Una conchiglia, due conchiglie, tre conchiglie.
Il dolce viso dell’ albino era divino mentre piccole bollicine d’ ossigeno gli uscivano dalla bocca. Indosso solo un telo, un telo azzurro ornato da perle.
Lui amava un umano, un umano di fuoco per giunta. Lui, re degli abissi, amava un essere che non sarebbe mai potuto essere suo.
Si erano incontrati, avevano parlato. Fubuky nascose la coda in quell’ occasione.
Gouenji era stato dolce, un po’ distaccato all’ inizio … e poi …
“Beh, spero di rivederti presto. A proposito … mi sono innamorato di te.” Pensando a quelle parole arrossiva, si specchiava in una conchiglia mentre il fratello scuoteva la testa esasperato.
Quattro conchiglie, cinque conchiglie, sei conchiglie.
Tutti i giorni sugli scogli, tutti i giorni alle 17.30 si incontravano. Tutti i giorni Fubuki bramava quelle labbra di fuoco, che appena lo avrebbero sfiorato si sarebbero spente.
Una perla, due perle, tre perle.
“Alla prossima!“ il platino lo gridava sempre. Alla prossima. Lui era certo che ci sarebbe stata una prossima volta. Certo.
Quattro perle, cinque perle, sei perle.
“Ho una cosa da dirti.”
“Cosa?”
“Sono un tritone, ho la coda e vivo negli oceani … mi ami ancora?” il platino rimase sorpreso vedendo una coda perlata azzurra e una perla al collo.
“si, anche perché amo gli enigmi!”
“Enigmi?”
“Una sirena con un Ardore*, questo è da libro di storia!”
Un Gouenji, Due cuori, Tre famiglie.