Allora
ragazzi salve a tutti ^___-
Siamo
i magnifici Angelstorm e Gokychan
E
siamo qui con la nostra prima ficcy a quattro
mani
Evviva
^0^
Speriamo
bene… =.=””
Allora
in questa fic Harry ha diciassette anni e si
deve preparare per affrontare la battaglia finale contro Voldemort.
Solo
che un imprevisto cambierà per sempre la vita
del ragazzo sopravvissuto…siete curiosi? O.O
Allora
vedete di leggere questa fic
BUONA
LETTURA!
Gokychan
e Angelstorm
PROLOGO
UNA GIORNATA COME LE ALTRE
Il
vento soffiava
nella notte di settembre, il vento soffiava e portava consiglio.
Un
ragazzo era
appoggiato al parapetto della terrazza di un castello in rovina con i
capelli,
per natura indomabili, scompigliati dalla brezza notturna.
I
suoi occhi,
colore dello smeraldo, erano spenti e tristi; non c’era
più gioia per renderli
brillanti e spensierati.
Quel
ragazzo si
chiamava Harry Potter.
“Perché?”
un
sospiro usci dalle sue labbra mentre pensoso osservava le stelle
“perché la
vita è così ingiusta?” e si perse nelle
spire del vento.
Nella
stanza,
dietro di lui, tutti dormivano ma non era un sonno tranquillo; era il
sonno dei
soldati, pronti a svegliarsi al primo segno di pericolo.
Harry
sorrise
guardando i suoi migliori amici: Ron e Hermione.
Non
l’avrebbero
mai lasciato solo, sarebbero morti per lui, e lo stesso avrebbe fatto
lui per
loro.
“Non
meritano
tutto questo!” un altro sospiro e ancora una volta lo sguardo
rivolto alle
stelle.
La
costellazione
di Sirio, da cui il suo padrino aveva preso il nome, brillava quella
sera e gli
fece ritornare alla mente ricordi dolorosi.
I
suoi genitori,
Sirius, Silente e la maggior parte dei membri dell’Ordine
della Fenice compreso
Remus, erano morti per la causa.
Molti
erano morti
per la causa, periti sotto la ferocia dei mangiamorte, uomini spietati
e privi
di qualsiasi compassione o rimorso.
Anche
i Weasley
avevano subito un duro colpo, quasi tutta la famiglia era perita, solo
Ron e
Ginny erano rimasti in vita; per i due fratelli la perdita della
famiglia era
stata terribile ma con il tempo erano riusciti ad andare avanti: Ron si
era
fatto addestrare al massimo, insieme ad Harry e Draco, dagli auror
sopravvissuti e dava tutto se stesso per salvare, in Inghilterra, tutte
le
persone che poteva e Ginny, invece, era diventata una guaritrice, non
aveva
ancora il diploma ma il talento non le mancava.
Lui
li aveva
sempre considerati, tutti, come la sua famiglia perché erano
stati i primi che
lo avevano trattato come un figlio diversamente da quanto era accaduto
con i
Dursley.
Harry
e i suoi
amici avevano perso tutto ma non la speranza di riuscire a far
terminare per il
meglio quella guerra assurda, sì assurda, perché
una persona non poteva credere
che maghi e streghe del calibro della sua amica Hermione fossero
inferiori solo
perché mezzosangue, un termine dispregiativo che usavano i
mangiamorte per
definire chiunque non discendesse completamente da maghi.
“Potter!”
a quel
richiamo Harry si voltò e vide colui che credeva, fino a
pochi mesi prima, un
bastardo per cui non valesse la pena di preoccuparsi, ma adesso gli era
caro
come i suoi migliori amici.
Draco
Malfoy si
avvicinò e si appoggiò al parapetto accanto a
lui, senza dire una parola tirò
fuori una sigaretta e la accese, aspirò tre lunghe boccate e
poi lo guardò “A
cosa stavi pensando?”.
Era
strano,
constatò Harry, come due persone così diverse
come lui e Malfoy (non avevano
perso l’abitudine di chiamarsi per cognome, d'altronde le
vecchie buone
abitudini non si cambiano mai) ora si comportassero da amici di sempre
e Malfoy
riuscisse sempre a capire ciò che Harry pensava solo
dandogli un’occhiata.
Anche
quella
volta non si smentì “Non starai pensando di nuovo
a tutte le persone che sono
morte, vero?” chiese con aria annoiata.
“Ma
come fai ad
essere così cinico?” replicò Harry
infervorandosi.
Sul
volto di
Draco comparve un ghigno,
“Tua
madre non ti
ha insegnato che non si risponde ad una domanda con un'altra,
Potter?” però, appena
finita la frase capì di essere andato troppo oltre infatti
Harry si oscurò e
non rispose.
“Scusami
non
dovevo, è stata una cattiveria, ho parlato senza
pensare” Harry sorrise, ecco
un nuovo aspetto di Draco che aveva imparato a conoscere: ammetteva i
propri
errori.
E’
per questo che
non se la prese e rispose a tono “Ti faccio notare che anche
tu mi hai risposto
con una domanda”.
Draco
rise di
gusto “Hai ragione, comunque non è vero che sono
cinico; penso solo che, ormai,
quel che è successo non si può cambiare e bisogna
pensare al presente dato che
non sappiamo nemmeno cosa ci succederà domani: se saremo
ancora vivi o se
rivedremo i nostri amici e le persone che ci stanno a
cuore…” mentre parlava il
sorriso scomparve dalle sue labbra per lasciare spazio a uno sguardo
cupo.
“Sei
proprio
cambiato, Malfoy, non ti riconosco più, sai?”.
“Se è
per questo nemmeno io mi riconosco…”
diede un ultima boccata alla sigaretta prima di gettarla e voltarsi di
nuovo
verso Harry “…ma mi preferisco
così!” e gli sorrise.
Harry
lo guardò e
ricambiò il sorriso “Andiamo a dormire!”
Draco annuì “Domani sarà una giornata
dura” dichiarò il moro.
“Come
tutte le
altre!” e risero di nuovo mentre la luna con la sua pallida
luce li illuminava.
La
mattina dopo
Harry si svegliò a causa di un raggio di sole che penetrava
da una crepa nel
muro di fianco a lui, si alzò dalla brandina e fece uno
sbadiglio che poteva
far concorrenza a quello di un leone per quanto era rumoroso.
Dopo
essersi
stropicciato gli occhi si guardò intorno, ormai quella
stanza era diventata la
casa che divideva con Ron, Draco, Hermione e Ginny.
Non
era molto
grande e all’inizio neanche tanto confortevole ma poi con il
passare del tempo
avevano aggiunto tutti gli oggetti che gli erano rimasti e quindi aveva
assunto
un aspetto più vivibile: ora Harry la considerava migliore
della camera da
letto che aveva quando stava dai Dursley.
Quella,
dove
vivevano loro, era una stanza della ex torre di Corvonero ad Hogwarts,
l’unica torre
ad essere rimasta in piedi dopo l’attacco avvenuto un anno
prima quando Harry
aveva sedici anni.
Harry
non
l’avrebbe mai dimenticato, in quell’attacco era
morta la sua guida: Albus
Silente. Il ragazzo ci aveva messo un po’ di tempo per
accettare la morte del
preside, che gli era caro come un nonno, ma alla fine Harry
pensò che non era
giusto perdere tempo in lacrime e ritornò a combattere come
aveva sempre fatto.
Quando
finì di
prepararsi, scese in sala grande per la colazione e notò che
era l’unico che
mancava all’appello, tutti gli altri si erano già
svegliati da un pezzo.
Salutando
con un
“Buongiorno” alquanto incolore si sedette tra Ron e
Hermione e si servì di due
toast con burro e marmellata.
“Ehi
amico, che
hai?” chiese Ron con la bocca piena di uova.
“RON!
Non hai
ancora imparato che non si parla con la bocca piena?” si
infervorò Hermione
notando che l’amico, a diciassette anni, non aveva ancora
raggiunto il giusto
grado di civiltà che si dovrebbe tenere di fronte ad altri.
“Ha
ragione,
Weasley, sembri proprio un maiale. Lo sai di essere
disgustoso?” lo punzecchiò
Draco che era di fronte a Harry.
Ron
deglutì “Tu
stai zitto, furetto!” disse puntando un dito verso Draco
“E tu…” si rivolse ad
Hermione, ma appena la guardò negli occhi perse tutto
l’impeto che aveva
all’inizio e dopo un “Io, cosa Ronald?”
della ragazza disse “…tu…tu hai
perfettamente ragione!” e si affloscio come se si fosse
sgonfiato.
Sia
Draco che
Harry si misero a ridere per l’espressione assunta
dall’amico, facendo
dimenticare al moro tutte le preoccupazioni che lo assillavano.
Harry
ritornò
serio e rispose alla domanda dell’amico “Non ti
preoccupare Ron solo cattivi
pensieri” il rosso lo guardò accigliato
“Prima o poi, ti distruggerai
logorandoti in questo modo” proferì serio.
Adesso
nessuno
aveva più voglia di ridere “Ha ragione, Harry, non
puoi continuare così! Non è
colpa tua, la causa di tutto è quel bastardo di
Voldemort” disse Hermione ed
Harry alzò di scatto la testa guardandola meravigliato.
“Che
c’è?” gli
chiese lei.
“Hermione
tu…tu
hai detto una parolaccia” di nuovo, tutti scoppiarono a
ridere.
“Non
fare lo
spiritoso Harry, non c’è proprio niente da ridere,
l’argomento è serio non puoi
andare avanti così!” disse lei accalorata.
“Hermione,
guarda
che va tutto bene, non c’è niente di cui
preoccuparsi” disse Harry e, vedendo
che l’amica non sembrava convinta, aggiunse
“Davvero, non ti preoccupare!”.
In
quel momento,
tutta la sala si zittì; era scattato l’incantesimo
sirena che rilevava la
presenza di un estraneo nei confini del castello.
“Merda!”
Draco si
alzò all’unisono con gli altri.
Le
porte della
sala si spalancarono e l’auror, che era di guardia,
entrò gridando “I
mangiamorte sono nel parco e c’è anche Voldemort
con loro”.
Tutti
si
disposero per dare battaglia e mentre Harry correva al suo posto
insieme ai
suoi amici si voltò verso Draco e disse “Avevi
ragione, questa è proprio una
giornata come tutte le altre!”.
Non
sapeva ancora
che quella giornata gli avrebbe cambiato la vita per sempre.