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Autore: rosedodgson    22/03/2013    1 recensioni
...Soldati! Io non posso permettere che la nostra bella terra bevi ancora i liquami di gente straniera, usurpatori, ladri che la trattano come carne da macello, da spartirsi e litigarsi, che deridono la nostra storia, la nostra cultura… per secoli e secoli è stato così… è tempo di porre fine a ciò…
Genere: Guerra, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Illic es haud Sancti Peccatorii'
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Adversum


 

23 marzo 1848, Roma

“Vi pregherei di aspettare qui.” Il tono del maggiordomo era assai diffidente. In 23 anni di onorata carriera, nessuno mai, aveva chiesto di incontrare… quell’essere. A dire il vero, era quasi certo che nessun’altro, a parte sua Eminenza e pochi fortunati, fosse a conoscenza di quella “persona”.
Vide una giovane cameriera uscire da quella stanza con in grembo della biancheria piegata. La raggiunse con passo svelto, mantenendo una postura impeccabile.

“Vostra Grazia è presentabile?”

La giovane cameriera, imbarazzata, non sapeva cosa rispondere.

“Ehm, ecco io.. credo di sì..”

“Via via, chiederò io..” disse l’uomo, con aria vagamente scocciata, prima di bussare alla porta.

“Prego…”

L’uomo varcò la soglia. Non era mai entrato nella stanza da letto di Vostra Grazia (sia mai!) ma nella sala che faceva da anticamera aveva passato ore intere a mettere in ordine, più volte, i libri e le carte che lei sgarbatamente lasciava in giro o rimetteva a posto in modo del tutto privo di senso.
Come in quel preciso momento.

“Vostra Grazia…” iniziò il maggiordomo, cercando di attirarne l’attenzione. La fanciulla si voltò. Era china su dei volumi sparsi su una cassapanca e la scrivania.

“Ditemi pure Benedetto…” lo incalzò, togliendosi gli occhialini da vista. Sembrava leggermente inquieta.

“Due uomini chiedono di voi. Hanno detto di chiamarsi Vargas  l’uno mi pare un militare, l’altro…”

“Dove sono?” Appena aveva pronunciato quel cognome, lei aveva drizzato la schiena e appoggiato in modo sgraziato il volume che teneva in mano.
Benedetto, che odiava la mancanza di grazia, ma soprattutto essere interrotto, le rispose nel modo più falsamente cordiale possibile “In biblioteca Vostra…”

“Fateli entrare! Subito!” rispose lei eccitata.

Quando Benedetto tornò e fece entrare silenziosamente i due sconosciuti nella sala, la donna stava ammucchiando delle carte sulla scrivania. Appena alzò lo sguardo verso i nuovi venuti sorrise come mai il maggiordomo l’aveva vista sorridere in 23 anni.

“Lasciateci soli” disse con lo sguardo fisso sui due ragazzi.

Non appena la porta si chiuse attraversò la stanza e circondò il collo dei due con ciascun braccio.

“Grazie al Cielo Grazie al Cielo Grazie al Cielo…” iniziò a ripetere, la fronte appoggiata sulle spalle dei fratelli che tanto amava “Ho pregato così tanto che questo giorno arrivasse… potervi riabbracciare, poter abbracciare entrambi contemporaneamente… Dio mio! Non mi sono mai sentita così felice da quando.. da quando..”.

Romano appoggiò delicatamente la guancia destra sulla testa velata della sorella, mentre Feliciano le accarezzava la schiena.

“Non essere troppo ottimista sorella” disse il primo “non sappiamo ancora se riusciremo a riunirci definitivamente..”

Gli altri due lo guardarono. Cristiana sorrise dolcemente e sfiorò la guancia dell’altro con le dita.

“E’ pur sempre un inizio… forza, sedetevi..”

Tutti e tre si avvicinarono ad un prezioso tavolo da tea, l’unico sgombro da fogli e tomi. Feliciano nel sedersi cercò di reprimere una smorfia di dolore. Il fratello maggiore lo afferrò per un braccio cercando di aiutarlo mentre la sorella lo imitava.

“Feli! Cosa non va? Sei ferito?!”  chiese quest’ultima terrorizzata. Feliciano rilassandosi sul divano fece un largo sorriso alla sorella per poi baciarla sulla guancia così vicina. Era un odore così particolare, come quello di Romano…

“Non agitarti sorella, è solo una ferita al fianco, solo questo… ”

Cristiana, a quel contatto arrossì subito. Non per pudore o vergogna, ma per pura e semplice felicità. Si sentiva così viva, come se il sangue circolasse nel suo corpo con una forza nuova. Si sentiva completa.

Ignorando il sofà posto di fronte ai fratelli, si sedette sul tappeto ai loro piedi. Era così appagata da sentirsi mancare. Alzò lo sguardo colmo di tenerezza sul viso dei due che la guardavano sorpresi.

“Sono così.. orgogliosa.. di voi due..” disse prendendo le mani dei fratelli più piccoli. Mani da uomini.

“State facendo ciò che io non sono riuscita a fare in secoli… Mio Dio, sono così …” la frase si spense a metà. Era sull’orlo delle lacrime ma decise di nascondere gli occhi liquidi chinandosi a baciare i dorsi delle due mani.

Dopo qualche istante di profondo silenzio e commozione, Romano si schiarì la voce, ingoiando la voglia infinita di abbracciare Cristiana e Feliciano, senza dover toccare quell’argomento e senza dover pensare a ciò che stavano per affrontare.

“Sorel…” si fermò un attimo “Stato Pontificio..” lei alzò lo sguardo verso il giovane uomo “noi, l’Italia, vi dobbiamo chiedere un favore…”

Cristiana sentì la mano di Feliciano stringere la sua. Sorrise, raddrizzando la schiena e volgendo lo sguardo dagli occhi color oliva di Romano a quelli terrei del minore del trio.

“Chiedetemi qualsiasi cosa….”

 

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3 Maggio 1848, (fuori) Treviso

Andrea Ferrari udì distintamente gli zoccoli del frisone fermarsi. Ebbe appena il tempo di alzarsi prima che un soldato apparisse nella sua tenda come una furia.

“Generale Vargas, Signore” si dichiarò, a gran voce, mettendosi sull’attenti “Generale Comandante della divisione regolare del corpo pontificio”

Il generale Ferrari rimase interdetto per qualche secondo. C’era qualcosa di strano in quel soldato.

“In verità” disse con voce fumosa, dovuta agli anni e alla sua passione per i sigari “aspettavo il generale Durando..”

“Il generale è rimasto ad Ostiglia, Signore, sotto mio preciso ordine…” rispose l’altro rimanendo sull’attenti.

“Sotto suo preciso…ordine?” Ripetè l’uomo sempre più confuso. Quel ragazzo era troppo giovane per essere un generale, al massimo poteva essere un sottotenente… c’era qualcosa di sospetto.

“Sì Signore” rispose l’altro.

Ferrari pose con naturalezza la mano sull’elsa della spada e disse “Mi dispiace, ma ho ordinato chiaramente di poter parlare direttamente con Durando… quindi, la invito gentilmente a tornare dal suo comandante e farlo venire qui alla svelta! ”

“Non posso Signore!” disse il più giovane con tono irritato.

“Si rifiuta?!” Ferrari sgranò gli occhi e la presa della sua mano si fece più salda.

Il nuovo venuto fece un profondo sospiro ed abbassò il braccio andando in riposo.

“Va bene Signore, visto che insistete, voglio essere totalmente sincera con voi..” pronunciate quelle parole si tolse il berretto con visiera che le oscurava gli occhi.

“Ma…ma…” balbettò Ferrari a quella vista.

“Ve ne sareste accorto comunque” disse l’altra  con una smorfia “ queste divise sono troppo leggere…”

Il povero generale non sapeva cosa dire: all’inizio pensò ad una burla di cattivo gusto poi, osservando meglio la giovane, decise di ritornare nei suoi panni ufficiali per non perdere ulteriore tempo.

“Chi siete dunque?” chiese con tono autoritario ma anche leggermente incuriosito.

“Mi ripeterei se vi rispondessi..”

“Vorreste insinuare che…”

“Io non insinuo, affermo di essere il Generale Comandante della divisione regolare del corpo pontificio” disse l’altra con tono sempre più irritato. Non voleva perdere tempo inutilmente; il messaggero sembrava molto agitato quando l’aveva raggiunta sul Po’ e durante il viaggio si era creata molte teorie sul perché.

“Inoltre” disse, sperando di chiarire la situazione una volta per tutte “sono la rappresentante dello stesso! Immagino che abbiate sentito parlare di noi…”

A quelle parole Ferrari iniziò a tossire come un matto. Cristiana, prontamente, si portò accanto a lui e gli diede qualche colpetto sulla schiena.

“Sono partita subito.. non perdiamo altro tempo, vi prego…”

L’uomo, ancora lacrimante la guardò di sottecchi. Non riusciva a credere di avere al suo fianco lo Stato Pontificio. Aveva sentito tante storie su di lei da quando era entrato al servizio del trono di San Pietro. Che era un uomo, una donna, un vecchio. Che aveva combattuto a fianco di re ed eroi di varie nazioni. Che era un essere crudele e sanguinario.

Si ricompose e si inchinò.

“Vi prego di perdonarmi Vostra Grazia, io…” ma venne fermato da quest’ultima.

“No! Sono io che vi prego di non perdere tempo! Gli austriaci minacciano apertamente la città di Belluno e probabilmente procederanno verso Bassano…”

“Bassano del Grappa..?”

“Esatto!”

Ci fu attimo di silenzio durante il quale il Generale Ferrari si voltò verso la sua scrivania e prese un foglio. Lo tenne per un istante tra le mani e poi, con sguardo grave, lo porse a Cristiana.

“Questa è arrivata due notti fa. Leggete prego…”


 

*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*+*


“Vostra Grazia?”


Le iridi tremanti di Cristiana si posero di nuovo sul Generale. Il foglio, crudelmente accartocciato, giaceva per terra, dove era stato lanciato poco prima.

“Avete letto?”

Le labbra di lei erano troppo serrate per poter rispondere. Il sangue iniziò a scorrere rovente nei suoi vasi come lava e il respiro usciva forzato dalle narici.

“Vostra Grazia?”

“NON…” si morse la lingua: era infantile prendersela con quell’uomo; fece una pausa e riprese con maggiore calma “… non chiamatemi più in quel modo per favore… per voi sono il Generale Vargas, solo Generale Vargas…”

Stava sputando ogni parola.

“Sissigno…. Cosa state facendo?”

Cristiana si era rimessa il berretto, coprendo alla meglio i lunghi capelli fermati in una crocchia, ed era uscita dalla tenda, seguita da Ferrari.

“Signore? Avete letto il messaggio?”

“Sì” rispose lei, montando agilmente sul frisone nero.

“E quindi..quali sono gli ordini?”

“Voglio parlare con i soldati… ”

Ferrari la guardò dal basso, mentre spronava il cavallo a partire.

“… immediatamente! Vi attenderò là,  in vallata, così saremo al riparo…”

“Sissignore…”


 

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“Ci sono tutti?” chiese con voce affannosa.

“Sì, come avete chiesto voi…” rispose Ferrari al suo fianco in sella sul suo purosangue “.. vi sentite bene Signore?”

“Sì sto bene..” pronunciò prima di andare di passo a raggiungere le truppe schierate.

Ferrari ne osservò la figura, le spalle dritte, perfettamente allineate con quelle del cavallo. Fiera.

Arrivata a pochi metri si fermò. Poi il silenzio. La vide abbassare il capo su quello del frisone.

“Vostra…”

“Soldati! Compagni!” iniziò all’improvviso, mettendosi diritta, con voce chiara e roca “pochi giorni fa il nostro Santo Padre,Pio IX, ha pronunciato un’allocuzione dove sconfessa apertamente il nostro appoggio alle truppe del Regno di Sardegna e alle sue alleate…”

I maggiori si guardarono con aria esterrefatta, così come molti altri soldati.

“So perfettamente che avete lasciato mogli, figli, genitori a casa, per tenere alto il valore del popolo italiano, e che in fondo al vostro cuore di soldati, accogliete questa notizia con gioia…”

Il sole iniziava a concludere il suo giro quotidiano e le divise blu e gialle dei soldati iniziavano ad apparire come macchie indistinte.

 

O Deus, ultimum tem est iuro

 
“.. tuttavia…”

Ferrari drizzò le orecchie.

“io non intendo ubbidire agli ordini del Santo Padre…”

Cristiana si curvò in avanti premendosi la mano libera sulla bocca mentre l’altra stringeva le redini. Ed ecco finalmente quella sensazione terribile, come se qualcuno rigirasse le tue viscere senza pietà. No, non era quello il momento di fermarsi. Si ricompose.

“Io non posso più tollerare una simile scelleratezza, un’ingratitudine verso la nostra stessa identità… Soldati! Io non posso permettere che la nostra bella terra bevi ancora i liquami di gente straniera, usurpatori, ladri che la trattano come carne da macello, da spartirsi e litigarsi, che deridono la nostra storia, la nostra cultura… per secoli e secoli è stato così… è tempo di porre fine a ciò… ”

“Ma questi” continuò con voce più grave “sono pensieri miei, figlia e madre di questa terra..”

A quelle parole molti sgranarono gli occhi in silenzio.

“.. ed è per questo che domani all’alba, mi dirigerò a nord, per unirmi ai miei fratelli, i vostri, i nostri… per allontanare definitivamente l’invasione austriaca, per debellare questo morbo che corrode le nostre carni da troppo tempo…”

“Uomini… io conosco ciò che si cela nelle vostre menti, il desiderio ardente di unire ciò che non solo risiede nelle vostre tradizioni e nel vostro sangue ma ciò che risiede nel vostro animo… ”

“Siete liberi! Liberi di tornare a casa e di riabbracciare i vostri cari, liberi di uscire da questo inferno! Partite stanotte…non cadrà su di voi alcuna nota di demerito, ve lo assicuro io stessa… siete liberi di decidere.”

Molti si scambiarono occhiate malinconiche, altri abbassarono lo sguardo. Una parte di Cristiana sperò che stessero davvero prendendo in considerazione la possibilità di tornare a casa.

“Ma se tra voi, c’è qualcuno che istintivamente  e spiritualmente riesce ad abbracciare le mie idee e la mia anima, bene, allora dico a questi, di affiancarmi domani e di combattere contro l’esercito austriaco, di difendere questa nostra terra, questa nostra identità…  perché Dio stesso lo vuole poiché ci ha donato questi frutti meravigliosi, queste terre fertili e questo amore per ciò che siamo, per ciò che ci lega! Io non vi dico di combattere per soddisfare l’odio che provate per chi vi starà di fronte sul campo di battaglia, ma perché amate più della vostra vita ciò che ci sarà dietro di voi! L’Italia! Tutta l’Italia!”

Lo Stato Pontificio riprese fiato. Non poteva mentire, doveva comunicarlo prima che prendessero una decisione.

“L’Impero austriaco è forte di più di 20.000 uomini, forse anche il doppio” ammise con tono grave “la situazione ci è sfavorevole… ma io…”

Una mano gentile si posò sulla sua spalla. Lei su voltò a guardare il volto del Generale Ferrari che l’aveva affiancata: occhi colmi di tenerezza ed ammirazione  sopra i baffi sale e pepe, rigidi come due soldati, risposero al suo sguardo.

“Speravo, con tutto il cuore, che avreste detto una cosa simile…” sussurrò accennando un sorriso, poi si voltò verso i soldati “Avete sentito il Generale Vargas? Coloro che desiderano continuare la marcia si presentino domani all’alba, gli altri tornino a casa!”

Cristiana non seppe spiegarsi cosa accadde dopo. Udite le parole di Ferrari, dopo pochi secondi un canto, sempre più forte si levò dall’esercito.

 

« Bianchi e rossi color di pomodoro
morte a Radesky, evviva Pio IX
zitti, silenzio, che passa la ronda
zitti, silenzio e chi va là
evviva Carlo Alberto la guardia nazional »


Lo Stato Pontificio guardò interdetta il Generale il cui sorriso si allargò.

“E’ meglio che la impariate a memoria Signore, domani la canteremo fino a che avremo voce…”

 

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Aprile 1861, Roma

Francis attraversò con passo deciso il lungo corridoio. Era poco illuminato e anche abbastanza deprimente. Possibile stesse così male? Un leggero senso di colpa iniziò a corrodergli  il fegato.

“Mi hai capito bene?!”
“Non c’è bisogno che tu sia così aggressiva… ho capito perfettamente”
“E allora perché mi guardi un quel modo?”
“….”
“Francis?”
“Farò il possibile…”
“Lo prometti? ”

 
Era ancora preso dai suoi pensieri quando udì dei passi. Messa a fuoco la figura che gli veniva incontro accelerò.

“Maddalena!” la chiamò con enfasi accennando un inchino. Lei rispose al gesto con più rigidità: da quando quel francese aveva preso sua sorella con sé il suo risentimento era aumentato e per questo non amava stare da sola con lui. Tuttavia lui aveva aiutato lei e i suoi fratelli e quindi non poteva  permettersi un comportamento scortese.

“Francis… come state?”

“Ahhh  Maddalena, ancora queste formalità? Ah, forse d’ora in avanti devo chiamarti Italia o qualcosa del genere?” fù la risposta ironica di lui.

Lei si contenne nel prenderlo a schiaffi. La irritava quella sua voce molliflua e quell’accento così… francese.

“Sardegna o Maddalena, come sempre…. Grazie…”

“Piuttosto… ti trovo bene… ”

“Le cicatrici bruciano un po’ tutto qua…” Si vedeva perfettamente che era ansiosa di dileguarsi.

“Sei venuta a darle la notizia?” disse lui accennando col capo nella direzione da dove era venuta.

“Non ce ne stato bisogno. Lo sapeva già…” si mise nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio “Perdonatemi Francia ma ho molti impegni..” girò i tacchi, la cappa blu svolazzante sopra l’abito tradizionale “.. vi saluto e, per favore, portate i miei saluti anche a mia sorella..”

Francis la salutò con un secondo inchino e la guardò andare via.

“Per l’amor del Cielo, Francis. Per una volta tieni a freno i tuoi istinti predatori…”

L’uomo si voltò di scatto. Il corridoio era vuoto e non c’era possibilità di nascondersi da nessuna parte. Da dove proveniva quella voce così lieve? Dove si era cacciata?

“Sono qui…”

Francis percorse qualche metro finché non notò una porticina socchiusa.

“Ah…T'avoir trouvé…”

“Lair pour toi…”

Sebbene le sue parole fossero scherzose, l’aspetto di Cristiana era ben lungi dall’essere allegro. Sdraiata su un letto minuscolo, sorretta da numerosi cuscini dietro la schiena, pallida, mortalmente pallida, lo guardava con occhi spenti, ma sorrideva.

“E’ bellissima vero?” disse lei mentre Francis si sedeva sulla seggiola posta accanto a quel letto piccolo piccolo.

“Très joli, une brune avec yeux bleu océan…”

“Già, sono così orgogliosa di lei, di Feliciano e Romano, di tutti loro..” alzò una mano e pose delicatamente il dorso sulla guancia del francese “.. e anche di te…”

 

“Mi metti in una posizione scomoda Cristiana…”
“Ti prego”
“… io dovrei proteggere te, maledizione! ”
“Ti prego Francis! Io sono sicura che un po’ d’appoggio li aiuterà…”
“No”
“E allora pensa ai benefici che potresti trarne! Francis, per l’amor di Dio, il tuo superiore ha già abbracciato la causa, tu dovrai semplicemente dare qualche suggerimento, qualche consiglio..”

“Perché io? Perché non Spagna?”
“Perché Antonio non accetterebbe mai! Francis sii ragionevole!

 

“Ti ringrazio, con tutto il cuore…” sussurrò lei guardandolo negli occhi “.. sapevo che li avresti spronati ad andare più in fondo..”

“Non ho fatto niente” disse lui di rimando. Francis Bonnefoy in versione umile. Ringraziò il cielo di essere a miglia e miglia lontano da Inghilterra. A proposito…

“Credi che ringrazierai anche Arthur? ” chiese lui accennando un ghigno.

Lei roteò leggermente gli occhi. “Lui vuole solo la mia morte… maledetto…” ma non riuscì a completare la maledizione perché una serie di colpi di tosse la mise a tacere. Appena lei si voltò dall’altra parte, la tosse peggiorò.

“Cristiana?” la chiamò lui massaggiandole la schiena. Riusciva a sentire distintamente la spina dorsale sotto la stoffa leggera della camicia da notte. Era ulteriormente dimagrita.

“Scu- cof coff- scusami” cercò di rispondere lei tra un colpo di tosse ed un altro.

“Vedi, sarà un sortilegio di quell’inglese..” disse rauca rimettendosi seduta, la mano davanti alla bocca “p-potresti passarmi uno di quelli? ” aggiunse indicando dei candidi fazzoletti, ripiegati l’uno sull’altro, posti vicino alla specchiera.

Dopo averlo preso dalle mani dell’uomo lo passò velocemente sulla bocca. In un attimo il bianco divenne rosso e Francis sgranò gli occhi.

“Non- non dire niente” ansimò lei contro il fazzoletto “sai che è normale...”

 

“Guarda tu stesso…”
“Conosco perfettamente la geografia Cristiana..”
“E allora datti una risposta da solo! Per l’amor del Cielo Francis! Non vedi come è difficile la situazione? Non riesci a capire perché te lo sto chiedendo? Guarda! Sono io stessa a dividerli! ”

 
“Stai calmo, non sto morendo..” aggiunse calma,nascondendo il fazzoletto sporco sotto il materasso.

“Cristiana….”

“Shhh… non dire niente! Sono felice così, davvero…”.

Sembrava davvero convinta delle sue parole, ci credeva ovviamente ma Francis non poteva, non riusciva a comprendere esattamente dove si nascondesse il vero Stato Pontificio. Era nella loro natura lottare per la propria sopravvivenza: se un altro Stato, che fosse amico o meno, minacciava l’esistenza di un altro Stato, allora il secondo avrebbe lottato ciecamente per resistere. Era un istinto primordiale. Lui lo sapeva e anche lei.

“Da quanto tempo sei in queste condizioni?”

Cristiana si voltò dalla parte opposta emettendo un sospiro.

“Rispondimi…”

Dopo alcuni secondi lei ebbe altri colpi di tosse.

“Perdonami ma devo sdraiarmi…” disse mentre si torceva per togliere qualche cuscino. Francis l’aiutò anche in quello.  Messasi comoda lui tornò all’attacco.

“E’ dal tempo di Cornuda? Eppure poco fa stavi bene….”

“Sono passati… tredici anni Francis..” rispose lei guardando il soffitto.

“ Quindi?”

“Quindi….. devo pagare i miei debiti con Vash…”

Francis, demoralizzato per la mancanza di collaborazione, abbandonò il capo su una mano. Possibile che fosse così testarda? Credeva che lo avrebbe sconfitto con quell’atteggiamento irritante? Forse era meglio tornare a casa…

“Francis…”

Lui alzò il capo, le iridi azzurre leggermente tremanti. Lei continuava a guardare il soffitto ed il crocifisso di ferro sopra la testata del letto.

“Ricordi cosa disse Platone? Riguardo alla guerra…?”

Il francese, con un sospiro, le prese la mano.

“Illuminami…”

“Solo i morti hanno visto la fine della guerra…” fece un profondo respiro “.. quindi mi chiedo… quante volte siamo morti noi..? ”

Francis percorse con una mano la lunga treccia mollemente appoggiata sul cuscino.

 

“Devono stare insieme… questa è la cosa più importante”
“Anche a discapito delle tue terre?”
“Basterebbero anche pochi chilometri…e poi alla fin fine non mi importa di quanto posso rimpicciolirmi… rimango sempre lo Stato Pontificio no? Mi basterebbero pochi ettari di terra per sopravvivere… ”
“Smettila di scherzare Cristiana! Sono discorsi che una Nazione non dovrebbe neanche fare…”
“Francis, cerca di capirmi, ti prego… loro potrebbero anche ripensarci, tu invece dovrai dar manforte e…”
“..e suggerir loro di annettere parte di casa tua?”
“Non è casa mia, e nostra, di tutti i miei, i nostri fratelli… e di questo popolo…”

 

 
“Perché ti fai queste domande?” sussurrò.

“Cornuda è stato un massacro. Sono morti quasi tutti e io sono rimasta in piedi. Io. Mi hanno sparato alla gamba sinistra, una spada mi ha trafitto l’avambraccio e non so quante volte mi hanno colpito ma, Dio Mio, sono rimasta in piedi.”

L’uomo nell’udire quelle parole si accigliò.

“Bhè, come sempre no? Non importa quante volte ci feriscono mortalmente, se non è la nostra ora o se non è per mano di un’altra Nazione, noi sopravviviamo… ”

“Avrei dovuto tacere, potevano tornare a casa maledizione, potevo vivere ancora…”

Gli occhi di Cristiana iniziarono a bruciare. Le solite, sciocche lacrime iniziarono a scorrere lungo gli angoli degli occhi. Con un gesto le asciugò.

“Non puoi farti carico ogni volta di tutte le vite che si spengono, Cristiana… è la guerra. Punto. Noi ci conviviamo da quando siamo bambini. E’il nostro destino.”

“Già” ammise lei “comunque, mi sono ripromessa di non scendere più in un campo di battaglia..”

Non era la prima volta che lo diceva, Francis l’aveva sentita pronunciare quel genere di frasi centinaia di volte se non di più. Eppure, in quel momento, sentì che c’era qualcosa di diverso.  

Il suono delle campane annunciarono il mezzogiorno. Francis, un po’ riluttante si alzò dalla seggiola ed annunciò: “Credo di dover andare… Cristiana?”

Lei si voltò a guardarlo con un leggero sorriso sulle labbra.

“Riguardati..”  Le prese la mano e si chinò per baciargliela ma lei gli afferrò il polso e gli fece segno di avvicinarsi. Appena lui si fu maggiormente chinato lei gli prese il viso tra le mani fredde. Per un attimo le iridi azzurre di lui si specchiarono vicinissime a quelle dorate di lei poi, lei chiuse gli occhi e posò le labbra sulla fronte di lui. Fu un attimo che scaldò il cuore di entrambi.

“Ti voglio bene ” sussurrò lei in italiano mentre lui sorrideva.

“Perché non me lo dici in latino o in francese? ”

“Perché potresti forviarne il significato, vile pervertito..” rispose Cristiana mentre lui si raddrizzava di mala voglia “.. ora vai…”

E la lasciò, in quella spoglia camera. Sebbene fosse felice di vederla almeno viva non riusciva a non pensare a quelle poche parole che si erano scambiati. Era strano. Si sentiva triste, demoralizzato. 

Arrivato a metà del corridoio si voltò. No, era assurdo. Si stava facendo influenzare dal luogo così deprimente. Inspirò e sorrise.

“Je t'aime aussi, Valéria…”

 



 Il 13 aprile 1848 una speciale commissione cardinalizia impose lo sganciamento del Papa dal movimento patriottico italiano. Pio IX con l'allocuzione "Non seme" fatta al concitoro dei cardinali del 29 aprile 1848, mise in evidenza le motivazioni della posizione del Papa, che come capo della Chiesa universale ed allo stesso tempo capo di uno Stato italiano, non poteva mettersi in guerra contro un legittimo regno, il pontefice annunciò quindi il ritiro delle truppe. Tuttavia  il Generale Ferrari e Durando si rifiutarono di seguire l'implicito ordine del Pontefice. La battaglia di Cornuda avvenne l’8-9 Maggio del 1848 e fu una vera e propria strage (si salvò solo un quinto delle truppe) che però da una chiara dimostrazione di come lo spirito di Unità Nazionale fosse così diffuso anche nello Stato Pontificio.
 
Se siete interessati al personaggio seguite la serie "Illic es haud Sancti Peccatorii" (basta cliccare in alto.....shhhhh...)
 
_Angolo dell’Autrice_
Buongiorno! Questa parte doveva uscire per il 17 Marzo ma ovviamente  non ci sono riuscita. Tante idee e ben confuse direbbe il mio ex prof di religione.
Ora, bando alle ciance, se c’è qualche cosa che non capite chiedete a moi. E io vi risponderò!
Nel frattempo:
Feliciano è ferito a causa delle 5 giornate di Milano.
Andrea Ferrari morirà un anno dopo, nel 1849…aveva 79 anni!
La canzoncina alla fine del quarto paragrafo l’aveva inventata il suddetto Generale per rallegrare le truppe durante la marcia.
Il superiore di Francis è Napoleone III.
Lo Stato Pontificio, con l’Unità d’Italia, si restringerà alla sola regione del Lazio.
E dopo avervi dato involontariamente degli “ignoranti” vi lancio un biscotto e scappo!
A prestoooooo!

  
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