Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: _diana87    23/03/2013    6 recensioni
Che succede quando il karma si rivolta contro di te e colpisce tutto ciò che ti sta più a cuore?
- "Papà, guarda che ho fatto! Ti piace, papà? La maestra dice che sono diventata brava a fare queste cose e che da grande potrei anche diventare un architetto. Papà, cos'è un architetto? Papà, perchè sei così serio?"
Sbuffò, chiudendo il portatile e mi rivolgo a mia figlia che mi sta sorridendo così genuinamente che non voglio distruggere il suo stato d'animo. Le braccia sono a penzoloni. Sento il peso della fatica, e forse degli anni che avanzano, su di me. -
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 



 

 



Have you ever loved someone so much you'd give an arm for?

Not the expression, no, literally give an arm for

[...]

but what happens when karma turns aroud and bites you

and everything you stand for, turns on you, despite you?

What happens when you become the main source of pain?

 

{Eminem - When I'm gone}

 

 

 

Succede spesso ultimamente. Me ne resto chiuso nel mio ufficio davanti a quel portatile diventato un polverone, e scrivo. Batto a macchina, poi mi alzo, vado in cucina, preparo il caffè - un solo caffè - e ritorno a chiudermi in quella stanza confinata del loft.

Premo sui tasti del portatile disperatamente, cercando di imprimere parole sullo schermo, su quel foglio bianco di Word, e mi domando perché le frasi mi escano più facilmente quando scrivo che quando parlo.

Poi arriva lei, che con la piccola manina mi mostra un aeroplanino di carta che ha appena costruito.

"Papà, guarda che ho fatto! Ti piace, papà? La maestra dice che sono diventata brava a fare queste cose e che da grande potrei anche diventare un architetto. Papà, cos'è un architetto? Papà, perchè sei così serio?"

Sbuffò, chiudendo il portatile e mi rivolgo a mia figlia che mi sta sorridendo così genuinamente che non voglio distruggere il suo stato d'animo. Le braccia sono a penzoloni. Sento il peso della fatica, e forse degli anni che avanzano, su di me.

Non so cosa mi sia successo da qualche settimana. L'ispirazione se n'è andata, mia moglie non mi parla più ed è sempre chiusa al distretto a risolvere i casi d'omicidio, talvolta lo fa anche di notte. E le mie due figlie cercano da me risposte che a volte non so dare.

"Dana, tesoro, papà sta cercando di finire questo romanzo, che non potrà certo finirsi da solo! Se vuoi dopo ti porto al parco, però dopo dovrai giocare da sola, okay?"

"Papà dov'è mammina? Non riesco a trovarla, dov'è?" si mette l'aeroplanino di carta in bocca e disperata, con quegli occhioni celesti, cerca intorno alla stanza la presenza materna.

Mi passo una mano tra i capelli e afferro il cellulare davanti a me. Le ultime chiamate sono tutte rivolte a Kate. Ma lei non ha mai risposto. Nessun messaggio in segreteria, nessun sms. E' chiusa nel suo mondo di omicidi da ormai tre settimane. Non ricordo neanche più qual è il suo odore.

Da quanto tempo è che mi sto occupando io delle nostre due figlie?

Dana ha sette anni ormai, è sveglia, ha il mio stesso intuito e voglia di fare quando avevo la sua età; poi c'è Sally, la più piccola di due anni, che è tutta sua madre: occhi chiari, capelli castani boccolosi. Non mi meraviglierei se tra qualche anno fosse già la più corteggiata della scuola...

Rido da solo. A cosa sto pensando ora? Se solo riuscissi ad arrivare a vederle crescere... Se solo...

"Tesoro, ora vai dalla nonna. Ti accompagna lei al parco."

"Ma avevi detto---"

"Devo finire questo romanzo, per piacere!"

Il mio tono di voce è leggermente alto. Dana si spaventa, raccoglie bambole e altri giocattoli, e raggiunge di corsa la porta. Prima di andarsene però, ritorna da me, corre e mi abbraccia fortemente, fin quanto può.

"Papà, voglio lasciarti questo aeroplanino così ti ricorderai di noi mentre sei al lavoro!"

Se solo avessi un lavoro, cara Dana... Da quando non scrivo più, anche Gina e la mia casa editrice mi hanno lasciato. Se solo riuscissi a finire questo romanzo, potrei... forse... tornare ad essere il Richard Castle di una volta...

"Ti voglio bene papà!" e mi stampa un ultimo bacio sulla guancia prima di lasciare la stanza.

E allora, la mia mente e il mio cuore si mettono d'accordo per urlare all'unisono di lasciar stare quel romanzo...

Dille che le vuoi bene anche te e che ami sua madre...che non hai abbandonato la tua famiglia per inseguire sogni di gloria...

 

Passa un'altra settimana, e l'atmosfera in casa è sempre la stessa. Io che mangio da solo accompagnato dalla televisione in sottofondo, mentre i post scritti da Kate dicendo che torna tardi o che non c'è stasera, invadono la casa. Il mio romanzo però è finito. Chiamo Gina contento e soddisfatto, e lei si congratula con me dicendo che non vede l'ora di leggerlo.

"Settimana prossima andiamo in Italia a presentarlo!"

Dovrei mollare l'ultima occasione che ho per rimettere le cose a posto con la famiglia, per il mio romanzo? La scrittura è la mia vita, è stato il mio primo amore...

Sì, quella sera avrei sistemato le cose con Kate. Sarei andato da lei al distretto e le avrei detto di tornare a casa da me e dalle nostre figlie.

Ma il karma decide di rivoltarsi contro di me, proprio quando avevo finalmente le intenzioni giuste.

 

Dico a Kate del romanzo, dell'Italia, e lei all'inizio è impassibile. Guardo il suo viso scarno, la sua maglia a collo alto nera mette ancora più in risalto il suo corpo esile. E' diventata pelle e ossa nelle ultime settimane, e i capelli raccolti la fanno invecchiare di dieci anni.

Quando accenno al viaggio, Kate si alza per confrontarsi alla mia altezza. Mette le mani sui fianchi. Seria, storce la bocca indignata.

"E' sempre la stessa storia, Rick. Quando ti ho sposato, non pensavo che saremmo arrivati a questo punto. Prima c'è il tuo successo, poi viene la famiglia. E' sempre stato così, non mentirmi... e non guardarmi con quegli occhi da cucciolo abbandonato... non abbocco più da anni, ormai! Dio, Meredith aveva ragione quando mi chiese fino a che punto ti conoscevo... ora lo so. Sei così innamorato dei tuoi libri... perchè non hai sposato la tua Nikki Heat letteraria?! Se vuoi che le cose si sistemino tra noi, rinuncia a quel viaggio e implorami di tornare a casa stasera, Rick."

Non rispondo. Resto a boccheggiare, cercando le parole adatte.

Deglutisco, sono un codardo.

Lei mi rivolge un sorriso amaro.

"Esattamente quello che mi aspettavo da te."

Torna dalle sue sudate carte, senza neanche un 'ciao', o un 'ci vediamo domani'.

E quando giungo all'ascensore del distretto la vedo con le mani che le coprono il viso. Alza gli occhi al cielo e senza quasi pregare per un miracolo.

 

"Hai fatto piangere mamma... perchè mammina sta piangendo?! Papà, tu non te ne andrai più, tu sei nostro!"

Dana e Sally si mettono prepotentemente davanti il portone del loft, facendo da scudo.

Un mini muro di Berlino.

Non vogliono che me ne vada.

Di nuovo, come un codardo, cerco di scansarle per aprire il portone, ma loro mi tengono per le gambe. Forzo e riesco ad uscire, ma non prima di sentire qualcosa pungermi dietro la nuca. Guardo a terra; c'è l'aeroplanino di carta che Dana mi aveva regalato.

"Prendilo papà, ti terrà al sicuro."

Sally sta piangendo, urlando per la disperazione, mettendosi un dito in bocca. Dana raggiunge il ciuccio che aveva in tasca e glielo porge. La piccola Castle piange, senza urlare, ma le lacrime scorrono ripide sulle guanciotte rosse.

 

Sono arrivato in Italia, sono a Roma. Il viaggio più terribile della mia vita. Le settimane più orribili della mia vita.

Tutto è pronta per la presentazione del mio ultimo libro. Congedo le truccatrici per restare da solo nel mio stanzino.

Mentre mi sistemo allo specchio, controllo le tasche e tiro fuori il regalo di Dana. Dalla carta leggo, c'è scritto qualcosa: Al papà numero 1.

Mi guardo allo specchio. Che tipo di uomo sono diventato?

Queste pareti intorno a me stanno parlando.

Hai un'altra possibilità stasera per rimediare ai tuoi errori. Torna a casa e dimostra alla tua famiglia che la ami più di quel tuo stupido libro.

Ma quando provo a scappare, mischiandomi tra la folla, ecco che un braccio mi trasporta sullo stage dove vengo avvolto dai flash, dai giornalisti che mi fanno domande. Non c'è più via di fuga. Sono in trappola.

 

Cinquantamila persone mi applaudono. Faccio l'inchino per salutarle e ringraziarle, ma quando alzo lo sguardo, non credo ai miei occhi.

La folla urla, grida il mio nome, 'Richard Castle, Richard Castle!' ma un suono indistinto cattura la mia attenzione.

"Papà, sono io!"

Il sipario mi chiude, ma io mi avvento sulla folla e sulla piccola figura dai capelli mori. La afferro per le braccia, la tocco assicurandomi che non sia un miraggio.

"Dana, siamo in Italia! Come sei arrivata qui?"

"Ti ho seguito, papà. Avevi detto che non te ne saresti andato. E adesso mammina è triste!"

Kate. La mia Kate. La mia famiglia, le mie figlie... improvvisamente le voci intorno a me scompaiono. Sono solo con me e la mia coscienza che mi rimprovera.

Il sipario si chiude, le tende rosse mi avvolgono, e intorno a me c'è solo un colore nero violento. Lo stesso colore del mio cuore.

Dana molla la mia presa e corre via attraversando quel nero.

"Tesoro, aspetta!"

"E' troppo tardi, papà, hai fatto la tua scelta. Ora va' dai tuoi fan, dì loro quanto li ami! Io, Sally e mamma non ci siamo più per te!"

Mi accascio a terra, mentre la figura di mia figlia si dissolve.

Sento la gola stringersi sempre di più, mentre l'aria inizia a mancarmi.

Nel buio della mia mente, una pistola inizia a materializzarsi davanti a me.

Sembra così invitante... Non era sempre stato il mio sogno afferrarne una? Diventare detective? Gli anni passati al fianco di Kate si sono rivelati utili.

Tocco quello che sembra essere un grilletto. E' carica.

Porto la canna vicino la tempia e premo.

E' un colpo veloce, secco. In quell'attimo tutta la vita mi appare davanti, ed è assurdo, perché sono morto in qualche breve secondo.

La foto di famiglia che ritrae me da bambino insieme a mia madre...

Poi una foto con Alexis...

Con Kate e le bambine...

Tutte quelle immagini scompaiono.

Cadono a terra e si frantumano in mille pezzi.

E' più o meno lo stesso rumore che aveva fatto il mio cuore quando aveva visto Dana allontanarsi da me e dirmi addio...

Vedo quell'aereo dove sarei dovuto salire che prende fuoco e lentamente si sgretola...

Ceneri al vento...

 

................................................

 

 

Mi sveglio tutto sudato.

Controllo il mio corpo. Perfetto, senza un graffio.

Sono nel mio letto, è una bella giornata solare.

Sento perfino gli uccelli cantare fuori dalla finestra. Mi alzo e affacciandomi vedo Dana che dà una spintarella a Sally sull'altalena e sorridono felicemente.

Afferro il portatile, ancora grondo di sudore. Il mio romanzo è completato.

Mi vesto e corro a raggiungere la mia famiglia, abbracciando con tutto il cuore Dana e Sally. Dietro di me, c'è Kate che mi porta il caffè.

Piango per la gioia abbracciando anche lei. Assaporo il profumo che emanano i suoi capelli. Non è pelle e ossa, i suoi capelli sono sempre più luminosi del sole.

"Mi sei mancata, Dio quanto mi sei mancata!"

Ripeto più volte, ma Kate continua a non capire.

"Sono sempre stata qui, Rick." mi rassicura, appoggiando la sua testa sulla mia spalla.

Dana sorride alla sorellina e le fa l'occhiolino come per dire, Non siamo forse la famiglia più felice del mondo?

E io in cuor mio, adesso ne sono sicuro.

Ho scelto di vivere, ho scelto i miei libri ma anche la mia famiglia.

Controllo le mie tasche: l'aeroplanino di carta è lì. E' sempre stato lì. Come la mia famiglia.

"Papà, hai ancora il mio regalo!! Che bello!! Se vuoi te ne faccio altri!!" esclama Dana saltellando di gioia.

Tengo Kate per mano e sorrido a mia figlia ringraziandola.

"Grazie, Dana."

Ma lei non saprà mai che proprio quel regalo di carta mi ha salvato da me stesso facendomi fare la scelta giusta.

L'incubo è finito, questa è la realtà che sto vivendo.

E anche per uno scrittore, il karma può andarsi a farsi fottere una volta tanto.

 

 

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:

La one shot trae ispirazione dalla canzone di Eminem nell'incipit.

Le angst mi mancavano, quindi ho voluto tornare a scriverne una XD

Ho giocato un po' con Castle e con voi; spero non me ne vogliate a male :p

In sostanza, era stato tutto un incubo di Rick; aveva sognato cosa sarebbe successo se avesse scelto il suo successo alla famiglia, e i risultati sono stati disastrosi.

L'aeroplanino di carta è però un regalo vero di Dana e il cuore pulsante della storia: anche nel suo incubo, Rick non se ne separa. E' l'unica cosa che gli ricorda la famiglia. Quando poi si sveglia, lo scrittore se lo ritrova ancora in tasca; il suo romanzo è stato completato; la sua famiglia è intatta e felice.

In effetti il titolo poteva anche essere 'l'aeroplanino di carta', ma sarebbe stato scontato :p
Spero vi sia piaciuta! :)

Alla prossima :)

D.

ps: la foto non mi appartiene, è stata presa su tumblr :)

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: _diana87