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Autore: blessedwithacourse    22/03/2013    1 recensioni
Non si era mai sentita così viva.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Cresta, Johanna Mason
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La sabbia le scorreva tra le mani.
La prendeva in mano e la faceva scivolare via.
Come faceva da bambina.
Come faceva ancora.
Come faceva Finn.
Come avrebbe fatto senza di lui?
Come sarebbe sopravvissuta?
Matta e completamente sola.
In realtà non completamente sola.
Sentiva del calore umano ma non era in grado di riconoscerlo.
Era con lei quando si svegliava di mattina urlando e quando andava a dormire piangendo.
Una dolce voce femminile la consolava.
Delle esili ma forte braccia la abbracciavano.
Delle calde mani le asciugavano le lacrime.
Ma lei non sapeva più niente.
Non capiva il mondo, non lo seguiva.
Lei vedeva cose.
Lei sentiva voci.
Lei non era normale, si ripeteva.
Ma poi lui le diceva che la amava e spazzava tutto
Ma lui era scomparso.
Poi era arrivata lei.
Le diceva cose dolci e le parlava di lui.
Annie si era sempre chiesta come quella donna conoscesse Finn.
Una delle sue molteplici clienti?
Impossibile.
Troppo dolce e troppo protettiva.
E sapeva cose, molte cose.
Di lui, di lei, di loro.
Ma non c’era solo lei.
C’era qualcosa al suo interno.
Qualcosa di piccolo e apparentemente insignificante.
Ma lei lo sentiva, certo che lo sentiva.
Quella cosa non faceva parte del mondo che aveva distrutto il suo unico amore.
Faceva parte di lei.
Una volta aveva sentito lei parlare di quella cosa.
Era così felice, le dispiaceva molto essere così assente.
Non poteva essere felice con lei.
Non poteva parlare e capire chi era.
Ma soprattutto capire cos’era quella cosa.
Lei diceva che sarebbe stato tutto più bello, più allegro.
Sarebbe stato l’inizio di un nuovo mondo.
Ma lei non sapeva se crederle.
Non sapeva più niente.
Sapeva soltanto che era piena di dolore.
Sapeva soltanto che nel suo mondo si stava meglio.
Il suo mondo era strano.
Vedeva l’altro mondo come attraverso uno specchio.
E lo sentiva ovattato.
Però ogni tanto sentiva e vedeva di più.
Ma era così raro.
E lei aspettava e sperava questi momenti.
Perché lei voleva capire.
Non sapeva cosa.
Voleva solo capire.
Ma nel suo mondo, infondo, si stava bene.
Aveva perfino un’amica.
Era bella, molto bella.
Non sapeva il suo nome.
La sua amica non poteva parlare, viveva nell’acqua.
Ed aveva una lunga coda di pesce, del colore del mare.
Anche lei voleva una coda di pesce.
Voleva nuotare con la sua amica e dimenticare tutto.
Ma allo stesso tempo voleva capire.
Allora si appendeva a ciò che captava dell’altro mondo.
Il calore del sole.
La sabbia che scivola tra le sue dita.
La sua voce.
La freschezza dell’acqua.
Uhm, nell’acqua c’era la sua amica che la salutava.
Annie alzò la mano come saluto e poi la rimise nella sabbia.
Non doveva abbandonarlo.
Una caldo mano strinse la sua e la portò via dalla spiaggia.
Peccato le piaceva così tanto quel posto.
Le ricordava lui.
Quando non era ancora ridotta così passavano molto tempo lì.
Lei si sedeva sulla spiaggia.
Lui andava in acqua.
Poi usciva e la bagnava tutta.
Era davvero una bella sensazione.
Lasciò la mano e scappò verso la spiaggia.
Voleva sentirlo.
Voleva vederlo.
Perché aveva dell’acqua in faccia?
Non si era ancora immersa.
Non le importò.
Si buttò in acqua e rimase lì.
L’aria se ne stava andando.
Chissà cos’aveva provato lui a lasciare quell’orribile mondo?
Aveva provato quello che stava provando lei?
Mancanza d’aria.
Stordimento.
Le gambe si facevano molli.
Non riusciva a pensare.
Non riusciva a nuotare.
Non riusciva a resistere.
Vedeva lui.
Le tendeva la mano.
C’era anche la sua amica.
Sentiva qualcosa al suo interno.
Stava facendo male alla cosa.
E a se stessa.
Ma non poteva.
Non poteva aspettare ancora.
Voleva vederlo.
E non riusciva a nuotare, a pensare, a respirare.
Ma era felice.
Vedeva lui che le sorrideva.
Amava il suo sorriso.
Se la morte significava vedere il suo sorriso sarebbe morta altre centomila volte.
Avrebbe sacrificato la sua vita per averlo.
Ma, infondo, la sua, era vita?
Forse si, forse no.
Diventò tutto buio.
Poi una luce.
Un sorriso.
La sua voce.
Corse in quella direzione e sentì le sue braccia calde avvolgerla.
La morte era così dolce.
Voleva rimanere così per sempre.

 
 ___________________________________________________________________________________________
 
Annie si stava passando la sabbia tra le dita.
Ancora.
La rendeva nervosa.
Tutto la rendeva nervosa.
L’impotenza verso Finn e verso lei.
Così dolce.
Così fragile.
Così sola.
Ma c’era lei.
Lei l’avrebbe aiutata.
E forse avrebbe ricordato.
Forse sarebbe ritornata prima della nascita del bambino.
Lei aspettava un bambino.
Come poteva crescerlo?
Non era presente.
Era così apatica.
Non ce l’avrebbe fatta.
Così aveva deciso di aiutarla.
Di andare nel 4 per lei.
Odiava la spiaggia.
Odiava il mare.
Odiava l’acqua.
Ma Annie amava tutto ciò quindi a lei andava bene.
Passava giorni interi su quella spiaggia e le parlava.
Le parlava di Finn, di lei, di loro.
Le parlava del bambino.
Cercava di essere felice, per non rattristarla.
Poi le prendeva la mano e la guardava negli occhi.
Ma gli occhi stupendi di Annie non c’erano più.
Erano vuoti, spenti.
Non c’era quella scintilla che li aveva sempre caratterizzati.
Poi la portava in casa e la faceva mangiare.
E la metteva a letto.
Ma Annie era perseguitata dai demoni del suo passato.
Urlava, piangeva, si dimenava.
Lei la abbracciava e la consolava.
Si metteva a letto con lei e la faceva addormentare.
Nel sonno urlava il nome del suo defunto marito.
E piangeva.
E piangeva anche lei.
Lui era suo amico.
Il migliore.
Non ne aveva, in realtà, di amici.
Solo lui e alcuni vincitori.
Nessuno la voleva.
Nessuno la cercava.
Lui invece si preoccupava per lei.
Quindi lei aveva lasciato tutto cioè niente ed era andata da Annie.
Ma non cercava lei.
Cercava qualcun altro.
E lei si sentiva impotente.
Annie alzò una mano e salutò il mare, così fragile, così ingenua.
La prese per mano e la portò via.
Erano quasi a casa e Annie allentò la presa e scappò.
Verso il mare.
Le corse dietro ma si era già buttata in acqua.
Doveva riuscirci, per lei.
Si buttò.
Ma non la trovava.
Nuotava, sempre più a fondo ma non riusciva a scorgerla.
Dove si era cacciata?
Le forze la stavano abbandonando ma doveva trovarla.
Ma perché tutto si faceva così buio?
E cos’era quella luce?
Magari Annie era lì.
Nuotava verso la luce e si sentiva così viva.
Capì troppo tardi che doveva scappare da quella luce.
Ma, infondo, sapeva che voleva andarci.
Voleva farla finita.
Poi all’improvviso una luce così forte l’accecò.
La sua famiglia.
Cosa ci facevano lì, nel mare del 4?
Ah, già, era… morta?
Probabilmente si, ma non si era mai sentita così viva. 






*angolo della (presunta) aurice* 
non chiedemi perchè l'ho fatto. 
Le ho uccise entrambe. 
Ero anche allegra non so perchè ho fatto tutto ciò. Ma mi è uscito di getto e l'ispirazione chiama e noi (presunti) autori dobbiamo rispondere, penso. Allora il titolo, bho, non so neanche se centra tanto ma mi piace e poi è una frase dei BMTH (sono dei geni e non so come mi ricordano un casino HG, quindi si devono ascoltare u.u (?) ok, concludo l'angolo pubblicità alle mie band preferite) quindi si può. è scritto in questo modo perchè volevo cercare di trasmettere la pazzia di Annie e poi l'ho usato anche per Johanna perchè mi andava. Eeh, bho basta
mangiate tanti cupackas e oreo finchè poetete (sia mai che verrete estratti)
uhm, possa la fortuna sempre essere a vostro favore e mmh, non falciatemi perchè le ho uccise, e, se vi piace recensite 
bacioni 
  
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