Buonanotte a tutti!
Questa fic l’ho cominciata con un amico
qualche anno fa!
Non so come possa sembrarvi, se bella o brutta,
cmq io la posto e poi mi direte voi con le
recensioni se andare avanti o
no.
Ora sono le 00.50 e sono veramente stanco,
ho voglia di andare a letto. Spero, domani, di
trovare tante recensioni
su questa storia
abbastanza complicata.
Ciao,
Angelstorm
Harry Potter e il
dono di Godric
Prologo-Come in
una fredda mattina di metà autunno
Ormai
la luce della luna era scomparsa e già si poteva vedere
dietro i palazzi
londinesi la vermiglia luce che precede l’alba. I lampioni ai
lati della strada
iniziavano a spegnersi, e uno spesso silenzio permeava il circondario
abitato.
L’unico suono era scandito dai secchi passi di tre figure
incappucciate che
procedevano nella frizzante aria mattutina. Due delle tre camminavano
tenendo
gli occhi bassi, ma quella centrale osservava il suggestivo orizzonte
senza
tuttavia che i penetranti occhi verdi prestassero attenzione allo
spettacolare
sfondo che gli si stagliava davanti. Quegli occhi fissavano qualcosa di
lontano
e terribile, qualcosa che avrebbero volentieri cancellato dalla
memoria. I
pensieri, come ultimamente facevano spesso, correvano ai tristi
avvenimenti di
una vita di sofferenze. La morte di tutti coloro a cui aveva tenuto,
alla fine
di tutti quelli che avevano rappresentato qualcosa per lui. I suoi
genitori
prima, il suo padrino, il suo maestro, la sua guida, il suo gigantesco
amico,
il suo nemico-amico, la sua seconda famiglia, e tutti i membri
dell’Ordine
della Fenice. Tutti annientati dalla stessa spietata mano, tutti in
modo
orribile. James e Lily Potter non li ricordava neppure
perché morti quando lui
era ancora in fasce. Sirius Black, che aveva rappresentato tanto per
lui morto
in modo assurdo, ucciso dalla sua stessa cugina, caduta sotto il Suo
influsso,
Remus Lupin torturato fino alla pazzia per conoscere i segreti
dell’Ordine,
Albus Silente, morto per salvarlo da colui che aveva cercato di
eliminarlo fin
troppe volte, Rubeus Hagrid, dilaniato mentre cercava di vendicare
quest’ultimo, Draco Malfoy, quando si era rifiutato di
prender parte ai folli
disegni del padre, Suo succube anch’esso, i Weasley,
sterminati come cani nella
loro stessa casa, e tutti i membri di quell’Ordine ormai
decimato, di
quell’Ordine creato per salvarlo da Lui. Vedeva una certa
ironia in tutto ciò,
il primo che sarebbe dovuto morire era uno dei tre sopravvissuti. Il
suo
sguardo corse alle due figure che gli camminavano accanto. I soli
sopravvissuti… gli unici residui di un passato ormai
lontano, fuori posto nel
regno del terrore di Lord Voldemort, il più potente e
malvagio stregone di
tutti i tempi. Ma oggi, oggi tutto sarebbe cambiato. Con
quell’ultimo
ingrediente avrebbero potuto rimediare agli abomini sopportati. Non
erano in
molti a poter vantare la possibilità di avere una seconda
occasione.
Quell’unico ingrediente e passato, presente e futuro
sarebbero cambiati, tutto
per una semplice pozione. Semplice per modo di dire perché
c’erano voluti
cinque anni per prepararla, per cercare ogni raro ingrediente, per
miscelarla
nei momenti giusti e per recitare le arcane formule magiche. Era solo
il
desiderio di terminare quella pozione ad averli sorretti fino a quel
momento, a
dargli la forza per sopravvivere a tutte le spaventose battaglie a cui
avevano
preso parte.
“Quanto
manca?” chiese Ron.
“Abbastanza”
fu la secca risposta di Hermione.
“L’appuntamento
è fissato per le sei, siamo in anticipo, possiamo
prendercela comoda” aggiunse
Harry.
Il
tempo passava mentre le tre figure si trascinavano stancamente nella
prima
luce. Le prime sagome degli alberi del St James Park comparvero in
mezzo ai
palazzi. Come stabilito imboccarono
il
primo sentiero sulla destra subito dopo la monumentale entrata e dopo
aver
camminato per un buon quarto d’ora si trovarono nei pressi di
un limpido
laghetto che rifletteva i primi raggi del mattino. Gli alberi fissavano
in
silenzio le tre nere figure che si fermarono nei pressi di un
gigantesco
tiglio.
“Il
posto è questo” disse Hermione.
“Speriamo
non sia una trappola come le ultime diciotto volte”
puntualizzò in tono stanco
Harry.
“Bah,
lo sapremo presto, eccolo che arriva” commentò Ron.
In
effetti una piccola figura si stava avvicinando dalla parte opposta
alla loro.
Zoppicava vistosamente sotto il mantello che un tempo doveva essere
grigio, ma
che ormai era solo un ammasso di sudiciume e sporco. Quella brutta
copia di un
mago ci mise una manciata di minuti per percorrere il poco terreno che
lo
separava dal trio.
“Bah,
non promette bene” commentò Ron.
Appena
arrivato a portata di voce lo sconosciuto grugnì:
“Siete
voi i tre maghi per l’affare?”
“No,
loro non potevano venire, hanno incaricato le loro brave
sorelle”
“Non
sono qui per giocare” biascicò rauco il nuovo
venuto.
“Nemmeno
noi, Ron permettendo” punzecchiò Hermione.
“Fa
vedere la merce” disse Harry.
“Prima
i galeoni”
A un
rapido cenno di Harry Hermione lanciò verso il mago un
tintinnate sacchetto. Il
mago ci guardò avidamente dentro.
“L’ingrediente”
“Certo,
certo…” mugolò il mucchio di stracci.
Mise
una mano dentro al mantello. Harry, Ron ed Hermione posarono
contemporaneamente
le mani sulle rispettive bacchette e le ritrassero solo quando lo
sconosciuto
tirò fuori una boccetta. Ron andò a raccoglierla
e appena la prese mormorò
alcune formule magiche e la polvere contenuta all’interno
emise qualche
scintilla in risposta.
“E
questa” mormorò sorpreso Ron.
“E questa
Harry” urlò a voce alta “E proprio
questa. Visto, questa volta non era una
trappo…” la frase gli morì in gola
mentre un centinaio di mangiamorte si
materializzavano nella frescura mattutina.
“Dicevi”
urlò Hermione di rimando.
“Ragazzi,
ragazzi, iniziate a diventare monotoni” disse stancamente
Harry.
Il trio
estrasse in fretta le bacchette ma nessuno del manipolo di mangiamorte
sembrava
intenzionato ad attaccare.
“A
quanto vedo ci diamo al contrabbando, eh, Potter?”
sibilò una voce fredda e
strascicata da sotto uno dei cappucci, neri come la pece.
“Tappati
quella fogna, Malfoy” ringhiò Harry, riconoscendo
immediatamente il padre di
quel ragazzo, che per anni, a Hogwarts, era stato il suo nemico.
“Non fa
bene essere nervosi di prima mattina, in questo modo ti rovini la
giornata”.
“Facciamo
così, voi ve ne andate e noi non vi apriremo il culo a suon
di schiantesimi”
decretò furioso Ron.
“Oh,
non è così facile come sembra, Weasley”
disse Malfoy con il suo solito ghigno
cattivo stampato in faccia “Vedi, il signore oscuro ha deciso
che questa vostra
resistenza è durata abbastanza, verrà qui lui
stesso per annientarvi una volta
per tutte”.
Un
brivido percorse la schiena di Harry facendolo sussultare.
Contro
i mangiamorte avevano già combattuto molte battaglie e se
l’erano cavata
egregiamente, per essere rimasti solo in tre, ma se a questa battaglia
prendeva
parte anche Voldemort non avevano alcuna speranza di vittoria.
In quel
momento si udì un piccolo “pop” e una
figura spaventosa apparve davanti ai
mangiamorte.
Aveva
il volto ceruleo dai lineamenti serpentini e due occhi color del sangue
che
avrebbero messo paura anche al più coraggioso dei maghi:
Lord Voldemort in
persona.
“Bene, bene,
bene, Potter e i suoi inutili amici: il mago fallito e la
mezzosangue” disse
con voce diabolica e sprezzante.
Una fredda
risata si sollevò dalle fila dei mangiamorte.
"Mi
sembra che tu non sia molto diverso da me. Non è vero, Tom?"
disse
Hermione, prendendosi gioco di lui.
La risata si
spense e tutti i mangiamorte osservarono il Signore Oscuro, aspettando
che lui
desse loro ordini o che intervenisse direttamente lui, per chiudere la
bocca a quella
sciocca ragazzina, che
aveva osato sfidarlo apertamente.
Voldemort si
mosse così velocemente che, Harry e Ron, capirono quello che
aveva fatto solo
quando videro il corpo, di Hermione, accasciarsi al suolo senza vita.
"NO!!!!"
l'urlo di Ron squarciò la calma mattutina come un fulmine
nella notte.
Recensite in
tanti, mi raccomando!!!!!!!!!