelli neri incorniciavano un viso piccolo ed elegante, le labbra erano fine, rosate, la pelle candida e gli occhi scuri, ma grandi, pieni di vita e, in quel momento, riconoscenza. Mai nessuno l'aveva guardato in quel modo.

«Sì... Emmm... Sì... Prego e ciao» Disse velocemente, incartandosi sulle sue stesse parole e dandosi del idiota per aver balbettato di fronte ad un insulso essere umano. Lui odiava tutti, non poteva sentirsi a disagio con quel... Quell'insignificante bambinetto.

Questo inclinò la testa con un sorriso e parlò gentile «Io mi chiamo Haku e tu?».

Oddio... Non dirgli nulla e mandalo a fare in culo... «Zabuza» COGLIONE!...

Haku notando la smorfia che aveva assunto l'uomo rise leggiadro «Posso chiederti un favore Zabuza?» Domandò poi un po' in imbarazzo.

No!... «Sì, dimmi» Ma allora è un vizio!...

«Potresti accompagnarmi a casa... Ecco... Io... Non me la sento di camminare da solo... Però se non puoi non fa nulla. Scusa non dovevo chiedertelo, non ti conosco, non so nulla di te e... Scusa davvero! Mi dispiace» Affermò velocemente, cambiando idea ogni cinque secondi e arrossendo fin alla punta delle orecchie dandosi dello stupido.

Ora gira i tacchi e vattene... «Andiamo -Parlò Zabuza allungando una mano verso di lui- Per oggi ti accompagno io» Finì prendendolo per un polso e trascinandolo fuori da quel vicolo. Ok, è ufficiale. Ti sei rincoglionito... Lo sgridò ancora la sua coscienza, mentre sentiva il suo palmo andare a fuoco a causa del contatto con quella pelle chiara e delicata. Camminarono in silenzio per circa mezz'ora e quando Haku intravide casa sua si fermò, dicendo, «Grazie... Io non so come ringraziarti».

Almeno chiedi dei soldi... «Non preoccuparti -Rispose con un'alzata di spalle, poi d'istinto disse- Offrimi qualcosa da bere, se proprio devi...» COSA?!...

«Certo!» Esclamò il ragazzo con un sorriso solare e lo trascinò davanti il suo appartamento.

Beh. Mettila così, almeno svuoterai le palle, in fondo è carino... «Guarda che non intendevo ora!» Lo fermò stupito l'uomo.

«Ah, no?» Domandò innocentemente Haku.

No, non farlo. Zabuza ti prego non farlo... Non cadere così in basso... «Che ne dici di domani, a pranzo? Così oltre che a bere mangiamo anche. -Poi gli venne in mente una cosa- Ma tu quanti anni hai?» Chiese, visto che gli sembrava tanto un ragazzino delle medie.

«Diciotto -Rispose intrecciando le dita con quelle del più grande- Per domani va bene, cucino io. Sono bravo» Concluse con un sorriso fin troppo amorevole.

L'uomo sgranò gli occhi e scosse la testa «Sì. Certo. Ora vado» Parlò sciogliendo la presa e voltandosi per tornarsene a casa.

Domani non andrai, capito?...Quel ragazzino ti rincoglionisce. E poi è troppo giovane hai ventisette anni, sei un uomo adulto e NON sei gay...

Il giorno dopo Zabuza incontrò nuovamente Haku. Il giorno dopo fecero l'amore sul tavolo della cucina, senza nemmeno pranzare. Da quella volta non riuscì più a liberarsi di lui. Non che gli dispiacesse.

 

Ai giorni nostri:

 

«Dobe, ti uccido!» Sbraitò Sasuke Uchiha, mentre se lo trascinava con forza per le vie di Konoha. Erano in ritardo, per colpa di quel cretino che non aveva impostato la sveglia sarebbero arrivati tardi e quel giorno non poteva permetterselo; anche perché altrimenti il Diavolo l'avrebbe ucciso.

«Teme! Cavolo, aspetta... Mi fai male!» Lo riprese arrancando con affanno dietro di lui.

Questo invece di fermarsi accelerò il passo ed esclamò «Se domani vorrai ancora avere un fidanzato in vita muoviti!».

Naruto gonfiò le guance esasperato e con un ansito rispose «Guarda 'Suke che se lo fai per me non c'è bisogno. Ti amerò anche da morto eh...».

«Zitto e cammina» Ordinò ancora, notando in lontananza il complesso universitario e tirando un sospiro di sollievo.

«UCHIHA!» Una voce conosciuta lo arrestò, si voltò verso questa e maledisse ancor di più la sfiga e tutti i Kami esistenti.

«Sensei! Mi scusi stavo giusto...» L'uomo non gli fece concludere la frase che disse acido, squadrando torvo la figura di Naruto, «...Facendo una passeggiata mano nella mano con il tuo fidanzatino».

Uzumaki s'irrigidì offeso, stava per rispondere a tono quando vide qualcuno dare uno schiaffo dietro la nuca dell'insegnante «ZABUZA! Smettila di fare lo stronzo con tutti.-Lo riprese Haku leggermente divertito- Scusatelo, non riesce a capire che siamo in ritardo anche noi visto che stiamo ancora per strada» Concluse con un tenue sorriso.

«Mi hai dato uno schiaffo?» Domandò stralunato, sbattendo le palpebre.

Haku lo squadrò per un secondo poi scosse la testa «No amore, te lo sei sognato».

No. Haku tesoro mio... Ok l'amore, ma prendermi per il culo proprio no!... Pensò inviperito scoccandogli un'occhiata di puro odio, se l'avesse fatto con chiunque altro sarebbe fuggito a gambe levate, il ragazzo invece si limitò ad alzare le spalle e dire «Sarebbe meglio muoversi visto che le lezioni inizieranno tra poco» Così ricominciò a camminare tranquillamente.

Naruto scoppiò a ridere divertito, guadagnandosi un ringhio soffocato e una minaccia di morte «Non so chi tu sia biondino, ma se ridi un'altra volta ti strappo gli incisivi e ci faccio una graziosa collanina per lA tuA ragazzA» Detto questo voltò i tacchi e se ne andò.

Sasuke abbassò la testa quasi rassegnato e si morse la lingua per non insultarlo, non era il caso di mettersi contro Zabuza; piuttosto avrebbe fatto prima ad andare al circo, cospargersi di grasso ed entrare nella gabbia delle tigri. Avrebbe fatto comunque meno male che essere uccisi dal suo sensei.

«Loro» Affermò d'improvviso Naruto.

«Come?» Chiese Uchiha non capendo di cosa stesse parlando.

«I nemici del prossimo volume. Saranno loro» Dichiarò sorridente, intrecciando le dita con quelle del compagno e ricominciando a camminare.

Perfetto... Ed ora come convinco il Demone della nebbia a dire di sì?... Si chiese sconvolto Sasuke formulando mentalmente il suo testamento, che avrebbe messo su carta alla prima ora di lezione.

Naruto aveva il potere di cacciarlo sempre, costantemente, nei guai.

 

   
 
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