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Autore: Lily Liddell    22/03/2013    2 recensioni
Raccolta di One Shot su un personaggio originale inserito all'interno di Doctor Who.
Il personaggio di Lily nasce per un GDR, serviva una nuova figlia per il Dottore e mi offrii volontaria. Da quel momento Lily ha preso vita sua, le ho creato un background e tutto quello che le serviva per diventare un personaggio originale e accattivante.
L'unica nota che posso dire e che dal momento che il "mio" Dottore non era un fan del pairing River/Dottore, in queste storie non ci sarà traccia della coppia, anzi, Lily e River erano/sono sposate.
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La trama del primo capitolo.
Lily era finalmente tornata ad essere una Signora del Tempo. Non vedeva il Dottore da quasi dieci anni ma quella non era la cosa che più la preoccupava; aveva capito il piano di Melody e non poteva permetterle di fare qualcosa di simile, non di nuovo.
L'universo stava cadendo a pezzi, le pareti universali si assottigliavano ogni giorno di più e già troppe volte le era capitato di finire per sbaglio in universi paralleli, rischiando di distruggere (altri) punti fissi e di generare paradossi ai quali non avrebbe potuto porre rimedio.
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, TARDIS, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Trama: Lily era finalmente tornata ad essere una Signora del Tempo. Non vedeva il Dottore da quasi dieci anni ma quella non era la cosa che più la preoccupava; aveva capito il piano di Melody e non poteva permetterle di fare qualcosa di simile, non di nuovo.
L'universo stava cadendo a pezzi, le pareti universali si assottigliavano ogni giorno di più e già troppe volte le era capitato di finire per sbaglio in universi paralleli, rischiando di distruggere (altri) punti fissi e di generare paradossi ai quali non avrebbe potuto porre rimedio.


A/N: In questa particolare one-shot la rigenerazione di Lily è la Quarta, cioè Winona Ryder.

Dire che Clarice fosse il TARDIS era decisamente sbagliato, così come è sbagliato dire che un salotto è una casa. Un salotto è una parte della casa. Clarice era il nome che avevo dato alla matrice del TARDIS, Clarice era una parte del TARDIS. Era stato necessario trovarle un nome, dal momento che ero riuscita a darle una voce.
“Crede che sia una buona idea Madame? Quanto può essere cambiato in un giorno?” Mi aveva appena chiesto.
Annuii tranquillamente dalla mia postazione; la sala console era leggermente cambiata, più luminosa e la console era meno ingombrante, i comandi erano tutti su de pannelli divisi.
La poltroncina era sparita per far posto ad un divanetto sul quale ero stesa di traverso in quel momento.
“Sì, Clarice… fa come ti ho detto: mostrami le fessure.”
Ero tornata una Signora del Tempo da sei mesi ormai. Stavo cercando Melody e invece avevo trovato l’orologio in cui era contenuta la mia essenza; sepolto nella sabbia del deserto di Androzani Minor. La stavo cercando con tutte le mie forze, ma ormai avevo capito il suo piano e non c’era nulla che potessi fare per fermarla. Lo avevo capito troppo tardi, ero stata stupida.
Mi aveva lasciata marcire da umana sulla Terra, nella Londra del 1936. Avevo ricordato tutto alla fine ed ero ripartita per cercare lei e l’orologio che mi avrebbe fatto tornare quella che ero. Sei mesi ci avevo messo per ritrovare quell’affare e altri sei mesi erano passati da quel momento.
In tutto facevano tre anni che non la vedevo.
“Le fessure più grandi non si sono spostate Madame. Quelle sottili continuano a muoversi, nulla di anormale.” Mentre parlava i monitor si accesero e cominciarono a trasmettere la situazione dell’universo.
Da una parte la terra, dall’altra il resto dell’universo. Ben due fessure ‘pericolose’ attraversavano la terra. Una spaccava a metà la Gran Bretagna, l’altra passava per New York.
Erano le fessure fisse, quelle che temevo di più. Per la maggior parte del tempo erano inattive, ma quando si risvegliavano cancellavano dalla faccia della terra persone innocenti.
Le fessure minori invece si muovevano e il massimo del danno che riuscivano a provocare era la perdita parziale o totale della memoria, ma non era mai permanente.
Il Dottore era tornato in circolazione, ma non lo avevo ancora visto. Forse anche lui si era dimenticato di me.
Stavo guardando le fessure mobili che si spostavano velocemente nell’universo, lo tagliavano, lo distruggevano. Forse per gli esseri viventi non erano troppo pericolose, ma per l’universo erano decisamente peggio le fessure mobili che quelle fisse.
Erano quelle mobili che riducevano a brandelli le pareti universali. Mi ci erano voluti mesi per tracciarle, categorizzarle e studiarle, ma finalmente ce l’avevo fatta; sapevo tutto su quelle maledettissime crepe nell’universo. Anche la causa, ma quella la conoscevo da tanto, troppo tempo… sapevo che prima o poi ci avrei dovuto fare di nuovo i conti.
Quello che avevo fatto quasi sette anni prima non era bastato, e adesso Melody si era messa in testa di rimediare da sola, nel peggior modo possibile.
“Lo so Clarice, ma è sempre meglio tenerle d’occhio.” Continuavo a guardare il monitor, c’era un puntino blu lampeggiante che sapevo essere il TARDIS, lì le crepe mobili non si avvicinavano; c’era un altro puntino rosso dal quale le crepe invece sembravano attratte. “Amelia...”  sospirai, “Io e Amelia siamo come i poli opposti di una calamita, le fessure sono attratte da lei e allo stesso tempo si allontanano da me.”
“Potrebbe avere a che fare con la Professoressa Song?” chiese la voce di Clarice dall’alto e la voce echeggiò all’interno della sala comandi.
Scossi la testa alzandomi e andando a spegnere i monitor, continuare a guardare quelle fessure era inutile, volevo solo controllarle. “No. In questo momento Melody sta cercando di fare esattamente quello che sto cercando di fare io: chiudere tutte le fessure. Ma mentre io sto cercando di farlo gradualmente, fessura per fessura, lei vuole farlo in un solo momento. Tutte insieme.”
“Non è una scelta più saggia Madame?”
Feci il giro della console e mi ci sedetti sopra, i miei piedi non toccavano più il pavimento. “No. L’unico modo per eliminare tutte le fessure insieme è eliminare la causa delle stesse. È Melody la causa. Quando l’ho tirata fuori da quel maledetto computer e l’ho messa in quel Ganger qualcosa si è rotto. Non era cosi che doveva andare.” Portai gli occhi al cielo, quante volte dovevo ripetere quella storia al TARDIS? Sembrava non capire…
“Ha cancellato un punto fisso.”
“Puoi vederla come ti pare. Ho salvato Melody. Adesso lei sta cercando il modo di tornare indietro e fermarmi, non vuole che la tiri fuori. Probabilmente è tornata alla Biblioteca, ma finché ci saranno quelle crepe io sono sicura che lei è ancora viva. Ecco perché le controllo così spesso… lei torna lì, si sacrifica per la seconda volta e vissero tutti felici e contenti. Tutti tranne me.” sbuffai scendendo e tornando al divanetto, stavolta mi stravaccai, grattandomi la testa.
  “Cosa intende fare Madame?”
“Fermarla. Fermarla dal fermarmi. Ci sono sempre due modi per risolvere un problema, Clarice: uno veloce, efficace ma catastrofico e uno lento, faticoso e non catastrofico. Io preferisco di gran lunga il secondo modo e lo troverò!” Melody era cocciuta, ma io non le avrei permesso di fare una sciocchezza simile. Dovevo trovarla…
“E se non ci fosse nessuna soluzione al problema Madame? Se fosse un problema irrisolvibile?”
Non ci pensai nemmeno un secondo, feci spallucce e assunsi un tono noncurante “Allora lascio che sia il Dottore ad occuparsene. Lui adora quel genere di cose.”
Prima che potessi dire altro il monitor centrale si accese di nuovo e qualcosa di simile ad una patata con occhi e bocca mi apparve davanti agli occhi. “Madame!” mi salutò e io ricambiai il saluto con un largo sorriso, alzandomi in piedi e infilando gli indici nelle tasche dei jeans.
“Generale Patata! Che piacere rivederti. Come vanno le cose?”
“Preferirei Generale Stike, se non le dispiace. Bene, molto bene. Siamo sotto attacco.” Un’esplosione in lontananza fece saltare per qualche istante il collegamento.
“Oh…” assunsi un’espressione preoccupata, che sparì immediatamente dopo. “No, grazie; preferisco Generale Patata. Come posso aiutarti?” così dicendo mi spostai e andai all’attaccapanni, agguantai la giacchetta di pelle bianca e la infilai, spostai i capelli e li aggiustai con le mani, poi presi a sistemarmi un po’ il rossetto con le dita.
“Avremmo bisogno di un piccolo aiuto, e lei ci deve un favore Madame… dov’è è sparita.”
Di che razza di favore stava parlando? Sistemai la maglietta e controllai che avessi la pistola al suo posto “No, sono qui, solo un momento.” Il cacciavite sonico c’era, il manipolatore del vortice era allacciato. Ero perfetta.
Tornai al monitor e sorrisi di nuovo al Sontaran “Datemi una frazione di secondo e sarò da voi.” Così dicendo spensi il monitor e abbassai una leva della console, in lontananza si accesero i motori.
La voce di Clarice riempì l’aria “E le fessure Madame?”
“Le fessure possono aspettare, hanno aspettato tanto, di sicuro non si offenderanno. Hai sentito, no? I Sontaran sono sotto attacco e io gli devo un favore.”
“Che favore?”
Abbassai un’altra leva e disinserii i freni, pigiai un paio di bottoni e inserii le coordinate “Non ne ho la più pallida idea, lo scoprirò presto, credo…”
   
 
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