Chissà da quanto era cominciato quel benedetto tic espressivo!

Da Lepanto?

Feliciano scosse la testa, no non era quello l'evento!

 

Forse quando era stato separato dal fratello?

Certo era stato doloroso, ognuno in case diverse, Romano con Spagna e lui con Sacro Romano Impero.

Ma no, non era stato nemmeno quel trauma.

 

Ma cosa aveva fatto nascere in lui quel tic.

Pur essendo piccolo, sin dalle più antiche traccie di memoria, aveva già vissuto parecchie battaglia e lui le ricordava tutte.

Ma non riusciva a capacitarsi da cosa era stato scaturita quella espressione.

 

Perso in quei pensieri Feliciano si addormentò sul dondolo, nella penombra del porticato, cullato da un piacevole e ristoratore vento di maggio.

 

Umide, calde e morbide.

Erano piacevoli.

Non pensava che le labbra di Sacro Romano Impero fossero così amabili.

 

Era tutto perfetto.

 

Un pomeriggio di primavera, quella brezza leggera, gli uccellini che allegramente cinguettavano, uno scopettone in mano e le sue labbra.

 

Sarebbe sembrato tutto così perfetto, se lui non fosse stato costretto a partire.

Si staccarono  un poco, Sacro Romano Impero gli accarezzò una guancia e lo baciò di nuovo.

 

"Vehhhh!"

Una flebile vocina che si alzava nel cielo a quel secondo tocco.

Era  nato così quel piccolo vezzo vocale, pura sorpresa.

In fondo non si sarebbe mai aspettato  un secondo bacio, un bacio segreto, uno di quelli che suggellano i patti fra i due innamorati.

Firmato con quella sua piccola nota.

Il patto di un ritorno.

 

E con la mano che si agitava in quel cielo straniero, salutò il suo più grande amore che partiva.

 

Ma non era mai tornato.

 

Quella promessa non l'avrebbe mai potuta mantenere.

Era scomparso, lasciando dietro di sé la polvere delle battaglie e le lacrime di un bambino cadute sul pavimento di una stanza buia. 

 

Un gemito risuonò nel porticato.

 

Romano era affacciato alla finestra, osservava il loro giardino accarezzato da quel piacevole calore, ascoltando quei sommessi sospiri di lacrime, che la brezza portava via con sé.

Non sarebbe mai riuscito a cancellare il dolore del fratello, per questo non andava da lui, per questo non lo consolava.

In quel momento, l'unica cosa che desiderava il fratello era una persona che non sarebbe mai comparsa al limitare di quel viale alberato.

Così Romano se ne stava in piedi a rimirare quel pomeriggio, lasciando Feliciano piangere quella promessa calpestata dal tempo, mentre quel grande cuore si feriva tra quei gemiti.

 

Feliciano non avrebbe mai smesso di pronunciare quella dolorosa nota.

Era il patto di un ritorno.

E lui aspettava ardentemente.

 

 

 

Salve ragazzi!

Dedico il racconto a Malice, che mi ha consigliato e suggerito di spiegare come era nato il "veh" di Italia, non ho mai pensato che potesse nascere dal dolore di una battaglia, ma dalla sorpresa di un'amore appena sbocciato, però con la scomparsa di Sacro Romano Impero è diventato un modo per ricordare il suo passato amore, nella spensieratezza della sua grande anima.

Bhe in realtà non saprei cosa dire, più che altro questa non è una cicatrice superficiale, ma una che appartiene al cuore, qualcosa di più profondo, estremamente difficile da cicatrizzare.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, se avete altre opinioni rispetto a questa storia o al tema delle cicatrici!

A presto ragazzi e un caloroso saluto,

Sachi93