Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: CAMM    22/03/2013    3 recensioni
Abbassò lo sguardo una volta ancora, intrufolò la mano nella tasca mentre sentiva i battiti cardiaci aumentare considerevolmente.
-Sei il mio sole, Ali- Le disse, mantenendo lo sguardo fisso sulle sue converse e porgendole la collana.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I WANT YOU TO STAY

 Image and video hosting by TinyPic 

 

Something in the way you move
Makes me feel like I can’t live without you
It takes me all the way
I want you to stay

 
 April 13th, 2010 – Delaware (Ohio)
Alice osservò le iridi chiare del ragazzo di fronte a lei, quel giorno erano più verdi del solito.
Quelle iridi si fecero più vicine, erano sorridenti, il cielo nitido di quella primavera le illuminava.
Le mani grandi e forti di Harry le cinsero il bacino attirandola verso di lui, le sfiorò le labbra delicatamente, come per infonderle sicurezza. Alice si scostò i lunghi capelli castani nella spalla destra, poi alzò lo sguardo verso di lui. Le mancò il fiato in gola, era talmente bello da restarci secchi.
-Ora ti porto da una parte, Ali-  La ragazza annuì sorridente, non si era mai sentita in quel modo, nessuno era stato capace di illuminarle le giornate come faceva Harry.
Passeggiarono lungo la strada principale del loro piccolo paesino in Ohio. Era un paese che contava meno di diecimila abitanti, tutti conoscevano tutti, le facce erano sempre quelle, ma ad Harry ed Alice poco importava.
Alice sfiorò il braccio del ragazzo cercando un minimo contatto, gli occhi chiari di Harry fecero capolino sulle gote della ragazza e le sorrise dolcemente afferrandole la mano e intrecciando le loro dita.
-Dove stiamo andando, Harry?- Imboccarono una stradina stretta e sabbiosa, una di quelle che Alice non aveva mai percorso.
-Shhh- Le sussurrò Harry all’orecchio per poi lasciarle un nuovo bacio a fior di labbra. Il sorriso solare di Alice riempì ancora una volta il suo viso ovale.
Proseguirono camminando mano nella mano, sebbene fossero ormai passati tre mesi, Alice non si era ancora del tutto abituata al tocco caldo di Harry, a quei baci soffiati via dal vento e da tutta quella tenerezza che li accompagnava.
Arrivarono in un prato, una distesa d’erba verde e di piccoli fiori colorati che apparivano qua e là. I due ammiravano quella meraviglia in religioso silenzio, cercando di udire il richiamo dolce degli uccellini svegliati dal quel tepore che annunciava la primavera.
-Ti piace?- Chiese Harry, sorridendole.
Alice fece un respiro profondo prima di rispondergli, come se volesse catturare tutto ciò che la natura le stava offrendo.
-E’ meraviglioso, Harry-
Si sedettero in mezzo alla radura, facendo parte integrante della natura. Quei paesaggi, quei tramonti, non li avrebbero mai visti in città. In fin dei conti, il bello dei paesini sperduti era proprio quello.
Alice poggiava la testa tra le gambe di Harry, guardando il cielo azzurro intenso. Il sole cominciò a calare, tra le chiacchiere dei due ragazzi, il tramonto era uno spettacolo che fece venire la pelle d’oca ad entrambi.
Improvvisamente Harry si fece sopra il corpo esile di Alice, sdraiati a terra, sentendo i loro respiri confondersi l’uno con l’altro, quei respiri che si fecero sempre più corti. Il ragazzo pose una mano dietro la nuca di lei, baciandola con più passione delle altre volte, lei si lasciò andare a quel momento. Le loro labbra si modellavano veloci le une sulle altre, mentre le loro lingue si accarezzavano lentamente, assaporando tutti i lati di quel bacio.
La mano sudata di Harry si strusciava lungo i fianchi di Alice.
Si staccarono dopo un po’, i loro occhi un tutt’uno.
-Torniamo? Comincia a far buio- Pronunciò il ragazzo alzandosi delicatamente dal corpo di lei.
La aiutò ad alzarsi, s’incamminarono nella strada del ritorno abbracciati, felici più che mai.
 

 Image and video hosting by TinyPic 

 
May 1st, 2010 – Delaware (Ohio)
Il tepore di quel maggio si percepiva piacevolmente, era un tepore leggero che accarezzava la pelle. Le loro dita intrecciate si stringevano forti.
I loro occhi chiari s’incrociarono per la millesima volta; quegli occhi così innocenti e trasparenti.
Alice si scostò dal ragazzo, liberandosi dal loro contatto per sedersi sopra un muretto di pietra al lato della strada sassosa.
Harry le si avvicinò lentamente, il viso di lei, da quell’altezza, gli arrivavagiusto di fronte. Era talmente bella da far sì che Harry si dimenticasse di respirare.
Respiri mancati, battiti accelerati.
La collana  che le doveva regalare, un piccolo pendaglio a forma di acca, H come Harry, gli pesava più del dovuto in quella tasca della felpa; come se contenesse tutte le sensazioni che provava ogni volta che incrociava i suoi occhi.
-A che pensi?- Alice notò lo stato confusionario del ragazzo.
Harry le osservò le scarpe grigie che portava, delle converse.
-Penso a quanto possa essere perfetta la mia vita assieme a te, penso a come mi hai stravolto l’esistenza, penso al mio futuro, al nostro futuro. Lo vedi il sole, Ali? Lo vedi? E’ sempre lì, anche se dietro a nuvole grigie, lui c’è-
Abbassò lo sguardo una volta ancora, intrufolò la mano nella tasca mentre sentiva i battiti cardiaci aumentare considerevolmente.
-Sei il mio sole, Ali- Le disse, mantenendo lo sguardo fisso sulle sue converse e porgendole la collana.
 
July 20th, 2010 – Delaware (Ohio)
Il sole stava per tramontare e l’aria cominciava a rinfrescare, un brivido percorse la schiena seminuda di Alice, la canotta che indossava era fin troppo scollata.
Il parco era vuoto, nessuno faceva caso a lei, nessuno passeggiava lungo il fossato quel venti di luglio.
Notò i riccioli di Harry muoversi con la brezza, arrivò in bici.
Una goccia di sudore gli colò dalla fronte.
Alice si arrampicò nella staccionata di legno e si sedette a cavalcioni, le mani erano bollenti, sudate e continuavano a torturarsi a vicenda.
Erano entrambi consapevoli di ciò che sarebbe successo.
Nemmeno uno sguardo. Le loro teste guardavano il prato, d’un verde accecante.
-Non riesco nemmeno a guardarti in faccia- Pronunciò lei.
-Non so che dire-
-Nemmeno io-
-Almeno potevi dirmelo tu, Harry-
-Come potevo? In che modo, Ali? Senti, io c’ho provato molte volte, ma mi bloccavo, avevo paura di perderti-
-Perché se lo vengo a sapere dagli altri, invece non mi perdi, vero?-
Il silenzio era rotto solamente da alcune cicale che intonavano il loro canto.
-Pensavo fossi diverso- Solo in quel momento, la ragazza alzò gli occhi incrociando quelli verdi del ragazzo, era uno sguardo deluso.
Quella consapevolezza, quel macigno che si portava dentro stava tentando di uscire sottoforma di lacrime.
Non poteva piangere di fronte a lei, deglutì cercando di mandar giù anche i rimorsi.
-Ali, io ti amo-
Gli occhi cristallini di Alice passarono dalla delusione all’odio. Fiamme d’odio divampavano nelle sue iridi chiare.
-Non sparare stronzate, smettila. E’ finita, lasciami in pace-
Scese con un balzo dalla staccionata e cominciò a correre incontro all’orizzonte.
Solo allora, le lacrime presero il sopravvento nelle guancie di Harry.
Come tutte le cose, anche la loro storia era destinata a finire e quella era stata la fine più brutta che Harry avesse mai potuto immaginare.
 

 Image and video hosting by TinyPic 


  October 30th, 2010 – Delaware (Ohio)
Sorseggiò calma il the caldo che Amélie le aveva preparato.
Amélie era una ragazza dall’aspetto cadaverico e le lunghe dita affusolate, era l’unica amicizia che Alice era riuscita a custodire con il tempo, si conoscevano da sempre, forse questo agevolava le cose.
-Amélie, ti devo dire una cosa-
Il tono basso e sottomesso catturò subito la ragazza.
-Che c’è?-
-Me ne vado-
L’amica strabuzzò gli occhi, cercando di non sputare tutto il the che aveva in bocca.
-Cosa? E dove? E perché? Spero tu stia scherzando, insomma, cosa farai? Dove andrai?-
Alice fulminò con lo sguardo Amélie che si zittì due secondi dopo.
-Vado a Londra, ho già un lavoro e un mezzo affitto-
-Dimmi che stai scherzando-
-Non scherzo, Am-
L’amica deglutì rumorosamente.
-Quando parti?-
-Tra mazz’ora devo andare in aeroporto-
 
Aveva salutato Amélie ancora scioccata, era tornata frettolosamente al suo appartamento, aveva chiamato un taxi che l’aveva accompagnata all’aeroporto.
Lei ed Amélie avevano discusso un po’ su Harry, lei riteneva che avrebbe dovuto riferirgli della sua partenza, ma Alice non avrebbe mai accettato tale proposta, con Harry era finita da un pezzo.
Alice sedeva in una delle sedie scomode di plastica blu dell’aeroporto, leggeva un pezzo di carta scritto a matita che aveva ritrovato in una taschina dimenticata del portafoglio. 
“Ti amo, Scric” diceva quel piccolo foglio di carta; la ragazza incrociò la gambe e si staccò un pezzo di unghia con i denti.
La sua mente si catapultò tra i ricordi di quella primavera, una primavera fuori e dentro lei. Primavera in tutti i sensi. Quel sorriso radioso s’imprimeva nella sua mente come un’immagine indelebile.
Si passò una mano sul viso; non aveva il coraggio di guardare ciò che accadeva attorno a lei, tutta quella gente che andava e veniva, tutti quegli stati d’animo.
Dopo un’ora circa l’autoparlante scandì il numero del suo volo, Alice si alzò trascinando dietro di sé il bagaglio a mano.
Continuò a camminare guardando il pavimento economico di quel luogo, la facciata di vetro la divideva dal suo passato, un passato indissolubile.
Sentì bussare sul vetro affianco a lei, il viso di Harry era incredulo, le occhiaie violacee marcavano nel cuore di Alice un senso di colpa; aveva messo lei la parola ‘fine’ a tutto.
Si morse il labbro inferiore per cercar di soffocare il nodo alla gola.
Harry le indicò il cellulare dall’altra parte del vetro, Alice frugò nella tasca dei jeans strappati.
Lesse il messaggio sentendo del sangue che cominciava ad uscire dal labbro inferiore ancora preda del morso feroce.
*Ti aspetterò*
La suoneria suonò un’altra volta.
*Sempre*
Alice cominciò a correre senza voltarsi.
Le lacrime cominciarono a correre insieme a lei.
 
Si sedette asciugando le ultime lacrime che le rigarono le guancie, il sedile aveva un acre odore di plastica, portò le sue gambe a contatto con il petto cercando di non dissolvere quelle emozioni.
Aveva bisogno di ricominciare tutto da capo.
 
January 1st, 2011
*Quest’anno il mio desiderio sei tu. Buon 2011. Mi manchi, Ali*
*Buon anno anche a te*
 

 Image and video hosting by TinyPic 

 
January 3rd, 2011 – Delaware (Ohio)
Harry camminava a passo stanco, il cappuccio in testa e le cuffie nelle orecchie. Quella canzone lo descriveva a perfezione, parlava d’un amore finito, d’un amore irraggiungibile. Ultimamente Harry si riconosceva in ogni strofa triste d’ogni cantautore malinconico.
Arrivò a lavoro con le mani nelle tasche. Fumò una Marlboro rossa prima d’entrare nella piccola bottega di fiori in cui lavorava ormai da anni.
La occhiaie sotto i suoi occhi erano ancora marcate, passava le nottate di fronte alla tv o a leggere i libri; si rifiutava di dormire, di sognare.
-Buongiorno, Harry- Le disse Amélie già dietro il bancone.
Lavoravano sempre insieme, avevano imparato ad essere amici. Amélie era sempre stata, sia con Harry che con Alice, una brava consigliatrice e ascoltatrice.
Harry le accennò un saluto sussurrato, non aveva affatto voglia di lavorare.
Amélie le si parò davanti, afferrandogli i polsi violentemente.
-Basta, Harry-
I muscoli delle braccia si contrassero spaventosamente e le vene s’ingrossarono d’un tratto, era sicuramente vicino ad un collasso.
-Devo andare da lei, sto impazzendo- I suoi occhi spaventati misero un po’ di soggezione alla ragazza che afferrava ancora i suoi polsi.
-La ami?-
Silenzio
-Rispondimi! La ami?-
-Più di qualsiasi altra cosa al mondo-
Amélie fissò le iridi verdi del ragazzo a fondo.
-Sai cos’è l’amore?- Gli lasciò lentamente i polsi –amare vuol dire sopportare, amare significa fare i salti mortali purché l’altra persona sia la persona più felice del mondo. Amare, a volte, non è sinonimo di possedere. Harry, Alice è felice là. Lo so che è la cosa più difficile da realizzare, ma lei ha preso questa decisione, mettiti il cuore in pace. Se la ami veramente sai rispettare tutte le sue decisioni-
Le mani di Harry si chiusero a pugno, le sue unghie stavano solcando la pelle.
Il suo respiro s’accorciò improvvisamente.
Si avvicinò al bancone e scivolò accanto ad esso, sedendosi a terra. Amélie gli si fece affianco, lo abbracciò accarezzandogli quei suoi ricci morbidi.
 
February 5th, 2011 - London
Camminava lentamente lungo il Tamigi. Londra era sempre stata la sua città preferita, in un certo senso era il suo sogno più grande, era sempre stata attirata dal fascino di quel luogo.
Si scostò lentamente una ciocca di capelli che le era ricaduta sulle gote tempestate di lentiggini, si ritrovò a ripensare a com’era bello il sole nel suo paesino disperso nell’Ohio.
Si ritrovò a pensare a tutte le persone a cui aveva dovuto rinunciare trasferendosi a Londra, ma aveva deciso d’essere egoista, per una volta nella vita e pensare solo a ciò che voleva veramente lei. Londra l’aveva accolta a braccia aperte, era stata come uno sprizzo di vitalità dopo una vita troppo monotona ed era entusiasta di tutto ciò.
Aveva sempre desiderato tutto quello ed ora che l’aveva le sembrava strano sentire ancora un buco vuoto nella sua giovane vita.
Un vuoto incolmabile.
Una mano le sfiorò la spalla, la ragazza si voltò leggermente.
-Ciao Ali-
Alice sorrise dolcemente all’amica dagli occhi blu.
-Ciao Chloe-
Le due camminavano ai bordi del fiume, raccontandosi le ultime novità.
Chloe era una delle molte conoscenze che Alice aveva fatto durante una giornata di sole, avevano molti interessi comuni, passati differenti e troppa voglia di vivere per rinchiudersi dentro quattro mura bianche.
Andarono a prendersi qualcosa da bere al bar lì vicino.
Mentre sorseggiavano il loro the caldo, Chloe prese la parola: -Non mi hai mai raccontato la tua vita prima di Londra, Ali- Le sorrise cordiale l’amica, lei che ne sapeva che una semplice domanda poteva suscitare in Alice così tanti ricordi?
L’immagine nitida di Harry dall’altra parte della parete di vetro era ancora fresca nella mente di Alice.
-Non c’è molto da raccontare, a dir la verità, me ne sono andata da lì, ora non voglio pensarci… Non era il posto per me, quello-
E lo pensava davvero.

 Image and video hosting by TinyPic  

 
February 9th, 2011 – Delaware (Ohio)
Amélie finì di girare la chiave nella serratura del piccolo negozio che divideva con Harry.
Anche quella giornata si stava finalmente concludendo, ultimamente non faceva che pensare a quanto terribilmente fosse diventata sola, da quando Alice se ne andò.
Si cambiò in fretta e uscì per andare al bar, ci sarebbe stata un po’ di gente, sperò con tutta se stessa che ci fosse qualcuno che conoscesse; sarebbe stato frustante dover ordinare da bere da sola, in un angolo del bancone.
Si addentrò nel locale dalle luci soffuse, era pieno di gente dall’età incerta, gente che dell’età se ne fregava.
Prima di arrivare al bancone una mano le afferrò il polso costringendola a voltarsi. Una chioma rossa mi baciò le guancie, Amélie era decisamente sollevata di aver trovato una conoscente.
-Ciao Jennie- Le sorrise amorevolmente, come solo lei era capace.
Le due si accomodarono al bancone per ordinare da bere.
-Ho sentito che Alice è partita-
Aveva centrato in pieno al primo colpo, Amélie abbassò un poco lo sguardo.
-Già…-Le sue parole uscirono come un sussurro lieve e delicato, ma apparse decisamente più sofferente di quanto voleva lasciar trasparire.
-Ascolta Amélie, mi scoccia chiedertelo, ma volevo sapere come sta Harry-
Amélie pensò alle numerose crisi di rabbia del ragazzo, ai suoi occhi iniettati d’odio e le lacrime che tratteneva ogni volta che pensava ad Alice.
-Se la cava-
-Sai, pensavo di chiedergli d’uscire-
Non l’avrebbe mai accettato ed Amélie lo sapeva bene, ma tentar non nuoce.
-Certo- le sorrise –ora gli scrivo di venire-
Amélie digitò frettolosamente il messaggio per poi inviarlo ad Harry.
*Vieni al bar,  c’è una persona che ti devo presentare. –Amé*
*Arrivo, Am. xx H.*
Il cappuccio celeste di Harry fece la sua entrata nel locale dopo una ventina di minuti. Si avvicinò cauto alle due ragazze, baciando le guancie prima ad Amélie e successivamente, dopo una breve presentazione, anche a Jennie.
Harry abbassava spesso lo sguardo, perdendo sempre il filo del discorso, si poteva facilmente intuire che i suoi pensieri quella sera fossero da tutt’altra parte del mondo.
-Scusate ragazzi, io ora devo proprio andare, buon proseguimento di serata- Amélie resse il gioco all’amica fingendo di dover andare, fu una pessima mossa.
Amélie baciò entrambi nelle guancie, riservando ad Harry una lieve carezza.
Harry cominciò a picchiettare le dita affusolate nel bancone spoglio del pub, sentiva il sangue pompare nelle vene.
Non avrebbe cominciato una discussione imbarazzante con una ragazza che conosceva da soli venti minuti, strinse forte i pugni per cercare di placare la crisi di ira che si stava insinuando tra le sue vene.
-Allora ho sentito che Alice se n’è andata- La sua mascella si contrasse istintivamente, mantenne lo sguardo basso –dev’essere stato un brutto colpo per te-
A quel punto le sue unghie stavano imprimendo degli fondi solchi nei suoi palmi, la rabbia che mai aveva del tutto aveva lasciato scivolar fuori dal suo corpo ora cominciava a battere forte e precisa nel suo stomaco. Un battito imperterrito, simile alle vibrazioni che emana un tamburo percosso.
Harry cercò di riprendere la consapevolezza e fece due respiri profondi prima di alzare finalmente lo sguardo e fissare le iridi chiare della ragazza seduta di fronte a lei.
-Che c’è, Harry?- Lo sollecitò, allora.
Dopo quelle parole Harry aveva esaurito l’autocontrollo.
Colpì violentemente il bancone con una mano serrata, continuò a fissare negli occhi Jennie che, da parte sua, cominciava ad aver timore di Harry.
-Vuoi veramente sapere che cos’ho?- Nei suoi occhi divampavano le fiamme d’odio vive e lampanti più che mai.
Si alzò di scatto dallo sgabello nel quale era seduto da fin troppo tempo, afferrò violentemente il polso della ragazza continuando a stringere, come a volerle far capire cosa si provava ad essere nella sua situazione, come se quel polso avrebbe potuto minimamente farle intuire ciò che doleva a lui internamente.
La sua mascella serrata continuava a scattare leggermente, accompagnata da sordi scrocchi.
D’un tratto lasciò il polso a Jennie, afferrò il cappotto nero e uscì da quel locale senza proferira una parola di più. Si infilò rapidamente lungo la stretta via laterale, prendendo a calci il cassonetto al bordo del marciapiede.
-Fanculo-
 

 Image and video hosting by TinyPic   


 
March 21st, 2011 - London
Il sole splendente la sovrastava piacevolmente, le infondeva una dolce sensazione di nostalgia.
Dolce, perché tutti i ricordi ancora vivi nella sua mente, avevano quel gusto dolce che possiede la primavera. In tutti gli effetti, quel giorno era il primo giorno di primavera; un giorno di rinascita, che aveva un gusto tutto nuovo, anzi un gusto che pareva nuovo, ma che alla fine aveva già assaggiato troppe volte.
-Ehi, Ali, vieni alla festa di Primavera stasera?-
La ragazza sorrise al ragazzo che le pose la questione, per poi sussurrare flebile: -Non credo di esserne molto in vena, oggi-
-Ehi, tutto okay?-
No, non era tutto okay. Il pensiero fisso di quello che aveva lasciato al di là del mare ormai le consumava le ore della giornata, aveva lasciato un vuoto. La verità era che aveva preferito scappare dai problemi, come una codarda.
-Sono solo stanca- Sorrise amorevolmente un’ultima volta all’amico e si dirise verso la direzione opposta al solito.
Si soffermò a guardare le anatre al parco, gettò loro un pezzo del panino che le fungeva da pranzo, si soffermò ad ammirare il cielo limpido di quella primavera, era come se su quel cielo fossero impresse le orme del suo passato che da sempre la guardavano da dietro le nuvole, ma ora facendosi spazio, erano uscite allo scoperto, devastando le poche certezze che Alice credeva di possedere.
 
 
 
April 20th, 2011 - London
Alice inviò un centinaio di curriculum vitae ad ogni agenzia di lavoro che rientrasse nell’arco di un kilometro. La perdita del lavoro era stata per lei la disgrazia maggiore, per ora continuava a condividere un piccolo appartamento con un paio di universitarie, le pagavano loro l’affitto, ma non ancora per molto avrebbe potuto continuare in quella situazione.
Necessitava di qualche grazia divina o di qualsiasi altro intervento della provvidenza che le permettesse di andare avanti, pensò ch’era scappata dai problemi, ma forse erano i problemi che la rincorrevano e non poteva trovar sollievo nemmeno dall’altra parte dell’oceano.
Alzò gli occhi al cielo, le nuvole grigie incombevano sopra la sua testa, grigie come il suo umore.
 
May 15th, 2011 – London
-Pronto?!-
-Parlo con la signorina Alice Marlow per caso?-
-Certo- Un piccolo spiraglio di sole era apparso tra le sue delusioni.
-La chiamavo per l’annuncio sul giornale, ho un impiego per lei!-
Finalmente, il fato avrebbe ricominciato a girare nel verso giusto.
-Solo che avrei bisogno di lei, subito- Continuò la signora che, dalla voce, pareva una donna sulla quarantina o almeno, così se l’era immaginata Alice.
-Non c’è problema-
Alice non sapeva di che lavoro si trattava, che stipendio avrebbe potuto prendere, ma aveva finalmente trovato un lavoro, era eccitata e nervosa allo stesso tempo.
Arrivò nel punto di ritrovo ed una donna sulla quarantina le si avvicinò, indossava dei larghi pantaloni d’un verde acceso ed una canotta a righe colorata, i suoi capelli ramati e raccolti completavano il quadro della signora. Era sicuramente una tipa tosta.
Alice le sorrise e questa l’afferrò per un braccio bruscamente, accompagnandola dentro alla piccola bottega floreale.
Fiori, fiori ovunque.
Giglio, regalità.
Giacinto blu, costanza.
Rosa gialla, infedeltà.
Viola, valore modesto.
Tulipano, dichiarazione d’amore.
Mille altri ancora avrebbe potuto identificare e attribuirne il significato. Le l’aveva insegnato Harry.
Le rimbombava nella mente la sua voce roca mentre le spiegava il significato dei suoi fiori. Passavano le giornate nella piccola fioreria del padre di Amélie, ad amarsi.
Non avrebbe mai potuto lavorare lì.
Anzi, non avrebbe mai potuto vivere lì.
La signora dai capelli ramati continuava la sua spiegazione, Alice non aveva prestato attenzione nemmeno a mezza parola.
Alice sospirò appena le labbra della quarantenne smisero di muoversi e blaterare.
-Non posso-
Alice in quell’esatto momento si rese conto che la sua avventura a Londra era terminata. Si rese conto che non si può sempre fuggire, ma sopra ogni cosa si rese conto che al cuor non si può comandare.
 

 Image and video hosting by TinyPic 

 
May 17th, 2011-Delaware (Ohio)
Harry alzò la saracinesca della fioreria come era solito fare, non fece molta attenzione all’interno del negozio, quella mattina aveva più sonno del solito, le sue palpebre a fatica riuscivano a rimanere aperte.
Girò la chiave nella serratura ed aprì la porta a vetri.
Le chiavi gli cascarono dalla mano destra e le sue labbra si aprirono in segno d’incredulità. Non sapeva come reagire, tutto e nulla gli offuscava la mente.
-Io ti amo, Harry-
Un tulipano, dichiarazione d’amore.
I loro occhi erano gli uni immersi negli altri, così fragili e sensibili da lasciar trasparire tutta la tensione che s’aleggiava nell’aria.
Il ragazzo si avvicinò ad Alice, le scostò una ciocca di capelli castani dal viso. Quanto le erano mancate le sue piccole lentiggini e il colore dei suoi occhi e il suo viso ovale e quelle labbra sottili.
Harry le pose una mano sul fianco, prima di spingerla a sé per posare le sue soffici labbra su quelle di lei.
Le loro labbra si modellarono le sue sulle altre, erano entrambe bramose, da troppo tempo distanti, da troppo tempo sole.
-Ti amo anch’io, Alice-
Si voltò verso un vaso ed estrasse un fiore.
Si voltò nuovamente verso la ragazza e lo porse.
Rosa rossa, amore.
 

 
 

 Image and video hosting by TinyPic   

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
Aloha ,
spero che questa one-shot vi possa piacere, era da un po’ che avevo questa storia in mente ed anche se è decisamente più sdolcinata di quanto volevo, spero vivamente che vi piaccia e se volete recensire per dami dei consigli o per farmi notare che non v’è piaciuta o se v’è piaciuta (?) fatelooo! (Abbiate pietà di me se ci sono degli errori). Insomma, sono davvero felice d’averla finita.
Un’ultima cosa, spero che passiate a leggere le altre one-shot che ho scritto nel mio profilo.
Buona vita a tutti, oggi c’è il sole e sono decisamente più felice del solito.
Con amore, Cami.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: CAMM