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Autore: Banana_Mecha    20/03/2013    7 recensioni
E' una splendida serata di fine agosto, e siamo a uno splendido party organizzato dalla SM Entertainment. Mentre Hyukjae aspetta che arrivi la sua principessa, Hyoyeon lo guarda in disparte, sapendo che purtroppo non sarà lei a calzare la scarpetta di cristallo.
Mi sembrava doveroso riscrivere il capitolo anche dal suo punto di vista, visto che nella ff può quasi risultare un personaggio negativo. In realtà Hyoyeon è l'unico personaggio che fin da subito riesce a essere onesto nei confronti dei suoi sentimenti.
Grazie a chi la leggerà.
Oneshot HyoHyuk ispirata al sesto capitolo di Seoul Chronicles.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per ferire qualcuno bastano pochi gesti a volte.
Hyoyeon lo sa che lui in fondo non ha mai davvero voluto farle del male, è per questo che non riesce a odiarlo.
Hyukjae fa lo spaccone, ma in realtà si crede un essere talmente insignificante da non contare niente per nessuno; forse è per questo che ogni volta che fa qualcosa è totalmente convinto che agli altri importerà talmente poco da non rendersi conto che talvolta li fa soffrire.
Come la prima volta che si sono visti.
Hyoyeon aveva spalancato la porta della sala prove credendo di trovarla deserta, e invece quel ragazzino che avrà avuto sì e no due anni più di lei era lì, seduto sul pavimento a gambe incrociate, intento a giocare con il suo cellulare vecchio modello.
«Oh, Oppa, non pensavo fossi qui».
Lui aveva alzato gli occhi su di lei e per un attimo le guance si erano velate di un lieve rossore. Si era alzato e se ne era andato in silenzio. «Non mi andava di stare insieme a lei», avrebbe detto più tardi.
Quella era stata la prima volta che l’aveva fatta soffrire.
Anche allora Hyoyeon era rimasta a guardare atterrita la sagoma della sua schiena finchè non era sparito in fondo al corridoio.
Rimane qualche istante ad osservare la forma di Hyukjae, appoggiato al parapetto del terrazzo. Si morde il labbro inferiore e lo guarda ravviarsi i capelli mentre scruta ansiosamente un punto indistinto della città.
Sembra solo.
Hyoyeon sospira; sa bene quanto lui odi la solitudine. Più che odiarla ne ha il terrore. In questi momenti vorrebbe disperatamente fare qualcosa per lui; pur sapendo che le spezzerà il cuore, che la userà e non appena si sentirà un po’ meglio tornerà ad ignorarla, pur sapendo che né lui né lei si meritano quel tipo di trattamento. Però non ci riesce. Più che lo guarda e più che il disagio cresce, si espande a macchia d’olio. E allora titubante pensa che non c’è niente di male ad avvicinarlo un po’, in fondo è una festa.
«Ah, le pene d’amore», commenta, sporgendosi a sua volta dal parapetto.
Hyukjae si gira sorpreso, annuisce, abbozza un sorriso.
Hyoyeon vorrebbe piangere, perché è un sorriso triste. Il sorriso di chi non si trova davanti chi avrebbe voluto. D’altronde se lo aspettava.
«Ma che vuoi saperne tu, Kim Hyoyeon. Il tuo cuore è troppo grande per poterci ospitare un uomo solo», le risponde lui girandosi nuovamente verso i grattacieli illuminati. Gli occhi della ragazza si velano per un attimo; eh già. E’ questa l’impressione che ti do vero?, pensa.
Nell’aria si diffonde una musica d’altri tempi; Hyoyeon ricaccia indietro le lacrime e alza la testa: «Hyukjae oppa, senti, hanno messo il valzer!», mormora.
Hyukjae tende l’orecchio e annuisce.
Quanto sarebbe bello poterlo ballare con lui, come nella fiaba di Cenerentola. Quanto sarebbe bello poterlo abbracciare anche solo per cinque minuti con una scusa qualsiasi.
Sì, pensa Hyoyeon, la ragazza delle pulizie non si arrabbierà troppo se per una volta sarò io a voler vestire i panni della principessa.
«Aish… peccato che hai già una dama invisibile, o ti avrei chiesto di ballarlo con me», dice, allora, sperando che Hyukjae colga l’invito che indirettamente gli ha lanciato.
Hyukjae sospira e guarda nervosamente giù in strada. Poi torna a osservare Hyoyeon che lo guarda carica di ansia e suo malgrado annuisce.
Mentre le cinge i fianchi, Hyoyeon sente le guance diventare rosse e il cuore battere più forte. Gli adagia il volto sul petto, posandogli le mani sulla nuca, e prende un lungo respiro, chiudendo gli occhi. Mentre ballano desidera che ogni parte di lui le si imprima nella memoria perché sa già quanto fugace sarà questo piccolo momento di felicità.
Ti ricordi, vorrebbe sussurrargli all’orecchio, di come siamo diventati amici? Dei pomeriggi passati in sala prove a ballare fino a collassare? Io sì.
Hyoyeon inspira profondamente e l’odore della giacca di Hyukjae le inebria la mente per un attimo.
E’ l’odore che avevano sempre le sue magliette di ricambio, quando dopo le prove, nel tardo pomeriggio, andavano insieme a prendersi un gelato.
Ed era stato proprio sulla strada del ritorno, uno di quei pomeriggi d’agosto, che lui le aveva strappato un bacio, con titubanza. Era un momento che Hyoyeon attendeva trepidamente da mesi e quando finalmente era arrivato – erano seduti in fondo a un autobus deserto, nascosti dietro i sedili di fronte, il sole stava tramontando tingendo tutto d’arancione – si era sentita felice.
Si era sentita bella e degna di essere amata. Si era sentita fortunata.
Di tutti i sentimenti luminosi che in quel momento le avevano sfiorato il cuore, forse Hyukjae non ne aveva provato alcuno, e se l’aveva fatto, sicuramente l’aveva dimenticato.
Sono stata l’unica a vedere quanto eri speciale anche quando tutti ti prendevano in giro, ricordi? Ricordi quando piangevi in sala prove e io ti accarezzavo la schiena ripetendoti quanto era fantastico il mio Hyukjae? E che te l’ho insegnato io che quando sei triste non devi far altro che mettere su un po’ di musica e ballare?
Hyoyeon sente le lacrime pungergli gli occhi; non è il tipo da farsi venire i rimorsi, ma la tenerezza di quel ricordo per un attimo l’ha fatta sentire tremendamente sola.
Che stupidaggine, piangere per un ricordo così insignificante; era solo una quattordicenne all’epoca, e allora com’è possibile che dopo dieci anni aspetti ancora di ricevere un secondo bacio?
Affonda le dita fra i suoi capelli mentre una lacrima di autocommiserazione le scivola lungo la guancia; fa niente, finchè tiene il volto appoggiato al suo petto non la vedrà.
Quando sei diventato famoso non serviva più che la piccola stupida Kim Hyoyeon venisse a consolarti, avevi tutte le ragazze che volevi. Non ti sentivi più brutto e solo, e hai pensato bene di dimenticarmi. E gli sguardi d’indifferenza con il tempo sono diventati così penetranti che anch’io mi sono convinta che fosse giusto così. Mi sono convinta di meritare questo tipo di trattamento, di doverti guardare in disparte mentre cambiavi fidanzata ogni mese, pensavo fossi io il problema.
Da tutti questi anni continuo a offrirti il mio cuore su un piatto d’argento, non importa quanto ferito sia. E lo rifarei, vorrebbe urlare, ma si limita a pensarlo.

E lui ad un tratto la lascia andare. Con delicatezza si stacca da lei e si volta a guardare la piccola Yangee.
Un attimo e Hyoyeon lo vede correre via dietro quella nuvola di tulle senza degnarla di una parola.
Rimane da sola in mezzo alla pista, con le braccia lungo i fianchi e le mani serrate.
E’ un classico, la sorellastra che rimane impalata davanti a tutti, sola come un cane, con una faccia che urla “il principe mi ha rifiutata”.
Era tutto calcolato, si ripete. Come quando la mattina dopo un sogno bellissimo apriamo gli occhi nel nostro letto e diciamo “era solo un sogno, mi sarei dovuto svegliare prima o poi”. Ma come ogni sogno che si rispetti è normale sperare lì per lì che non finisca mai.
Serra le labbra, intercetta un cameriere e manda giù un bicchiere di champagne con un solo sorso. Poi se ne va via a grandi passi.
Non esistono limiti al masochismo, constata. Quando imparerò, stupida che non sono altro?, pensa mentre finalmente arrivano le lacrime a bagnarle le guance.
Quando imparerò a non dare ascolto a questo stupido cuore?
  
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