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Autore: AngelOfSnow    21/03/2013    2 recensioni
Questa storia ha partecipato al Contest indetto sul forum di Efp: "Lasciati ispirare... da ciò che scegli." classificandosi al 7° posto.
"No, no, hai sbagliato domanda. Adesso tocca a me: hai visto chi c’è?" Andrea fece finta di nulla e socchiuse gli occhi, assumendo un’aria altera e indifferente.
Le guance la tradirono lo stesso, assumendo una colorazione rosata che andò ad accentuare il fard che aveva in viso. Non commentò, non fiatò e non guardò più il cielo: la sua più grande distrazione era a pochi centimetri da lei e nemmeno il cielo più bello l’avrebbe distratta dalla distrazione.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia partecipa al Contest: “Lasciati ispirare… da ciò che scegli.” ( link --> http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10479388 )  indetto sul forum di EFP.
 
 

Somewhere Over The Rainbow,
 
Skies Are Blue.

 
 
Il cielo quella mattina era limpido, puro e cristallino.
Un blu intenso ed elettrico che costringe ogni tanto a chiudere gli occhi per la sua intensità, ed è in grado di far sentire un singolo essere umano minuscolo. Almeno era così che la pensava Andrea, intenta come il solito a fissare il cielo, mentre aspettava pazientemente l’arrivo del tram.
Nulla poteva distrarla da quel'umana e soddisfacente distrazione, nemmeno la così ampia e allegra cerchia d’amiche che chiacchieravano al suo fianco.
Una di loro, dal trucco pesante e sguardo furbo, per richiamarla all’attenzione dovette scuoterla alcuni secondi pronunciando ad alta voce il suo nome. Le offrì gentilmente la cuffia delle auricolari che erano attaccate al telefono e lei accettò, lasciandosi andare ad un’altra delle sue distrazioni preferite.
<< Come il solito sulle nuvole? >> commentò l’amica e lei annuì.
<< Ho troppo sonno a quest’ora del mattino e poi no, in cielo non c’è una nuvola… >> si limitò a dire scrollando le spalle e con l’indice del dito destro riportò gli occhiali sul naso, precedentemente scesi sulla punta. Si lasciò trasportare dalla musica senza prestare in ogni caso troppa attenzione al testo, e sorrise quando lo capì. << …someday I'll wish upon a star… >> canticchiò e l’amica le lanciò un’occhiata divertita, facendole intendere che non avesse speranze.
Andrea non commentò e si lasciò trascinare dal ritmo altalenante delle chitarre.
<< Non è la versione originale? >> mormorò, ma l’amica era intenta a far finta di cantare, strizzando gli occhi per dare pathos alla recita e intonando il testo con un’inglese scadente e pressoché inventato. Andrea inarcò un sopracciglio da dietro la grande montatura di cellulosa nera e tornò a guardare il cielo limpido.
Sperò che rimanesse bello per tutto il giorno, poi arrossì, sentendolo arrivare con la solita andatura trascinata di chi vorrebbe essere ancora fra le lenzuola calde del letto e la voce profonda altrettanto trascinata dalla stanchezza.
La stessa amica che in precedenza stava improvvisandosi cantante le diede una leggera gomitata, facendola irritare. << Che c’è?! >> sbottò alla terza gomitata e l’altra ridacchiò, guardando un punto fra la gente ferma ad aspettare e alzando il mento, facendo cenno di osservare nella stessa direzione.
<< No, no, hai sbagliato domanda. Adesso tocca a me: hai visto chi c’è? >> Andrea fece finta di nulla e socchiuse gli occhi, assumendo un’aria altera e indifferente.
Le guance la tradirono lo stesso, assumendo una colorazione rosata che andò ad accentuare il fard che aveva in viso. Non commentò, non fiatò e non guardò più il cielo: la sua più grande distrazione era a pochi centimetri da lei e nemmeno il cielo più bello l’avrebbe distratta dalla distrazione.
Andrea stessa sapeva che si faceva distrarre troppo facilmente, eppure non aveva mai avuto la voglia di diventare una sognatrice passiva, anzi! Più poteva perdersi in momenti come quello, più la sua attrazione per quel ragazzo aumentava.
<< Non guardarlo troppo… lo stai sciupando! >> il commento diretto di un’altra sua amica le fece sorridere gli occhi.
<<  Uh! Che sia mai, Eli! >> l’amica ridacchiò e non disse più nulla, lasciando Andrea libero sfogo di visualizzazione.
Solitamente quando qualcuno le piaceva non si faceva scrupoli e si presentava da sola, senza provare imbarazzo alcuno, ma con Nicola…no; per lui aveva avuto bisogno delle sue amiche e d’alcuni diversivi per scoprire il nome, quanti anni avesse e che istituto frequentasse.
Aveva perfino fatto la casuale conoscenza dei suoi amici ( un gruppo di ragazzi un po’ troppo vivaci ) che gli erano da subito stati simpatici.
<< Buongiorno. >> li salutò, mentre venivano da lontano a gruppo.
<< Ciao musicista! >> proruppe in un saluto allegro Simone e Andrea si mise sulle punte per poterlo salutare. Era mostruosamente alto, magro, simpatico e dalla lingua vespertina, pronta alla battuta per qualsiasi cosa.
A quel saluto letteralmente urlato ai quattro venti, anche Nicola la fissò, pietrificandola con quegli occhi d’oro liquido, grandi e contornati da lunghe ciglia che parevano di velluto.
Erano curiosi senz’essere invadenti o intimidatori e la fecero arrossire.
Andrea e Nicola si persero in quello sguardo e lei ebbe il tempo di contemplare i lineamenti duri e mascolini, la pelle priva di imperfezioni e le labbra del dolore delle ciliegie…labbra da baciare.
<< Non lo sapevi? >> chiese curioso Simone, e un altro amico cinse le spalle d’Andrea con affetto, sorridendo sornione. << Suona il violino! >>
In quel momento si sentì nuda davanti ai suoi occhi, poiché aveva notato un lampo di lucidità nascere in fondo all’oro e Nicola annuì come sempre, sorridendo appena e tornando a fare il lupo solitario.
In fondo era stato quello l’aggettivo che Andrea gli aveva dato la prima volta che l’aveva visto non conoscendolo e con quello era perfettamente identificabile.
Arrivò il tram come ogni mattina. Andrea pregò che avesse l’opportunità di stargli al fianco e salì sullo scalone della fermata, stringendo la cinghia dello zaino e mordendosi il labbro inferiore. Quando il mezzo aprì le porte davanti ai loro occhi, furono presto calcati dalla massa all’interno del mezzo, e fu separata dalle sue compagne, comunque visibili, schiacciata contro le vetrate delle porte opposte.
Impossibilitata a muoversi con il corpo provò a ruotare il capo per vedere l’esterno e… si ritrovò gli occhi dorati di Nicola puntati contro. Oro contro cioccolato. << Scusa… >> mormorò nell’esatto momento in cui una signora la spinse per farsi spazio contro il ragazzo.
Nicola scrollò le spalle e continuò a fissarla negli occhi con uno sguardo strano.
Andrea non riuscì a sostenerlo e lo abbassò, calda e imbarazzata come non le era mai capitato in diciassette anni di vita. << Come fanno a sapere che suoni? >>
Andrea sentì il cuore accelerare, esitare, fermarsi e riprendere a correre nella gabbia toracica: era la prima volta che le rivolgeva una domanda diretta e si capiva che fosse spontanea dalla sua espressione.
<< Simone mi ha incontrata una volta, mentre tornavo dal conservatorio sul tram. >> rispose cercando di non balbettare e Nicola parve assumere un cipiglio pensieroso. Continuò a farle delle domande: da quanti anni suonasse, come fosse, perché lo stesse facendo e 'quale' strada avrebbe intrapreso dopo aver terminato gli studi; il cuore d’Andrea si era via via tranquillizzato, abituandosi a guardarlo negli occhi, arrossire ad ogni sua parola pronunciata e a sentire caldo ogni volta che le sue labbra si muovessero: che le muovesse per sorridere o per parlare non faceva differenza; avrebbe baciato quelle labbra per ore.
Il suono della terza fermata parve divenire più stridulo e le persone farsi sempre più agguerrite per salire sul mezzo, infischiandosene di spingere e calcare. Sentì Elisabetta e Mary imprecare a bassa voce e Simone bestemmiare contro una signora che sgomitava lui nelle costole. Perse il fiato, quando continuarono a spingere e si mise sulle punte per non morire soffocata. << Vieni. >>
Sentì semplicemente dire a Nicola e si sentì tirare per il braccio sinistro verso l’angolo in cui si era andato ad appoggiare, facendole poggiare la schiena contro la parete, lo zaino vicino al suo e proteggendola con il corpo. Andrea spalancò gli occhi e arrossì, odiandosi profondamente, quando Nicola poggiò entrambi i palmi delle mani ai lati del suo viso e si avvicinava.
Il moro fu costretto ad avvicinarsi completamente ad Andrea. << Scusami. >> mormorò prima di fare un verso di stizza e Andrea scosse la testa, cercando di fargli tutto lo spazio possibile.
<< E’…ok. >> disse nonostante le palpitazioni e lui annuì.
Serio e silenzioso come il solito ma incuriosito. << Sicura? >>
<< Si… tanto scendo fra tre fermate. >> cercò di dire in modo composto e sorrise.
Se Andrea sorrise in modo timido, quasi con la paura di vedere indifferenza nei suoi occhi, la smorfia di fastidio che fece Nicola la stordì.
<< C’è... c’è qualcosa che non va? >> chiese Andrea e Nicola negò, facendogli capire che fosse colpa dell’ennesima gomitata alla schiena. << Ok. >> mormorò.
Non parlarono più per tutto il tragitto delle due fermate; alla terza le persone si dimezzarono, scendendo dal mezzo. Con esse s’apprestò a scendere anche Andrea, salutata con un leggero cenno del capo da Nicola e pacche amichevoli da parte degli amici.
Solo Simone le baciò una guancia facendo fare una faccia infastidita a Nicola che non disse nulla.
 
<< Commare hai fatto colpo! >> squittì Mary ed Elisabetta la prese a braccetto, esibendo un sorriso furbo.
<< Non ti montare, gli piace la musica, mica tu! >> disse con finta superbia.
Si guardarono in volto e scoppiarono a ridere.
 
Per tutte le cinque ore di lezione, Andrea non aveva fatto altro che guardare il cielo dalla finestra, sospirare e uscire dall’aula in continuazione, non sopportando l’idea di stare ferma. Non poteva!
Più ripensava all’espressione assorta di Nicola nell’ascoltarla parlare, più il sangue cominciava a bruciare nelle vene e sentiva il cuore accelerare, aumentando i battiti.
Trovò Mary intenta a fumare per i corridoi dell’Istituto e accettò la sigaretta che le fu offerta.
<< Ti vedesse Elisabetta con quella, mi ucciderebbe per avertela data! >> ridacchiarono ma continuare a fumare.
<< Che ne pensi? >> mormorò Andrea e Mary sbuffò una nuvola di fumo.
<< Gli piaci o, almeno, la incuriosisci, eppure... >> mormorò tirando dal filtro della sigaretta. << Non si fa avanti... >> continuò pensierosa, sbuffando la nuvola di fumo.
<< Dobbiamo intercettarlo! >> Elisabetta parve comparire nel nulla.
<< Voglia di fare lezione nulla, eh? >> mormorarono in coro divertite dalla coincidenza.
Presero a battibaccare e Andrea guardò il cielo, lo stesso che la mattina era stato limpidissimo e cristallino, mentre in quel momento ospitava delle grandi e lente nuvole.
La sua distrazione stava cambiando e la incuriosiva.
Andrea forse capì il punto di vista di Nicola, però scosse la testa, decidendo di non pensarci molto.
 
Uscita dalla scuola Elisabetta e Mary presero l’autobus per tornare a casa. Lei avrebbe preso nuovamente il tram, poiché aveva delle lezioni teoriche in conservatorio alle tre del pomeriggio.
Si fermò alla fermata, rabbrividì vedendo anche a quell’ora tanta gente e tornò a guardare il cielo.
 Il grigio elettrico e limpido sembrò ferirle gli occhi.
Arrivato il mezzo fu una delle più veloci a salire, ammassata ugualmente contro qualche altra persona. L’unica cosa che le venne in mente di fare, fu quella di lasciare lo zaino vicino ai piedi per evitare di fare del male a qualcuno.
<< Ehi. >> Andrea si pietrificò nel capire che la persona alla quale fosse praticamente poggiata contro fosse Nicola, di spalle.
<< Ehi! S-scusa, adesso mi sposto se ti da fastidio. >>
Cercò di spostarsi, infatti, ma la mano di Nicola si appoggiò su un fianco e la trattenne. << Sei morbida, non dai fastidio. >> Andrea lo sentì sorridere e cercò di rimanere calma. << Vai da qualche parte, visto che non hai preso il bus? >> la voce di Nicola le soffiò direttamente nell’orecchio con fare soffice e caldo, creando degli elettrici brividi di piacere che si arrampicarono su per la sua spina dorsale.
<< Si, fra due ore ho lezione in conservatorio. >> non parlarono più premuti l’uno contro l’altra.
Sentì improvvisamente Nicola muoversi solo dopo diversi minuti. << Prendi lo zaino. >> le disse semplicemente e lei lo fece, venendo subito presa per mano poi. Ad Andrea salì il cuore in gola e Nicola prese a farsi spazio fra le persone per poter scendere dal mezzo, senza lasciarla andare.
<< Nic- >> << Seguimi! >> ordinò il moro e Andrea lo seguì sorridendo leggermente senza farsi trascinare.
Sembrava un film. Uno di quei film da romanzi rosa che trovava, solitamente, ridicoli. Voleva ridere e piangere contemporaneamente, si sentiva leggera e l’occhiata divertita che le lanciò Nicola, quando si fermarono, la fece sciogliere come neve al sole.
<< Perché? >> gli chiese semplicemente e Nicola si esibì in un sorriso sghembo, ponendo l’indice davanti a sé. Andrea si perse nel guardarlo e si rese conto che la stesse incitando a guardare avanti.
Rimase spiazzata dallo spettacolo: le nuvole si stagliavano sul mare grigio con grazia, giocando con raggi del sole, sembrando nuvole di zucchero filato rosso, bianco e arancio; da alcuni spazi fra le nuvole Andra vedeva il cielo azzurro.
<< Somewhere over the rainbow, skies are blue... >> canticchiò guardando di sottecchi Nicola, ancora intento a guardare il panorama, e riuscì a scorgergli nelle iridi il riflesso dei raggi scappati dalla gabbia delle nuvole e caduti in mare.
<< Canta ancora, hai... >> Nicola si girò a guardarla. << Una bella voce. >> Andrea arrossì violentemente e ringraziò con un filo di voce. << Mi farai sentire il suono del tuo violino? >> se ne uscì improvvisamente Nicola.
<< Eh? >> il rossore che andò ad imporporarle le guance poco a poco, fu la prova che capì a cosa Nicola stesse alludendo. << C-certo! >> affermò, infatti, e tornò a guardare le nuvole che stavano ispessendosi.
Il cuore d’Andrea si tranquillizzò a quella vista e la ragione sembrò fare altrettanto: cos’avrebbe perso se si fosse dichiarata?
Nulla. Si disse scotendo il capo. Proprio nulla
A quella considerazione prese fiato, socchiuse gli occhi, si lasciò colpire in viso dal vento e aspirò a pieni polmoni l’odore della salsedine.
<< Mi piaci. >> disse con calma senza guardarlo in viso, o arrossire, e attese rilassata come non accadeva mai in sua presenza. Passarono alcuni minuti e Andrea pensò di non essersi fatta sentire e cercò di mantenere la calma. Quando tornò a guardare il panorama e non il suolo, Nicola parlò, sorprendendola.
<< Già... anche a me. >> mormorò
<< Non intendevo il panorama... >> si sentì in dovere di specificare e Nicola si voltò a guardarla con aria seria.
<< Nemmeno io, se è per questo. >> Nicola sembrò accigliarsi e Andrea sbarrò gli occhi arrossendo.
<< Non intendevi..? >>
Nicola scosse il capo negativamente e le si avvicinò con un passo, poggiando la mano sinistra sulla sua guancia in un carezza delicata, con gli occhi divenuti profondissimi. << No. >>
Confermò a voce e si chinò su di lei, deciso a baciarla... un tuono nel cielo e il principio di un temporale li colse impreparati, distraendoli dal momento per cercare riparo.
<< Quando..? >> chiese titubante Andrea, guardando la pioggia cadere in modo fitto da dietro le vetrine del negozio in cui si erano andati a rifugiare.
 Nicola sorrise leggermente. << Sempre. Da quando ci siamo scontrati la prima volta, penso. >>
<< Come ‘pensi’? >> si fece intraprendente con le parole, la ragazza, e il moro annuì, guardandola di sottecchi.
<< Si, ‘penso’ perché me ne sono reso cono solo una settimana fa. >> lo disse e si fermò, indeciso se continuare o no. << Ti cerco con lo sguardo in ogni posto e angolo della città, trovo fastidiosa la confidenza con la quale parli a Simone e agli altri, mi piace vederti osservare il cielo con la testa fra le nuvole e... >> le prese una mano, puntando gli occhi nei suoi. << Mi piace, quando ti distrai nel guardarmi. >> Andrea arrossì violentemente e cercò di negare, per evitare di sembrare una stalker. << Me ne sono accorto, sai? >>
In fine Andrea si arrese alla magrissima figura che avesse fatto.
Nicola rise di cuore per la prima volta e le afferrò gentilmente la mano destra, mentre la sinistra era intenta a carezzarle una guancia.
<< Mi piaci, Andrea. >> sussurrò sul viso bagnato di lei e la baciò teneramente, venendo subito ricambiato con una dolcezza immensa.
Appena le loro labbra si lasciarono andare, si guardarono negli occhi e sorrisero, tornando a baciarsi. Il cielo fuori si schiarì lentamente e l’arcobaleno che andò a  formarsi nel cielo, anticipò l’arrivo dell’azzurro elettrico che piaceva tanto ad Andrea.
Dopo il temporale, dietro l’arcobaleno, c’è sempre una landa infinita di cielo blu.
 
L’indomani Elisabetta e Mary cercarono di non strozzarsi con la sola saliva quando Nicola arrivò, allargò le braccia e Andrea gli andò contro, ricambiando l’abbraccio con dolcezza e baciandolo teneramente, venendo ricambiata.
Mary guardò la canzone in riproduzione sul display e poi Andrea, alternando le occhiate e canticchiò un pezzo della canzone che la fece sorridere e fece sorridere di rimando Elisabetta.
<< ...And the dreams that you dare to dream, really do come true…
Elisabetta guardò Simone e lesse della delusione nei suoi occhi.
Nicola strinse Andrea con possesso quando capì la tristezza di Simone e le baciò il collo con sollievo, facendola arrossire più di quanto già non fosse.
Andrea guardò il cielo pazzo di Marzo, nuovamente limpido, e gli uccelli che si erano presi di coraggio e continuavano a canticchiare.
Lei non poteva volare più in alto di quanto mentalmente fosse e considerò anche che Nicola l’avesse trovata e si perse, distraendosi nell’abbraccio dell’amato.
<< Non ti distrarre che mi viene voglia di baciarti... >> mormorò il moro e lei ridacchiò, girandosi verso lui mentre con le braccia gli cingeva il collo per aderirgli meglio addosso.
<< Sono distrattissima. >> sussurrò sulle sue labbra e Nicola accorciò la distanza fra loro, baciandola con trasporto.
 
 
   
 
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