Mentre corro lungo quelle scale, verso Kayme, sento uno sparo alle mie spalle ma nessuna pallottola mi colpisce.
Chi ha colpito quel colpo?
Mi fermo, con un terribile presentimento.
Mi giro, con il terrore negli occhi.
La mia ciurma è immobile. Pappagu anche. Hachi cade a terra.
Ride. Il nobile ride.
Con quella goccia schifosa e quella ridicola bolla sulla testa.
Ride. Con la pistola ancora fumante stretta in mano.
Pappagu si avvicina all’uomo pesce. Io vedo solo il suo corpo e troppo sangue sulle scalinate della casa d’aste.
Ride, quell’uomo.
Ha sparato ad un mio amico e ride.
Saltella perfino, vantandosi di averlo colpito.
Ride inneggiando alla sua mira.
Ride.
Sento i nervi fremere sotto la mia pelle, pizzicati dalla rabbia e dal dolore.
Gli altri spettatori sospirano di sollievo. Sono contenti che Hachi sia stato colpito.
Temevano malattie ed infezioni.
Come possono dire cose simili, davanti ad un azione tanto insensata?
Voleva solamente salvare un’amica, come me.
Le gambe iniziano a muoversi da sole, mentre la voce cantilenante degli elogi del nobile non fa che aumentare la mia ira.
Ormai vedo rosso e nero, solo rosso e nero.
Ormai vedo solo lui, saltellante e felice, il mio obbiettivo.
Attorno a me silenzio, solo lo scalpiccio dei miei passi che risalgono le scale.
Solo il suono dei miei calzari sul marmo.
Un braccio mi afferra, implorandomi di non fare gesti avventati, di lasciare perdere.
Mi viene rinfacciata una promessa che ho fatto.
Non avrei torto un capello ad un Drago Celeste, nemmeno se qualcuno fosse stato ucciso sotto i miei occhi. Io mantengo sempre le promesse ma la rabbia stavolta è troppa.
Dice di meritarselo.
Si scusa perfino, per non essere riuscito a fare qualcosa per noi.
Dice di essere inutile.
Mi chino su di lui, con la rabbia che si agita nel mio petto, come una bestia famelica pronta ad uscire dalla mia gola.
Hachi sanguina troppo.
Dice che la colpa è sua.
L’ira mi scotta il petto, come se avessi ingoiato una colata di lava.

«Stupido pesce! Ti ho appena sparato ed hai ancora il coraggio di parlare? Mi dai i nervi!»

Un altro sparo parte da quella stupida pistola, ma stavolta mi paro davanti al corpo dell’uomo pesce.
Non permetterò che quel nobile lo uccida. Mai.
Sento i miei occhi cambiare colore quasi, diventare vivi di rabbia.
Mi alzo e cammino. La mano destra stretta a pugno. Fremente.
Non vedo nient’altro che la sua faccia schifosa.
Non sento nient’altro che la sua voce nasale.
Non voglio altro che arrivare da lui e colpirlo.
Delle conseguenze non me ne frega niente. Sono diventato un pirata per essere libero e vivere come meglio credo.
Voglio diventare il re dei pirati perché credo sia l’uomo più libero del mondo.
Quest’uomo, se così si può chiamare, è l’antitesi della libertà.
Simbolo di odio.
Discriminazione.
Prigionia.
Catene.
Non c’è traccia di libertà in lui, solo superbia e cattiveria.
Sento solo di sfuggita i richiami di Pappagu, i commenti sussurrati dagli sconosciuti nel pubblico, la voce del nobile che mi punta la pistola in viso.
Spara ancora, due colpi. Li schivo entrambi, voglio solo poterlo colpire.
La libertà è il mio obbiettivo. Lui il mio ostacolo.
Poggio il piede sull’ultimo gradino, carico il braccio, colpisco.
Urlo mentre le mie nocche colpiscono la guancia grassoccia del Drago Celeste, scaraventando lontano la sua ridicola boccia di vetro.
Discrimina gli uomini pesce, per poi andarsene in giro con un acquario in testa.
Stupido e ridicolo, oltre che ipocrita.
Lo scaravento lontano, alzando nuvole di macerie e polvere; sospirando.
Un pugno ben assestato ed un grido di rabbia mi hanno liberato di gran parte della mia ira. La bestia che sentivo camminare nel mio petto è uscita, lanciando i suoi artigli fuori dalla mia gola e dalla mia mano, sfogandosi su quella creatura che continuava a credersi migliore di tutti, senza rendersi conto di essere solamente la peggior feccia del mondo.
Quando la polvere si dirada vedo la sua testa a terra, tumefatta dal colpo e sanguinante.
Respira ancora.
Mi sorprendo di me stesso nel trovare fastidioso quel segno di vita.
Ho colpito un nobile mondiale.
Un ammiraglio della marina ci piomberà addosso.
Ho messo a repentaglio la mia ciurma ma andava fatto. Loro mi appoggiano, sapevano che l’avrei colpito nel momento in cui è partito il primo colpo di pistola.
Sapevano che non avrei mantenuto quella promessa fatta ad Hachi ed erano pronti alle conseguenze.
L’ho dovuto colpire.
Per l’amicizia.
Per la gratitudine.
Per la libertà.


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Secoli orsono mi partì l'ispirazione e finalmente mi sono decisa a rileggere e pubblicare quello che avevo scritto =)
Stranamente sono abbastanza soddisfatta dell'effetto ottenuto, anche se sono pienamente consapevole che la rosa lessicale di Rufy non sarà mai questa, spero di aver tradotto bene i suoi pensieri in nella lingua corrente xD
Chiedo venia per l'immagine carente ma le opzioni sono due: o sono diventata relamente incapace, oppure il programma mi odia... Popoendo per una combo, però vabbeh xD
Spero come sempre che possa piacervi anche questa mia prima prova su Rufy (Rufy, non Rubber, capito? u.u) e... Boh, alla prossima (che spero sia Fire e sia a breve xD)! E.. Dai, fatemi sapere qualche parere... è un esperimento per me quindi necessito di riscontri dalle mie piccole e arzille caviette (che sareste voi, per inciso xD)
Ciao ciao!