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Autore: Rebecca Venere    23/03/2013    0 recensioni
Psiche è una ragazza che crede fortemente nell'amore. Crede nella sua storia d'amore fino a quando non riceverà uno scossone che la porterà a riprendere in considerazione tutto ciò che ha vissuto fino a quel momento..
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA NOTTE

 

Era una notte diversa dalle altre, gli occhi non riuscivano a chiudersi, i pensieri le affollavano la mente, la assillavano, come fosse lei la colpevole di tutto, come se dovesse essere lei a soffrire e basta. Cercava di chiudere gli occhi e li vedeva insieme, vedeva il male, il marcio, lo schifo più assoluto e l'unica cosa che riusciva a fare era piangere; le lacrime le sfioravano il viso, il buio della stanza l'avvolgeva mentre la sofferenza e le fitte continue al cuore non le davano tregua. Erano mesi, anni, che correva dietro a una persona che si era dimenticata di lei, era ormai stanca e affannata, ma cosa poteva fare? Se si fosse fermata avrebbe perso tutto, tutto quello che per lei in quel momento aveva senso, quello che la manteneva viva, che le faceva desiderare di vivere col sorriso in faccia, come una bimba e la sua felicità..

 

Ecco, quando ti accorgi che quella bimba in te non c'è più, che qualcuno ha fatto si che il sorriso sparisse dal tuo viso, ti rendi conto che forse hai sbagliato tutto, che hai preso la strada sbagliato fin dall'inizio. Quella notte era per Psiche il capolinea. L'aveva visto in tante coppie, ma non avrebbe mai pensato potesse capitare a lei, lei che era sincera, pura nei suoi sentimenti e nei suoi rapporti, come avrebbe fatto a capire che quello in cui credeva era tutto finto? Vedi amori che nascono, persone che iniziano a diventare complici ed è in quella complicità che nel tempo è come se qualcosa venisse a mancare, lo vedi in un sguardo che sai che non è più ricambiato, lo sguardo vivo di chi si ama, di chi si desidera. E' come fosse una ventata negativa che porta via ciò che di buono si sta costruendo; pensi sempre che a te non succederà, che in fondo loro non sono stati capaci di andare avanti, che hanno lasciato la presa alla prima difficoltà e che è per quello che non hanno più nulla da condividere insieme. Poi quella ventata, come di consueto arriva, ti raggiunge che tu lo voglia o no ed è in quel esatto momento che devi prendere tutta la forza che hai per combattere, per non arrivare a sentire la stanchezza dentro te che ti porta a non riuscire a comunicare a dire all'altra persona cosa c'è che non sta andando, che direzione sta prendendo e se è opposto alla tua . In fondo si tratta di tirare fuori le proprie armi, per una guerra che non dovrà portare vittime, che non dovrà far male a nessuno e dovrà servire per sconfiggere e accantonare i problemi che stanno stanno distruggendo tutto quello che di buono si era costruito..

 

Psiche era nel letto, continuava a girarsi e rigirarsi, senza trovare pace. Come al suo solito aveva dato retta per troppo tempo ai sentimenti e non alla realtà che li contrastava giorno dopo giorno. Ora che ci rifletteva bene, da tempo nessuno più sembrava starle dietro, tutti in qualche modo avevano tentato di avvertirla, di farle aprire gli occhi, ma era tutto vano, sembrava esser troppo lontana dalla realtà, troppo lontana dalla verità. Per assurdo in mezzo a tutti quei pensieri c'era un'unica grande preoccupazione : come avrebbe fatto l'indomani ad affrontare tutto? Era come se al risveglio si fosse reso tutto reale; eppure lei era lì, non stava sognando, pensava e ripensava, affermava dentro di sé di essere abbastanza forte per poter affrontare tutto da sola, anche perchè forse nessuno avrebbe capito e avrebbe potuto aiutarla. Purtroppo per Psiche quello era soltanto l'inizio di tutto il calvario che la stava attendendo, se solo avesse avuto una sfera di cristallo, non avrebbe mai intrapreso quella strada o comunque si sarebbe fermata prima; se solo avesse saputo che quella persona che amava l'avrebbe poi delusa da far schifo, forse, non l'avrebbe amata così tanto.

 

E' un po' la paura di tutti no? Non sapere a cosa si va incontro, non vedere nulla se non il buio, avere il passato limpido li a portata di mano e un futuro oscuro che aspetta di essere vissuto. Sta a te scegliere di crederci, di non aver paura di fare un passo avanti, di prendere una posizione che ovviamente non sarà più quella in partenza. Scegli la piega che deve prendere la tua vita, la strada da percorrere... e tutto in quell'unico momento. Se dovessi immaginare la scena vedrei una ragazza, incappucciata che sta camminando. Ha passi decisi, veloci, testa bassa, sguardo sui piedi, sembra decisa e determinata, prosegue, persa in un mondo che non sa neanche della sua esistenza. Milioni di vie che si intrecciano fra di loro, potrebbe girare a destra oppure sinistra, eppure va dritta senza fermarsi, non sembra avere esitazioni, non ha tempo da perdere, non c'è tempo per la confusione..

 

Un altra cosa che Psiche non ha mai sopportato di sé stessa è stato il fatto di buttarsi a capofitto nelle situazioni, in amicizia ma soprattutto in amore,senza pensare, senza avere un minimo di paura; la percepiva nelle altre persone, quando qualche sua amica o amico le diceva di aver paura, sembrava quasi le venisse un po' di nervoso, cercava in tutti i modi di far capire che la paura limitava, non lasciava spazio alla fantasia, alla speranza che i sogni si potessero realizzare. Bisognava buttarsi e basta, perchè se si viveva con sincerità e con sentimenti veri non si poteva cadere che in piedi.

 

Purtroppo la sua positività non le aveva fatto prendere in considerazione i lati negativi delle situazioni, forse aveva avuto una visione un po' infantile, era tutto rose e fiori nel suo mondo, le spine non esistevano. Ma quando tra tutte quelle rose c'è quella spinata il dolore sembra essere immenso, si fa fatica a reggersi in piedi, si cade così sbilanciati all'indietro senza nessuno dietro che ci prenda in tempo e che riesca a sorreggerci e così cadiamo, un tonfo e niente più. Siamo sdraiati, storditi e soli.

Sola come lo era Psiche, sdraiata e stordita e così fece la prima cosa che le venne in mente, chiamò una sua amica fidata e al suo 'pronto?' non fece altro che piangere, le lacrime le spezzavano la voce, non sapeva cosa dire, da dove incominciare, non sapeva nemmeno se l'amica avrebbe potuto capire. 'Psiche, sei tu? Che succede?' Passarono cinque secondi e poi riusci' a formulare un 'Sì... mi ha tradita' e poi ancora cadde nel vortice del pianto, in quel vortice che la stava risucchiando minuto dopo minuto. L'amica cominciò a parlare, ma Psiche non sentiva nulla, forse in quel momento avevo solo bisogno di qualcuna che l'ascoltasse, non aveva bisogno di essere rincuorata o di sentire 'io te l'avevo detto';così dopo un po' di minuti, chiese scusa all'amica, e attacco'. Ad alluminarle il viso c'era la luce del cellulare, fissava lo schermo e non seppe resistere, compose velocemente il numero e schiacciò il tasto verde, sentì il primo squillo, il secondo e poi ancora un altro, ma nessuno rispondeva : non aveva il coraggio di affrontarla , di ammettere che l'aveva soltanto presa in giro e così lasciava il cellulare acceso e continuava a squillare a vuoto. Oltre la beffa, anche questo. L'ennesima presa in giro! L'ennesima dimostrazione che non si trattava di un uomo, ma di un 'povero' ragazzino infantile che non sapeva prendersi le sue responsabilità e le sue colpe, ma che soprattutto lasciava soffrire Psiche da sola. Lui lo sapeva che era venuta a scopire tutto, sapeva che Becca aveva incontrato Psiche la sera e che le aveva spiattellato in faccia tutta la verità, ma nulla. Si limitava a stare in silenzio, si era rifugiato dal fratello, perchè preferiva scappare, scappare per non dare risposte, per non darle spiegazioni e per non vedere nei suoi occhi verdi la delusione e l'amarezza.

Era un pomeriggio come tanti altri, Psiche si era messa d'accordo col suo ragazzo per uscire per andare a fare un giro al centro commerciale. Quel giorno però lei si sentiva più triste rispetto agli altri giorni e con una voce dentro di sé che la spingeva a far qualcosa di insolito; le sensazioni erano strane e molto forti; forse era stato il discorso che aveva avuto col padre il giorno prima che le aveva fatto riflettere o forse semplicemente era arrivato il momento di scoprire tutti i retroscena. Allora decise di accendere il pc ed entro' su Facebook con la password del suo fidanzato; una volta entrata si fermo' a riflettere, era immobile, non sapeva se una volta guardati i messaggi sarebbe cambiato qualcosa o se faceva bene in fondo a fidarsi ciecamente. Dopo queste riflessioni, Psiche non esitò e andò nei messaggi privati. Non poteva credere ai suoi occhi! Il fiato era spezzato, gli occhi sbarrati, davanti a sé aveva delle canzoni d'amore il cui concetto era “lascia la tua ragazza, per far spazio a questo nuovo amore nato tra me e te”. Forse una coltellata in pancia avrebbe fatto meno male di quelle lettere. In fondo lo sapeva. Aveva voluto vivere con le fette di salame d'avanti agli occhi. Era meglio far finta di nulla, era meglio rimandare a domani e una volta arrivato l'indomani rimandare ancora. Il padre di Psiche come soprascritto, vedendola soffrire, una sera a tavola aveva intrapreso il discorso e la domanda che più la fece riflettere fu : “ Senti Psiche, ma sei sicura che Fabio non abbia incontrata un'altra?! Sai ti parlo da uomo, so come potrebbero andare alcune cose. Tu sei troppo fiduciosa, troppo innamorata, ma io che ne sono fuori, posso vedere quello che tu non vuoi o non puoi vedere”. Dire che fu una cosa agghiacciante per lei era dire poco; era una pensiero che non le aveva mai sfiorato la mente e infatti di tutta riposta disse :” Ma stai scherzando? Fabio? Assolutamente improbabile!!” e arrabbiata si alzò dalla tavolo e andò in camera sua. Questa domanda del padre, si univa ad altri avvertimenti, che erano stati accantonati, ma non rimossi, frasi a metà, reazioni a cui Psiche non aveva saputo dare una giusta spiegazione. Un giorno un certo Daniele, decise di entrare in contatto con lei. Lei era stata lasciata da Fabio, più o meno per la seconda volta in tre mesi, era triste, poteva essere forte tutto il giorno, ma quando arrivava la sera doveva sfogarsi in un pianto senza confini, era come se partisse dal cuore, come se le fitte che provava durante la giornata arrivassero al culmine. Ed ecco che piangeva, cercava di distrarsi, di non pensarci, ma il cellulare non squillava, Fabio era sparito, non si sapeva dove e soprattutto con chi fosse, ma in cuor suo sperava fosse solo e sperava stesse soffrendo quanto lei. Psiche entro' in chat e Daniele le scrisse. Lei rimaneva un po' sulle difensive, sapeva che Daniele era amico di Fabio, sapeva che ogni parole che avrebbe detto sarebbe stata riferita in seguito; la conversazione iniziò e prosegui' per tutta la sera, Psiche si sentiva accolta, ascoltata e capita, in qualche modo da questo ragazzo, forse perchè stava soffrendo anche lui per amore e quindi decise di fregarsene e di sfogarsi. Beh, quella sera vennero fuori molte cose che di Fabio non sapeva, lei aveva un'idea del suo ragazzo che non corrispondeva alla realtà, ma come spesso accade quell'idea era talmente tanto forte e ancorata che non sarebbe potuta andare via in un soffio. C'era una parte di lei che sapeva che le cose che Daniele tentava di dirle erano vere e l'altra cercava di difendere il suo ragazzo, la persona che amava, la persona in cui credeva. Continuava a ripetersi che avrebbe dovuto parlare con Fabio e che una volta messo alle strette avrebbe detto la verità, l'avrebbe lasciata andare via. Lei aspettava solo quello, una buona motivazione che fino ad allora non aveva ricevuto! Fabio si era limitato a chiederle del tempo, le aveva detto che il problema non era era ma lui, non sapeva più cosa voleva, non sapeva più nulla e quindi aveva bisogno di stare solo e Psiche se pur contraria alle pause, accettò questa richiesta. Aspettava però un buon motivo per staccarsi del tutto, per far sì che le loro strade prendessero due direzioni e quello che le diceva Daniele era un buon motivo per incazzarsi, per mandare tutto a quel paese insomma...

  
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