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Autore: Hazza_Boo    21/03/2013    0 recensioni
Zayn e Perrie si sono lasciati. Il ragazzo ancora non riesce ad accettarlo e passa parecchi anni nella solitudine, nel rimpianto e nel dolore che, come dice lui, affoga nell'alcol ed in hobby patetici, come collezionare dischi. Infatti è proprio per questo suo hobby che un giorno, cinque anni dopo che lui e Perrie si sono detti addio, entra nel solito negozio in cui acquista i suoi dischi da collezionare, per cercare l'ultimo che gli manca dei Pink Floyd, e grazie a questo incontra una ragazza voltata di spalle. Gli ricorda qualcuno... ogni cosa di lei è famigliare. Ed infatti scopre subito il perché. Quando lei si gira, gli occhi scuri di Zayn incontrano quelli azzurri e pieni di ricordi di Perrie. Cosa sta pensando Zayn? E' solo un sogno? Riuscirà a tornare con lei? Avrà il coraggio per parlare oppure lascerà stare? Che cosa è successo poi a Perrie? Ha un lavoro, dei figli o un marito? oppure è sola? Ed è felice? Come finirà il loro incontro?
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Mia prima Zerrie (Perrie/Zayn) verde one shot. Non penso di aver altro da aggiungere.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Perrie Edwards, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un attimo di attenzione, s’il vous plait!
Allora questa è la mia prima Zerrie (Perrie/Zayn). Non scrivo Zerrie, perché non mi piacciono molto insieme, eppure ho avuto l’ispirazione improvvisa, una di quelle che ti viene raramente e non puoi fare a meno di scrivere. Ho scritto questa… roba, qualsiasi cosa sia, e pensavo di trasformarla in Larry, Ziam oppure Jerrie o Lerrie (ehm, sono tutte bromance/sismance dei One Direction e Little Mix. Ne avrete sicuramente sentito parlare) però mi dispiaceva, e quindi ho lasciato così. In questa One Shot si racconta di Zayn e Perrie che si lasciano, dopo cinque anni si rincontrano per caso in un negozio di dischi. Ecco, principalmente la fan fiction si basa sui sentimenti ed i pensieri di Zayn. Per concludere è una Zerrie verde, raccontata nel futuro, i protagonisti non sono cantanti o personaggi famosi, ed è narrata dal punto di vista di Zayn. Non conosco molto bene le Little Mix, ancor meno Perrie, dunque chiedo scusa se ho descritto male alcune cose di lei e così via.
Ci vediamo nelle note finali.
 
 
 
 

A presto

 
Sta mattina mi sono alzato dal letto, o meglio, mi ha buttato giù dal letto la sveglia al suono di “Burn it down” dei Linkin Park. Ho visto che erano solo le otto e mi sono sentito distrutto. Mi sono voltato verso di te, sperando di trovare un po’ di conforto nei tuoi baci. Ho sfiorato l’altro lato del letto cercandoti… ma non ti ho vista. Le mie mani hanno iniziato a tremare, e anche se ormai avrei dovuto farci l’abitudine ancora io non riesco ad arrendermi al fatto che tu non sei più qua con me, che non dormi più nel mio letto e che non mi ricordi nemmeno più.
Così inizia un’altra mattina, nel silenzio della casa, nel vuoto della cucina popolata dei ricordi della tua voce, dei tuoi sguardi e di quando mi preparavi quella deliziosa colazione.
Poi esco di casa, vado al negozio dei dischi per comprare un l’album che mi manca dei Pink Floyd. Sai, da quando non ci vediamo più sono ritornato a collezionare dischi, cassette e vecchia roba dimenticata da tutti che la gente si ostina ancora a chiamare “vintage”, solo per dargli un nome più elegante. Cammino per strada con le mani nelle tasche dei jeans stracciati, ho lasciato aperta sul petto la giacca di pelle così che si intraveda la t-shirt dei Ramones. Svolto l’angolo e trovo subito il negozio di dischi, che ormai conosco come le mie tasche e di cui il proprietario è diventato un amico. Apro la porta, sento il campanellino suonare e smettere subito dopo che quella si richiude alle mie spalle. I primi raggi tiepidi della mattina inondano il negozio, i dischi messi in ordine sugli scaffali o nei loro contenitori. Da dietro il bancone Johnny, il proprietario, un tipo magro e alto, con gli occhiali, pizzetto e capelli lunghi raccolti una coda, mi saluta e mi dà il benvenuto. Ricambio e cerco di sorridere, cercando di mostrarmi più gentile possibile anche se quella mattina non ho voglia di vedere nessuno.
Mi aggiro tra le file di dischi, album e oggetti vari. Nel piccolo negozietto c’è un aria particolare, come quella delle biblioteche, e un pizzico di odore di fumo coperto dal profumo di uno strano profuma-ambiente a forma di stecchino, uno di quegli aggeggi asiatici e particolari che piacevano tanto al proprietario. Nel locale ci sono solo io e una donna, però è di spalle. Inconsciamente, mentre faccio scorrere le dita da un disco all’altro, cercando quello che mi interessa, il mio sguardo finisce sulla ragazza. E’ a pochi metri da me, che sta cercando un disco nella sezione “metal”, vedo che indugia su quelli dei Black Sabbath, di cui io conosco solo qualche canzone, però tu ne conoscevi molte di più…
Appena mi accorgo che sto di nuovo pensando a te, abbasso lo sguardo sui miei dischi e continuo a cercare. Però non mi tolgo dalla mente che quella ragazza ti assomiglia molto, almeno di spalle. Ha il tuo stesso modo di comportarsi, fa i tuoi stessi gesti, veste con il tuo stesso stile. Ha i capelli biondi raccolti in un chignon alto sulla testa, legato con una specie di elastico con dei fiorellini. È davvero molto graziosa, mi ricorda te. Forse sto perdendo la testa. Ho passato il periodo in cui mi ubriacavo per te, adesso forse è tempo del periodo “ti vedo ovunque”. Oppure, ritornando alla prima opzione, sto andando incontro ad una progressiva follia. 
Ignoro tutto e continuo a cercare, mentre Johnny canticchia la canzone che adesso sta suonando alla radio, una canzone che penso di conoscere… E’ “Skinny love” di Bon Iver. Ti ricordi, cara?
A te piaceva tantissimo, la cantavamo sempre, sotto la doccia; prima di andare a letto; nei momenti di noia; prima di doverci dividere per andare al lavoro. Ed era sempre accompagnata da qualche abbraccio o bacio. Mi riempiva di gioia sentirla alla radio, perché era associata a te, al tuo volto sorridente, alla nostra vita insieme. Adesso, mentre cerco di non cedere, sento solo un grosso vuoto perché tutto quello che è stato non lo posso più avere. Tu adesso sei chissà dove, sei con un uomo che non sono io, oppure sei sola ma ti va bene così. Magari non mi pensi nemmeno più… e fai bene, piccola, perché ne sono passati di anni. Tanti anni che magari ti sei perfino sposata e hai avuto dei figli. La tua vita va avanti. La mia si è fermata quando ci siamo detti addio. Ti ricordi? Mi auguro di no, perché è un ricordo che rende tristi ed io non voglio che tu sia triste. Ci sono io che me lo ricordo quel giorno, lo ricorderò per tutte e due così tu non dovrai soffrire.
Tra la musica “rock” non riesco a trovare il mio album dei Pink Floyd. Probabilmente John avrà sbagliato sezione. Quindi decido di passare a quella successiva, anche se è metal magari posso trovarlo lì il mio prezioso album, l’ultimo che mi serve per finire la raccolta di quella band. Poi inizierò con i Queen.
Mi sposto, sento il mio corpo pesante e il vuoto sotto il petto si sposta insieme a me. È vuoto, vero, però pesa davvero tanto. Affianco la ragazza di prima, che ancora sta cercando qualcosa con fare attento. Siamo molto vicini, ma entrambi teniamo le teste giù, rivolte verso i dischi. Siamo troppo concentrati per guardarci in faccia o fare caso a chi ci sta di fronte o a dove ci troviamo. Poi lo sento.
E’ un odore famigliare, che conosco così bene… è il tuo odore, Perrie. E’ il tuo odore, quello che respiravo quando ti baciavo sulle labbra, o quando ti abbracciavo o nei momenti di intimità. E misto a quello c’è quel profumo buonissimo, quello che sa di rose e fiori. Era il tuo preferito, me lo ricordo bene… perché era anche il mio preferito.
Allora mi sale la curiosità, voglio davvero conoscere chi è questa ragazza che ti somiglia tanto. E mi dà l’impressione che anche lei abbia avuto lo stesso pensiero, però nei miei confronti. Quindi, incuranti di Johnny che legge un libro al bancone, alziamo i nostri sguardi ed i nostri occhi si incontrano.
Mi manca il fiato. Mi tremano le gambe improvvisamente, il cuore fa una capriola nel petto e mi si chiude la bocca dello stomaco. Sto male, o forse sto bene… non lo so. So solo che è un miracolo vederti davanti a me in questo momento, così tanto che per un attimo penso di essermi sbagliato e di stare solo sognando. Capisco che invece è tutta realtà quando vedo che di scatto abbassi lo sguardo, ti accigli e chiudi gli occhi… troppo tardi, piccola, perché io ho già notato che sono lucidi e pieni di mille emozioni e ricordi.
Non ci credo, non so che dire. Sei davvero tu… davanti a me. Dopo tutto questo tempo. Ho la gola secca e mi sudano le mani. Mi prendo un momento per pensare e per guardarti: non sei cambiata per niente. I tuoi capelli sono tornati biondi – ricordo che quando stavamo insieme erano tinti di rosa-, qualche ciocca ti esce dallo chignon e cade sul volto, ma tu subito ti appresti a spostartela dietro l’orecchio. Non porti nemmeno un filo di trucco, eppure sei mozzafiato. Le tue labbra sono rosee così come le tue guance, sembrano due petali di rosa. Il tuo comportamento è quasi goffo ed imbarazzato. Stai cercando di ignorarmi, come se non mi avessi riconosciuto. Allora anch’io scuoto la testa e, come te, mi riabbasso per cercare il mio disco. Ci stiamo comportando come degli estranei. Fingiamo di non conoscerci, anche se sono passati cinque anni dall’ultima volta che ci siamo visti, da quando mi ci siamo detti addio, sento che non possiamo ignorare quello che è stato.
Per tutti quegli anni ho vissuto nel vuoto e nel buio, cercando di dirmi che non mi volevi più. Mi sono pentito di quello che ti feci, quando andai con una donna che non eri tu… quello fu l’inizio della fine. Per tutti quegli anni ho vissuto con la sensazione di vuoto e stanchezza, con il rimorso e la frustrazione, affogando il dolore nell’alcol o in hobby patetici come collezionare dischi. Alla mattina speravo di trovarti accanto a me, nel letto già sveglia e pronta a prepararmi la colazione, sperando che il nostro addio fosse stato solo  un brutto incubo. Per cinque anni non ti ho mai dimenticata, ogni giorni eri lì, nella mia mente, un punto fisso che non si azzardava ad andarsene, per ricordarmi quanto fossi stato sciocco, quanto ti amassi e quanto soffrivo per la tua assenza.
Ma adesso ti vedo qui, accanto a me, che con mani tremanti continui a sfogliare dischi, eppure non sembri più attenta come prima. Adesso le mani smettono di sudarmi, inizia a crescere un po’ di divertimento: stai cercando di ignorarmi, ma allo stesso tempo non sai se è la cosa giusta oppure no. Se ti può confortare, nemmeno io so che fare. Mi chiedo se ti ricordi di me, o di come è finita la nostra storia ma poi si affaccia alla soglia della mia mente un’altra domanda: sei ancora arrabbiata con me?
E’ quasi come se mi avessi letto nella mente, perché, all’improvviso, smetti di frugare tra i dischi e ti volti verso di me. E mi sorridi… come ai vecchi tempi. Sei bellissima come sempre, ti sei solo fatta più matura e più cresci più la tua bellezza fiorisce. Non smetterai mai di sorprendermi, vero?
Poi mi accorgo che qualcosa è cambiato: il tuo sorriso sparisce dal volto e ti giri. Adesso ricordo che è tutto diverso, invece. Allora ti ricordi ancora, sei arrabbiata e non mi vuoi parlare. Oppure… non riesci a riconoscermi. Magari pensi che sia io però hai paura di esserti confusa con qualcuno di simile. Mi riconosci? Se è no, allora non ti biasimo, infondo è passato tantissimo tempo. Gli inverni sono stati i più lenti e freddi di tutta la mia vita, a Capodanno ho sparso un pò di sale per la fortuna, a Carnevale non ho voluto indossare maschere, le indosso sempre e volevo un pò cambiare, a Ferr'Agosto ho visto una stella cadere ed ho espresso un desiderio. Vorrei dirti tutto questo però mi trattengo.
Alla fine mi faccio coraggio. Prendo un profondo respiro, lancio un’occhiata a Johnny e vedo che è scomparso. Sicuramente sarà andato a mangiare qualcosa nel magazzino. Siamo soli. Mi volto verso di te e, con voce leggermente tremante e bassa, chiedo: «Ehi, sei Perrie?»
Tu sussulti e ti blocchi all’istante, come se qualcuno avesse scoperto la tua vera identità. Lentamente ti volti verso di me, alzi appena lo sguardo ed eviti di guardarmi negli occhi. Ormai sei sicura di non esserti sbagliata, che quello che hai davanti sono davvero io e non un sosia o un sogno.
«Oh, sì. Tu sei Zayn, no?»
Sorrido. Mi viene d’istinto, non posso impedirlo. Nel mio stomaco posso sentire lo svolazzio delle farfalle.
«Sì. Allora… come va?»
Non posso nascondere che c’è grandissima tensione ed imbarazzo, ma cerco di mostrarmi tranquillo e normale. Tu tieni stretta a te la tua borsetta di pelle, come se potesse salvarti in questo momento. Ti sposti una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorridi imbarazzata.
«Non male, grazie.»
«Non sei cambiata per niente.» sussurrò guardandoti dalla testa ai piedi, mentre un sorriso mi accompagna. So perfettamente che non sono cose molto appropriate, o che sembro un totale idiota ma proprio non posso farne a meno. Ti vedo arrossire e sento che il mio cuore si sta sciogliendo, risvegliandosi dal freddo e buio eterno in cui era rimasto imprigionato per tutto questo tempo.
«Dai, raccontami un po’ di te.» propongo, sapendo quanto ti piace parlare di te e della tua vita.
Davvero, non sei cambiata per niente. Mi guardi ancora come l'ultima volta che ci siamo visti, però: Sei accigliata, non parli molto e mi rivolgi occhiate furtive, segno che vorresti parlarmi e affrontare le tue paure ma il tuo orgoglio ti lascia in disparte e ti tiene lontana da me. Non so, forse il tuo orgoglio non ha tutti i torti.
La mia vita prosegue orrendamente senza di te, ma questo non te lo dico perché mi vergogno troppo. Adoro la tua voce, è deliziosa e tenera, soffice ed imbarazzata, mi accarezza come un bacio dolce e mi riporta alla memoria ricordi di un passato felice insieme.
«Allora, come sta Baba, il tuo vecchio gatto?»
Tu indugi un po’, chiedendoti come mai sono così sciolto e tranquillo. Però hai notato che mi tremano le ginocchia ed il labbro, e che i miei occhi sono lucidi e sul punto di piangere. Fingi indifferenza, deglutisci e rispondi giocando al mio stesso gioco: «Bene, zoppica un po’. E’ molto vecchio, il poveretto»
C'è qualcuno che ti ama?
Oppure tu ami qualcuno?
Qualcuno ha raccolto i pezzi del tuo cuore? Il mio aspetta ancora di essere riparato o, come minimo, di essere udito mentre cade a pezzi. Speri ancora in qualcosa di impossibile? I tuoi sogni sono sempre quelli di anni fa?
Sono delle domande che vorrei farti ma non te le farò per rispetto, per non metterti ansia o per non sembrare più idiota di quanto io sia già.
Possibile che sia passato tutto questo tempo, ed io continui a sentire il battito del cuore accelerare quando ti penso, quando sento parlare di te o quando leggo il tuo nome da qualche parte?
E se vogliamo parlare di ciò che mi piacerebbe fare, oltre che tutte quelle domande, vorrei  abbracciarti ancora... tanto per sentire se le tue braccia sono ancora disposte ad un perdono, ma non lo faccio.
Mi sento abbastanza patetico ed impacciato ora. Tu mi fai qualche domanda sul mio lavoro e la mia vita, ti rispondo dicendo che va tutto alla grande, anche se dentro cado a pezzi. Perché stiamo fingendo? Perché ci comportiamo da sconosciuti? Sembra che tra di noi non ci sia mai stato nulla… quando in realtà c’è così tanto che nemmeno il tempo può cancellarlo.
Ho paura che tu adesso mi dica “E' stato bello vederti, ci sentiamo presto.” Perché l'ultima volta che ce lo siamo detti non ci siamo più visti per cinque anni. Non voglio che passino così tanti anni prima di rivederti, ma non te lo dico perché ho paura che tu pensi che io ci stai provando. E vorrei provarci... ma non come una volta, però. Voglio provarci come un pellegrino va alla Mecca per pregare, per alzare gli occhi al cielo e sperare che qualcuno gli dica che c'è ancora un Dio, che la speranza non è morta, che tutto si può risolvere. Adesso mi sento un ateo in cerca di qualcosa in cui credere. E tu? Credi ancora in qualcosa? Hai bisogno di una mano per addormentarti alla sera? Oppure non hai pensieri per la testa? Invece decido di farti una domanda più normale:
«Dove lavori ora?»
Sei soddisfatta della tua vita?
Vorresti cambiare qualcosa?
Ami quello che sei?
Sei ancora la stessa o sei cambiata?
Tu mi rispondi solo che adesso lavori in un’azienda, hai una buona carriera e che ti piace. I cinque anni passati non ti hanno portato via quel sorriso splendido di una volta che, a malincuore, come se non volessi cedere ma non riesci ad impedirtelo, di tanto in tanto mi rivolgi.
Sai, mentre adesso stai parlando, ti sciogli, inizi a raccontare di te, a sorridere, ad essere un po’ più calma e a tuo agio, e mentre adesso io ti guardo incantato e non mi perdo nemmeno un dettaglio di quello che dici, del tuo gesticolare e del tuo corpo e viso, penso che avrei tante cose da dirti. E vorrei davvero rifare tutto ancora e ancora e ancora… ma farlo finire meglio. Non voglio tradirti più, non voglio che tu te ne vada. Andiamo, amoruccio, prendiamoci per mano e rifacciamo tutto da capo! Che ne dici di festeggiare Capodanno insieme questa volta?
So che hai sofferto, ma se hai bisogno di una casa in cui alloggiare ti presto il mio abbraccio. Se hai bisogno di un cuscino su cui dormire ti presto il mio petto. Andiamo, amoruccio, che ne dici di colmare i nostri petti vuoti?
Non ho il coraggio di dirtelo, però.
«Beh, adesso dovrei andare…»
Non sembri molto convinta. Vuoi andartene ma allo stesso vorresti restare. Io, invece, vorrei avvolgerti in un abbraccio e tenerti qua con me per sempre.
Ma ci limitiamo a salutarci. Tu mi rivolgi quel sorriso che mi mancava, quello che hai sempre donato solo a me, ciò significa che ancora un po’  ci tieni, e ciò significa che ti piacerebbe che io adesso ti inseguissi e ti fermassi, pregandoti di restare.
Hai lasciato perdere il disco che cercavi, ti volti e ti dirigi verso l’uscita del negozio. Mi tremano le gambe, ho paura di commettere di nuovo gli stessi errori. Mi sento uno stupido… non so che fare. L'amore che provo è così intenso che mi abbatte, mi paralizza e mi blocca lì, non riesco a fare nulla, nemmeno a respirare. Rimango immobile, nel mezzo del locale e ti guardo allontanare, a volte noto che ti guardi alle spalle sperando che io ti rincorra... tu sei troppo orgogliosa per farlo, io troppo codardo. Non voglio lasciarti andare, ma proprio in questo momento mi accorgo che io ti ho già perso anni fa.
La porta si apre e tu esci. E’ esattamente come l’ultima volta che ci siamo visti: tu sei furiosa, esci di casa, dici che è finita e con tono furibondo mi gridi l’ultima frase prima di sparire per cinque anni “Ci sentiamo presto, eh?!”. Una frase sarcastica, perché anche da arrabbiata non abbandoni il tuo sarcasmo che tanto adoro. Ma non c’è niente da ridere. Vedo la tua sagoma dal vetro, ti seguo con lo sguardo, tu incontri il mio. Quando lo perdo mi sembra ti sprofondare nelle tenebre. Il mio cuore torna a rifugiarsi nel suo nascondiglio freddo e buio.
Amore, quest'anno il Capodanno lo festeggeremo di nuovo separati, vero?  
Chissà se e quando ci rivedremo. Per caso dovrei dire: “ci sentiamo presto?”

Note
Primo: vi è piaciuta? Che ne pensate? Fa schifo? Rispondetemi in una recensione.
Secondo: so che la frase finale non c’azzecca e non è tanto chiaro. Zayn dice “ci sentiamo presto” sperando di poter rivedere di nuovo Perrie, anche a costo di aspettare per altri cinque anni o di più.
Terzo: Chiedo scusa per gli errori. E quando dico “errori” intendo errori di grammatica, di battitura, di ripetizioni, di virgole e anche quegli errori che riguardano i personaggi, altri dettagli e robe varie. Se ci sono errori molto evidenti o fastidiosi, ditemelo tramite una recensione o un messaggio o telepaticamente. 
Aperta parentesi. Ah, se vi piacciono le Jerrie (Perrie/Jade) allora vi prego di passare da
questa fan fiction. Mi rivolgo a tutte le mie lettrici Larry shippers, - ammesso che ve ne siano alcune-, se vi interessa scrivo parecchio sui Larry e sugli Ziam, e l’ultima one shot che ho scritto sui Larry è coffee and tea, se volete passate e ditemi cosa ne pensate. Chiusa parentesi
Ora, dato che sto facendo le note dell’autrice più lunghe della stessa one shot, vi saluto e vi prometto che non tornerò mai più ad importunarvi con le mie pessime Zerrie.
Adios :)
 
 
  
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