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Autore: woody woodpecker    22/03/2013    1 recensioni
Piccolo spiraglio di vita quotidiana in un grande ospedale di Madrid.
Due chirurghi, una segretaria impicciona, un bell'infermiere portoghese e tanta, tanta voglia di amore.
SLASH. LIME VAGAMENTE ACCENNATO.
[ Estratto: Le infermiere e le chirurghe del reparto secondo di chirurgia però aveva sempre voglia di andare a lavoro. Ovviamente non erano così masochiste da amar faticare, ci andavano solo per rifarsi un po' gli occhi. D'altro fronte l'avrebbe fatto chiunque se avesse avuto un primario di nome Sergio Ramòn. Alto, prestante, forma fisica perfetta, capelli e barba castani, occhi profondi e sorriso sempre alla portata di bocca: l'uomo perfetto! Quel tipo di medico che quando passa in corsia puo' bellamente godersi gli apprezzamenti sottovoce delle infermiere, i sospiri delle signore e le palpitazioni delle giovani pazienti. ]
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Note Autrice: 
I'm back! Sono tornata con questa breve OS così flufflosa.
Sfortunatamente non ho potuto usare i due personaggi con i loro veri nomi dato che Efp non permette di scrivere storie (nemmeno AU!) su sportivi.
Nel caso siate informati e indoviniate chi sono i nostri due baldi chirurghi potete provare a scrivermelo nelle recensioni! 
L'unico indizio che potrei darvi è che entrambi giocano nella Roja (e ovviamente sono spagnoli.)









Please Doctor, tell me the cure.




Il peggior luogo dove poter soggiornare era sicuramente un' ospedale.
Nessuno gli sarebbe passato davanti nemmeno per sbaglio ma sfortunatamente quello di Madrid era sempre pieno.
Come in ogni capitale che si rispetti era zeppo di gente di tutte le nazionalità e vi lavoravano vecchi e specializzandi che parlavano qualsiasi sorta di lingua conosciuta in terra. 
Le infermiere e le chirurghe del reparto secondo di chirurgia però aveva sempre voglia di andare a lavoro. Ovviamente non erano così masochiste da amar faticare, ci andavano solo per rifarsi un po' gli occhi. D'altro fronte l'avrebbe fatto chiunque se avesse avuto un primario di nome Sergio Ramòn. Alto, prestante, forma fisica perfetta, capelli e barba castani, occhi profondi e sorriso sempre alla portata di bocca: l'uomo perfetto! Quel tipo di medico che quando passa in corsia puo' bellamente godersi gli apprezzamenti sottovoce delle infermiere, i sospiri delle signore e le palpitazioni delle giovani pazienti. Inutile dire che lo apprezzavano un po' tutti, a cominciare da quel bel infermiere portoghese dalla pelle sempre abbronzata ed il fisico statuario fino alla segretaria con gli occhi azzurri e senza senso estetico ma al Dottor Ramòn, questo non importava, faceva il suo lavoro, sorrideva, scherzava e si godeva la vita se non fosse stato per il suo 'rivale', Fernando Llores.
Il Chirurgo era conosciuto in ambiente come "El Niño" o il piccolo, nonostante piccolo non fosse. Aveva tratti somatici molto particolari tanto da assomigliare ad un ragazzino: aveva il volto chiaro, ricoperto da lentigini, i capelli biondi (e palesemente tinti..) che gli ricadevano semi lunghi sulle orecchie, tenuti sulla fronte sempre da qualche fascetta. 
Sempre impegnato in corsi e convegni all'estero, soprattutto in Inghilterra, il tempo che trascorreva in corsia era poco, ma Ramòn, ne approfittava sempre per dargli fastidio il piú possibile; Gli lasciava pratiche da sbrigare ovunque, cartelle cliniche da sistemare, pazienti da visitare ovunque ma con queste aveva delle valide scuse per andare a controllare il suo operato.

* * * 
                                                               
Il sole picchiava su Madrid, soffocando i passanti e la gente in coda nelle proprie automobili. Per fortuna in ospedale avevano un buon sistema di areazione e Sergio, uscito dalla sala operatoria aveva approfittato per accendersi una sigaretta sul terrazzo e godersi un po' la vista della sua cittá. Il sabato mattina era una noia mortale, per fortuna la lista degli interventi era stata breve e soprattutto di scarsa intensità: solo vecchie raggrinsite che desideravano stirarsi la pelle della faccia o galline starnazzanti cui il loro unico scopo della vita era aumentare di qualche taglia il proprio decoltè. Ah, il giovane chirurgo non le avrebbe mai capite.
Scese qualche rampa di scale e tornó in corsia con intenzioni ben precise. Chiese alla segretaria di reparto dove fosse il Dottor Llores ma si rese conto subito di aver sbagliato soggetto a cui rivolgere la domanda.
Con fare illogico (a detta di Sergio, ovviamente) questa gli si paró davanti, con mille scuse, tentandolo - magari - di seguirla fino all'ambulatorio vuoto, magari quello con la brandina, cercando di convincerlo a seguirla per sbrigare una certa 'pratica' insieme. 
Ramòn degludì, togliendosela educatamente di torno e rassegnandosi al dover cercare il biondo 'porta per porta' o meglio 'ambulatorio per ambulatorio'. Ma, si sa, la fortuna bacia i belli. Il ragazzo non dovette faticare a lungo prima di trovare Fernando, appoggiato ad una finestra, che trascriveva un paio di ricette. Sorrise malizioso, chiudendosi la porta alle spalle. 
« Quale buon vento, Sergio. »
Lo salutó il biondo, continuando il suo lavoro senza guardarlo.
« In realtà sto scappando da Pilar. Tutto qui. » 
Rispose lui, sornione, abbandonandosi sulla prima sedia libera. 
Fernando si voltó, scrutandolo attentamente. Presto sarebbe dovuto ripartire e voleva memorizzare bene tutti i particolari di quel volto statuario. 
Sentendosi vagamente osservato, il dottor Ramòn, si avvicinó con passo trascinato, sedendosi sulla scrivania di fianco all'altro medico che smesse di scrivere improvvisamente. 
« Allontanati dai. Mi distrai. »
Disse svogliato, Fernando, facendogli un segno con la mano. 
Sergio non lo ascoltó ed inizió a recitare un malore, melodrammaticamente.
« Ed ora cosa vuoi che ti faccia, Ramòn. Una visita per caso? »
Ghignó il biondo, abbandonando una volta per tutte il suo lavoro. 
Sentendosi finalmente accontentato, Sergio gli rispose prontamente, sorridendo soddisfatto:
« Dottore, Dottore, ho solo bisogno di cure. Ho una grave malattia al cuore. »
Fernando lo assecondó, stando al suo gioco.
« Sentiamo Sergio: Quale malattia? Quali cure? »
« Soffro di crepacuore quando qualcuno che amo va via. Ho bisogno di una cura di lui. »
Fece, con voce infantile ma sincera. Gli mancava Fernando sempre accanto a lui. 
Ma quelle sdolcinatezze non erano sicuramente da Sergio Ramòn: non ci pensó due volte prima di alzarsi con un'incredibile scatto da atleta ed inchiodare il biondo al muro, indietreggiando un poco per chiudere abilmente la porta a chiave.
« Llores che dici, se non ti lascio mai piú andare via è un sequestro di persona? »
« Forse, Ramòn. Non ne sono del tutto sicuro. »
Sorridono entrambi. Sergio prende il volto di Nando tra le sue mani: amava osservarlo in tutti i suoi particolari e perdersi tra i suoi tratti infantili e le lentiggini rosee. 
« Niño, te amo. »
Gli disse ancora, questa volta sottovoce, baciandolo appassionatamente.

  
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