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Autore: misslittlesun95    22/03/2013    3 recensioni
Ho preso spunto da "Ti regalerò una rosa" di Cristicchi per parlare di pazzia e di dolore e della loro connessione.
Non è tutta legata al testo, ma spero piaccia uguale.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La mia Margherita.


Ti regalerò una rosa 
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare 
E una rosa per poterti amare 
Ti regalerò una rosa 
Una rosa bianca come fossi la mia sposa 
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
Ogni piccolo dolore 


Margherita ed io vivevamo in Val di Susa e andavamo tutti i giorni a Torino per frequentare le scuole.
Il treno passava a Bardonecchia e lì la vedevo tutte le mattine.
Di lei sapevo che frequentava il liceo classico e che prima o poi se ne sarebbe andata da questo posto, perché avrebbe fatto l'università.
A differenza di me che facevo un istituto tecnico che mi avrebbe dato le competenze per fare un lavoro di cui c'era bisogno anche in montagna.


Mi chiamo Antonio e sono matto 
Sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino
Credevo di parlare col demonio 
Così mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio 
Ti scrivo questa lettera perché non so parlare 
Perdona la calligrafia da prima elementare 
E mi stupisco se provo ancora un'emozione 
Ma la colpa è della mano che non smette di tremare


Margherita aveva la mia età, eravamo del 1954.
Nel 1969 facevamo il secondo anno di superiori e io mi sono avvicinato a lei per la prima volta.
Era bella, la mia Margherita.
Ridendo dicevo che l'avrebbero dovuta chiamare Rosa, perché lei era un fiore speciale, ma mi rispondeva sempre che preferiva le margherite, quei fiori semplici e facili da trovare che tutti amano.
L'amavano tutti, la mia Margherita.


Io sono come un pianoforte con un tasto rotto 
L'accordo dissonante di un'orchestra di ubriachi 
E giorno e notte si assomigliano 
Nella poca luce che trafigge i vetri opachi 
Me la faccio ancora sotto perché ho paura 
Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura 
Puzza di piscio e segatura 
Questa è malattia mentale e non esiste cura 


Me l'hanno uccisa quando avevamo diciotto anni, la mia Margherita.
L'ha uccisa una macchina che correva troppo, sulla fine del maggio del 1972.
L'hanno uccisa davanti alla stazione di Torino, un giorno caldo, dopo la fine delle lezioni, prima di prendere il treno per casa.
E sono impazzito, senza la mia Margherita.
Mi aveva detto che saremmo stati sempre insieme, la mia Margherita.
Mi ha mentito e sono impazzito.
Mi hanno portato in un posto per quelli come me, i matti.
E non ne sono mai uscito, perché ero convinto che Margherita mi sarebbe venuta a prendere ma non l'ha mai fatto.
Forse è nascosta anche lei in qualche posto per pazzi, la mia Margherita.


Ti regalerò una rosa 
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare 
E una rosa per poterti amare 
Ti regalerò una rosa 
Una rosa bianca come fossi la mia sposa 
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
Ogni piccolo dolore 


Una volta a settimana facevano il mercato dei fiori vicino alla mia scuola, a Torino.
Quel giorno prendevo una rosa e la portavo a Margherita in stazione.
Ogni volta facevamo di tutto per non farla morire tra Torino e Bardonecchia.
La rosa sopravviveva sempre, come il nostro amore.


I matti sono punti di domanda senza frase 
Migliaia di astronavi che non tornano alla base 
Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole 
I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole 
Mi fabbrico la neve col polistirolo 
La mia patologia è che son rimasto solo 
Ora prendete un telescopio… misurate le distanze 
E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso? 


Adesso sono tanti anni che non c'è più, la mia Margherita.
Le persone che dicono che sono pazzo e mi hanno chiuso qui dentro non sanno cosa significhi amare qualcuno come io amavo Margherita.
Non sono pericoloso, è più pericolo chi non ama come me.
Ma la gente non lo capisce.
Morirò anche io ucciso, come la mia Margherita.


Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto 
Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro 
Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi 
Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi 
Dei miei ricordi sarai l'ultimo a sfumare 
Eri come un angelo legato ad un termosifone 
Nonostante tutto io ti aspetto ancora 
E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora


Poi un giorno è arrivata Bianca.
Bianca era matta come me ma sembrava Margherita.
Aveva i suoi capelli e il suo profumo.
Allora io mi sono innamorato di Bianca, che secondo me era solo Margherita travestita.
Margherita fingeva di essere Bianca per poter star con me.
Ci amavamo nascosti, perché se nessuno ci vedeva nessuno ci poteva separare di nuovo.
Un giorno Bianca non è venuta al nascondiglio, e la sera ho capito che era morta.
Questo mi ha convinto ancora di più che fosse Margherita, perché se ne era andata come lei.


Ti regalerò una rosa 
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare 
E una rosa per poterti amare 
Ti regalerò una rosa 
Una rosa bianca come fossi la mia sposa 
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
Ogni piccolo dolore 


La mattina che Margherita è morta le avevo comprato una rosa come sempre, ma una folata di vento me l'aveva fatta perdere.
Così ero tornato indietro a prenderne un'altra, per non deludere la mia Margherita.
Ho perso tempo.
Mi sono a lungo domandato se è per quello che Margherita è morta, perché io ho fatto tardi.
Forse è questo il motivo per cui sono diventato pazzo, credevo fosse colpa mia.
Ma dovevo capirlo da quella rosa persa che anche lei se ne sarebbe andata.
Lei, la mia Margherita.


Mi chiamo Antonio e sto sul tetto 
Cara Margherita sono vent'anni che ti aspetto 
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce 
Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce 
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare 
Perdona la calligrafia da prima elementare 
E ti stupisci che io provi ancora un'emozione? 
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.


Sono Antonio e mi manca la mia Margherita.
Mi manca il tempo che abbiamo passato insieme,
e anche quello che ci hanno levato.
Mi dicono ancora che sono pazzo,
anche se sono qui da anni.
In realtà ora sono normale.
Non ho emozioni, non ho amore, non ho nulla.
Prima ero pazzo, pazzo, giovane e innamorato.
Ora sono normale.
La gente non lo capisce e io non lo accetto.
Così questa notte di luna mi alzo sul tetto e salto giù.
Torno dalla mia Margherita, torno ad essere pazzo.
Pazzo davvero, perché innamorato per sempre.



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Si capisce bene che ho usato il testo della canzone “
Ti regalerò una rosa” di Cristicchi solo come base per una storia sviluppatasi in maniera anche molto differente, ma spero piaccia ugualmente.
Ascolto questa canzone da anni, e quando ero più piccola provavo ad immaginare se la pazzia non potesse derivare anche da eventi di questo genere.
Spero si sia compresa bene l'idea che avevo e che la storia risulti almeno carina.
Se vi va lasciatemi una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate :)
- Francesca.

   
 
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